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Autore: Lily_91    09/12/2004    6 recensioni
Sirius Black. Un ragazzo. Un Black. Una storia. Attimi di vita vissuta. Niente più.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“ Quarto: onora il padre e la madre” voce monotona e chiara di un prete che non ha niente di meglio da fare che torturare quei

“ Quarto: onora il padre e la madre” voce monotona e chiara di un prete che non ha niente di meglio da fare che torturare quei poveri bambini con la ripetizione ossessiva dei sacri comandamenti.

“Onora il padre e la madre” coro di voci bianche, capi chinati, sommessi davanti a tanta potenza e arcana vastità, quale Dio, con gli occhi chiusi, concentrati, come a cercare di imprimersi di più in mente le parole del sacerdote.

“Onora il padre e la madre”

Me lo ripeto morbosamente, di continuo, infreddolito e indolenzito, qui, inginocchiato su questa panca di legno scuro, a cercare di chiedere perdono per i miei peccati di figlio infedele, animo ribelle, che non si sottomette agli obblighi, che la famiglia, la società, la mia Chiesa, mi impongono. Alla fine ci riuscirò, anch’io, diventerò quello che tutti desiderano, rispettoso e rispettato da tutti, stereotipo del modello di perfezione dei Black, a costo di soffocare con la forza anche l’ultima scintilla colorata della mia vera natura.

“ Sirius” voce fredda, lenta, distaccata e vagamente derisoria “La funzione è finita da un secolo. Come mai sei ancora qui? O ,meglio, come mai sei qui? Non ti ricordavo così religioso.” Mia cugina maggiore, Bellatrix. Essere impuro, eppure così maledettamente affascinate; proprio tu parli di religiosità, tu che non lo sei per nulla; se sei qui, è solo per montare un’immagine falsa di te stessa, che però piace così tanto al mondo. Al tuo mondo. Al nostro mondo benpensante. A quel mondo a cui mi sforzo di piacere. A quello stesso mondo che mi sta allontanando. Da cui inconsciamente mi allontano.

Mi alzo lentamente, le gambe mi fanno male e sono immiserito dal freddo. La saluto vagamente con lo sguardo e mi avvio verso casa, per le strade illuminate dalla fioca luce dei lampioni.

**

Siedo a tavola. Siamo in quattro: ai due capi della grande tavola rettangolare siedono i miei genitori; io e mio fratello ai lati, uno di fronte all’altro.

Li sento parlare; parole smorzate che non sento bene, non ascolto, comunque, sono cresciuto con le orecchie imbottite di questi discorsi, triti e ritriti,sempre gli stessi…sempre… devo cercare di piacere a mio padre, devo aggiungermi alla conversazione…

E’ così asfissiante l’atmosfera.

Mi sembra di soffocare.

Gli occhi sporgono pericolosamente dalle orbite. Sbarrati. A fissare, senza vederlo, il piatto.

Le mani tremano un po’.

Il respiro diventa affannoso.

Avrei voglia di urlare.

I bicchieri di cristallo luccicano.

La tovaglia è bianca.

Vorrei strapparla.

Desidero maniacalmente di vederla macchiata. Di ogni cosa. Anche di sangue.

Devo uscire da questa stanza.

Devo andarmene da questi luoghi.

Devo abbandonare questa vita.

Un leggero segno d’assenso di mia madre mi dice che posso andare, per ritirarmi nella mia stanza.

**

Emetto un respiro lungo. Non so che mi è preso. Meno male che mi sta passando.

“Non puoi fare così Sirius. Cerca di controllarti: sono comunque i nostri genitori, non dargli ulteriori dispiaceri”. La testa di Regulus sbuca per un attimo nella stanza e mi sussurra queste parole, rovinandomi la splendida scusa che mi ero preparato per giustificare la mia assenza alla cena di questa sera. Mio caro fratello; mi accorgo spesso di quanto sei più maturo di me, sei dotato di quella razionalità che a me manca completamente.

Nonostante tutto non è solo il sangue il nostro legame.

Tu diventerai uno di loro. E io? Sì…anch’io ce la devo fare..

Onora il padre e la madre.

“Onora il padre e la madre Sirius..Fallo per loro, per te stesso, per Regulus, per quel vostro mondo”.

Un vago senso di nausea mi prende.

Cupa rassegnazione mi avvolge.

Allora non capisco perché mi sto alzando dal letto. Perché preparo uno zaino. Perché prendo il mantello. E perché esco, calandomi lentamente giù dal muro bianco del N°12.

**

Niente stelle nel cielo; né luna che sorride benevola dall’alto di un meraviglioso cielo d’inchiostro, niente leggera brezza che sottolinea la nuova, agoniata, libertà.

Il cielo è nero e cupo, carico di pioggia, che scarica violentemente al suolo in gocce grandi come monete, tuonando e mandando spaventosi lampi ad illuminarlo brevemente. Non c’è vento, eppure il freddo è pungente; sono completamente zuppo, seduto all’angolo di una strada babbana di Londra, cercando di ripararmi un po’…

Sto fermo a fissare le piccole nuvole che formo con il fiato.

Finalmente.

Che sensazioni in me, stasera.

Intorno solamente pioggia e disperazione.

Ce la farò…Ce la farò?… Chissà come farò…Come farò?… Che importanza ha…

Ha davvero importanza.

Che tumulto in me, stasera.

Ormai è fatta…

Sono un ragazzo.

Non un eroe.

**

Inginocchiato, chino ulteriormente il capo, fino a fissare ogni singolo granello di polvere che ricopre il pavimento dello studio di mio padre.

Onora il padre e la madre.

E chiedo perdono.

 

Note: Très bien.

Mio ultimo delirio, questa volta sull’amatissimo, nonché compianto U_U, Sirius Black. Teoricamente dovrebbe essere il tentativo di fuga che precede quella vera e propria, di cui ci parla la Rowling, di un Felpato adolescente quanto mai in crisi; semplicemente le sue sensazioni. A nessuno di voi è mai capitato di sentirsi così?

                                                                            Lily_91

PS:Grazie a Irene che mi ha aiutato con alcune informazioni ‘tecniche’: cosa farei senza di te!?

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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