Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Patta97    18/03/2014    2 recensioni
E se esistessero delle persone che, leggendo, possano portare alla vita i personaggi che vivono fra le pagine di un libro? E se, in cambio, il libro si prendesse qualcuno dal nostro, di mondo?
- Hai visto la mia martora?
John non capì subito la domanda, era troppo preso dal registrare il fiato caldo sul suo viso e quelli che sembravano soffici capelli che gli sfioravano la fronte.

Note: Inkheart!AU, child!John, teen!lock
Genere: Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hola e scusate il ritardo! Avevo scritto il capitolo più di una settimana fa ma poi non avevo avuto il tempo di pubblicare... senza parlare di quanto sia vergognosamente corto.
Per chi ha letto i libri: perdono, perdono davvero. Ci sono concetti completamente inventati e nomi usciti dal nulla, ma lo faccio per un motivo, I swear.
Spero che vi piaccia e che riesca ad aggiornare prima, stavolta... è che sto combattendo contro l'impulso di scrivere una Once upon a Time AU e non so per quanto riuscirò a resistere.
Mega abbracci,
Chiara























Il paesaggio campagnolo diventò presto boschivo e gli alti rami degli alberi erano così fitti ed intricati, in alto, da coprire il cielo e i raggi del sole, rendendo l’aria carica di odori ed ombrosa.
John, istintivamente, si fece più vicino al suo strano e taciturno compagno, osservando comunque rapito quello che aveva intorno, alle spalle, di fronte e stando attento a non inciampare o pestare nessuna delle formiche e nessuno dei bruchi smeraldini.
Avvistò anche un riccio, un coniglietto dal pelo candido e tante api indaffarate che riempivano l’aria con il loro ronzio.
Pensò che, dopotutto, quel bosco non era poi così male: gli ricordava quello dove lui e la sua famiglia andavano a fare le gite ogni prima domenica del mese. Sua mamma gli preparava i panini e poi leggeva per lui, Harry e suo padre delle favole. Sua madre aveva una voce magica, a volte sembrava che ciò che leggesse si materializzasse lì, accanto a loro, come se i libri prendessero vita…
John si fermò di botto, accanto alla riva brulla di un torrente, coi ciottoli umidi che gli solleticavano i piedi stanchi dalla camminata.
Ricordava… La mamma stava leggendo a lui e Harry la storia della buonanotte e poi lui si era ritrovato lì.
 
- Sherlock!
 
Il ragazzino si voltò con aria interrogativa, giusto in tempo per vedere John che cadeva come in preda a un malore.
 
- John, non lì!
 
Ma il bambino sussurrava in maniera incoerente, vittima di un attacco di panico.
- Ero nella mia stanza, era sera e… Io non dovrei essere qui. Come faccio ad essere qui?
 
Sherlock lo raggiunse e tentò di tirarlo su per portarlo lontano dal torrente, ma l’altro sembrava del tutto privo di forze e tremolante, aggrappato ai ciottoli accarezzati dall’acqua fresca.
 
- Come è successo? Sto già dormendo?
 
- John, ti assicuro che non è un sogno e tu devi assolutamente toglierti da qui.
 
- Perché? – il suo tono era piagnucolante e devastato.
 
- Perché sì… No! Non guardare!
 
John volse lo sguardo all’acqua e, fra le lacrime, scorse qualcosa nelle piccole onde increspate. Poi distinse i tratti femminei di un essere vitreo e sorridente, che gli tendeva invitante una piccola mano palmata. Fece per avvicinare la propria, perché se quella ragazza trasparente appariva così felice forse nel torrente la vita era più bella; forse avrebbe scordato la sua casa e lo sfiorare della corrente sarebbe stato un buon sostituto delle carezze di sua mamma…
Una lingua di fuoco scoccò minacciosa come una frusta e l’essere ritirò la mano, sibilante ed irritato. Quando John riguardò l’acqua, non sembrava più che ci fosse qualcosa di vivo dentro a parte i pesci e le alghe.
Si voltò verso un alquanto seccato Sherlock e, lanciando un’occhiata alle sue mani, si rese conto che i guanti neri erano circondati da scintille calde.
 
- Ma come…
 
- Prima regola: fai sempre quello che ti dico.
 
- Ma…
 
- Capito, John?
 
- Sì.
 
- Benissimo. Ora allontanati dall’acqua e vai con le domande, se proprio devi.
 
John camminò a gattoni fino all’erba umida poco lontano e Sherlock si accovacciò accanto a lui, in attesa.
- Cos’era quella cosa nell’acqua?
 
- Una ninfa del fiume. Doveva essere proprio magra e disperata per avventurarsi in un torrente: di solito non ci passano, troppo grosse.
 
- Cosa mi avrebbe fatto se fossi andato con lei?
 
- Mangiato, probabilmente.
 
John deglutì e sentì le lacrime salirgli di nuovo agli occhi.
- E come hai fatto a fare quella cosa con il… fuoco?
 
Sherlock rise di una risata senza gioia.
- Seriamente ti vuoi prendere gioco di me, John?
 
- No, io… dico davvero.
 
- Sono un Dita di Polvere.
 
John lo guardò con aria ancor più interrogativa.
 
- Un Manipolatore.
 
John sollevò ed abbassò le spalle, sempre più confuso.
 
- Un mangiafuoco.
 
- Oh! – la consapevolezza colpì il bambino. – Ma crei tu il fuoco?
 
- No, non esattamente e neanche dire che lo manipolo sarebbe corretto. Il Fuoco è mio amico e mi consente di usarlo se ho bisogno di lui.
 
- Comunque, sei stato proprio bravo.
 
Sherlock restò sbalordito nell’udire quelle parole.
- Dici sul serio?
 
John annuì, convinto.
- Certo che sì. Magnifico, davvero bravo.
 
- Davvero non sei di queste parti, allora, John. I Dita di Polvere sono buoni per intrattenere i ricchi a corte e la gente al mercato, ma nessuno li accetta. Non sono esattamente visti di buon occhio e hanno costruito su di sé una certa… fama, nel corso dei secoli. I più pericolosi criminali e disertori sono stati dei Dita di Polvere. I guanti li devo portare per legge: così gli altri sanno cosa sono.
 
Seguì un attimo di silenzio, durante il quale John strappava con aria assente dei fili d’erba dal terreno.
- Non importa quello che dicono gli altri, no? Mia mamma lo dice sempre.
 
- Dov’è, ora? – si azzardò a chiedere Sherlock.
 
- Lontana – realizzò John rispondendo.
 
- Una buona storia per la prossima volta, allora, John. Adesso dobbiamo andare: le mura della città non sono molto lontane.
Sherlock si alzò in piedi con grazia e porse a John una mano.
Il bambino accettò l’aiuto con un sorriso timido e il ragazzino si ritrovò a rispondere con il cuore riscaldato perché nessuno, da quando portava i Guanti, aveva più stretto la sua mano.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Patta97