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Autore: KaterinaVipera    18/03/2014    1 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Uscirono dal locale che erano già le quattro passate. Avevano fatto nottata senza sentire i segni della stanchezza. Salirono in macchina ridendo e barcollando. Il viaggio di ritorno durò di più perchè il conducente si perse; il ragazzo dette la colpa alle ragazze che a forza di chiacchierare lo avevano distratto, ma la verità, secondo Cat e Mary, era che aveva sbagliato a girare ad un incrocio, dando inizio ai loro soliti battibecchi che finivano puntualmente in delle grasse risate. Dato che ormai erano più delle cinque, decisero che si sarebbero fermati a fare colazione.

“Jake, fermati. Devo fare pipì!” disse sua sorella.

“Ma l'hai appena fatta, non può scapparti di nuovo!”

“E invece si!” gli urlò nell'orecchio. Jake fu costretto a cercare una piazzola e fermarsi, altrimenti Mary non gli avrebbe dato tregua.

Jake, rimasto solo con Cat, prese coraggio e le chiese, buttandola sul vago, “Uno di questi giorni ti andrebbe di andare al cinema?” domandò appoggiando il sedere sullo sportello della macchina; avevano fermato l'auto in una piazzola nascosta e lontano dalla strada per il bisogno impellente di Mary e loro erano scesi per sgranchirsi le gambe. Caterina rimase un attimo in silenzio, indecisa su cosa dire.

“Non so quanto ti potrai divertire al cinema con me e Mary.” disse sperando che non le stesse per chiedere quello che lei temeva.

“Io intendevo solo io e tu.” la guardò voltando il capo nella sua direzione, erano uno di fianco all'altra. Cat guardava avanti a se, un brivido le percorse la schiena. La ragazza sapeva che quel momento sarebbe arrivato – era stata avvisata, dopotutto – ma non era pronta per affrontare il discorso ''usciamo insieme'', specialmente in quelle condizioni.

“So che stai ancora male per quel Dio,” accentuò quella parola con una velata gelosia, poggiando i palmi della mano sulla carrozzeria. Cat sbirciò in tralice il suo amico, decisamente più alto di lei. “Mary me lo ha detto. Magari ti farà bene distrarti.”

Perfetto, i suoi problemi erano di dominio pubblico. Ripensare a lui le fece venire un magone allo stomaco, o forse era solo l'alcool? Stava per dire di no, ma all'ultimo momento il cervello le andò in tilt e le uscì la risposta opposta.

“Si, perché no.” sorrise, ma dentro di se si maledisse.
Cosa? Cosa ho detto?! Accidenti a me!

“Perfetto, allora possiamo fissare per la settimana prossima.” si era fatto un po' più spavaldo e la stava guardando dritta negli occhi.

“Si, certo.” disse cercando di sorridere e ricambiando lo sguardo.

Rimontarono in macchina e deviarono il tragitto solo per riportare Caterina a casa. Era davvero stanca e non aveva voglia di intrattenersi ulteriormente.

“Grazie della splendida serata.”

“Ma figurati! Ci vediamo al campus!” urlò Mary mettendosi in ginocchio sul sedile mentre ormai la macchina era già ripartita.

Venne lasciata a qualche metro di distanza dalla sua abitazione su richiesta stessa della ragazza. Anche se il mondo intorno a lei girava come una trottola, aveva voglia di camminare per schiarirsi le idee.

Ahi! Maledetti tacchi!

A forze di inciampare e fare storte, si tolse i decoltè camminando scalza. Tutti i drink che aveva bevuto si facevano sentire. Per sua semplice curiosità fece il conto di quanti ne aveva bevuti.

Il primo compreso nell'entrata, il secondo a mezzo con Mary, il terzo l'ho pagato io poi ci sono stati quei due offerti dal barman. Senza considerare il punch della festa sulla spiaggia.

Sentiva il suo stomaco rimescolarsi tremendamente, anche solo al pensiero di quanto aveva bevuto.

Tutte le volte mi ripeto che non berrò per ridurmi in questo modo. E poi guarda come finisco. Se i miei mi vedono in queste condizioni, mi fucilano, sicuro!

Per cercare di non cadere a terra, appoggiò la mano sul muro del suo palazzo, passando un dito tra lo spazio in cemento dei mattoncini. Mentre camminava, in modo non proprio dritto, pregò di non incontrare il suo ex.

Speriamo di non incontrare Tommaso. Speriamo di non incontrarlo!

Tommaso abitava nello stesso quartiere della ragazza e dato che entrambi erano di origini italiane e che avevano avuto una storia, seppur di breve durata quando erano al terzo anno di liceo, avanzava delle pretese che Caterina puntualmente gli negava. E spesso era successo che la aspettasse sotto casa per parlarle e convincerla a rimettersi insieme. Cose da far venire i brividi. Fu quando varcò l'angolo dell'edificio che si trovò davanti un uomo piuttosto grosso che la fermò presentandosi.

“Agente Nick Fury, dipartimento dello SHIELD.” fece una pausa.

Caterina ebbe un sussulto e indietreggiò a causa dell'improvvisa apparizione; cercò di mettere a fuoco il viso di quell'uomo e quando vide che era senza un occhio per poco non le venne un colpo.

Incontrare Tommaso andava benissimo!

“Lei è Caterina Bennett?”

La ragazza si sentì gelare il sangue nelle vene, immediatamente le passò la sbronza ritornando padrona della sua testa. Almeno ci stava provando. L'alcool si stava facendo strada sempre più in alto nello stomaco. Da lì a poco avrebbe rivisto tutti i Blue Lagoon che aveva bevuto.

Chi era quello sconosciuto? Che cosa voleva da lei? A quell'ora poi? Perchè la stavano cercando? E cosa diavolo era lo SHIELD? Di certo non erano della polizia.

E se anche fosse della polizia, che cosa vuole la polizia da me?

Non lo sapeva e non le interessava saperlo. Così, senza pensarci due volte, mentì.

“No, non sono io. Mi chiamo Emily Parker.” pronunciò quella frase come se fosse vera, si morse un labbro ed ebbe un brivido di panico lungo la schiena. Quello era il suo nome falso, quello che dava a tutti quelli a che le chiedevano di uscire quando andava a ballare con le sue amiche. Ognuna di loro ne aveva uno e quello di Cat era Emily Parker. Le parve strano esserselo ricordato dopo tanto tempo che non lo usava. L'agente la guardò un po' perplesso, conscio del fatto che aveva mentito. Poi Caterina fece la cosa più logica, dettata dal puro istinto di sopravvivenza: gettò tutto a terra e corse via spaventata.

“Fermatela.” disse Fury con tono fin troppo calmo all'auricolare nascosto nell'orecchio.

Da dei SUV neri, parcheggiati vicino alla strada, uscirono delle persone vestite di nero che le bloccarono immediatamente la fuga; l'attimo che le servì per cambiare direzione e andare a chiedere aiuto in strada fu sufficiente per catturarla.Venne afferrata da dietro da qualcuno che le cinse lo sterno con un braccio, per tenerla ferma e le tappò immediatamente la bocca, prima che svegliasse tutto il vicinato con le sue urla. Non poteva gridare e nessuno l'avrebbe vista o sentita. Si ritrovò a tirare calci all'aria come un cavallo imbizzarrito, facendo appello a tutta la forza che aveva, cercando di non pensare al fatto che si sentiva intorpidita dalla stanchezza e dalla sbronza. Nel dimenarsi fu in grado di tirare un calcio talmente potente sul ginocchio dell'uomo che dovette allentare la stretta. Riuscì a quel punto a liberarsi la bocca per mordergli la mano e scivolare via dalla sua morsa. Si guardò intorno ansimando con le gambe decisamente deboli e tremanti, ma ormai era circondata da una decina di agenti. Non ce l'avrebbe mai fatta a fuggire. Quando si girò in cerca di una possibile via di fuga, riconobbe un viso familiare.

“TU?!” disse con il fiatone, sgranando gli occhi per la sorpresa.

“Maledetta ragazzina! Sei proprio impossibile.” esclamò il povero agente Barton mentre si massaggiava la mano sulla quale c'era il segno rosso del suo morso.

“ Guarda che io avrei anche un nome!” tuonò lei sorpresa di vederlo.

“Si, e non è certamente Emily Parker. Dico bene Caterina Bennett?” Fury si avvicinò mettendosi le mani dietro la schiena.

“Cosa volete da me?”

“Vogliamo proteggerti.”

“Certo, come no.” continuava a guardarsi intorno con la speranza di scappare via. Non lontano da lei, c'era un varco, ne avrebbe approfittato.

“Fossi in te, non lo farei.”consigliò Fury anticipando la mossa della ragazza.

Cat non gli dette retta e cercò di scappare verso il giardino dei vicini, ma fu fermata ancora prima che avesse il tempo di urlare aiuto. Venne portata davanti all'agente Nick di peso, senza che l'uomo allentasse la presa per un solo istante.

“E lasciami!” urlò. L'agente guardò il suo superiore in attesa di ordini. Fury con cenno della testa acconsentì alla richiesta della ragazza, che venne lasciata libera, sotto gli occhi vigili di tutti.

“Fatemi tornare a casa. Non voglio avere niente a che fare con voi.”

“Non possiamo.” ribatté l'uomo.

“E Perché? Si può sapere che diavolo volete da me?”

“Te l'ho detto, ti dobbiamo proteggere.” rispose secco il suo interlocutore.

“E da chi?”domandò curiosa. “Ci sono altri alieni per caso?”

“Al momento non possiamo dirti niente. Dovresti seguirci.”

Caterina non capì e non era intenzionata ad andare da nessuna parte.

“Io non vado da nessuna parte finché non mi dite che cosa sta succedendo, tanto meno con voi!”

“Cocciuta ragazzina.” bofonchiò Barton.

La ragazza gli fece una smorfia.

“E' una storia lunga e complicata da spiegare ora. Devi seguirci, in modo da poterti proteggere.”

“E non potreste farlo anche da qui?”

“Non abbiamo i mezzi adatti per farlo.” spiegò con calma l'uomo con un occhio solo.

“E a me che me ne importa? Io non lascerò casa mia, la mia famiglia e i miei amici solo perché non siete capaci di difendermi. E poi da cosa, mi domando, se come avete detto voi non ci sono alieni a giro.”

“Siamo qui perché una persona ci ha avvisati del pericolo che corri.” sapeva di aver acceso la curiosità nella ragazza, la vide accendersi come una scintilla nei suoi occhi e gli bastava fare un nome per convincerla.

“E chi sarebbe, sentiamo?” disse poggiando le mani sui fianchi fingendosi risentita e nascondendo quanto fosse curiosa, in realtà.

“Loki.” rispose secco.

La ragazza ebbe un tuffo al cuore. Quel nome la agitava sempre; adesso più che mai con tutto quello che le stava capitando.

“Cosa? Loki.. è qui?” disse mentre il suo cuore perdeva qualche battito.

“Si, ed è stato lui ad avvisarci e a dirci di portarti al sicuro. Quindi, tu vieni con noi.” e la fecero incamminare verso la macchina.

“Ehi, aspettate. Non posso andarmene così! Che cosa dirò ai miei?”

“Non devi dire niente. Dovrà sembrare una fuga.”

“Ma siete impazziti? Non posso far loro credere che sia scappata, gli verrà un infarto. Non posso! Devo avvisarli.” e si stava avviando verso casa ma Barton la fermò cercando di non dare in escandescenza, afferrandola saldamente per un polso.

“Senti ragazzina, la cosa è molto seria. Se non li vuoi mettere in pericolo devi fare quello che ti diciamo noi, chiaro?” la guardò serio, con le sopracciglia aggrottate.

Annuì non potendo fare altro che fidarsi di loro e leggermente spaventata dallo sguardo assassino che aveva assunto Clint.

Venne fatta salire su uno di quei grossi SUV neri. Per ironia della sorte era stata fatta salire nella stessa vettura di Barton.

Oddio quanto non lo sopporto questo.

Era rannicchiata sui sedili posteriori, intenta a fissare il paesaggio, appena illuminato da un sole nascente, fuori dal finestrino con l'aria preoccupata. Mentre si allontanavano dal quartiere, si ricordò che aveva ancora il telefono a contrasto con la pelle e l'elastico del reggiseno. Se lo sfilò e cercando di non farsi vedere provò a mandare un messaggio alla sua amica.

“LOKI E' TORNATO. LO SHIELD MI STA PORTANDO VIA. NON SO QUANDO TORNERO', MA STO BENE.”

Devo inviarlo, devo inviarlo, devo inviarlo.

Stava per inviare il messaggio quando Barton si girò per vedere come stesse; si immaginò che dovesse essere confusa, nessuno le aveva spiegato nulla – classico dello SHIELD – , e molto stanca. Quando la vide usare il telefono, però, glielo requisì all'istante in modo poco gentile.

“Non puoi avere contatti con nessuno quindi, niente telefono.” e se lo mise in una tasca del gilè in pelle.

Caterina rimase un attimo con la mano ferma a mezz'aria e la bocca a aperta per lo sconforto, poi sospirò spazientita appoggiandosi allo schienale in pelle beige.

Peggio di così non potrebbe andare.

“Posso almeno sapere dove mi state portando?” domandò acida.

“Nei pressi di Charleston, in Virginia.”

Perchè non me ne sto mai zitta?

Sospirò ancora più affranta.

“Ti conviene riposarti, è un viaggio di quasi dieci ore.” disse dopo un po'; il suo tono si era fatto un po' più affabile. “Tieni, copriti con questa.” e le dette una coperta con la quale la coprì.

“Scusa per la mano.” disse alla fine, più o meno dispiaciuta.

“Fa niente. Adesso dormi.” e si rigirò davanti.

Guardava fuori con occhi stanchi. Aveva sonno ma le mille domande la stavano martellando; come avrebbero reagito i suoi quando avessero capito che era scappata? Li avrebbe voluti avvisare, ma non glielo avevano permesso. E i suoi amici ci avrebbero creduto? In fondo la conoscevano bene e sapevano che non era il tipo da fare quelle cose. L'avrebbero cercata?

E poi c'era la questione ''Loki''. Erano due anni che non aveva sue notizie e adesso quell'uomini le dicono che è stato proprio lui ad avvisarli. Le montò la rabbia. Aveva parlato con loro e non con lei; perché non l'aveva contattata per informarla? Perché non farsi vivo se sapeva che la sua vita era in pericolo? Quanti perché le aleggiavano nella mente; le faceva male la testa e i postumi della sbronza non la stavano di certo aiutando.

Le veniva da vomitare, non per aver bevuto ma per il nervoso che le divorava lo stomaco. Appoggiò la testa al finestrino, convincendosi che appena lo avrebbe visto glie l'avrebbe fatta pagare. Anche se, in cuor suo, sapeva che non sarebbe riuscita a tenergli il muso a lungo. Era preoccupata, in ansia. Cosa gli avrebbe detto dopo due anni di assenza? Il loro rapporto poteva ritornare quello di una volta? E poi, che rapporto avevano loro due? Neanche lei lo sapeva con chiarezza che cosa ci fosse. Sapeva solo che si era sentita vuota in tutto questo tempo e adesso, solo adesso, che lo sapeva così vicino, il suo cuore sentiva un po' meno male. Ma per quanto sarebbe potuto durare?

Dopo essersi concentrata sul paesaggio che scorreva veloce accanto a lei, si assopì tutt'altro che tranquilla.





- Spazio dell'autrice -
Chissà cosa accadrà alla nostra protagonista.. Quanti incontri e quante vicissitudini dovrà affrontare prima che la storia si concluda? E cosa si diranno Loki e Cat, dopo due anni di silenzi? Lei riuscirà a perdonarlo? Riusciranno a ritrovarsi oppure il tempo ha cancellato ogni cosa?
Questo e molto altro nel prossimo capitolo..
Un ringraziamento speciale a tutti quelli che continuano a leggere la storia.. Sappiate che senza di voi, non avrei MAI continuato a pubblicare.. Un bacio a tutti.. 
La vostra Vipera :-* 
XOXO

  
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