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Autore: aturiel    18/03/2014    2 recensioni
La sicurezza di piacere a chiunque non è sempre sintomo di forza e questo Emma lo sa bene...
Partecipa al contest "The X-Factor of Masterwriter", primo turno (Quarta classificata)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu sai chi sono?

  
 
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«Adesso tocca alla numero ventidue.»
Su, dai. Un respiro profondo e andrà tutto bene.
Faccio un passo in avanti, separandomi dal resto delle ragazze e ragazzi accanto a me.
I miei piedi nudi camminano piano sul parquet abbastanza consumato, senza far rumore.
Mi sposto leggermente la massa di capelli rossi indietro, scoprendo le orecchie bianche e leggermente a punta. Non mi sono mai vergognata di questo segno caratteristico ma, quando si è davanti a una giuria, niente si può dare per scontato: qualcosa che a te può sembrare bello ed esotico, per loro potrebbe essere semplicemente una scocciatura.
Se dà loro fastidio, meglio che le vedano il più presto possibile. Non mi faranno perdere tempo.
Forse sono troppo sicura di me? Possibile, eppure è sempre stata questa sfumatura del mio carattere a farmi andare avanti a testa alta in ogni situazione, a darmi la forza di guardare dritta negli occhi ogni difficoltà. E c’è una qualità in particolare che mi dà questa solidità.
Ho sempre odiato la falsa modestia e se c’è una cosa che so di poter fare è trasformarmi in quello che voglio, a seconda di ciò che mi dicono di essere: so per certo che se quell’uomo sulla quarantina dai capelli appena brizzolati mi chiedesse di comportarmi come un gatto, i miei arti diventerebbero flessuosi più del normale, il mio collo lungo prenderebbe una piega elegante e scattante, il mio sguardo sarebbe penetrante e veloce e le mie labbra si socchiuderebbero in una sorta di espressione da predatore. So che se invece mi imponesse di essere una ballerina, riuscirei a modulare i miei movimenti rendendoli leggeri come quelli di una farfalla, sarei capace di guardare i giudici sotto un velo di ciglia con occhi pudici e superbi nello stesso tempo e, forse, sarei capace anche di improvvisare un balletto. Potrei essere un uomo, un clown, una fata, un coniglio, una bambola di pezza, una modella famosa, una pazza, una donna anziana in fin di morte, una malata con voglia di vivere ancora, una cantante rock, una puttana, una professoressa, un’equilibrista, un ragazzino in preda del suo primo amore o uno specchio a una sua parola.
So di poter piacere a chiunque perché posso diventare perfetta per loro, qualunque canone di perfezione loro adottino e, questo, mi dà forza.
Ma io, tra i mille ruoli che ho interpretato o potrei interpretare, chi vorrei essere? Quale tra questi è finzione e quale invece è la vera Emma? Il punto è che non lo so, o meglio, non voglio saperlo.
Io fuggo da me stessa, da sempre. Ho paura di vedere quelle ombre del passato che mi fanno fare incubi di notte, quelle ombre scure che si intravedono quando piango, anche se per finta. Mi inseguono e non mi danno pace, mai.
Una persona che cerca sempre l’approvazione degli altri è davvero una persona forte? No, non lo è.
Io mi sono sempre illusa di esserlo, ma non lo sono mai stata realmente, ne sono conscia.
Ma in quel momento, davanti a delle persone estranee, non ho paura. La mia vera paura è il giudizio che potrei avere di me stessa, non quello degli altri: tutti mi possono vedere perfetta, ma io scorgerò sempre quelle ombre pronte ad assalirmi in ogni momento di spalle e quando meno me lo aspetto.
Tre piccoli passi e sono di fronte ai giudici, anch’essi tre.
Li guardo intensamente, faccio sfondare ai miei occhi grigio-verdi le loro difese, comprendendo esattamente ciò che vogliono che io faccia anche prima che lo dicano.
Carina e simpatica, dolce e carismatica…
Abbasso per un secondo lo sguardo e, quando lo rialzo, sono sicura che sia talmente splendente da abbagliare chiunque in quella sala.
   
 
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