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Autore: Nikij    18/03/2014    4 recensioni
"Non è che... posso farti una foto?"
[7° classificata al contest "Emozioni al primo sguardo" indetto da FairLady@EFP]
Genere: Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto
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Posso Farti Una Foto?

Era il dodici luglio del '43, me lo ricordo bene quel giorno: il cielo era sereno e gli uccellini volavano cinguettando, io passeggiavo per il parco con il fucile sulle spalle, ero un soldato che si era ferito durante la guerra, mi avevano rimandato a casa e mi avevano messo a lavorare come guardiano del parco. In lontananza si sentiva il rumore dei motori delle macchine, mentre in tutto il parco rimbombavano le risate dei bambini. Lo so che dal mio racconto sembra un luogo dove la quiete non può essere turbata da nulla, dove il tempo non scorre, dove tutto rimane immutato in eterno, ma non era così. La guerra era iniziata da due anni, quella guerra che poi chiamerenno "Seconda Guerra Mondiale".
Stavo girando per il parco, era il settimo giro che facevo.
Mi si è avvicinata una bambina, aveva un cappotto di seconda mano e più grande che la copriva tutta, era un po' buffa vestita così, e aveva anche un cappellino alla francese. Le ho sorriso, un po' per cortesia, ma ero intenerito da quella bimba, anzi, ora che ci penso l'avevo già vista qualche giorno prima, l'avevo aiutata a riprendersi una bambola che due ragazzini le avevano rubato.
- Cosa c'è piccola? - le chiesi piegandomi e appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia.
- Volevo ringraziarla per avermi aiutato l'altra volta...- mi disse sorridendo timidamente.
- Dammi pure del tu - sorrisi - cosa ti serve? -
- Mi piacerebbe tanto poter aiutare le persone, quando sarò grande mi piacerebbe diventare un poliziotto, aiutare chi ha bisogno e fermare chi fa il prepotente come tu hai fatto con quei ragazzi l'altra volta. Non è che... posso farti un foto? - Chiese abbassando la voce come stesse chiedendo un qualcosa di proibito e prendendo in mano la grossa macchina fotografica. Facendo quel piccolo movimento, mi diede il tempo di capire perché girava sempre a braccia incrociate, già, dalla prima volta che l'avevo aiutata mi era sembrata così fragile che non avevo potuto evitare di osservarla tutte le volte che la vedevo passare. Aveva sempre le braccia incrociate all'altezza del petto come a proteggere qualcosa, la stella di Davide, quella che tutti gli ebrei dovevano cucire sui vestiti.
- Ma certo che puoi farmi una foto... - Portò la macchina all'altezza degli occhi, si allontanò di qualche passo e scattò la foto, la macchina fece click.Quando la riappoggiò in grembo, aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, raggiante mi salutò, mi disse qualcosa correndo via, ma io non capii.
Quella sera tornai a casa, nella cassetta della posta c'era una lettera dell'esercito, ero richiamato in servizio. Il mattino dopo mi sarei recato in centrale e da lì con altri due uomini sarei andato a ripulire un appartamento di ebrei dopo "l'arresto". Dicevano di portarli in un altro posto, più bello, e loro ci credevano, pensavano di tornare alla "Terra Promessa" invece li portavano a morire...
Il giorno dopo entrai nell'appartamento, non era molto grande, mentre i miei colleghi razziavano tutti i gioielli io girai per la casa, controvoglia perché quel lavoro non mi piaceva, non mi era mai piaciuto mentire, nemmeno a fin di bene. Ma mentire e poi mandare delle persone a morire infrangendo i loro sogni più nascosti e le loro speranze... mi salirono le lacrime algi occhi al ricordo della bambina, entrai in una stanza e mi sedetti sul letto con la testa fra le mani.
Alzai lo sguardo e lo lasciai vagare per la cameretta, doveva essere stata di una bambina perché in giro c'erano delle bellissime bambole, ma in pezzi, quelli venuti prima di noi non avevano un briciolo di umanità, per terra sotto il tavolo c'era una macchina fotografica, mi misi a gattoni e la presi, sotto c'era un foglio, una foto. La presi e la girai, immortalato nella foto c'era un uomo, un soldato in un parco che sorrideva. Capii subito di chi era quella cameretta, era dalle bambina del parco. Perché quello nella foto ero io. Non era giusto. Non era giusto portare via una bambina piccola come lei solo perchè era ebrea... non era giusto!
Piansi, mentre le parole che la bambina mi aveva urlato rimbombavano nella mia mente.
I poliziotti sono delle bravissime persone che non mi farebbero mai del male, prima avevo paura, adesso non ne ho più. Grazie...

 
Angolino miooooo 
 
Shaaaaaalveeeee,  è la prima storia originale che pubblico, non avrei mai pensato che avrei scritto una storia di genere storico, ma spero che vi sa piaciuto. Fatemi sapere mi raccomando, voglio ringraziare in anticipo chi recensirà, chi inserirà tra le preferite/ricordate/seguite e anche a chi leggerà soltanto.
Bacioni
Vostra

 
Niki
   
 
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