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Autore: Allie__    18/03/2014    2 recensioni
Caroline era pienamente cosciente del fatto che un matrimonio con un giusto partito, avrebbe risolto molti problemi alla sua famiglia, ma se c'era una cosa che distingueva Caroline da tutti era la sua testardaggine e nessuno l'avrebbe mai convinta a sposarsi con qualcuno che non amava. Pur essendo molto corteggiata e molti attendevano un suo prossimo matrimonio, lei rifiutava con convinzione ogni proposta che le veniva fatta. Eppure non capiva, aveva altre due sorelle Rose ed Elena e non riusciva a capire perchè tutti si accanissero su di lei, quando c'erano anche loro, che non la pensavano come lei e che quindi sarebbero state più propense ad accettare la corte e in seguito il matrimonio con uno di quei damerini impettiti.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 2.



 

 

Stava passeggiando al braccio di Mister Lockwood da un'infinità di tempo e sembrava che il giovane non avesse nessuna intenzione di far terminare al più presto la loro lunga passeggiata.
Che stesse prendendo tempo? Che davvero era arrivato il momento?
Il cervello di Caroline sarebbe esploso a breve, se quel borioso ragazzo al suo fianco, non si fosse deciso a parlare, anche perchè iniziava a sentire male ai piedi, cosa che di certo non avrebbe mai ammesso, per orgoglio.

La passeggiata continuò ancora per molto con Mister Lockwood che la intratteneva elogiando le sue bravure e i suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo, mentre Caroline fingeva di ascoltare tutto, annuendo di tanto in tanto, ma la sua attenzione era da tutt'altra parte.
Non riusciva ad interessarsi di cose così futili, seppur fosse affascinata da altri luoghi ed avesse una gran voglia di visitare il mondo, non riusciva a prestare attenzione ai suoi discorsi, concentrati tutti su se stesso e ribadendo ogni due frasi, il fatto che lui fosse un ricco ereditiero.
Era esasperante per lei dover subire quel supplizio, ma non poteva rifiutarsi, non si negava mai la corte di un uomo, specialmente se quell'uomo proveniva da una famiglia agiata.


Arrivarono davanti ad un laghetto, che si trovava nel bel mezzo del bosco, dove stavano passeggiando e Mister Lockwood si arrestò di colpo.
Il cuore di Caroline perse un battito nel vedere il giovane, pararsi difronte a lei e guardarla con fierezza negli occhi. Era arrivato il momento e Caroline continuava a ripetersi come un mantra di stare calma e di non agire di impulso, cosa che sapeva sarebbe stato difficile.

«Miss Forbes, spero di non averla annoiata con i miei racconti, so che alle donne interessano tutt'altre cose, ma non volevo spaventarvi arrivando subito al motivo di questa mi visita» disse lui con calma, continuando a guardarla dritta negli occhi.
Caroline lo poteva leggere chiaramente sul volto del suo corteggiatore, che non si aspettava minimamente un no.
Si lisciò la gonna dell'abito e cercando di apparire tranquilla, guardò il giovane, dritto negli occhi.

«E di grazia, per quale motivo siete realmente qui?» disse civettando, come sapeva fare meglio, Caroline.
«Come avrete capito, mi interessate molto, mi affascinate in un modo, che nessuna c'era mai riuscita. Come ben sapete ho molti soldi e farebbero molto comodo alla vostra famiglia, quindi sarebbe a favore di entrambi e per questo, volevo chiedervi se mi fareste l'onore di diventare mia moglie.» disse infine Mister Lockwood, prendendo una mano della ragazza e inginocchiandosi davanti a lei.
Caroline aspettandosi quella proposta, cercò di sorvolare l'ennesimo riferimento sull'immenso capitale di cui era provvisto l'uomo e sorrise imbarazzata, abbassando lo sguardo.

«Sono onorata della vostra proposta Mister Lockwood, ma vi chiedo..» si bloccò un attimo cercando di sembrare il più naturale possibile e poi continuò. «..vi chiedo di darmi del tempo per pensarci, mi avete colta impreparata e non vorrei darvi una risposta troppo affretta.» disse sorridendo falsamente.
Mister Lockwood da suo canto non si aspettava di certo una tale risposta, ma sorrise intenerito dall'ingenuità della ragazza.

«Ma certamente, Miss. Spero che non avrete bisogno di troppo tempo però.» disse baciandogli il dorso della mano, che ancora teneva nella sua.
«Il tempo che occorrerà, Mister Lockwood. Ora gradirei tornare a casa, si sta facendo tardi e non vorrei far preoccupare mio padre.» disse infine Caroline, sperando che Mister Lockwood acconsentisse.
«Certo Miss, stare in vostra compagnia il tempo vola.» Esclamò lui sorridendogli e dopo essersi rialzato e sistemata la giacca, prese la ragazza sotto braccio e si avviò verso la tenuta Forbes.

 

 

 

«Si madre, ho preso tempo come mi avevate detto di fare, ma quanto non cambia le cose, la mia risposta sarà comunque un no. E' solo uno stupido borioso, esuberante e egocentrico ereditiero, che crede di poter avere tutto quello che vuole. » disse risoluta Caroline rivolta a sua madre.

Era tornata da poco dalla passeggiata e non appena Mister Lockwood si era congedato, era stata subito aggredita dalla madre e dalla sorella Elena per sapere cosa fosse successo.
Ora si ritrovava seduta in salotto, con la madre che le camminava nervosamente, avanti e indietro davanti a lei, alzando le mani al cielo e scuotendo la testa, mentre una più tranquilla Elena, sedeva al suo fianco, conscia del fatto, che sua sorella non si sarebbe mai sposata con quell'uomo.


«Ma cosa devo fare con te, figlia mia?» esclamò Miss Forbes, continuando a camminare, sempre più innervosita. «Cosa devo fare per farti capire, che abbiamo bisogno di quei soldi e che questo matrimonio sarebbe una benedizione? Tu ci manderai in rovina se continuerai a rifiutare ogni corteggiatore.»  
Caroline fissò indignata i propri occhi in quelli della madre e senza rendersene conto un fiume di parole gli uscì dalla bocca, senza nemmeno volerlo.

«Io non mi sposerò per soldi! Ci sono Elena e Rose che farebbero a gara a chi si sposerebbe l'ereditiero più ricco e invece voi vi siete intestardita che quella che deve sposarsi sono io! Date una di loro in sposa a quel Mister Lockwood, perchè se vi aspettate che io acconsentirò a sposarlo, allora preparatevi a rimanere delusa. Non sposerò mai qualcuno che non amo.. mai, madre!> urlò fuori di se la ragazza, per poi correre al piano superiore e chiudersi nella sua stanza.

«Figlia, torna subito qui! Non ti permetto di parlarmi con questo tono!» disse la madre cercando di seguirla, ma venne fermata per un braccio dall'altra sua figlia, che era rimasta per un attimo senza sapere cosa fare, dopo aver udito le parole piene d'ira della sorella.
Lei e Rose erano così frivole secondo il parere di Caroline? Lei si era sempre comportata secondo l'etichetta e se un uomo le offriva di vivere agiatamente, solo una stupida non avrebbe accettato.
Ma Caroline non era una stupida, era solo ancora troppo ingenua, nel credere di poter trovare l'amore.


«Fermatevi madre, lasciatela calmarsi e poi proverò a parlarle io.» disse con tranquillità Elena rivolgendosi alla madre.
«Speriamo che almeno tu, riesci a mettere un po di sale in quella testa dura di tua sorella.» rispose stizzita Miss Forbes, dirigendosi poi verso l'uscita e tornare al suo lavoro.

Elena non attese un altro istante e salì le scale che portavano alle camere da letto e raggiunse quella della sorella. Bussò delicatamente alla porta, aspettando di sentire il consenso dall'altra parte, ma Caroline non sembrava aver voglia di avere compagnia.
«Lasciatemi in pace.» disse chiaramente, alzando volutamente la voce.
A quelle parole, Elena dimenticò le buone maniere per una volta ed entrò comunque nella stanza.
C'era un disordine impressionante, libri buttati a terra, il letto sfatto e vestiti ovunque. Pure sullo scrittoio regnava il caos più totale, fogli, inchiostro e pennini erano sparsi ovunque.
Caroline era seduta per terra, con le ginocchia contro il busto e le braccia intorno ad esse. Non aveva aperto gli occhi neanche quando aveva sentito la sorella entrare nella camera, era rimasta semplicemente in quella posizione, senza avere alcuna intenzione di muoversi.


«Sorella cara, ma cosa è successo qui dentro? Sembra che sia appena scoppiata una tempesta!» esclamò continuando a guardarsi intorno. Non ricevendo nessuna risposta da parte di Caroline, sospirò e si andò a sedere accanto a lei.
«Sai bene, che nostra madre si è intestardita su questo matrimonio e farà di tutto per convincerti, ma pensaci bene, magari con il passare del tempo, imparerai anche ad amarlo, come puoi esserne tanto sicura, se nemmeno non vuoi provare?» chiese Elena senza guardare la sorella, ma rivolgendo il suo sguardo al soffitto.
«E se non lo amerò mai? Io non posso farlo, sorella. Non lo amo, perchè è così difficile da capire?» chiese sommessamente Caroline, aprendo lentamente gli occhi e voltandosi verso la sorella.
«L'amore conta ben poco in questa società e lo sai bene. Seppur io sarei felicissima di ricevere una proposta da un uomo come Mister Lockwood, voglio essere onesta con te, sorella mia.» disse prendendo le mani della sorella nelle proprie e guardandola, «Fai quello che ti senti, ti continuo a reputare una stupida per questa tua scelta, ma non potrei mai essere felice, nel vedere infelice te.» disse sorridendole dolcemente.
«Dici davvero?» chiese sorpresa Caroline, con gli occhi che stavano diventando nuovamente lucidi. «Oh Elena, mi dispiace così tanto di aver detto quelle cose prima in salotto, non volevo offendere ne te ne tanto meno Rose, ma..» venne interrotta improvvisamente dal dito di Elena che si era posato sulle sue labbra per zittirla.
«Non ti devi scusare, non importa. Domani Mister Lockwood è stato invitato al ricevimento qui a casa, se sei davvero convinta di non volerlo sposare, non aspettare.» disse Elena accarezzandole una guancia.
Caroline da suo canto, annui sorridendo felice alla sorella.
Forse qualcuno alla fine la comprendeva, ma sapeva che sarebbe stato difficile spiegare ancora a sua madre le sue motivazioni.

 

 

 

 

 





 

***

 

 









Come fu previsto, Niklaus arrivò nettamente in ritardo in tribunale e non appena entrò nella stanza, gli occhi del padre lo trapassarono da parte a parte, come quelli dei suoi “compagni”.
Era conscio che quello non era un buon segno, ma preferì far finta di niente e andò a sedersi al suo posto, accanto al fratello, che gli riservò l'ennesimo sguardo.
Niklaus si sistemò meglio quel orrendo copricapo bianco in testa, che iniziò immediatamente a prudergli, facendolo innervosire ulteriormente. Cominciò a prendere appunti svogliatamente, cercando di seguire il più possibile il processo che era incorso, ma l'emicrania non gli era di certo d'aiuto.
Lui non aveva mai voluto fare l'avvocato, ma suo padre non gli diede moltre altre possibilità di scelta. Era stato un colpo basso mettergli davanti tutta la sua eredità e digli che l'avrebbe persa se non avesse studiato, come suo fratello, per diventare avvocato e poi magari in un lontano futuro giudice, proprio come lui.

La lezione finì dopo una buona mezz'ora e tutti gli aspiranti avvocati, uscirono per andare a pranzare nella locanda situata a pochi passi dal tribunale. Tutti tranne Niklaus, che venne convocato nello studio di suo padre e aveva capito fin da subito, che non sarebbe stata una visita di piacere la sua.

Bussò alla posta dello studio ed attese il permesso per entrare, che non tardò ad arrivare, permettendogli di aprire la porta ed entrare nella maestosa stanza. Con un sorriso strafottente si andò a sedere in malo modo, sulla sedia posta al lato opposto, a quella dove si trovava seduto Mister Mikaelson.
«Mi avete fatto chiamare, padre?» chiese come suo solito con sfrontatezza.
«Figlio, sono stanco del tuo comportamento irrispettoso verso di me e verso l'etichetta, non credere che non sappia delle tue uscite notturne e dei vestiti macchiati di sangue. Smettila di comportarti da mostro quale sei e comportati da uomo come si deve!» gli disse Mister Mikaelson rimproverandolo.
Niklaus, dal suo canto non sembrò minimamente colpito da tali parole e rispose seccamente alla provocazione del padre.
«Questo mostro lo avete creato voi stesso, ci tengo a precisarlo. In ogni caso, come ho già ripetuto più volte al vostro figlio prediletto, non faccio nulla di male, nessuno è morto e non succederà. So perfettamente controllarmi senza che voi, mi diciate cosa posso e non posso fare.» .
Era stanco di sentirsi trattare così ogni volta che faceva qualcosa, o meglio essere sempre l'unico ad essere trattato in quel modo. Sapeva però che tutta la sua ricchezza dipendeva dal padre e che se si sarebbe ribellato avrebbe perso tutto.
I suoi fratelli non erano come lui, Elijah era il classico brav uomo, figlio perfetto e ovviamente il preferito di tutti, sua sorella Rebekah era la classica ragazza di quel tempo, che seguita l'etichetta alla lettera, mai uno sgarro e sempre al centro dell'attenzione di tutti.
Niklaus era molto protettivo con quest'ultima e allo stesso tempo, la sorella era molto legata a lui.
La madre era morta da molto tempo ormai e tutto il potere su di loro, era rimasto al padre, segnando la fine della sua vita tranquilla.
Sapeva bene che tra suo padre e lui non scorreva buon sangue, ma non si sarebbe mai aspettato, un cambiamento così radicale, che andò sempre più peggiorando.


«Non ti permetto di rivolgerti così a me, tuo padre! Quest'ultimo tuo ritardo in tribunale è stato troppo, non accetterò più un comportamento simile, Niklaus. Perciò ho deciso che andrai in punizione da un tuo zio nel Empshire per una settimana..» ma fu interrotto da Niklaus che sbattè con forza i pugni sul tavolo davanti a se.
«In punizione? Scherzate, vero? Non potete mandarmi in quella campagna dispersa nel nulla! Che padre siete?» esclamò fuori di se.
«Sono un padre stanco di doversi vergognare per il proprio figlio e se fosse necessario, potresti restare più del tempo stabilito, dipende tutto da te.» disse serio e senza ripensamenti Mister Mikaelson.
«Voi non potete farmi questo!» gridò ancora più alterato Niklaus alzandosi di colpo dalla sedia.
«Posso eccome, figlio. Ora va a preparare le tue cose, partirai nel primo pomeriggio e non ti resta molto tempo.» disse voltando le testa verso la finestra, per non voler sentire più repliche.
Preso dall'ira, Niklaus uscì come una furia dalla stanza sbattendo la porta, ancora incredulo che il padre gli avesse fatto una cosa simile.

 

 

Stava finendo di buttare alla rinfusa i suoi abiti nella valigia, quando sua sorella Rebekah piombò in camera e si fiondò tra le braccia del fratello.
«Ho saputo solo adesso, Nik. Voglio venire con te!» disse in lacrime la sorella, guardando il fratello negli occhi.
«Sorella, non essere sciocca, resterai qui, infondo sono solo un paio di settimane e sarò qui ancor prima che tu ti sia accorta della mia assenza.» disse Niklaus cercando di tranquillizzare la sorella.
Non si erano mai divisi e al solo pensiero di abbandonare la sorella con il padre per una settimana o più, non lo rendeva per nulla sereno, ma sapeva bene che poteva contare su Elijah e che non avrebbe permesso, che accadesse nulla di male alla sorella.

«Non è giusto, nostro padre non può farti una cosa simile, Elijah ha provato a parlarci ma non vuole cambiare idea.» disse andando a sedersi sul letto, accanto alla valigia del fratello.
«Non cambierà idea, sorella. Andrò nell'Empshire e pensandoci bene non sarà poi male, starò lontano da nostro padre per un po almeno e la cosa ha solo lati positivi.» disse stancamente Niklaus, riponendo nella valigia le ultime cose.
Rebekah lo guardava, seguendo ogni sua azione, senza dire più una parola, anche perchè in realtà non sapeva più davvero cosa dire e fare per far restare suo fratello.Si sarebbe allontanato da lei per delle settimane e sarebbe andato in una landa desolata, abitata da chissà che persone poco civilizzate, che al solo pensiero le provocava dei brividi lungo la schiena.


«Promettimi che almeno mi scriverai, voglio essere sicura che starai bene.» disse Rebekah, allungando una mano e afferrando quella del fratello, che con un sorriso sarcastico la guardò dubbioso.
«Cosa potrebbe mai accadermi?Sorella andiamo, lo sai benissimo che non può accadermi niente, almeno che uno di quei contadini abbia un paletto di quercia bianca in casa come arma, ma ne dubito fortemente.» disse sorridendo e contagiando pure la sorella.
«Si lo so, ma ti prego promettimelo lo stesso, Nik.» lo supplicò con lo sguardo la sorella.
Niklaus a quel punto non potè fare altro che promettere che gli avrebbe scritto una lettera ogni due giorni, perchè alla fine era ben conscio che non avrebbe ai potuto dire di no a sua sorella.
«Ora devo andare, la carrozza mi starà aspettando già da qualche minuto, nostro padre non ha perso tempo, per mandarmi via.» disse Niklaus sorridendo sarcastico e afferrò la valigia, ma prima di dirigersi fuori dalla stanza, diede una casto bacio sulla guancia della sorella, promettendogli che sarebbe tornato presto.


 

La carrozza come aveva previsto si trovava già in strada ad aspettarlo, pronta a portarlo in qualche bosco sperduto. Diede la sua valigia al cocchiere e che la mise sopra la carrozza e attese che il giovane salisse, per partire.
Nel mentre Niklaus, stava per salire sulla carrozza, fu chiamato dal fratello, che si ergeva sulla soglia del portone e lo guardava con apprensione.
Niklaus si volto subito, appena si sentì chiamare e attese che il fratello dicesse qualcosa, cosa che il fratello non gli fece attendere.
«Sta attento, Niklaus.» disse semplicemente guardandolo dritto negli occhi.
«So badare a me stesso, fratello. Non preoccuparti per me, ma bada a nostra sorella.» disse semplicemente, mentre si voltava e saliva con disinvoltura sulla carrozza e chiudeva dietro di se lo sportello.
Pochi attimi dopo il cocchiere spronò i cavalli e la carrozza si allontanò dal centro di Londra, avviandosi verso le colline al di fuori delle mura.




 








 

***

 











 


Si stava facendo ormai scuro e Caroline si trova seduta nel porticato di casa Forbes a leggere un libro. Ovviamente all'epoca le ragazze non poteva leggere qualsiasi libro e Caroline, seppur molto facilitata dalla mente aperta del padre, doveva osservare queste regole e le era permessi solo libri di poco spessore.
Alcune volte era riuscita a rubare uno dei libri del padre, ma quelle poche volte era sempre stata scoperta e le avevano sempre rifilato la bibbia, perchè lei essendo figlia di un pastore, doveva saperla. Sapeva di essere testarda, ma non capiva perchè non poteva leggere altri libri, infondo se li leggeva in casa, nessuno sarebbe venuto a saperlo, no?
Purtroppo per Caroline, tutti non la pensavano esattamente come lei e alla fine doveva sottomettersi al volere dei suoi genitori.

Stava voltando pagina, quando in lontananza riuscì ad udire distintamente una carrozza. Era una ragazza curiosa per natura ed era più forte di lei voler sapere di tutto e di tutti.
Siccome non era cosa di tutti i giorni che una carrozza girasse per quelle strade ad ormai notte, appoggiò il suo libro sul tavolino davanti a lei e scese dal porticato e si avvicinò alla strada, per poter vedere la carrozza, che sarebbe passata da li a pochi minuti, davanti a casa sua. Con aria indifferente, si guardò intorno e non appena la carrozza si mostrò alla sua vista, la curiosità aumentò di gran lunga. Era una carrozza che proveniva dalla città, da Londra, ne era certa e a quell'ora non c'erano carrozze ne che arrivavano da Londra, ne che si dirigevano in quella città.


La carrozza passo davanti a lei e per quella breve frazione di secondo, in cui la ebbe davanti a se, potè giurare di aver visto un uomo, a lei sconosciuto, seduto al suo interno.
Seguì con lo sguardo la strada che stava prendendo la carrozza e scoprì, che si stava dirigendo verso casa Whitmore.

Tornò tutta raggiante verso casa e non appena arrivò davanti a casa incontrò Rose che stava portando un po di legna in casa.
«Rose, è appena arrivato un uomo da Londra a casa dei Whitmore!» le urlo andandole incontro.
«E' già arrivato?» chiese stranita la ragazza, guardando sua sorella raggiungerla.
«Sapevi che avrebbero avuto un'ospite?» chiese incuriosita Caroline.
«Si, me l'ha detto oggi Anna, che avrebbero dovuto ospitare un suo cugino per qualche settimana, ma non pensavo sarebbe arrivato oggi stesso. Spero che almeno sia scapolo, magari avrò fortuna.» disse Rose parlando più a se stessa che alla sorella.
«Ma è possibile che pensi solo a questo, sorella?» chiese stranita Caroline, guardando Rose.

«Cosa c'è di male? Vive a Londra quindi sarà di sicuro di buona famiglia. Io almeno cerco di aiutare la nostra famiglia, non come te che fai solo la capricciosa e non ti vuoi sposare!» disse secca Rose.
«Io almeno quando mi sposerò sarò felice, lo stesso non posso essere sicura per te, mia cara sorella.» dicendo questo Caroline entrò in casa ed andò ad informare la famiglia dell'ospite a casa Whitmore.









Angolo autrice. 
Allora ho già postato il nuovo capitolo, perchè uno era ormai pronto da ieri sera e secondo perchè domani non avrei potuto pubblicarlo, perchè sono via, quindi piuttosto che arrivare in ritardo, ho preferito anticipare, dato che il primo capitolo era misero misero. La mia mente sta viaggiando senza freni in questi giorni e vi posso dire, che il terzo capitolo è già in fase di stesura, quindi settimana prossima o magari anche prima, lo posterò già.
Parlando del capitolo, abbiamo visto che Caroline non è per niente dell'idea di sposarsi, soprattutto non con Tyler, anche se la madre non sembra dello stesso avviso e non si arrenderà tanto facilmente. Elena come avete potuto leggere, è dalla parte della sorella e la trovo molto dolce a permettere alla sorella di scegliere quello che vuole, il contrario si può dire di Rose, che non accetta le idee di Caroline. Per quanto riguada il nostro caro Klaus, bhe Mikael è stronzo nella seria e pure qui e lo caccia da Londra, mandandolo in punizione da uno zio. Come avrete letto, la famiglia Mikaelson non ha nessun problema con la legge, ma è semplicemente la legge. 
Come avrete notato amo molto molto anche il klebekah e ci saranno molte scene a riguardo. 
Che altro dire? Klaus è arrivato nell'Empshire, ora partirà la vera storia!
Direi che ho detto tutto, un bacio a tutte e al prossimo capitolo :) 

Allie.

  
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