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Autore: Julien Bathory    18/03/2014    1 recensioni
Julién sedeva, esausto, sulla sponda del suo letto a baldacchino. I capelli, dorati e morbidi, pendevano dalla sua fronte coprendo i suoi occhi cupi ed umidi.
La sua respirazione era nervosa ed affannata, sintomo dell'enorme tensione che albergava nel suo petto, annegando i suoi polmoni e rallentandoli.
«E adesso..?»
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Julién sedeva, esausto, sulla sponda del suo letto a baldacchino. I capelli, dorati e morbidi, pendevano dalla sua fronte coprendo i suoi occhi cupi ed umidi.

La sua respirazione era nervosa ed affannata, sintomo dell'enorme tensione che albergava nel suo petto, annegando i suoi polmoni e rallentandoli.

«E adesso..?»

Non si era mai sentito così perso in vita sua, e cosa ancor peggiore, non poteva chiedere aiuto proprio a nessuno: Violet ed Eben erano completamente presi dall'amministrazione di Linae, il loro regno, Malachi era tornato nell'impero per continuare la sua campagna assieme agli orfanelli di Athkatla, e pure Abigail era lontana, appena nominata Prima Incantatora del circolo della capitale.

«Neppure Damòn può aiutarmi..»

In effetti, il pittore, ormai considerato come un fratello maggiore, aveva deciso di terminare la carriera da avventuriero e dedicarsi ai viaggi d'affari, per presentare le sue splendide creazioni da Corte Rolonof sino all'estremo sud del continente imperiale.

Era circondato da amici, ed allo stesso tempo era completamente solo.

Ripensò a quel Balestriere, anche lui, come tutti gli altri, completamente al di fuori della sua portata.

Non desiderava altro che vederlo, per una seconda volta, e magari mai più; non importava quanto tempo servisse, o dove sarebbe stato: se avesse avuto una semplice, sola data, avrebbe passato il resto dell'attesa sereno e rilassato.

L'incertezza strisciò nelle sue costole e lungo i suoi zigomi, graffiandogli gli occhi dall'interno e stritolandogli i bronchi.

Si morse il labbro, continuando a muovere convulsamente le sue dita in mezzo ai suoi capelli.

I suoi capelli.

Subito alzò lo sguardo verso lo specchio di fronte a lui, e con un balzo, scattò in piedi.

Raggiunse a passo ampio e deciso il bagno, e ruffando nel mobiletto sopra al lavandino, tirò fuori una ciotola con della scura polvere di origine vegetale.

Si lavò i capelli passando la maleodorante mistura meticolosamente lungo tutta la chioma. Pian piano, la poca schiuma che il composto provocava tingeva i non più chiari capelli del bardo, che, mezzi, assunsero una tonalità corvina.

Li risciacquò e passò con vigore un panno asciutto sulla cute.

Adesso li aveva neri, come tanto tempo prima.

Ritornò nella sua camera da letto, prese un gessetto dal comodino e tracciò un cerchio sul parquet, dividendolo in quattro con una croce. Lungo il perimetro della figura tracciò rapido e poco preciso dei simboli runici in sequenza, mentre iniziava a sussurrare, cantilenoso, una formula fissa di due o tre frasi circa.

Il cerchio si illuminò, e la polvere di gesso sublimò, trasformandosi in profumato incenso clericale.

Il desiderio era cominciato.

Julién pensò rapidamente a cosa poteva mai desiderare.

Poteva imporgli il suo amore, poteva tornare ai vecchi tempi o poteva semplicemente scollarsi di dosso la tristezza. Poteva anche chiamare un nuovo amante, o poteva viaggiare fra i piani per cambiare aria e rinsavirsi.

No.

Non voglio niente di tutto ciò.

Si limitò a pronunciare una sola parola. Era esattamente ciò di cui aveva bisogno.

«Elizabeth.»

Tutto brillò, dalle ante dell'armadio soffiò un gran vento, dalla finestra turbinava un mare di stelle, e dalla candela sul comodino sprizzavano fuochi d'artificio. Per un attimo non vide più nulla, poi tutto tornò al silenzio ed alla normalità.

Julién schiuse gli occhi, e la sua amica era lì, seduta sul letto, dove prima lui stava piangendo.

«Lo sai, non migliorerà se te ne stai qui a singhiozzare.»

Julién sospirò compiaciuto. L'amica aveva esordito con un classico dal suo repertorio.

«Oh, Liz, cosa devo fare?»

L'altra non perse l'occasione e gli diede uno scappellotto.

«"Oh, Liz, che cosa faccio? Non so più dove battere la mia enorme e dura testona, perché sono qui ad angosciarmi! Gné gné!"»

Poi, dopo una breve interruzione, riprese a parlare, stavolta seriamente:

«Avanti, Julién. Anche tu sai cosa devi fare, ma.. Dovevi solo vedermi.»

Sorrise.

«Sono felice che tu abbia deciso di desiderarmi. Potevi risolvere il problema alla radice con lo stesso sforzo.»

Julién la fissò con i suoi grandi occhi purpurei, sbattendoli spesso.

«Mi avrebbe distrutto.»

Poi cambiò tono, rendendosi vulnerabile.

«Sono riusciuto a fomentare una rivoluzione contro tutto ciò che c'era di..»

Liz continuò la frase:

«Sbagliato?»

Lui scosse la testa.

«Non lo era. Ma causava troppo dolore. Sono riuscito a vincere una guerra, insieme a tutti gli altri, ed ecco che sono terrorizzato da una sola, singola persona, e ciò che ha da dirmi.»

Lei sorrise ancora, donandogli una pacca sulla spalla in segno di consenso.

«Almeno è abbastanza bello da intimorirti davvero..»

Annuì, con lo sguardo di chi ci sta pensando davvero.

«Ti sei.. colorato i capelli.»

Ripeté lo stesso gesto di qualche attimo prima, stavolta sorridendo meno mestamente.

«Lo sai che sei molto più bello così, Jule?»

«Me lo dicevi sempre.»

«La amavo davvero.»

«L'ho sempre saputo, lo sai.»

«Ed ora tu sei nella stessa situazione. Bello, vero?»

«Mai sentito così vivo, Liz.»

«Vedi di non buttarti in un fiume, allora.»

«L'acqua è troppo fredda, e diventerei tutto viola..»

«Ti voglio bene, Jule

Appena Julién sbatté ancora gli occhi, lei era sparita.

Sapeva cosa fare.

Non aveva niente da perdere.

   
 
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