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Autore: Jelena_99    18/03/2014    6 recensioni
L'estate… tre mesi lontano dalla scuola, tre mesi per staccare, tre mesi… per innamorarsi.
Cosa potrebbero combinare i ragazzi più talentuosi dello Studio One Beat in vacanza?
Tra risate, pianti, scene comiche e problemi di cuore, i ragazzi impareranno a legare, a farsi forza l'un l'altro ed anche i peggiori nemici impareranno a sorridersi.
L'estate, tre mesi per ridere, tre mesi per guardare il tramonto sulla sabbia, tre mesi per imparare il valore dell'amicizia.
****
In collaborazione con Supernova_151.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Federico si alzò con la testa che pulsava. Dopo la bevuta di ieri non poteva che stare così. Decise di uscire sulla veranda per respirare un po’ d’aria fresca. 
Aprì la grande porta e uscì. Si guardò intorno e notò che Ludmilla era sulla veranda del bungalow delle ragazze. Sorrise e la raggiunse.
Stava sistemando dei tovaglioli sulla tavola in veranda. Le toccò le mani e lei si girò sorpresa.
-Fede, mi hai spaventata- disse –Non era mia intenzione- rispose il ragazzo, sorridendo –Come stai? Quella di ieri è stata una serata un po’ movimentata…- Federico annuì –Diciamo che la mia testa sembra una bomba atomica perennemente in esplosione, ma a parte quello sto benissimo- la ragazza rise. Finalmente non era a disagio. Le era bastato il giorno prima per rendersi conto che non voleva più trovarsi in quella situazione.
-Ti va di fare un giro in bici?- propose lui –Non so, l’ultima volta non mi è andata proprio bene…- rispose la bionda, mostrando la fasciatura al ginocchio –Ti fidi di me?- disse lui, prendendole la mano. Lei sorrise. Si, assolutamente, si fidava.
Montarono in bici, lui sul sellino e lei dietro, per poi partire. 
Federico pedalò fino ai verdi ed infiniti campi del campeggio, per poi fermarsi.
-Perché ci siamo fermati?- chiese Ludmilla, sorridendo –Le va una passeggiata, mia supernova?- disse lui, porgendole un mazzo di fiori di campo che aveva appena raccolto. Lei li prese ed annuì.
Abbandonarono la bici e si allontanarono.

*


Lena si alzò. Come le era venuto in mente di bere, la sera prima? Ora si sentiva una bomba pronta ad esplodere, ma troppo distrutta per farlo.
Aprì la grande porta finestra che portava in veranda e trovò la tavola già apparecchiata. I ricordò che Ludmilla si era alzata prima di lei, l’aveva urtata per sbaglio. Aveva sentito anche la voce di Federico.
Poi realizzò: erano usciti insieme.
Le budella le si attorcigliarono, in un primo momento, poi, d’un tratto, si ritrovò a spalmare distrattamente la marmellata sul pane, persa nei suoi pensieri. 
Sapeva che non poteva essere suo. Sapeva che non avrebbe mai potuto vincere la bionda. Quella bionda che non sopportava, ma sapeva che in realtà non aveva un vero motivo per insultarla, era una strana rabbia. Come poteva vincerla? Era incredibilmente bella e Federico non aveva occhi che per lei, a volte diventava addirittura simpatica. Cosa poteva fare? Per lui era una fan, la fan più fortunata del mondo, perché era la sorella dell’assistente della sua ragazza. Era solo la biondina che difendeva la sorella maggiore, era la ragazza forte che andava in pezzi al solo vederli insieme. Non avrebbe mai potuto fare niente, ma non poteva dimenticarlo.
Ad un tratto un’idea meschina le si insinuò nella mente. Non avrebbe dovuto, ma il solo pensiero di quella chioma ossigenata le faceva ribollire il sangue. 
Passò un ‘ora circa, durante la quale Lena mise in atto il suo piano. Mancava solo una cosa: Ludmilla. 
Infatti eccola, tempismo perfetto, con il suo Federico. Tornò in camera e si rimise a letto. Sicuramente nessuno l’aveva vista, Ludmilla era fuori e Nata dormiva come un ghiro, mentre le altre tre, nell’altra stanza, avevano la porta chiuse.
Ludmilla non rientrò, ma rimase fuori, probabilmente per fare colazione. 
Sentì dei passi, poi riuscì anche a distinguere e voci: Violetta, Francesca e Camilla. Decise di alzarsi e un attimo dopo si svegliò anche Nata. Si diressero tutte verso la veranda e come Violetta tentò di passare attraverso la porta finestra un secchio d’acqua le si rovesciò in testa. 
Rimasero tutte senza parole, anche Ludmilla, che si era girata per dare il buongiorno alle altre –Ludmilla! Ma ti sembrano cose da fare?!?- fu l’unica cosa che riuscì a dire Francesca –Che?!?- disse sbigottita Ludmilla –Semplice, hai coperto d’acqua la povera Violetta!- ribatté Lena, che non voleva rischiare di farsi scoprire. Le ragazze andarono avanti a discutere finché non arrivarono i ragazzi.
-Che succede?- chiese Leon –Ludmilla ha fatto uno scherzo a Violetta, ed ora è… bhé sembra la sirenetta dopo l’incantesimo!- esclamò Camilla –Come? Ma non è possibile, Ludmilla era con me fino a cinque minuti fa!- la difese Federico –E allora chi è stato? Solo lei era in piedi!- esclamò Lena –Non lo so, ma non sono stata io!- si difese Ludmilla.
Continuarono a discutere finché non si alzò anche Broadway, che fino a quel momento aveva dormito.
-Che succede?- chiese -Ludmilla ha fatto uno scherzo a Violetta- rispose Maxi –Non è vero!- sbraitò Ludmilla –Zitta tu!- ribatté Lena.
Ripresero a discutere, poi Broadway riuscì a farsi ascoltare.
-Ragazzi, basta. E’ vero, non è stata Ludmilla. Questa mattina, quando sono andato in bagno, ho visto Lena che trafficava con quel secchio. Ludmilla non ha fatto niente- disse.
Tutti si girarono a guardare Lena che scavalcò la ringhiera e corse via, con le lacrime agli occhi.
Continuò a correre, cercò di andare il più lontano possibile, arrivò fino ai bellissimi prati verdi dove spesso andavano in bici.
Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, eppure l’aveva fatto. Perché poi? Per gelosia. Si era promessa che non si sarebbe mai fatta prendere dalla gelosia, eppure era lì, a piangere tutte le sue lacrime, per un ragazzo. Per un ragazzo che non l’avrebbe mai amata. Per un ragazzo che non la guardava come avrebbe voluto. Piangeva perché l’avevano scoperta, anche se era sicura che l’avrebbero fatto. Quella era un’altra prova che lei non era Ludmilla. Ludmilla ne aveva combinate tante, ma non si era mai fermata, per quanto ne sapeva, a piangere, era andata avanti come un treno, senza smettere di scagliare frecce per ferire le persone. Aveva continuato. Poi era arrivato Federico, che l’aveva cambiata, l’aveva resa umana, ma stava trasformando lei in un mostro. 

*


Lara si strinse nelle spalle. E così Leon ora era felice, con Violetta. A lei avrebbe dovuto importare solo e soltanto la felicità di Leon, ma invece le faceva male che lui la considerasse solo un’amica. In fondo non se lo meritava, aveva amato Leon con tutto il cuore, e lui l’aveva ricambiata abbandonandola. Non se lo meritava. Durante l’estate aveva conosciuto un altro ragazzo: Miguel, si chiamava, e lui le aveva dimostrato d’amarla, poi lui era tornato in Ecuador con la sua famiglia. 
Non sapeva come dirgli che non lo ricambiava. Allora forse poteva capire Leon, solo che lei aveva avuto la forza di guardarlo in faccia e dirgli la verità, ma Leon? L’aveva presa in giro e lei era stata una stupida, sapeva dell’inganno eppure aveva continuato ad illudersi. Perché? Perché lo amava. Amava i suoi occhi verdi, amava il suo sorriso, amava la sua risata, amava i seti di chiavi inglesi che le regalava, amava gli abbracci dopo una vittoria, amava accarezzargli la guancia, amava Leon. Eppure non sembrava essere importante.
-Lara!- la chiamò una voce. Si girò: Leon. -Ciao- rispose, portandosi una ciocca di capelli da dietro l’orecchio -Volevo chiederti, oggi a pranzo abbiamo organizzato un barbecue, ti va di unirti a noi?- il suo cuore fece un tuffo. Perché glielo aveva chiesto? Per stare tra amici? Perché si sentiva in colpa? O perché gli mancava? Tuttavia non poteva dire di no, o lo avrebbe allontanato ancora di più. 
-Certo- rispose. Leon le sorrise e le prese la mano, quindi i due si avviarono verso il bungalow dei ragazzi, insieme.

*


-Leon!- li chiamò Broadway. I due ragazzi si affrettarono a raggiungere gli altri.
-Bene, c’è anche Lara- disse Marco -Allora aggiungo qualche bistecca in più e dico a Francesca di tagliare altre verdure-
-Perfetto, intanto noi prendiamo da bere- disse Leon, guardando Lara.
I ragazzi organizzarono la tavola e misero la carne a grigliarsi sul barbecue, poi cominciarono a chiacchierare.
-Ehi, ma manca ancora mia sorella- fece notare Nata -
E’ da questa mattina che non si fa vedere, dovremmo andare a cercarla- disse Violetta
-Giusto, dividiamoci- disse Leon, coprendo il barbecue.
I ragazzi corsero alle bici e si divisero per cercare Lena.

*


Ludmilla stava pedalando abbastanza velocemente. Voleva trovare Lena, ed in fretta. Sembrava strano, ma doveva parlarle.
Finalmente la vide, in mezzo al prato, che guardava il laghetto. Abbandonò la bici, che cadde a terra sullo sterrato e corse verso di lei.
Quando le arrivò vicino rallentò, per poi sederlesi accanto.
-Cosa vuoi?- disse Lena, con voce resa instabile dal pianto
-Ti avviso che mi sento Violetta a dirti queste cose, ma devo. Non ho idea del perché tu lo abbia fatto, ma so che mi sento in dovere di dirti di fermarti perché… perché ho passato la mia vita a fare del male e a mentire, ed è stato anche grazie a te se sono cambiata. Non andare avanti, Non prendere questa strada, perché poi, tornare indietro è più difficile del previsto. La gente ti schiva, ti guarda male, non ti parla, ti taglia fuori e tu ti senti incredibilmente solo. Poi arriva qualcuno che ti cambia e ti rendi conto di tutto quello che hai fatto. A quel punto ti senti terribile. Ti senti un mostro. E vorresti eclissarti. Più di prima.- una lacrima si fece furtivamente strada sulla guancia della bionda.
Lena se ne accorse e girò lo sguardo. Le bruciavano terribilmente gli occhi e l’istinto le diceva di chiuderli, ma decise di guardare Ludmilla negli occhi. Non credeva che potesse parlare così. Non credeva che fosse così complicata. Era fragile, ma allo stesso tempo forte come un aeroplano, aveva passato la vita soffrendo, ma era andata avanti. Non si era fermata. Aveva tenuto duro ed aveva continuato a camminare a testa alta.
Incredibilmente si gettò tra le braccia di Ludmilla. La stava davvero abbracciando, non ci credeva nemmeno lei.
Ludmilla abbassò lo sguardo, circondandole le spalle. Allora era così che ci si sentiva ad aiutare la gente, ad essere come Violetta.

*


Ludmilla tornò al bungalow dei ragazzi, con Lena.
-Lena, mi hai fatto preoccupare!- esclamò Nata, correndo dalla sorella
-Dai Nata, aveva bisogno di stare sola.- disse Maxi, cercando di trattenere la fidanzata. Nata si allontanò, limitandosi ad abbracciare Lena che si divincolò fino a liberarsi, poi i ragazzi ricominciarono a chiacchierare
-Ehm.. ragazzi!- disse Andres, ma nessuno gli diede ascolto
-Ehi ragazzi!- ripeté. Niente di nuovo -Ragazzi, il barbecue!- urlò.
Leon si girò terrorizzato. Tolse lentamente il coperchio ed una striscia di fumo sempre più densa si levò alta in aria, fino a rivelare poche braciole bruciacchiate e residui di carbone.
-Abbiamo capito, andiamo a comprare la pizza- dissero Camilla e Francesca, prendendo le bici.

Note Dell'Autrice:
Sera gente! Siamo ancora noi! Il capitolo precedente ha avuto 6 recensioni *^* Vi amiamo tanto! Ringraziamo per le recensioni: Only leonetta, Cucciolapuffossa, Miss Espinosa, Lodovica, Naxi_4ever e Pocha96. E ci scusiamo con Naxi_4ever se non ci sono scene Naxi, nel prossimo capitolo daremo un po' di spazio a tutte le coppie. Ringrazio ancora tutti voi per tutto il supporto che ci date.
Un Bacio,
Jelena & Supernova



 

  
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