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Autore: herflowers    18/03/2014    3 recensioni
Ginger, convinta di aver finalmente voltato pagina e aver cominciato il primo capitolo della sua vita, si troverà di fronte a bivi che la costringeranno a prendere decisioni, alcune sbagliate e altre meno.
Dividersi in quattro per amicizia, amori e per se stessi è difficile. Amori complicati, ma allo stesso tempo unici. Amori condivisi, espansi alla solita relazione di “coppia”. Un triangolo stravolgerà ogni cosa. Quali occasioni verranno sprecate? Quali problemi sorgeranno e cosa succederà?
L’amore è proprio tutto quello di cui si ha bisogno per sentirsi vivi e parte di qualcosa?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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1

Era come un suono fievole che si avvicinava molto lentamente, sparendo  per qualche secondo per poi iniziare nuovamente. Cercai di scacciarlo dalla mia testa, ma non ci riuscii. Nella stanza completamente bianca in cui mi trovavo non c’era nulla che potesse provocare quel suono perché l’ambiente era totalmente vuoto. Se non ci fossero state le pareti, forse avrei fluttuato nello spazio infinito senza trovare mai una fine in quell’assurdo viaggio. Cominciò di nuovo, ma quella volta riuscii ad aprire gli occhi a fatica, guardandomi intorno. Tutto quello che vedevo era una piccola luce che illuminava una parte della stanza immersa nel buio. Allungai un braccio verso il comodino nero davanti al mio viso.
<< Pronto >> Risposi con voce roca e impastata dal sonno.
<< Era ora! Che fine hai fatto, si può sapere?>> Urlò una voce familiare dall’apparecchio.
<< Lew non ora, ti prego >> Risposi lamentandomi e buttando la testa sul cuscino imbottito di piume. Il mio viso sprofondò completamente. Non avevo le forze e la voglia di sopportare una delle sue sfuriate.
<< Fatti trovare pronta, sarò li tra pochi minuti >> Disse serio, troppo serio e quando usava quel tono era deciso e pronto a precipitarsi a salvare casi persi e disperati come il mio.
<< Ma…>> Cercai di protestare.
<< “Ma” un cazzo, Gin >> Disse acido chiudendo poi la chiamata. Portai il cellulare davanti al mio viso continuando a leggere quella stupida scritta che diceva “Chiamata Terminata” , fin quando non scomparve.
<< Va al diavolo, Lew >> Dissi con un filo di voce roca buttando quell’aggeggio sul comodino e tornando sotto le coperte. Non mi interessavano i suoi tentativi di salvare la mia vita sociale e reale. L’unica cosa che volevo fare era stare a letto, poltrire dalla mattina alla sera e leggere qualche libro ogni tanto. La nebbia si fece spazio nella mia mente, seppellendo sotto se stessa ogni pensiero, ricordo o sensazione.

Percosse, erano come percosse, ma non ne sentivo il dolore. In quel momento ero con Dante e Virgilio nel II cerchio, dove i lussuriosi erano travolti da una bufera incessante. Improvvisamente, alla fine del racconto di Paolo e Francesca, Dante cadde al mio fianco senza sensi mentre io tornai alla realtà senza respiro. Gli occhi di Lewis erano di un verde cupo, arrabbiati e severi.
<< Alzati Gin >> Disse semplicemente, lasciandomi le spalle dalle quali mi scuoteva e allontanandosi di poco dal letto. Incrociò le braccia al petto e aspettò una mia reazione. Non mi rimaneva nulla da fare se non dargli ascolto. Scostai le coperte pesanti dal mio corpo e appena avvertii il freddo della camera, la pelle delle mie gambe nude divenne una distesa di pelle d’oca.
<< Adesso che sono in piedi va bene?>> Domandai lasciando che l’acidità nel mio tono sembrò ancora più accentuata.
<< Dai, Gin, Smettila di fare la persona offesa. Cambiati, che andiamo a pranzo e non voglio un no come risposta.>> Disse mettendosi le man dietro la testa e guardandomi con sguardo serio. Non aveva proprio voglia di discutere, ma non poteva fare come se nulla fosse successo. Portai le braccia al petto e le incrociai continuando a guardarlo. Non avevo intenzione di uscire con lui. Cos’era? Aveva trovato improvvisamente del tempo da passare con me?
<< Gin, o ti vesti e usciamo o prenoto cibo cinese e ciò vuol dire che mi avrai tutto il giorno in casa >>
<< Tssè.. cazzate. Hai trovato del tempo da dedicare a me dopo una settimana che non ti rivolgo la parola? Sai, sono capace di non parlarti per molto tempo, Lewis caro..>> Sputai acida. Non riuscivo a stare calma. Ero scesa dal letto con il piede sbagliato e si prevedeva una giornata veramente difficile.
<< Se non ti muovi, chiamo cibo d’asporto e rimango qui tutta la giornata, ti ho avvertita >> Disse, piegando le testa leggermente di lato e guardandomi con quell’espressione che tanto amavo; quell’espressione decisa e convinta.
<< Come vuoi >> Risposi tenendo il mio ruolo da donna sostenuta e mettendomi nuovamente sotto le coperte. Incrociai le game e buttai le mani sopra il piumone, continuando a guadarlo. L’aria calda uscita dalle coperte mi colpì il viso, facendomi provare una sensazione strana.
<< Bene..>> Rispose, togliendosi la giacca e mostrando un abbigliamento sportivo che consisteva in una felpa verde acido e un pantalone grigio della tuta. Glieli avevo regalati per il compleanno.
<< Bella la tuta >> puntualizzai, alzando la testa.
<< Lo so >> Rispose accennando un alzata di sopracciglia. Sempre il solito, pensai buttandomi all’indietro e coprendomi completamente con il piumone. Era quel tipo di rapporto che mi piaceva avere con Lewis. Essere come fratelli, in pratica. Quel rapporto dove uno cerca sempre di sostenere l’altro e cerca di risolvere ogni questione.
<< Pizza o cinese?>> Urlò dalla cucina. E c’era da chiederlo?
<< Pizza!>> Risposi alzando il tono della voce di qualche ottava, scostando di colpo le coperte. Rimasi immobile a guardare il soffitto bianco come un telo da disegno. Pensai che anche la mia vita fosse bianca, ma dovetti ricredermi. Rapporti travagliati che avevo lasciato chiusi in un cassetto senza cercarli più, litigate furiose con i miei genitori ai tempi dell’adolescenza, l’inizio di una nuova vita e il resto. Da quando avevo piantato le radici a Dublino la mia vita era diventata equilibrata e serena con quella tela bianca. Prima era tutt’altro di quel colore candido e puro. Non volevo rimuginare sul passato poiché mi avrebbe soltanto fatto venire il magone e la giornata sarebbe andata male per niente, infondo. Sentivo la cornea diventare fredda. Sbattei più volte le palpebre quando Lewis apparve al fianco del mio letto, senza scarpe e scostando le coperte, disse un semplice “Fatti in là”, mettendosi al mio fianco. Era da tanto che non succedeva, soprattutto da quando ha conosciuto la bella del momento.
<< Tutto questo affetto da dove salta fuori?>> Chiesi, sentendo il suo braccio sotto il collo.
<< Devi sempre commentare tutto?>> Scherzò. Appoggiai il capo sul suo petto, stringendo tra le dita il tessuto della sua felpa. Era caldo.
<< Infondo non saresti tu. >> Disse fievolmente. Lo disse così piano che per un attimo pensai che stesse parlando tra sé e sé, lasciano trapelare il suo pensiero. Non dissi nulla, ma mi limitai ad avvicinarmi a lui.
<< Ti va una maratona di film, oggi?>> Domandai, guardando un punto fisso.
<< Certo. Oggi la mia giornata è dedicata per intero e solamente a te, Gin..>> Rispose. Quello era Lewis, il mio migliore amico Lewis.

Con una gamba penzoloni dallo sgabello alto di legno e l’altra piegata e appoggiata su esso, mangiavo pizza e guardavo film.
 “Perché io so che ci sono persone che dicono che queste cose non esistono, e che ci sono persone che quando compiono diciassette anni dimenticano com'è averne sedici; so che un giorno queste diventeranno delle storie e le immagini diventeranno vecchie fotografie, e noi diventeremo il padre o la madre di qualcuno, ma qui, adesso, questi momenti non sono storie, questo sta succedendo, io sono qui, e sto guardando lei.. ed è bellissima. Ora lo vedo: il momento in cui sai di non essere una storia triste, sei vivo, e ti alzi in piedi, e vedi la luce dei palazzi, e tutto quello che ti fa stare a bocca aperta. E senti quella canzone, su quella strada, insieme alle persone a cui vuoi più bene al mondo, e in questo momento, te lo giuro, noi siamo infinito!”
<< Anche io quando compii diciassette anni mi dimenticai completamente com’era averne sedici. Forse sarà stupido, ma penso che anno dopo anno io mi dimentichi di com’era esser più giovani..>>
<< Forse perché pensando di avere un anno in più, non ci pensi a com’era prima e ti dimentichi ogni cosa, e penso anche..>> Disse Lewis mandando giù un boccone di pizza << Che stiamo facendo discorsi senza senso >> Aggiunse sorridendo.
<< Decisamente >> Sorrisi << Lo credo anche io. Però, non mi dispiacerebbe essere come Sam..>>
<< Cos’ha che tu non hai?>> Domandò.
<< Molto probabilmente, la voglia di amare una persona nonostante mi faccia del male e- >> dissi, bevendo un sorso d’acqua << Un fratellastro come Patrick. Anche io voglio degli orologi originali come i suoi!>> Conclusi decisa. Talmente decisa da far ridere Lewis. Rise a squarciagola, muovendosi e buttando la testa all’indietro. Scossi la testa, accennando un sorriso sghembo e tornai a guardare la televisione.
<< Non ti basto io? Se vuoi te lo faccio un orologio più figo di quello di “Niente”, ovviamente..>> Disse, appoggiando il pezzo di pizza nel cartone posto sulla superficie lucida della penisola e pulendosi le mani. Occhi verdi contro occhi Grigi. Ci scambiammo un sorriso, tornando a seguire le scene del film.
È decisamente stupido pensare di voler essere qualcun altro, ma chiunque è meglio di me.
Stavamo pulendo buttando via i cartoni della pizza vuoti e riassettando gli sgabelli.
<< Senti, Ginger, ti va di venire da me domani sera? Ci sono..>> Disse.
<< Se stai per dire che c’è anche la signorina bionda, la risposta la sai. >> Lo interruppi. Non riuscivo a sopportarla, seriamente. Era troppo vanitosa, troppo sofisticata, infantile, superficiale e veramente troppo idiota per i miei gusti.
<< Ma l’hai vista una sola volta! Non la conosci, dalle una possibilità!>> Disse bloccandosi a braccia aperte.
<< Senti, quella volta mi è bastata per andare in bagno e restarci tutta la sera fingendo un attacco di panico >> Spiegai.
<< Lo sapevo che era tutta una finta, sei brava in questo >> Sentenziò, interrompendomi e guardandomi con gli occhi socchiusi.
<< Lo so >> Risposi fiera, voltandomi.
<< Dai Gin, fallo per me.. ci saranno anche altri amici con le loro fidanzate, conoscerai gente nuova che ha le tue stesse ideologie ed esci un po’ da casa. Sei sempre rintanata qui, sul divano o a letto a guardare film in DVD e a leggere libri. La realtà non si concentra attorno a questi due passatempi, Gin. Almeno vieni per me, dai..>> Mi pregò, facendo rilassare i muscoli di tutto il suo corpo.
<< Ci penserò, comunque, penso che tu sia razzista. Io, l’unica single, in mezzo a persone tristemente accompagnate. Bravo Sig. Lewis Sedley. Mi complimento con lei >> Sentenziai scocciata.
<< Avanti Gin..>> Disse con Tono mieloso, abbracciandomi da dietro e stringendo le sue mani sul mio grembo << Lo so che, infondo, mi vuoi bene comunque >>
<< Molto nel profondo, idiota >> Risi.
   
 
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