Poco lontano Ziva si stava concedendo un caffè in un bar all’aperto analizzando le poche foto inviatele da Liat sul suo smartphone, McGee aveva affermato che quello era Kort e che c’era una prenotazione a nome “Trent Kort” in un hotel poco lontano, un piccolo motel che non da molto nell’occhio, certo, ma era stato poco prudente registrarsi con il suo vero nome, come se non sapesse che l’NCIS stava indagando e che, in particolare, loro stavano indagando. Avevano svariati precedenti con quell’uomo e lui sapeva bene quanto era meticoloso Gibbs nelle sue indagini, qualcosa non quadrava.
Passò vicino ad un bar, famiglie felici che facevano colazione, coppiette, la tristezza prese per un attimo il sopravvento, ma poi Benam vide uno degli agenti del Mossad che lo voleva morto e la tristezza si trasformò in terrore, cominciò a correre.
Ziva lo vide, si alzò, lasciò qualche dollaro al tavolo e si mischiò alla folla, era il momento giusto, l’avrebbero preso, finalmente, sarebbe stata lei a piazzargli una pallottola nel petto e l’avrebbe fatto con molto piacere, toccò la fondina: la pistola era al suo posto, pronta a sparare.
Parsa seguì una strada secondaria fino ad arrivare in un vicolo cieco, lontano dalla folla, pronto ad andare incontro a cosa lo aspettava, si mise faccia al muro e prese il telefono, ebbe appena il tempo di finire di digitare che Ziva gli si piazzò d’avanti con le game allargate e la pistola in mano.
“Parsa, non muoverti!” lo intimò, erano ormai lontani e nessuno li avrebbe sentiti comunque.
“Oh, tu devi essere la figlia di Eli, giusto? Ho saputo. Una tragedia!” La salutò lui a braccia aperte, girandosi. Ziva assunse un’espressione confusa: “Cosa vorresti dire?” Lui continuò: “Dico solo che è un peccato che una stirpe così prestigiosa muoia con te. Avevi un fratello maschio, giusto? Come si chiamava? Ehm… Al… A… Ari!”
“Fratellastro.” Ringhiò Ziva, sempre più adirata.
“Già, dici sempre così per giustificare il fatto che l’hai ucciso. Be’, è un peccato che tua madre non sia potuta vivere abbastanza per dare alla luce un maschio.” Era pronta, il dito sul grilletto.
“Chi ti dice che io non ti ucciderò? Tutto il mondo ti cerca e tu sprechi tempo stuzzicandomi.”
“Svicoli eh? Va bene… io sono sicuro che non mi ucciderai perché di sicuro non vuoi vedere le persone a te più care morire. Come il dottor Mallard, Monique o la signorina Sciuto, l’agente McGee…” Ziva strinse i denti ripensando all’intervista della ZNN.
“… l’agente Gibbs.” Continuò il ragazzo, poi assunse una smorfia maligna e disse, con enfasi: “Il tuo amato agente DiNozzo!”
“Adesso basta!” urlò lei, poi si sentì uno sparo.
La mano di Ziva sanguinava, la sua pistola giaceva a terra, come lei, a qualche metro di distanza, il proiettile le aveva preso di striscio l’arto e ora era accanto all’arma, insanguinato. Trent Kort abbassò la pistola, si sistemò la benda sull’occhio ed esclamò: “Peccato David. Benam, la prossima volta che mi mandi un SMS ricorda la punteggiatura, perdiana!” i due si sorrisero, prima di andare via il terrorista si avvicinò alla ragazza, le alzò il volto con le dita e disse: “Se parlerai a qualcuno di questo nostro incontro i tuoi colleghi moriranno con me.” Le lasciò il viso con disprezzo e si allontanò sghignazzando.
Quando furono abbastanza lontani Ziva si trascinò fino all’ospedale, si fece sistemare il taglio alla mano e si diresse all’NCIS, aveva bisogno di risolvere quel caso. Malauguratamente si trovò in ascensore con Ducky, che era andato a parlare con un suo amico coroner per un altro caso, che notò subito la sua fasciatura e non esitò a chiederglielo: “Cos’hai fatto alla mano?” lei finse un sorriso: “Oh! Ho rotto un bicchiere di vetro.” Potrà aver imparato molto da DiNozzo-pensò Ducky-ma non come si mente. Uscirono ai rispettivi piani, come se nulla fosse.
Tony si accorse subito della ferita della collega, le fece la stessa domanda e lei gli disse la stessa bugia, ma, al contrario del medico, lui non si arrese: “Devi dirmi la verità. Cos’è successo.”
“Nulla! Te l’ho detto, un bicchiere di vetro.” Insistette lei, lui le slacciò la fascia e capì subito che era stato un proiettile, sgranò gli occhi: “Chi è stato?” le teneva la mano piano, terrorizzato dall’idea di poterle fare male, lei si sentì in colpa: come aveva potuto solo pensare di mentigli?
“Un colpo di proiettile, mi hanno preso lì apposta, volevano togliermi la pistola dalle mani.”
“Chi?” Ziva abbassò lo sguardo senza parlare e prese il giubbotto, alzò i tacchi e sene andò verso l’ascensore, Tony la seguì, bloccò l’ascensore e allargò le braccia, Ziva si butto addosso a lui, cercando conforto, affondò il viso nel suo petto e iniziò a singhiozzare: “Non voglio perderti.”
“Non accadrà, solo dimmi chi è stato a colpirti.” Sussurrò lui sull’orlo del pianto.
“Non posso, sei già in pericolo, non voglio esporti di più, capiscimi.” La sua voce risultava ancora più flebile attenuata dal petto di Tony, restarono abbracciati finchè lei non si calmò, si alzò sulle punte e gli lasciò un bacio a fior di labbra, poi sussurrò: “Grazie di essere con me.”
“Sempre.” Riattivarono l’ascensore e ripresero a lavorare come se nulla fosse mai accaduto.
scrittrice in canna's corner
ECCOMI DI NUOVO QUI A UCCIDERE I VOSTRI E I MIEI FEELS! :3
in una recensione ho letto: "Perchè non si sono ancora baciati?" lo so che è poco ma almeno qualcosa ho fatto XD credo che, anche se è piccolo,
sia un capitolo molto intenso e ne vado fiera, poi magari a voi fa schifo, ma lo ricontrollerò domani a mente lucida qunid per ora arrivederci.
vostra
scrittrice in canna
ECCOMI DI NUOVO QUI A UCCIDERE I VOSTRI E I MIEI FEELS! :3
in una recensione ho letto: "Perchè non si sono ancora baciati?" lo so che è poco ma almeno qualcosa ho fatto XD credo che, anche se è piccolo,
sia un capitolo molto intenso e ne vado fiera, poi magari a voi fa schifo, ma lo ricontrollerò domani a mente lucida qunid per ora arrivederci.
vostra
scrittrice in canna