Rosa che rosa non sei
E
già, decisamente non sei rosa, il colore che ti sia addice di più è il rosso,
il colore della passione, ancora non so perché hanno chiamato te Rose e tua
cugina Roxane, lei così dolce e tu così decisa.
Sì, il
rosso è il tuo colore, ma non per l’adorabile cespuglio che porti in testa,
anche se nemmeno tuo fratello ha i capelli di quella sfumatura, sembrano una
fiamma viva che riconoscerei fra mille.
Ho
sempre associato a te il rosso, forse perché la prima cosa che mi colpì di te
furono le tue guance imporporate quando il tuo capo sgusciò fuori dal Cappello
Parlante che ti aveva appena Smistata a Corvonero. La seconda cosa che mi colpì
furono i tuoi occhi azzurri che guardavano nella direzione di Albus, che, appena Smistato a Serpeverde, si era seduto
proprio accanto a me. Il tuo sguardo era così dispiaciuto che mi si strinse il
cuore, ma dietro allo sguardo dispiaciuto notai una scintilla che mi spaventò
quasi: era risentimento, risentimento nei confronti di Al per aver scelto
l’ignoto invece del conosciuto.
Rosa che spine non hai.
Ora
posso dire che non hai spine, anche perché quelle che avevi hai fatto in modo
di conficcarle a fondo nel cuore di chi pensavi volesse ferirti. Guard aa caso il tuo bersaglio
preferito ero io. Solo Merlino sa quante di quelle spine tu sia riuscita a
conficcare nel mio povero cuore, a volte volontariamente, a volte invece senza
nemmeno accorgertene.
Il
primo anno a Hogwarts è stato allucinante con te, cercavi continuamente una
scusa qualunque per attaccarmi.
Ricordo
ancora come se fosse oggi la sera di Halloween in cui Al ed io andammo davanti
agli ingressi delle altre Sale Comuni lanciando Caccabombe travestiti da
fantasmi.
Riuscimmo
a non farci beccare solo grazie al provvidenziale intervento di Fred che ci
spinse in un passaggio segreto proprio
mentre stava arrivando il guardiano.
Ovviamente
tu lo venisti a sapere e facesti una volata ad Al che nessuno si sarebbe
aspettato, visto che lo consideravi più che un fratello.
Poi,
per la prima volta da quando era iniziata la scuola, ti rivolgesti a me; ho
ancora impresse le tue parole: - Se ti azzardi a portarlo sulla cattiva strada
ti giuro sul mio onore, quanto è vero che mi chiamo Rose Weasley, che ti uccido
con le mie mani. – Eri così seria che non dubitai delle tue parole nemmeno per
un istante.
Rosa che spine non temi, che piangi e
che tremi, che vivi e che sai.
Passasti
tutto l’anno a guardarmi in cagnesco studiando ogni mia mossa cercando di
evitare che influenzassi il tuo cuginetto, finché una sera di maggio vi vidi
litigare vicino al Lago Nero.
Normalmente
Al era un ragazzino decisamente mansueto, ma la rabbia che sprigionava quella
sera era tale che riuscì seriamente a mettermi paura.
Quando
vi vidi sfoderare le bacchette corsi per mettermi fra voi ed impedirvi di farvi
del male a vicenda.
In
quel momento ti vidi piangere per la prima volta, tremavi di rabbia e mi
sputasti addosso una frase avvelenata: - Sarai felice ora che sei riuscito a
rubarmi la persona a cui tenevo di più al mondo.
Poi
fuggisti via, ancora in lacrime.
Domandai
ad Al cosa era successo e lui mi rispose evasivamente che aveva cercato di
parlare con te per farti capire che io ero un tipo a posto, ma che eri scattata
su con la tua assurda gelosia ed erano volate parole grosse.
Rimasi
lì a parlare con Al per un po’, poi, quando si fu calmato decisi che era ora di
chiarire alcuni punti con te.
Cercai
tua cugina Victoire, la bella, chiedendole se ti avesse vista, domandai di te a
mezza scuola, finché finalmente Roxane mi disse di
averti vista nei pressi della Torre di Astronomia.
Ti
raggiunsi, eri lì seduta per terra: le braccia raccolte attorno alle ginocchia,
la schiena appoggiata al muro, guardavi le stelle senza realmente vederle e
lasciavi che le lacrime scorressero senza cercare di asciugarle. Mi sedetti
vicini a te.
- Non
avevo intenzione di intromettermi nel’amicizia che c’è fra te e Al, io non
sapevo che foste così legati, sono sempre stato solo e lui è stato il primo ad
offrirmi la sua amicizia. Mi dispiace.
-
Credevo che non ci saremmo mai allontanati, gli voglio così bene, avevo chiesto
al Cappello Parlante di Smistarmi a Serpeverde pur di rimanere con lui, ma il
Cappello ha detto che Serpeverde non faceva per me.
Non
sapevo di essere l’unico a cui avevi fatto quella confidenza, nessun altro lo
sa, né Al, né nessuno dei tuoi cugini e nemmeno i tuoi genitori (credo che ti
faresti Cruciare piuttosto di fare questa rivelazione
a tuo padre.)
Rosa che non mi appartieni, che sfiori,
che vieni, che vieni, che vai.
Il
secondo anno fu veramente strano, non mi facevi più una guerra senza quartiere,
ma ancora non capivo quanto accettassi che io ed Al fossimo amici. Le rare
volte in cui eravamo tutti e tre insieme osservavo il mio amico e, vedendo come
riusciva a farti ridere, cominciai a scoprirmi geloso di lui, io riuscivo a
mala pena a suscitarti qualche risposta fredda e distaccata.
Quando
ne chiesi spiegazione ad Al mi rispose: - Dalle tempo, deve ancora abituarsi a
te, non è così facile per lei dare confidenza ad uno come te. - Poi mi raccontò i trascorsi fra tua madre e
mio padre, cominciai a capire molte cose.
Mi
resi anche conto che quando aveva la mia età mio padre doveva essere
discretamente antipatico, forse era cambiato quando aveva sposato la mamma,
perché non aveva mai fatto accenno a problemi con i Mezzosangue e se cadevamo
nel discorso dei suoi anni di scuola quando chiedevo se era il migliore della
classe mi rispondeva semplicemente che c’era una ragazza nata Babbana che era
la migliore, ma che lui veniva subito dopo.
Ci
vollero anni perché riuscissi a capire che si riferiva alla tua mamma.
A
volte sembrava che cedessi un po’ di terreno che ti avvicinassi a me, anche
solo per discutere di qualche materia scolastica, magari sorridevi, ma poi
sfuggivi come il fumo fra le dita.
Rosa che rose non vuoi, rosa che sonno
non hai.
Al terzo anno alla
fine mi resi conto che forse speravo di essere più dell’amico del tuo cuginetto
preferito, ciò che non avevo calcolato era che tu cercavi un amico e non
qualcosa di più. Quando ti mandai un mazzo di rose per il tuo compleanno, mi
ringraziasti con un sonoro bacio sulla guancia, ma te le dimenticasti in Sala
Grande. (Ahi, altra spina nel cuore…). Eppure con quel gesto mi ero guadagnato
la tua fiducia.
Cominciammo
finalmente a diventare amici, ci fermavamo spesso a studiare insieme in
Biblioteca, a volte io e Al crollavamo su quei tomi dopo qualche allenamento di
Quidditch, mentre tu imperterrita continuavi a studiare.
Rosa di tutta la notte, che tutta la
notte non basterà mai.
Al nostro quarto
anno decisi che era il momento di farmi avanti, l’ultima sera ti mandai un
biglietto mentre cenavamo in Sala Grande dicendoti che dovevo parlarti dandoti
appuntamento dopo cena alla Torre di Astronomia.
Arrivasti trafelata
credendo che fosse successo qualcosa di grave, poi ti dissi di sederti accanto
a me, quando ti appoggiasti alla parete e ti stringesti le ginocchia con le
braccia mi sembrasti così dolce, non riuscivo a trovare le parole per dirti
cosa provavo. Ti spostai solo una ciocca di capelli dietro l’orecchio e tu ti
voltasti verso di me; il tuo sguardo smarrito mi fece una tenerezza infinita:
le pupille dilatate, lo sguardo perso. Sarei rimasto a guardarti per tutta la
notte e te lo dissi, ti dissi che la notte non mi sarebbe bastata e che sarei
rimasto lì anche solo a guardarti per sempre. I tuoi occhi si riempirono di
lacrime, mi prendesti le mani e mi dicesti che ero un ragazzo simpatico, ma che
non eri pronta a condividere con me qualcosa di più di una semplice amicizia.
(Ahi, un’altra spina…)
Rosa che non mi convieni, che prendi e
che tieni, che prendi e che dai.
Quando ci
incontrammo all’ Espresso per Hogwarts l’anno dopo non riuscivo a capire dove
fosse finita la bambina per cui mi ero preso una cotta scandalosa. Il cespuglio
di capelli che ti contraddistingueva era sparito soppiantato da una nuvola di
riccioli ramati che ti incorniciavano il volto e bèh neanche il tuo corpo era
più quello di una bambina, dalla divisa si vedeva solo che eri cambiata
parecchio: ti eri trasformata in una splendida ragazza. L’occhiata che ti
lanciai fu colta da entrambi i miei genitori, mia madre mi scoccò un sorriso
bonario, ma mio padre mi agguantò prima che salissi sul treno: mi fece una
ramanzina in merito alle persone da frequentare, credo che stesse per dire che
non mi conveniva mettermi con te, ma fortunatamente mia madre gli diede un
pestone su un piede, gli sussurrò
qualcosa in merito ai furetti e lui arrossì. (Non ho mai capito questo rapporto
conflittuale di mio padre con i mustelidi).
Decisi che
quell’anno ti avrei fatto una corte sfrenata, alla fine volenti o nolenti
saresti caduta ai miei piedi, ma non avevo fatto i conti con i G.U.F.O. e con il fatto che tu pretendessi una E in tutte
le materie. Studiavi perfino quando andavamo in gita a Hogsmade.
Rosa che dormi al mattino e venirti
vicino non oso.
Finalmente
quell’estate i miei genitori mi diedero il permesso di trascorrere una
settimana di vacanza in campeggio con te, Al, Fred, Roxane,
e ovviamente con mio cugino Vincent che faceva coppia fissa con Roxane, Susie Thomas, la ragazza
di Al e Mary Jordan, la ragazza di Fred.
Solo
tu non ti eri accorta che eravamo circondati da coppiette, Al aveva
architettato ogni cosa affinché la sua cuginetta preferita non rimanesse
zitella a vita, come diceva lui.
I
tuoi nonni Weasley ci avevano fornito le tende rigorosamente a prova di bomba
per conservare le fanciulle illibate: se per caso nella tenda delle ragazze
entrava un maschietto, bèh, tutta la tenda si richiudeva su sé stessa creando
non poca confusione, stessa cosa se era una ragazza ad entrare nella tenda dei
ragazzi. Fred e Vincent le provarono tutte per eliminare l’incantesimo, ma
probabilmente doveva essere stato elaborato da tuo padre e tuo zio, perché fu
impossibile eliminarlo.
La cosa
che mi piaceva di più era appoggiarmi all’apertura della vostra tenda al
sorgere del sole e guardarti appena prima che ti svegliassi: i capelli
abbandonati sul cuscino, le labbra socchiuse e quella straordinaria posizione a
stella marina, Merlino, pensai più di una volta che avrei voluto essere io quel
cuscino.
Una
mattina Al mi vide così e cominciò a sogghignare malignamente: - Sei un pollo!
Parla con lei, smettila di contemplarla e prova a dirle quello che senti.
-
L’ho già fatto ed è scappata.
- Scorpius! Avevate quattordici anni! Sono passati due anni,
provaci!
Lasciai
perdere e pensai per tutta l’estate al modo giusto per fare colpo su di te.
Rosa che insegni il cammino alla sposa e
allo sposo.
Il
sesto anno fu sicuramente il più assurdo di tutta la mia vita scolastica: alla
prima gita a Hogsmade vedesti uno sguardo che il professor Paciock
aveva scoccato alla nuova proprietaria dei Tre Manici di Scopa e decidesti che
erano fatti l’uno per l’altra. Passammo tutto l’anno a cercare il modo di farli
incontrare e innamorare, ti giuro che fu realmente estenuante, ma alla fine come
sempre quando ti metti intesta una cosa, riuscisti nel tuo intento. Quei due
tubano come piccioni e si sono sposati all’inizio di quest’anno, certo che sei
veramente pazzesca.
Rosa d'amore padrona, punisci e perdona,
non chiuderti mai.
E
siamo arrivati a quest’anno, il settimo, l’ultimo, la mia ultima occasione per
dirti quanto sei importante per me, quanto è cresciuto quel sentimento appena
abbozzato che ti rivelai al quarto anno e che poi non ho più avuto il coraggio
di mostrarti. Forse sono stato uno sciocco a buttare via così l’ultima sera che
possiamo passare insieme, probabilmente ho rovinato la nostra amicizia con
questa lettera, ma non ce la facevo veramente più a tenermi dentro quello che
provo. Rose, ti sei impossessata del mio cuore giorno dopo giorno ed ora non so
proprio più come fare. Perché da domani non potrò più alzare lo sguardo verso
il tavolo di Corvonero per scorgere quel sorriso che dalle tue labbra arriva
agli occhi, quel sorriso che mi rivolgi ogni mattina mentre facciamo colazione
e che è il tuo personalissimo modo per darmi il buongiorno. Da domani non
potrai più rimproverare me e Al perché pensiamo al Quidditch invece di pensare
a studiare. Da domani cambierà tutto.
Rosa d'amore signora, digiuna e divora, non
perdermi mai.
La
mia unica speranza è che finita questa lettera tu riesca ancora a trattarmi
come un amico, so che non posso sperare che tu mi ami quanto io amo te, sappi
solo che io ci sarò sempre, non mi perderai mai.
Scorpius
Hyperion Malfoy
Rose Weasley sollevò lo sguardo dalla
pergamena che aveva di fronte, il suo primo pensiero fu: “Io adesso quello lo Crucio”.
Si alzò molto lentamente e con studiata
noncuranza si diresse verso il tavolo di Serpeverde.
- Malfoy, per favore potresti alzarti?
Il tono di voce tradiva una certa
impazienza.
Scorpius smise di giocare
con il cibo che aveva nel piatto, non aveva mangiato nulla anche se la cena era
straordinaria, era stato troppo impegnato a cercare di scoprire le reazioni che
la sua lettera aveva provocato nella ragazza.
Scorpius si alzò
lentamente. In altezza superava Rose di tutta la testa, ma lo sguardo di fuoco
della ragazza lo fece sentire piccino piccino.
- Guardami, quando pensavi di dirmelo, io
avrei aspettato ancora un po’.
- Scusami, Rose, è che ho pensato che dopo
stasera non avremo modo di vederci spesso come ora, allora mi sembrava il
momento più giusto.
- Scusa, in che senso non avremo modo di
vederci molto? Quale credi che sia l’ultima cosa che ho voglia di vedere prima
di addormentarmi e la prima che vedo quando mi sveglio al mattino?
- …
- I tuoi occhi, scemo, vieni qui.
Detto ciò gli tirò la cravatta e lo baciò
con tutta la passione che aveva iniziato a crescerle dentro da quella sera di tre
anni prima in cui si era tirata indietro perché temeva di rovinare la loro
amicizia.
Scorpius si staccò e sfiorò
il naso di Rose con il suo: - E se l’ultima cosa che vedrai stasera fossero i
miei occhi e la prima cosa che vedrai domani mattina saranno i miei occhi, sei
sicura che fra un giorno, un mese un anno, non vorrai cambiare vista?
- Sicura. Ti amo Scorpius.
Il ragazzo la prese in braccio e
trotterellò verso il dormitorio di Serpeverde.
Il mattino dopo, mentre Rose sistemava la
cravatta del ragazzo lo guardò seriamente: - Cosa dirai ai tuoi genitori?
- E tu?
- Che mi sono innamorata dell’uomo della
mia vita e che passerò un intero mese in vacanza con lui.
- Bene, allora io dirò ai miei genitori che
ho trovato la donna della mia vita e che la sposerò non appena lei accetterà di
diventare mia moglie.
- Ehi, amico, non stai correndo troppo? La
mia cuginetta ha appena compiuto diciotto anni, godetevi la vita, prima.
Al era entrato tronfio nel Dormitorio facendo
l’occhiolino alla cugina.
- Al, lo sai che io e Scorpius
andiamo a Parigi?
- Veramente non si era parlato di Parigi.
- Io e te, in vacanza insieme... Ricordi?
- Sì, ma nessuno ha parlato di Parigi.
Rose fece una buffa smorfia arrabbiata, poi
lo guardò con gli occhioni da cucciolo bagnato, abbandonato e infreddolito.
- Oh, uffa, va bene, andiamo a Parigi, però
poi andiamo anche in Spagna e in Italia.
Rose gli regalò uno di quei sorrisi che lo
facevano squagliare come un gelato al sole.
- Zio Ron non sarà molto felice della
novità, lo sai vero Rose? E credo che nemmeno tuo padre apprezzerà molto il
fatto che tu abbia deciso di fare di Rose Weasley la prossima signora Malfoy.
I due ragazzi fecero spallucce e risposero
all’unisono: - Tanto c’è la mamma.
- Ragazzi, vi faccio una proposta, vogliamo
far perdere dieci anni di vita ai vostri genitori?
Il classico ghigno alla Malfoy comparve sul
viso del ragazzo e anche Rose apparve discretamente interessata.
******
King’s Cross molti genitori attendono
pazientemente l’arrivo dell’Espresso di Hogwarts.
Man mano che i ragazzi cominciano ad uscire
dalla barriera fra i binari 9 e 10 la folla di maghi e streghe diminuisce di
numero, sono rimaste solo tre coppie sui quarantacinque anni che iniziano ad
essere leggermente preoccupate, due ragazzi uno con i capelli neri e l’altra
con una nuvola di lisci capelli rossi escono dalla barriera seguiti da un
ragazzo con capelli rossi e crespi che sta ridacchiando come un idiota.
- Hugo dov’è tua sorella?
- Oh, non preoccuparti, adesso arriva.
Dalla barriera escono due ragazzi
abbracciati, la ragazza sfoggia una pancia incipiente. Mentre il ragazzo
esibisce un sorriso a trentadue denti.
A Ron Weasley e Draco Malfoy cade la
mascella e… non solo quella.
Hermione Granger in Weasley ha solo la voce
per dire: - Rose?
Astoria Greengrass in Malfoy per una volta
è senza parole (…per una volta).
Ginny Weasley Potter, invece comincia a
contare sulle dita e poi dice: - Rose Weasley! Ti sembrano scherzi da fare
questi?
- E dai, zia, devi sempre rovinare tutto?
Anche Hermione comincia a contare e fulmina
la figlia con lo sguardo. Gli uomini invece brancolano nel buio più assoluto,
poi, lentamente anche Astoria comincia a sorridere.
Al punta la bacchetta contro la cugina e dice:
- Evanesco!
E la pancia che tanto aveva spaventato tutti
quanti sparisce.
I rispettivi padri tirano un sospiro di
sollievo.
Poi Al esordisce: - Vedete, poteva essere
molto peggio di quello che è.
Lo zio e il padre dell’amico lo guardano
storto: - Perché? Com’è in realtà?
- Scorpius e io
stiamo insieme e non abbiamo nessuna intenzione di smettere di vederci per
delle sciocche divergenze che ci sono state fra voi quando eravate dei ragazzi.
- Rose e io ci amiamo e voi non avete voce
in capitolo dato che siamo maggiorenni.
- E io ti trasformo in una lumaca carnivora.
–Ron Weasley sta sfoderando la bacchetta.
- Tu non farai proprio nulla se non vorrai
passare il mese prossimo sul divano della Tana invece che nel tuo letto.
Hermione ha ormai bloccato il marito.
- Quella ragazza lo ha stregato, non è
possibile che…
- Draco Lucius Malfoy! Vuoi che
l’animaletto da compagnia di Scorpius abbia un nuovo
compagno di giochi?
Draco deglutisce vedendo la consorte a
bacchetta spianata.
Harry, ripresosi dallo shock decide: - Cosa
ne dite di fare due chiacchiere davanti ad una bella tazza di the? Credo che ne
abbiamo tutti bisogno. Vi aspettiamo a casa nostra, Rose, Al, ci pensate voi ad
accompagnare i signori Malfoy?
I maghi escono dalla stazione di King’s
Cross per dileguarsi a piccoli gruppi nella luce del tramonto.