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Autore: nuccetta    19/03/2014    8 recensioni
Dal capitolo 1:
“Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”.
Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data.
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Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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La fiducia, come ogni atto di amore, non si colloca né in piena luce né nelle tenebre, ma in una penombra”

Fabrice Hadjadj

 

 

Tamburello con insistenza la due dita sul tavolo, ritmicamente, con tonfi pesanti e rumorosi, non abbastanza da coprire il rumore fastidioso del mio cuore che batte prepotentemente contro il petto.

Saranno ore che vado avanti così, immobile, silenzioso, ad osservare il display di un cellulare che non vuole illuminarsi mai.

Intorno a me sta succedendo qualcosa, Stefan e Vicky stanno parlando, forse stanno cercando insieme una soluzione ai loro problemi, ma io non riesco ad interessarmene, dimostrandomi molto più egoista di quanto in passato già non sia stato. Il problema è che questa era una situazione di cui io ed Elena avremmo dovuto occuparci insieme. Cercare di far ragionare Stefan, aiutare Vicky a portare a termine la gravidanza, stare vicino ad entrambi nell'allevamento di questo bambino. Sì, avrebbe dovuto andare così, prima che noi litigassimo, prima che lei mi chiedesse di lasciarla sola. Adesso ho bisogno di un po' di tempo per pensare, mi ha detto. Solo che io pensavo che con un po' intendesse il tempo di una sigaretta, di una doccia, di un sonnellino. Invece sono esattamente diciassette ore, quarantadue minuti e venticinque secondi che di lei non ho notizie.

Inevitabilmente ripenso a ieri pomeriggio, alla dolcezza delle sue parole, ai sorrisi che quelle dannatissime fotografie ci hanno strappato ed io ero felice, non solo perchè grazie a lei avevo avuto modo di ricordare mia madre, ma perchè lei era lì, con me, tra le mie braccia, a parlarmi d'amore, a costruire con lettere e consonanti un futuro che era già stato scritto, un futuro che il destino aveva già previsto per noi. Adesso, invece, riesco solo a pensare che dovrebbero fottersi, il futuro ed il destino, non c'è futuro per un passato come il mio.

Mi passo una mano tra i capelli e continuo a battere frenetici indice e medio sopra la superficie di legno, adesso li accompagno con il sussultare convulso della gamba destra, anch'essa troppo poco importante, perchè io me ne possa preoccupare.

“Mi farai venire il mal di testa”.

Mio fratello si siede di fronte a me, appoggiando sul tavolo una birra appena stappata, tentativo amichevole che, però, non è affatto gradito.

“Che dispiacere”.

“Smettila di fare così?”.

“Di fare cosa, Stefan? Di agitarmi perchè la mia donna mi odia?”.

“Elena non ti odia, ha solo bisogno di tempo”.

Mi alzo nervosamente dalla sedia, dandogli le spalle per qualche secondo.

“Perchè siete tutti ossessionati con questa storia del concedere tempo? Io sono cresciuto con la convinzione che niente dovesse essere rimandato, che le cose si affrontano subito e che il tempo aggiunge solo dubbi ad altri dubbi”.

Già, io sono cresciuto così, eppure quando si è trattato di Elena, ho sempre temporeggiato, prendendomi giorni, mesi, delle volte anche anni solo per non doverla affrontare, solo per non vedere il suo viso macchiarsi di dolore. Ed ecco dove questo mi ha portato, a sfiorare una crisi isterica in una casa che non è mia, davanti ad un telefono che non ha la benchè minima intenzione di squillare.

“Damon, per favore, siediti. Elena non potrebbe mai odiarti, ha solo bisogno di pensare, dopo tutto le hai nascosto una cosa molto importante”.

Sollevo un sopracciglio in un'espressione disgustata. Davvero mi sta facendo la morale? Davvero mi sta dicendo di comprendere Elena, vittima di un segreto che avrei dovuto confessarle? Un segreto che, dopo tutto, ho custodito per non tradire lui?

“Stai scherzando, non è vero? Fino a prova contraria, se tu non l'avessi tradita con quella sgualdrina di Rebeckah, adesso io non mi troverei in questa situazione, lo sai, no?!”.

“Mi sono già preso le responsabilità per le mie azioni, non vorrai che mi faccia anche carico delle tue?”.

Scuoto la testa infastidito. D'altra parte, però, a parte questo discorso un po' egoistico che mi sta rifilando, mio fratello ha ragione. E' vero, lui l'ha tradita, ha sbagliato con lei, ma questo non toglie che io avrei potuto risparmiarle questo dolore, che avrei potuto agire comunque per il suo bene, che avrei potuto mettere in mezzo mio fratello, pur di non fare soffrire lei, non per causa mia, almeno.

Mi risiedo al tavolo e bevo una generosa dose di birra, birra piuttosto scadente, tra le altre cose. Poi il mio sguardo ritorna sul cellulare, schiaccio un tasto a caso giusto per vedere che funzioni ancora, dopo di che, con un colpo di palmo, lo scaravento con forza sul pavimento osservandolo mentre si apre in mille pezzi .

“Risolverete anche questo, Damon. Voi due siete più forti”.

Sospiro pesantemente e mi mordo con forza un angolo del labbro inferiore.

“Sai meglio di me quanto Elena sia fissata con questa storia della fiducia. Per anni ha vissuto in un mondo fatto di menzogne ed io ero l'unica via d'uscita da questo mondo. Io ero quello che le diceva che quel vestito faceva schifo, che la rimproveravo se faceva qualcosa di sbagliato, che mi arrabbiavo quando mi mentiva sui suoi stati d'animo. Sono stato io ad insegnarle quanto preziosa fosse la verità. Mi sono rovinato con le mie stesse mani”.

Stefan mi osserva senza parlare. E' uno stronzo egoista che pensa sempre a se stesso, ma è anche mio fratello, la persona più importante della mia vita, ed io sono la più importante della sua. Ecco perchè condivide con me il mio dolore, ecco perchè adesso non trova nessuna parola che possa consolarmi. Con me vuole essere sincero e, questa volta, neanche lui riesce a vedere nulla di positivo in questo silenzio.

Mi guardo intorno in cerca di qualcosa che possa distrarmi, ma ci trovo solo Vicky che mi osserva, per la prima volta senza parole, un vecchio televisore che probabilmente neanche si accende ed una credenza riempita solo da scatole di conserva e biscotti.

“Ho bisogno di bere”.

“Damon, non credo che sia una buona idea”.

“Ti ho detto che devo bere. Ti scongiuro, Stef, accompagnami”.

Lui rimane comunque mio fratello, ecco perchè, per quanto questa sia un'idea terribile e la combinazione di alcol e me ubriaco non lo alletti, decide comunque di assecondarmi.

 

 

 

 

 

 

Gioco nervosamente con un pezzo di stoffa che Caroline sta usando per confezionarsi un vestito. E' il suo modo per non pensare, per estraniarsi dalla realtà. Io invece non sono brava come lei, sono ore che sto seduta su questo divano, le unghie completamente mangiucchiate e la pelle appiccicosa di chi ha versato troppe lacrime. La mia amica mi lancia qualche occhiata di tanto in tanto, è preoccupata, ma fino ad adesso ha preferito non fare domande. Solo quando i miei occhi tornano a riempirsi di lacrime, abbandona la stoffa sulle ginocchia e sospira rumorosamente per attirare la mia attenzione. Non ricevendola, viene a sedersi vicino a me, lasciando gli attrezzi sulla poltrona e accarezzandomi con dolcezza un ginocchio.

“Ehi...”.

In risposta, io piango di più, questa volta lasciandomi scappare anche qualche singhiozzo di troppo.

“Come ha potuto farmi questo?”.

“Ti prego non piangere, altrimenti inizio anche io”.

“Come ha potuto farmi una cosa del genere, Care?”.

Caroline socchiude gli occhi in un'espressione contrariata, una parte di lei è arrabbiata con lui perchè mi ha fatto soffrire, l'altra parte lo comprende e pensa che lui non abbia avuto alternative.

“Elen...”.

“No, Caroline. Non dirmi che ho sbagliato, che non avrei dovuto mandarlo via o che sarebbe stato meglio affrontare subito la questione. Mi ha tradito, molto più lui di quanto abbia fatto Stefan in passato”.

“E quindi tu hai deciso di lasciarlo andare via per una sciocchezza del genere? Lo ha fatto per te, Elena, perchè non voleva vederti soffrire ancora”.

“Credi che non lo sappia, Caroline? Credi che io possa smettere di amarlo per una sciocchezza del genere? Solo che mi sono sentita tradita e ho bisogno di tempo, tempo per potergli credere ancora, per potermi fidare di lui come ho sempre fatto in tutta la mia vita”.

Care adesso mi abbraccia, baciando la mia testa e stringendomi al suo corpo, ed io vorrei tanto sentirmi meglio, vorrei trovare in questo abbraccio quel sollievo che ci trovavo da bambina, ma non riesco, non con Damon così distante, così assente, così lontano dal mio cuore.

“Questo non è un tradimento, è amore, Lena! Damon ha tradito la tua fiducia, perchè ti ama immensamente ed io credo che questo sia il gesto d'amore più bello che potesse fare”.

“Mi ha mentito”.

“Lo ha fatto perchè non voleva più vedere le tue lacrime. Pensa a lui, a quanto sia stata dura starti vicino mentre ti disperavi per un altro uomo”.

“Non mi disperavo perchè amavo Stefan”.

“Io lo so e tu lo sapevi, ma a lui... a lui lo hai mai detto?”.

“Cosa avrei dovuto dirgli?”.

“Che non avrebbe dovuto soffrire più, che anche tu lo amavi nello stesso modo in cui lo faceva lui, che era solo colpa del tuo stupido orgoglio, ma che tu lo avevi sempre amato, da quando eravamo due bambine che giocavano a gestire una casa e tu sognavi di preparare la cena per l'amore della tua vita, Damon”.

“Io stavo con suo fratello, Care”.

“Sì, ma amavi lui. E gli hai mentito, lo hai fatto stare male per due interi anni, gli hai fatto credere che sarebbe rimasto il tuo migliore amico per tutta la vita, che per tutta la vita se ne sarebbe stato in un angolo ad osservare la tua passare felice. Gli hai mentito esattamente come lui ha fatto con te in questi mesi, ma la differenza è che le persone in genere mentono per non dovere soffrire, Damon Salvatore mente per non fare soffrire le persone che ama”.

“Mi stai dicendo che sono un'egoista?”.

“Ti sto dicendo che per te Damon ha smesso di esserlo”.

Mi stacco dal suo abbraccio, ma non sono arrabbiata, solo desiderosa di guardarla negli occhi, di trovare nel suo sguardo la forza di credere alle sue parole e forse ci riesco, perchè Damon mi manca, perchè vorrei averlo qui, vorrei andare a dormire chiudendomi nella stretta delle sue braccia.

“Non mi ha ancora chiamato”.

“Altro segno d'amore, Elena. Tu volevi del tempo e lui ha deciso di concedertelo”.

“Credi che dovrei farlo io?”.

“Credo”.

Sorride, felice che le sue parole abbiano sortito l'effetto desiderato.

“E' che ho paura di affrontarlo”.

“E' Damon, Elena, non puoi avere paura di lui. Ti ha perdonato quando gli hai fatto sparire la camionetta dei pompieri, quando gli hai distrutto la macchina perchè volevi imparare a guidare. Sicuramente ti perdonerà anche quando ti scuserai per la tua immotivata mancanza di fiducia”.

“Non ho detto che mi scuserò”.

“Oh, ma dovresti”.

“Ti odio quando fai così”.

“Non c'è di che, Elena”.

Compongo il numero a memoria, il telefono rimane muto per qualche secondo, poi la sua segreteria risponde al suo posto, invitandomi a lasciare un messaggio ed io la assecondo.

Ehi, Damon, sono Elena... beh, non è che ti andrebbe di ritornare a casa? io...”.

Sospiro chiudendo la chiamata e mi sento un'idiota. Sì, un'idiota che parla con una maledettissima segreteria, che cerca di raccontare parole a cui non riesce a dare un senso, un'idiota che parla ad un apparecchio, perchè troppo codarda per parlare all'uomo che ama.

Mi copro il viso con un cuscino, so che Caroline mi sta guardando, che mi ha visto in situazioni ben peggiori, che non si scomporrà di certo se il mio trucco dovesse apparire troppo sbavato, ma io mi vergogno comunque. Mi vergogno per la mia reazione, mi vergogno perchè, ancora una volta, sono stata la vecchia Elena, quella insicura, infantile, impulsiva, mi vergogno perchè adesso sono di nuovo io, l'Elena di Damon, quella che è cambiata, che ama con più intensità, che affronta la vita di petto, che di certo non lo avrebbe mandato via in quel modo, chiedendogli tempo, urlandogli odio.

Abbasso leggermente il cuscino, giusto quel tanto che serve alla mia amica per intravedere i miei occhi, lei si volta verso di me e attende sorridente una mia qualsiasi domanda.

“Pensi che dovrei raggiungerlo io?”.

“Penso”.

Io sbuffo sonoramente, troppo orgogliosa per infilarmi un paio di scarpe, accendere il motore di uno scooter che in realtà non so se sono in grado di guidare e andarlo a pregare di perdonarmi, di baciarmi, di guardare i miei occhi con lo stesso amore di ieri sera, quell'amore che non lo ha abbandonato neanche quando io gli ho urlato addosso le sue colpe, colpe che, forse, in realtà neanche ha.

“Il problema è ch...”.

“Elena, sono io quella metodica, ok? Non rubarmi la scena e adesso, per favore, vestiti e vai a riprenderti il tuo uomo. Scusati, supplicalo, prostrati ai suoi piedi se ce n'è bisogno, ma ti scongiuro, riportalo qui. Abbiamo già fin troppi problemi per preoccuparci anche di quelli che non ci sono”.

Adesso sorrido, un po' perchè mi fanno ridere le parole di Caroline, un po' perchè adesso ho la certezza che a breve lo vedrò.

“Veramente io stavo solo per dire che non ho la minima idea di dove andare a cercarlo”.

“Casa di Matt. Inizia da lì”.

E come al solito la saggia Caroline possiede tutte le risposte.

 

 

 

 

“Un'altra bottiglia, dolcezza”.

Ne alzo una, ormai vuota, verso la barista, lei mi osserva un po' disgustata, o forse ha solo voglia di chiudere il suo locale senza dover pulire il mio vomito una volta uscito, ma me ne concede un'altra, dopo tutto ventotto dollari sono pur sempre ventotto dollari.

“Non credi di aver già bevuto a sufficienza?”.

“Non rompermi le scatole, Stef. Ricordi qualche ora fa? Quando tu eri il fratellino paranoico e superficiale ed io facevo il tanto odiato grillo parlante? Non era affatto piacevole, vero?”.

Stefan alza gli occhi al cielo e butta già l'ultimo sorso di acqua tonica del bicchiere. A differenza mia, lui ha rinunciato parecchi centilitri fa, il che fa di lui il fratello responsabile e di me quello irreprensibile che ha bisogno di essere portato sulla dritta via. Credo che questo sia il karma, o come diavolo si chiama: io ho fatto la paternale a lui, lui, a breve, si divertirà a farla a me. Ed infatti...

“No, non lo era, ma a qualcosa è servito”.

“A cosa? A convincerti a prenderti cura del figlio di una donna che non tolleri? A rovinarti la vita con un poppante che non riesce a distinguere il giorno dalla notte? Fossi in te, non mi ascolterei. Dico solo cazzate, faccio cazzate, rovino la vita di Elena, mi faccio odiare da lei e...”.

“Non hai rovinato la vita di nessuno, beh, forse la mia qualche volta, ma lì non potevo farci niente, sei comunque nato prima di me”.

“Hai davvero fatto una battuta? Credo che dovrò riempirmi il bicchiere. Un'altra volta”.

Cerco di versare la vodka, ma i miei riflessi sono decisamente rallentati e non riesco ad evitare che il liquido fuoriesca, una volta raggiunto l'orlo.

“Io dico che invece dovresti smettere e rimetterti in sesto. Domani hai un appuntamento”.

“Vacci tu. Come quella volta che avevo convinto Serena Van der Woodsen ad uscire con me e, dopo essermi pentito, avevo mandato te al mio posto. Eri davvero ridicolo con quel capello in testa”.

“Non credo di aver indossato mai un cappello in vita mia e, di certo, non sono mai uscito con Serena Van der Woodsen, me lo ricorderei”.

“Non importa. Vacci tu e basta. Scusati con Elena per averla tradita e convincila a rimettersi con te. Non preoccupatevi di invitarmi al matrimonio però. Per allora sarò già partito per New York e forse mi sarò davvero scopato l'intero cast di Gossip Girl”.

Stefan mi strappa la bottiglia dalle mani, faccio per riprenderla, ma le dita si scontrano decine di volte nel vuoto, costringendomi a rinunciare.

“Credo che per stasera tu abbia finito qui”.

“Ridammi la bottiglia”.

“No”.

“Ridammi la bottiglia o te la spacco in testa, Stef”.

“Peccato, prima dovresti riuscire a prendermela e, per farlo, dovresti riacquistare la facoltà di movimento, quindi...”

Socchiudo gli occhi respirando rumorosamente, forse dovrei dargli retta, o forse dovrei semplicemente mandarlo a fanculo e continuare la mia serata senza la sua compagnia.

“Ti ho mai detto che ti odio?”.

“Almeno una cinquantina di volta da quando sono nato”.

“E sai anche che sei tu il colpevole di tutto questo?”.

“Credo di saperlo, sì”.

“Ecco, allora ridammi la bottiglia”.

“No, Damon. Io ti ho messo nei casini ed io ti aiuterò ad uscirne, motivo in più per cui questa bottiglia finirà nella spazzatura”.

“Come fratello sei un vero fallimento”.

“So anche questo. Adesso lavati la faccia e andiamo a dormire. Domani mattina torneremo da Elena”.

“Io non andrò da nessuna parte. Ho tradito la sua fiducia, ricordi? Lei mi ha detto semplicemente di sparire ed è proprio quello che io farò. Io faccio sempre ciò che Elena Gilbert dice”

“Tu non farai proprio un bel niente, idiota”.

“Ah, no? Guarda, allora, inizio già da adesso”.

Mi alzo vacillante, arrabbiato, ferito. Stefan mi aiuta a non cadere, di tutta risposta, sottraggo il mio braccio dalla sua mano.

“E' colpa tua”.

“Me lo hai già detto”.

“Se tu non l'avessi tradita, se non mi avessi convinto a tenere il segreto appellandoti al nostro legame fraterno, adesso non sarei qui, non mi starei ubriacando con dell'alcol scadente e probabilmente sarei già nel letto con Elena, a guardarla dormire, ad accarezzarle la pelle, semplicemente ad amarla e a farmi amare da lei”.

E adesso quasi piagnucolo, come un bambino, come non ho fatto neanche a cinque anni, perchè io ero il fratello grande, quello che doveva essere forte, che doveva risolvere i problemi.

“E' per questo che devi tornare da lei. Tra i due, sei sempre stato il più adatto, quella che l'avrebbe amata intensamente, quello che l'avrebbe messa sempre prima ad ogni altra cosa del mondo”.

“E' qui che ti sbagli. E' vero, tu non vai bene per lei, sei troppo egoista, ma io non sono da meno. Ho sbagliato mesi fa, potrei sbagliare domani, stasera. Io sono così, non sono affidabile, faccio continuamente errori, mi faccio governare dalla rabbia e prendo sempre le scelte sbagliate. Lei merita di più”.

“Non essere idiota, Damon”.

“Ci vediamo a casa, Stef”.

Mi allontano da mio fratello, la vista leggermente offuscata, la testa piena di parole ed alcol, il bisogno di staccare, di tornare ad essere chi sono.

Cammino per le strade di Miami, intorno a me altri come me, ubriachi, fuori dal mondo, persone che hanno smesso di pensare per una sola notte, che hanno bisogno di dimenticare.

Cammino più veloce e penso a lei, alla mia Elena, a lei che non posso avere, lei che non posso più ferire, lei che devo continuare a proteggere sopra ogni altra cosa al mondo, anche sopra me stesso.

 

 

 

 

Fermo lo scooter sotto casa di Matt, rischiando di cadere proprio mentre scendo. Il quartiere non è dei migliori, orde di giovani ubriachi mi passano vicini, alcuni mi urlano parole volgari, altri mi sfiorano addirittura i capelli, con sguardi languidi, spaventosi. Mi affretto a raggiungere il cancello, suono e prego con tutte le mie forze che ci sia qualcuno ad aprirmi.

“Elena”.

Vicky si materializza di fronte a me, bellissima, forse solo un po' meno aggressiva e sfacciata del solito.

“Ciao. Posso entrare?”.

“Certo. Vieni”.

La seguo in casa, l'arredamento è un po' arrangiato, nulla che non mi aspettassi dai Donovan, in realtà. Vicky mi invita a sedermi con lei sul divano e non so bene come sia successo, non so bene neanche quando, so solo che dopo qualche minuto io e Vicky siamo sedute nel suo salotto, sorseggiamo del thè solubile che lei ha preparato e parliamo in modo confidenziale come se fossimo amiche da tutta la vita.

“Non devi essere preoccupata, Elena. Stefan e Damon torneranno a momenti e, allora, tu potrai riportarlo a casa”.

Mi sorride calorosa e, per qualche strano motivo, io le credo. Credo che a breve Damon farà il suo ingresso da quella porta, che spalancherà gli occhi sorpreso alla mia vista, che subito dopo mi sorriderà con quel sorriso che io amo tanto e tutto tornerà come sempre, bellissimo come quando lui è vicino a me.

“Mi sono comportata come una bambina, avrei dovuto dargli il tempo di parlare”.

“E' umano sbagliare, Elena. Solo nei film non si commettono errori”.

“L'ho ferito”.

“Già, un po' lo hai ferito, ma gli passerà. Non appena ti vedrà seduta su questo divano, dimenticherà tutto quello che è successo ieri sera e tornerà ad amarti esattamente come prima, forse anche un po' di più. Sei la sua vita, non potrebbe mai stare lontano da te”.

Non c'è invidia, né rabbia nelle sue parole, oggi Vicky è solo una ragazza come tante, un'amica affidabile che possiede tutte le risposte, che prova a consolarti, a spingerti ad accettare i tuoi errori. Le sorrido, felice di essere qui adesso, a parlare con lei, ad aspettare l'amore della mia vita. Felice di aver preso la decisione giusta, quella di non pensare a me stessa, ai mie bisogni, quella di perdonare la sua piccola bugia, una bugia detta solo per il troppo amore.

Qualcuno apre la porta, sia io che Vicky ci voltiamo ed io ci rimango un po' male quando Stefan se la richiude alle spalle, solo.

“Elena. Sei qui?”.

Annuisco, ancora un po' arrabbiata con lui, a causa del suo tradimento passato, un tradimento in grado di rovinare la mia vita anche a mesi di distanza.

“Sono qui”.

“Credo di doverti delle scuse”.

“Non importa, non più”.

Non adesso che io amo così tanto tuo fratello, vorrei aggiungere. Ma non lo faccio, perchè nonostante tutto io ho amato anche lui, gli ho dato un pezzo della mia vita e lui ha dato a me una parte della sua.

Adesso è lui ad annuire, mi ha letto perfettamente nel pensiero, ma non ne è colpito, lui conosce ciò che è stato tra noi, conosceva ogni mio sentimento, ma in questi giorni ha imparato a conoscere anche me e Damon, quest'amore perfetto e pulito che ci unisce, questo estremo bisogno che abbiamo l'uno dell'altra, questa mia profonda devozione a lui, devozione che non ho mai avuto per nessun altro.

“Damon dov'è?”.

“Damon... Damon si sta autodistruggendo”.

Lo dice con semplicità, come se fosse naturale pensare a suo fratello in questo modo, come ad un automa incapace di distinguere il bene dal male.

“Quando tornerà?”.

“Non ne ho idea. Il suo telefono è ancora lì, sul pavimento. L'unica cosa che possiamo fare è sederci e aspettare”.

Annuisco, poi mi sposto un po' per lasciare che si inserisca tra me e Vicky. Sembrano rilassati, per nulla infastiditi da questa loro vicinanza. Ed io penso che questa folle storia a qualcosa è servita, che forse Stefan è tornato quello che era una volta, un ragazzo dal cuore buono, capace di prendersi le sue responsabilità, incredibilmente dedito all'amore. Lui mi legge un'altra volta nel pensiero.

“Io e Vicky abbiamo raggiunto un compromesso: lei non andrà via ed io mi occuperò di lei e il bambino”.

Sorrido per la prima volta da quando lui è entrato in casa.

“Sono davvero felice per voi. E sia io che Damon vi aiuteremo come meglio potremo”.

Adesso è Vicky a sorridere, toccandosi la pancia, felice come non l'ho mai vista e allora penso che solo l'amore è capace di cambiarti, di spingerti a superare le tue barriere.

Mi sento leggera, adesso, convinta più che mai che anche Damon ha cambiato me, con il suo sorriso, la sua energia, quella voglia matta di farmi impazzire. Ed è per questo che non riesco a crederci, che non riesco a capire perchè lo abbia fatto, che non riesco a dire una parola adesso che lui è davanti a me, adesso che ha fatto il suo ingresso da quella porta, accompagnato da una donna che non sono io.

 

 

 

Mi lascio andare su una gradinata bagnata e puzzolente. Davanti a me una strada anonima, sporca, malfamata. Ma per lo meno è vuota ed io avevo bisogno di questo, di una strada vuota in cui poter alleggerire il mio cuore pieno.

Prendo un respiro profondo, cerco di riprendere il controllo della mia testa, dei troppi pensieri resi ancora più ingarbugliati dall'alcol. Metto le mani tra i capelli e mi chiedo che cosa stia facendo Elena in questo momento, se stia piangendo, se stia ridendo, se, semplicemente, mi stia pensando. Mi manca, mi manca così tanto da farmi mancare il fiato, da farmi pensare per un attimo che tornerei da lei, che mi metterei nel nostro letto, che l'amerei come non ho fatto prima, che la costringerei a non avercela più con me, che le spiegherei semplicemente tutto ciò che mi è passato per la testa. E allora lei mi perdonerebbe, il tempo che mi aveva chiesto si trasformerebbe in un secondo e noi vivremmo la nostra vita felici, senza più pensieri, senza più segreti. Poi torno per un attimo alla realtà, all'idea che adesso lei mi odia, che io, l'unico che non avrebbe mai dovuto ferirla, l'ho fatto, per proteggere mio fratello, per proteggere i suoi sentimenti.

“A cosa pensi?”.

Una voce femminile mi risolleva dai miei pensieri. Alzo lo sguardo verso di lei, è una bella donna, con i capelli biondi, gli occhi incredibilmente azzurri, il fisico mozzafiato.

“E tu chi sei?”.

“Christele, per gli amici Chris”.

“Voglio stare da solo, Chris”.

“Anche io. Sono scappata dal mio fidanzato e credo che non verrà qui, è un tipo decisamente più sofisticato”.

“E perchè staresti scappando?”.

“Perchè sono ubriaca, non si vede?”.

“E quindi?”.

“E quindi lui odia le donne ubriache”.

“Capisco”.

In realtà non ho ben capito la connessione, ma non mi sforzo di certo a comprenderlo. Ritorno a guardarmi i piedi, decisamente disinteressato da tutto ciò che non sia Elena, il suo sorriso, il ricordo indelebile dei suoi baci.

“E tu perchè sei qui?”.

“Perchè sono uno stronzo”.

“Bene. Mi sono sempre piaciuti gli stronzi”.

Mi accarezza con malizia una spalla ed io mi chiedo come faccia una donna ad essere così spregiudicata, ma anche così tanto ingenua da provarci con un uomo sconosciuto, seduto al cipiglio di una strada buia e deserta.

“Non credo di essere il tipo che fa per te”.

Lei mi osserva con i suoi occhi azzurri e profondi, con quel profumo che un po' stordisce, con i capelli chiari che mi solleticano le spalle. E si avvicina, così tanto da farmi avvertire l'odore del suo respiro, che sa di vodka, fragole, forse anche di menta e di una vita che io non conosco, che in realtà neanche voglio conoscere.

“Perchè sei uno spietato serial killer di donne giovani e indifese?”.

Scuoto la testa sorridendo.

“No, di donna, nella mia testa ce n'è solo una e l'ultima cosa che potrei farle sarebbe del male”.

“Devi essere molto innamorato”.

“Lo sono”.

“E allora perchè non sei con lei?”.

“Perchè lei non mi vuole. Non le ho detto una cosa che invece avrei dovuto dirle molto tempo fa”.

“Sei sempre in tempo per rimediare”.

Le sorrido ancora, dopo tutto mi piace questa ragazza. E' leggera, divertente, allegra, o forse si tratta solo dei bicchieri di troppo che ha buttato giù, un'altra inutile distorsione della realtà in cui io sto ancora credendo.

“A volte il tempo non è abbastanza”.

“Ed io? Io posso essere un rimedio?”.

Si avvicina di più, lo sguardo serio carico di desiderio, un desiderio fasullo, inesistente di chi sta solo cercando un diversivo, un modo come un altro per far trascorrere la serata. E' ancora più vicina, il viso a un millimetro dal mio, sento il suo seno che strofina contro il mio petto. E' bella Chris, e forse in un'altra situazione, in un altro contesto, in un'altra vita ci potrei anche pensare, ma in questa vita io amo Elena, quella ragazza insicura e dannatamente irruenta, quella che spesso si lascia prendere dalla rabbia, la ragazza impulsiva che mi ha allontanato con le lacrime nel cuore, quella che adesso voglio riconquistare. Regalo un sorriso a Christele, poi con una mano la allontano da me, dal mio corpo che, ancora una volta, potrebbe tradirmi.

“Io non posso farlo”.

“Ti prego”.

“Non sono io la soluzione ai tuoi problemi”.

Adesso piange, Chris, piange di un pianto disperato, il pianto di chi ha paura di ciò che l'aspetta dall'altra parte della città e mi viene naturale portarle un braccio sulle spalle, consolarla.

“Se lui mi trova...”.

La frase si spezza a metà ed io sento il disgusto salire su. Quale uomo potrebbe mai mettere così tanta paura nel cuore di una donna? Già, perchè mi viene naturale pensare ad Elena, a quello che farei se fosse lei a piangere così, per me, per Stefan, per chiunque al mondo le possa fare del male. Allora, mi alzo in piedi e le tendo amichevole una mano, una mano che adesso lei osserva titubante, pensierosa.

“Vieni con me, per questa notte sarai al sicuro”.

“Avevi detto che non sei la soluzione ai miei problemi”.

“E infatti non lo sono, come tu non lo sei ai miei. Ma sono ospite di un'amica e uno dei letti è libero, quindi credo che non avrebbe nulla in contrario se ti fermassi da noi per questa notte”.

Ok, forse questa volta sto davvero superando me stesso, dopo tutto non la conosco, non so chi sia, se sia una ballerina, un'astronauta o una ladra particolarmente in gamba, ma mi sento in dovere di aiutarla, di fare con lei ciò che ho sempre fatto con Elena, tenderle una mano, alleggerire il suo cuore da questo dolore troppo forte, regalare un'unica e sola notte da donna libera. Domani, poi, sarà lei a decidere, a decidere cosa fare della propria vita, se tornare da lui, o scappare per sempre.

“Grazie....”.

“Damon”.

“Grazie, Damon”. Mi sorride ed io penso che forse ho fatto la cosa giusta, che probabilmente è davvero una povera donna indifesa, una donna che, in realtà, ha solo bisogno di qualcuno che le tenda la mano.

Arriviamo davanti alla porta, io la apro e la invito ad entrare, con educazione, come mia madre mi aveva insegnato quando ero solo un bambino. Come pensavo, Stefan è rimasto sveglio ad aspettarmi, quello che non avrei mai pensato, però, e che, insieme a lui, avrei trovato anche Elena ad attendermi. Il mio cuore fa un sussulto per la felicità e, in questo momento, l'unica cosa che vorrei fare sarebbe correrle incontro, baciarla così a lungo da farle mancare il fiato, chiederle di perdonarmi, di dimenticare quanto sia stato stronzo, però, non sono uno stupido e, nonostante l'alcol che mi scorre nelle vene, so esattamente quello che adesso lei sta vedendo. Il suo uomo, immobile e silenzioso davanti a lei, l'aspetto irrequieto e scombinato di chi ha trascorso una nottataccia e una donna bellissima e sconosciuta che adesso la osserva incuriosita. E infatti si limita ad aprire la bocca, Elena, non emette alcun suono, solo continua a guardarmi con gli occhi adesso un po' più liquidi, con quel dolore che solo io conosco, che solo io ho imparato ad amare, nonostante mi facesse troppo male.

“Elena...”.

 

 

 

 

“Elena...”.

E' sorpreso di vedermi qui, ma mai come lo sono io in questo momento. La ragazza mi guarda un po' spaventata, anche lei sembra ubriaca e forse si aspettava solo una tranquilla notte di sesso, senza interruzioni, senza drammi famigliari a cui dovere assistere, ma il problema è che la notte di sesso stava per averla con il mio fidanzato, o meglio quello che fino a poco fa io consideravo il mio fidanzato, ed io quindi la odio come non ho mai odiato nessuno in vita mia. Mi alzo velocemente dal divano, decisa ad uscire da questa casa il prima possibile, ferita, arrabbiata, con me stessa, per essermi spinta fino a qui con la convinzione di riportarlo a casa, e con lui, incapace di resistere al richiamo del sesso e dell'autodistruzione, come al solito. Perchè in fondo il nostro era un semplice litigio, uno di quei litigi che tutte le coppie hanno, che si risolvono in poche ore, con un bacio appassionato e qualche battuta di troppo per la stupidità delle proprie azioni. Ma questo con Damon non è possibile, con lui un litigio diventa catastrofe, una semplice richiesta di tempo diventa una scopata con la prima che trova ubriaca in un bar, una parola gridata troppo forte diventa la fine di una storia d'amore.

Gli passo vicino, scontrandomi volutamente con la sua spalla, lui prova ad afferrarmi, ma io mi divincolo rabbiosa, disgustata anche dalle sue mani su di me, quelle mani che fino a poco fa agognavo, quelle mani che adesso mi provocano solo ribrezzo ed odio.

“Lasciami stare, Damon”.

“Elena, ti scongiuro, lasciami spiegare”.

Mentre lo dice sembra lucido, molto più lucido di quando è entrato, i suoi occhi si puntano nei miei ed io sento che potrei crollare, che lo amo così tanto che forse lo potrei anche perdonare, che attraverserei anche la luna pur di ottenere una dannatissima bacchetta magica, per cancellare tutto, per tornare a ieri sera, per impedire a me stessa di allontanarlo, per far sparire in un baleno questa rabbia, questo dolore, questa ragazza che non conosco, che non so bene da dove venga, ma che ora assiste sconcertata ed estranea a questa scena, a questa storia che non conosce, che probabilmente non sapeva neanche esistesse. Ma tutto questo non si può cambiare, Damon mi ha tradito, ha tradito il nostro amore, tutto quello per cui abbiamo duramente lottato, tutto quello che, un passo per volta, avevamo conquistato.

“Spiegare cosa, Damon? Che io ti ho ferito e tu hai deciso di andare a letto con la prima che capita?”.

“Non è così, te lo giuro. Non avevo nessuna intenzione di andare a letto con lei”.

“Ah, no? E allora perchè l'hai portata qui? L'hai salvata dalla strada, per caso? Oppure, pensavi che Vicky avesse bisogno di un'assistente personale durante la gravidanza?”.

Tiro fuori tutta la voce che ho, quasi cado per terra per la forza che uso, ma allontano comunque Stefan e Vicky, accorsi in mio aiuto, che adesso mi osservano preoccupati, ma comunque rispettosi del mio volere.

“Non è successo niente tra di noi”.

“E perchè dovrei crederti? Dimmelo, Damon, dimmelo perchè io non lo so più”.

Lui rimane in silenzio, mi osserva pentito, ma non parla, non dice niente, non fa niente, rimane immobile come un qualsiasi idiota, colto in flagrante durante la peggiore delle azioni.

“Forse perchè lo ami, no credi?”.

La ragazza apre la bocca per la prima volta, tira fuori una voce decisa, un personalità spiccata. Io mi volto a guardarla, con aria disgustata, ma anche sorpresa: chi è lei per parlare del mio amore? Cosa sa lei di Damon e di me, dei nostri sentimenti, di questo amore che avrebbe annientato il mondo intero? No, lei non sa niente. E' solo una delle tante puttanelle che Damon avrebbe potuto portarsi a letto, ma domani, no domani lei non sarebbe stata più nessuno, solo il ricordo sbagliato di una notte sbagliata, niente di più.

“Non mi pare di aver chiesto il tuo parere...”.

“Christele”.

“Ecco, fatti gli affari tuoi, Christele”.

“Non mi avevi detto che la tua ragazza fosse così noiosa e maleducata, Damon. Forse non è una gran perdita come pensavi”.

Socchiudo gli occhi in aria di sfida, arrabbiata con lui per avermi tradito e con questa ragazzina dall'aria saccente che non in realtà non sa proprio un bel niente.

“Sta' zitta, per favore”.

E ancora una volta, Damon difende me, anche in una situazione del genere, anche mentre gli sto scagliando addosso tutto l'odio che sento, lui mi protegge, non permettendo a nessuno di rivolgersi a me con arroganza.

“Non c'è bisogno che tu zittisca la tua nuova conquista, Damon. So difendermi da sola, grazie”.

“Se solo mi lasciassi parlare, scopriresti che lei non è la mia nuova conquista”.

“Non mi importa nulla di ciò che hai da dire, direi che la situazione parla già da sola. Sei entrato in casa con un'altra ragazza, non c'è altro da aggiungere. Invece di correre da me, di costringermi a parlarti, di obbligarmi a perdonarti, facendomi capire che avevamo litigato per una stronzata, tu hai preferito andare ad ubriacarti con lei, hai preferito dimenticarti di noi, del nostro amore”.

“Elena...”.

“No, stai zitto anche tu, Stefan. Non voglio sentire parlare nessuno, voglio solo uscire da questa casa, dimenticandomi di ciò che ho visto, dimenticandomi di quanto abbia amato tuo fratello, di quanto questo sia stato un errore”.

E inizio a piangere più forte, singhiozzando come una bambina, ferita dalla persona che amo di più su questa terra, la stessa persona che aveva giurato di non lasciarmi mai. Damon prova ad abbracciarmi ed è incredibile quanto questo faccia effetto, quanto ancora lo senti mio, nonostante lui non lo sia più, per questo lo allontano con più rabbia.

“Fammi andare via. Io ti odio, ti odio, ti odio”.

E urlo ancora di più, dimenandomi, scalciando, battendo ripetutamente i pugni sul suo petto, odiando ogni attimo trascorso insieme, ogni parola, ogni gesto, ogni momento della mia vita in cui ho pensato che lo avrei amato per sempre. Odiando me stessa, più di quanto odi lui, per essermi cacciata in questo casino, per non aver combattuto quando ce n'era bisogno, per avergli permesso di commettere un errore simile.

“Elena, Elena, basta. Lei non è ciò che tu pensi, aveva solo bisogno di aiuto e i...”.

“Non ti credo, Damon, io non ti credo più. Sei un bastardo. Ti odio. Maledico il giorno in cui mi sono innamorata di te, mi fai schifo!”.

Mi lascia andare, incapace di trattenermi contro la mia volontà, rispettoso dei miei sentimenti anche in un momento del genere, o forse non gli importa niente, forse ha capito che questo è il genere di vita che vuole avere, che è stufo di me, delle mie gelosie, di questa fiducia che non sono mai stata in grado di dargli. E adesso si sposta, facendomi passare, concedendomi di uscire da questa casa per sempre. Ancora una volta non lotta ed io sono stufa di farlo al posto suo.

“Stefan, per favore, accompagnami a casa”.

Il mio amico mi asseconda, lasciando uno sguardo quasi di scuse a Damon e scortandomi verso l'uscita. Io continuo a piangere, dentro di me l'ultima immagine sfocata di quell'amore che se n'è andato per sempre, ma che comunque non mi abbandonerà mai. Vado via, lasciando definitivamente il mio cuore nelle mani di chi non è stato in grado di amarlo veramente.

E' finita. Anche se pensavo che non sarebbe mai successo, anche se pensavo che noi ci saremmo amati per sempre, che avremmo superato ogni cosa, che saremmo esistiti oltre il tempo e lo spazio, oggi è definitivamente finita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze, i chiedo umilmente perdono per questo enorme ritardo, ma sono stata presissima con i mille impegni che ho, il bambino, il lavoro e le lezioni appena iniziate. Vi chiedo davvero, davvero scusa!

Eccoci al terzultimo capitolo di questa storia immensa, una storia che ho amato e odiato nello stesso modo.

Devo essere sincera, fino a metà capitolo, avevo decido di far sì che Damon tradisse realmente Elena, poi ci ho ripensato. Quando nella mia testa, l'immagine di Christele è diventata nitida e concreta, ho deciso di cambiare rotta, perchè questo Damon che io ho creato non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla ragazza che amava, perchè dentro di sé, lui sapeva che Elena lo avrebbe perdonato. Ho deciso di mantenere l'idea che a lungo ho cercato di dare di Damon, un uomo onesto, compassionevole, sempre pronto a mettere gli altri prima di se stesso. E ancora una volta questo gli è risultato fatale. Perchè, come era giusto che fosse, Elena aveva capito di essere stata troppo avventata, lei non avrebbe mai lasciato Damon per una sciocchezza simile, non avrebbe mai perso realmente la fiducia in lui per una cosa che aveva fatto per il suo bene. Ma adesso? Adesso che nella sua testa Damon l'ha tradita, riuscirà mai a perdonarlo? Perchè diciamoci la verità, chiunque di noi avrebbe reagito così davanti ad una scena simile. Io non biasimo Elena per la sua reazione, e non perchè io ne sono stata l'autrice, ma perchè anche io non avrei cercato risposte, mi sarei limitata a credere a ciò che avevo davanti agli occhi.

Ovviamente, ognuna di voi sarà libera di pensare che tutto questo sia folle, ma nella mia testa, le cose dovevano andare esattamente così. Elena doveva urlare e dimenarsi e Damon doveva lasciarla andare, concedendole quella libertà che sempre le aveva dato.

Adesso bisogna solo aspettare e crederci, credere che, in soli due capitoli, Elena potrebbe perdonarlo, potrebbe decidere di credere in lui, in ciò che realmente lui non ha fatto.

Il problema è che, credo, che in questi capitoli, voi l'abbiate conosciuta. L'abbiamo vista impazzire per la gelosia, prendersela con Damon per assurdità, vedere la sua continua mancanza di fiducia anche nelle cose piccole. Dunque, sarà davvero in grado di cambiare per lui?

Come al solito ringrazio tutte quante voi, vi ringrazio perchè avete dato un senso a questa storia con i vostri pensieri, i vostri patemi, o semplicemente continuando a leggerla nonostante tutto.

Vi aspetto con gli ultimi due capitoli e spero che questa storia possa lasciarvi qualcosa, come voi avete lasciato qualcosa a me.

Con affetto, Anna.

  
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