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Autore: Francine    19/03/2014    2 recensioni
GOLD si conclude con una giravolta.
Il lettore segue con lo sguardo il volteggiare nell'aria di una foglia che si perde all'orizzonte, dimenticandosi della casa in cima alla collina. Ma che cosa succede a Tonio, che sta per vivere il suo personalissimo Mezzogiorno di Fuoco?
Non sarà piuttosto un... Mezzogiorno di cuoco?
La risposta vi aspetta tra le pagine di questa storia.
Prima pubblicazione 31.05.2006
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un, deux, trois'
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Finale



 
Listen, 
Do you want to know a secret? 
Do you promise not to tell?,
Ooh oh, oh. 

(The Beatles- Do You want to know a secret, 1963)





Ecco, brava, hai parlato troppo, si dice Coralie, mentre il cuore inizia a batterle all’impazzata. 
Sì, tata, hai parlato fin troppo!, pensa Tonio, che sente tutto quello che lei sta provando in questo momento. E vuole farle passare la voglia di giocare a fare la Signora in Giallo. Questa volta t’è andata bene, ma se al posto mio ci fosse stato un altro? Magari un disgraziato?, pensa deciso a darle una bella lezione. Per il suo bene. E per divertirsi un po’: gli piace sentire l’adrenalina delle sue vittime scorrergli sotto pelle come se potesse toccarla. Quando era ancora “in servizio”, godeva nel giocare con l’avversario come il gatto col topo.
Bene, miss Marple della domenica, sei pronta per la tua prima lezione?, pensa prima di incatenare i suoi occhi verdi con i propri ed aumentare impercettibilmente il suo potere.
«Fine dei giochi», sputa tirandosi su le maniche della camicia. Coralie trasale terrorizzata. «Ha chiamato la Scuola Media “Dalla Chiesa”?»
«Sì», soffia Coralie, sempre più cerea in viso, prima che lui inizi a stringere i pugni.
«Bene… cioè: male. Malissimo!», e la inchioda al muro con uno sguardo di sbieco. «Non sa quale sbaglio ha fatto, Madonna!», e si concede una risatina quando vede che lei è diventata più bianca della camicia che indossa.
«Sarò sincero, ma mi deve promettere che terrà la bocca chiusa. Vede, tutto quello che le ho raccontato è vero solo in parte. Rosalia non si chiama Ferrari, ma Festuccia. Ha preso il mio cognome solo quest’anno, quando l’ho adottata. Strano, vero? Sì, dico… cambiare cognome a quattordici anni… è una seccatura, ma ci siamo stati costretti.»
Tonio nota che i lineamenti di Coralie si distendono dopo quest’ultima novità. È frastornata. Rincoglionita. E sa che adesso non deve commettere il minimo errore. «Vede, dopo l’incidente di Stefano, mia nipote ha cominciato a frequentare cattive compagnie. Sa, quando si dimostrano più anni di quanti se ne abbiano, è facile che qualche picciotto di diciotto anni – o giù di lì – si senta in dovere di… fare la corte, se si dice ancora così, ad una ragazzina di quattordici anni. Fin qui nulla di male, ci mancherebbe. Il problema sorge quando il picciotto ventino fa uno sgarbo ad un coetaneo e questo decide di rifarsi sulla fidanzatina del rivale…»
«Una storia di mafia?», domanda Coralie pensando che tutto sommato la Mattei è arrivata vicina alla verità.
«No, no! Suvvia, non cadiamo nel luogo comune per cui tutti i problemi della Sicilia hanno origine nella mafia. Quelli lì hanno cose più serie che mettere il naso in uno sgarbo tra ragazzi. No, no, sono azioni da teppistelli di mezza tacca. Per fortuna…»
Tace, rigirandosi un orologio di plastica colorata tra le mani.
«Un bel giorno ho trovato mezzo chilo di merda… ops, pardonnez-moi, di sterco di cavallo spalmato sullo zerbino davanti casa. E per le scale. Sul tettuccio dell’automobile. Nella cassetta della posta. Poi hanno pensato bene di impiccare Tommasino, il gatto di Rosalia.»
«Oddio…», e Tonio gode per quel colpo bassissimo.
«E un bel giorno, Rosa è tornata a casa con i capelli tagliati. L’hanno aspettata all’uscita della scuola, l’hanno seguita, fermata in un vicolo e le hanno tagliato la frangia. Anzi, ad essere sinceri, gliel’hanno fatta lì per lì. Parrucchieri creativi!, hanno detto prima di tagliarle i capelli. Avrà fatto caso che ha una frangetta un po’ strana… storta, no?»
«Ad essere sincera, ho pensato che se la fosse tagliata da sola. Noi ragazze a quell’età facciamo di queste scemenze…»
Noi. Noi. Perfetto!, si dice Tonio approfittando dell’aria di Coralie, sempre più incredula.
«Quando me la sono vista tornare a casa con i capelli tagliati, gli abiti strattonati e strappati ho deciso di andare alla Polizia. Ma una denuncia contro ignoti non mette paura a nessuno. Anzi, li fa imbestialire ancora di più. Quando mi hanno incendiato la macchina, che altro avrei dovuto fare? Aspettare che le facessero il servizietto? Così ho deciso di fare armi e bagagli e di andarcene a Palermo. Sa, io sono toscano, si sarà sentito, e ho quest’isola nel cuore. E poi sono un vecchio Cancro bello testardo per darla vinta a quattro teppistelli annoiati.»
«Così…»
«Così ho adottato Rosalia e lei ha preso il mio cognome. Ci siamo accordati con la Preside della Dalla Chiesa perché facesse orecchie da mercante. Mi scuso per non averne parlato con la Vice Preside, ma volevo evitare a mia nipote ulteriori stress. Sa, le voci corrono più del vento su questa bell’isola. E mi creda, quando Stefanuzzo ci ha fatto quello scherzo da preti di andare dritto contro una curva, a scuola non hanno parlato d’altro per mesi. È stato un inferno farle finire la scuola, mi creda. Io non ho i beni al sole e non mi sarei potuto permettere di farle prendere la Licenza Media privatamente. Aspetti un secondo…»
Tonio esce dalla stanza e va a prendere della carte in un cassetto della cucina, contraffatti dal suo amico Rocco.
«Questi sono i documenti che attestano la mia patria potestà su Rosalia. Questa è la copia della Licenza Media, il cognome è diverso, vede? Purtroppo devo decidermi a fare i cambiamenti necessari.»
Coralie è persa.
Da un lato è sollevata per aver saputo che non è una manfrina per non andare più a scuola, o peggio ancora per saltare un compito in classe: su questo la Mattei sbagliava di grosso.
Dall’altro, però, le si stringe il cuore nel sapere il passato difficile di quell’allieva così taciturna. E sente di provare una genuina tenerezza per lei.
«Devo confessarle che mi ha tolto un peso, anche se mi dispiace per Rosa, ovvio», ribatte mentre lui pensa lo so, lo so. «Sa, corre voce che sua nipote lavori in una gelateria, e avevamo avuto paura che…»
«Ah no! Ah no! Quello è un lavoro estivo. Non penso di trasgredire alcuna legge se le permetto di lavorare solo per l’estate. Voglio che si tenga lontana dalle cattive compagnie e che comprenda il valore del denaro. Questi ragazzi hanno in bocca solo voglio, voglio, voglio senza capire che… ah, che discorsi da vecchio bacchettone, eh? Comunque, quei soldi sono di Rosa. Il mio lavoro di correttore di bozze ci permette di condurre una vita più che dignitosa. Non amo vederla ciondolare in giro per casa. Se ciondola, pensa. E se pensa si deprime. Tutto questo fino all’altro ieri, almeno.»
«L’altro ieri? Ah, sì, quando hanno telefonato…»
«Sì, ma non solo. Ricorda quanta acqua ha fatto sabato?»
«Sì, non me ne parli. Ho fatto appena in tempo a ritirare il bucato. In genere quando piove si vedono le nuvole in avvicinamento, ma qui in Sicilia no.»
«Passionale anche in questo! Le confesso che è il motivo per cui amo questa terra bruciata dal sole. Ma le stavo dicendo…», e in quel momento il miao di protesta dei due gattini calamita l’attenzione di Coralie che si volta e si scioglie ad osservare quei due batuffoli di pelo.
«Oh, ils sont très mignons!», dice avvicinando una mano al gattino nero che non perde tempo per fare conoscenza. «Hanno fame. Ma che carini… sono suoi?»
«Questi due giovanotti…», dice Tonio prendendo in braccio il gattino rosso «sono stati salvati da Rosalia sabato scorso. Ha presente la pubblicità della pasta? Ecco. Lei è tornata zuppa a casa con questi due sotto la giacca.»
«Poverini. Li avevano abbandonati?»
«Miao!», protesta il gattino nero tra le braccia di Coralie.
«Questi due hanno vinto la schedina incontrando Rosa… Sì, sì, andiamo che vi do da mangiare… ma siete affamati! Da quant’è che non mangiate, una vita?»


Scendono in cucina tra miagolii via via più struggenti e disperati. Tonio afferra una scatoletta e la versa con non poca difficoltà in un piattino da caffè, mentre i gattini tentano di rubare dei bocconi di carne.
«È successo tutto così in fretta…», commenta Tonio osservando le testoline. «Sono frastornato io stesso. Passerò domani per parlare con la Vice Preside e spiegarle la situazione di persona. Mi scusi ancora con la professoressa Mattei…»
«Pensavo… è stata una fortuna che Rosalia avesse il passaporto ancora valido», commenta Coralie alzando gli occhi dai gattini e piantandoli a bruciapelo in quelli grigi di Tonio.
«Lo rinnoviamo ogni anno. Si può viaggiare anche con il treno e il traghetto, sa? Anzi, è anche più divertente. E poi, in tutta questa scalogna devono pur esserci dei lati positivi, non le pare?»
Coralie annuisce, i tratti del viso più distesi, e non solo per l’idea di non dover più pagare il pranzo alla Mattei nel ristorante più buono – e caro – di tutto il quartiere: è sollevata nel sapere che un’altra ragazza non ha abbandonato gli studi.
«Professoressa Conti…»
«Coralie…»
«Coralie, non avrà già pranzato vero? Ho un sugo per la pasta alla Norma che chiede solo di essere mangiato con una spolverata di ricotta salata…»
«Perché no?», risponde lei con un sorriso.
«Benissimo!», fa Tonio fregandosi le mani «Sa, anche la nostra picciotta adesso dovrebbe stare per pranzare, a bordo.»
Fuori, nel cielo del primo pomeriggio s’intravede la sagoma di un aereo.
Sono troppo vecchio per queste cose!, si dice Tonio osservando la traiettoria del mostro bianco che adesso appare grande come un giocattolo. Ancora un’altra recita, domani in Segreteria, e poi potrà partire anche lui e tornarsene a casa. A Livorno, nella sua casetta appena fuori città, con il balconcino al primo piano e le aiuole che profumano di borragine, a Luglio. Già si vede, nell’ora della siesta, immerso nel frinire delle cicale nell’aria, seduto al tavolino, con una bibita ghiacciata e il tempo necessario per scrivere quel romanzo che tiene da anni nel cassetto. Dopo tutto, se è riuscito ad intortare – perché c’è riuscito, vero? – una professoressa sveglia con una recita improvvisata, cosa mai combinerà con tutto il tempo del mondo a sua disposizione? 
Coralie… è proprio un bel nome!, pensa accendendo il fuoco sotto la pentola dell’acqua. Coralie. Calzerebbe a pennello alla protagonista della sua storia. 
Perché no?


Dedicata a Jean Genie per il suo compleanno (31 Maggio 2006)
   
 
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