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Autore: Deb    19/03/2014    11 recensioni
Non c'è da stupirsi del fatto che Peeta si irrigidisca quando sente le mie labbra sulle sue per un bacio a fior di labbra, casto. Il nostro primo bacio senza telecamere. È normale che ne rimanga stupito.
I suoi occhi sono sorpresi quando lo guardo, scostandomi da lui. Le guance mi si colorano immediatamente e abbasso lo sguardo per rialzarlo quando sento le dita di Peeta sul mio collo. Ha lo sguardo serio, come se dovesse chiedermi il permesso, non so cosa legge dalla mia espressione, ma lo vedo avvicinarsi al mio viso e chiudo gli occhi in attesa di sentirlo nuovamente sulla mia bocca.

{Everlark || What if su Catching Fire/Mockingjay}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non rinunciare mai alla speranza
Capitolo X


I giorni successivi trascorrono con la ricerca di un nome. Alla fine persino mia madre e Prim, nonché Johanna - che non ha nulla da fare - e Haymitch - invitato da Peeta - si uniscono a noi per il toto-nome. Mi dà un po' fastidio, visto che mi privano della libertà di rimanere da sola - per così dire - con Peeta, ma alla fine fanno parte della famiglia. Esclusa Johanna che ancora non riesco del tutto a perdonare.
«Tulip». Sia io che Peeta storciamo il naso. «Era la seconda scelta di tuo padre se non mi fosse piaciuto il nome Katniss».
«Fortunatamente era la seconda scelta», affermo con un sospiro.
«Cherry». Fa Johanna seria, riuscendo a ricevere soltanto una mia occhiataccia. No, assolutamente. Cherry era il nome di una delle donne di Cray. «D'accordo, era solo una proposta, eh?!»
«Lily», dice Prim ed approvo il nome, ma Peeta è incerto. Mi piace il nome Lily, però, il giglio è stato uno dei primi fiori che mio padre mi ha fatto conoscere. Avevamo trovato un campo di fiori e mio padre mi aveva cominciato a spiegare le loro differenze.
«Anche Daisy è bello». Propone allora Peeta, pensieroso. «Ma anche Violet o Ilary o Grace o Vivien, ma anche...»
«A me piace il nome Hope». Lo interrompe Haymitch dallo sviscerare tutta la lunga lista che probabilmente ha pensato durante la notte.
Hope significa speranza e lo trovo indicato per una bambina che forse nascerà durante la rivoluzione, ma fondamentalmente non m'importa che nome avrà. Non è una cosa fondamentale per me. Guardo Peeta che sembra studiare attentamene il nome prima di dire qualcosa.
«Mi piace Hope!» Esclama Primrose, seguita a ruota da Johanna e poi mia madre.
«Tu che ne pensi, Katniss?» Mi chiede allora lui, scrutandomi. Effettivamente, essendo la madre, dovrei avere voce in capitolo.
Mi stringo nelle spalle, «piace anche a me». Ammetto, anche se dare ragione a Haymitch non mi va più di tanto.
«Allora è deciso. Si chiamerà Hope e sarà la speranza di un futuro migliore».
«No!» Esclamo senza pensarci, richiamando l'attenzione di tutti.
«Non avevi detto che ti piaceva, idiota?»
«Mi piace, ma Hope è solo un nome. Non sarà la speranza di nessuno. Non voglio che l'adulino per essere qualcosa che non potrà capire di essere». Non so se mi sono spiegata, ma nella mia testa le mie parole hanno un senso logico. Io sono diventata il volto dei ribelli senza sapere perché, mi sono ritrovata in questo personaggio che hanno costruito altri ed ancora adesso vorrei che non l'avessero fatto. Non voglio che la figlia di Peeta passi ciò che ho vissuto io.
«Stupida!» Mi volto verso Johanna. «Lei è la speranza di Peeta, non di tutto Panem». La guardo alzarsi ed uscire dalla porta, poi mi affretto a guardare lui. È vero quello che ha detto Johanna? Che sarà la sua speranza?
«Sono d'accordo con te, Katniss. Spero soltanto che possa portarci un po' di serenità per il futuro. Che possa... aiutarci».
Annuisco ed arrossisco, «scusa, non l'avevo capito».
«È normale. Dopo quello che hai passato tu». Interviene Prim, al mio fianco, stringendomi una mano e sorridendomi.
Dovrei cominciare a chiamarla per nome, se soltanto fossi solita a parlare con la mia pancia. La verità è che quello che parla con lei è Peeta e lui la chiamerà Hope per tutti e due.

Quando arriva la notizia della morte di Gale, sono al Comando insieme a Johanna proprio per chiedere informazioni sulla squadra. In televisione c'è la faccia da serpente di Snow che annuncia a tutta Panem la caduta di Finnick e di tutti gli altri soldati insieme a lui. Mi sento mancare, ma Johanna mi fa da scudo. È colpa mia se sono morti. Se fossi andata con loro, allora forse non sarebbe successo nulla. Sarebbero ancora vivi, o alla peggio sarei morta soltanto io. Snow ha attaccato la squadra 4-5-1 sapendo bene che al suo interno c'erano persone alle quali tengo. C'è Gale e Snow aveva già minacciato di ucciderlo di ucciderlo. Cosa dovrei dire ora ad Annie? Finnick è morto. Suo marito è morto per colpa mia, per portare avanti una rivoluzione a cui io ho dato il via.
Mi siedo su una sedia e non riesco a staccare gli occhi dalla televisione. Sento Johanna singhiozzare. Piange per Finnick o per Gale? Magari tutti e due. Io non ci riesco, l'unica cosa che posso fare è osservare la faccia di quel serpente e pregare che salti immediatamente in aria. O bruciare vivo, magari per autocombustione.
La Coin ci fa scortare fuori dalla sala, sono ancora stremata per la notizia e sento le mie gambe tremare. Alla fine mi siedo per terra, lungo il corridoio.
«Non può essere morto». Di chi parla? Di Finnick? «Mi ha promesso che l'avrebbe ucciso per me. L'aveva giurato Katniss, per tutte e due. L'avrebbe ucciso, gli avrebbe scoccato una freccia esplosiva nel cuore». Di Gale. Dovrei sentirmi forse gelosa, ma non lo sono. Ormai mi sono abituata all'idea che tra di loro c'è qualcosa che, forse, va oltre all'amicizia. Io non posso perdere tempo a provare gelosia nei confronti del mio amico. Ho mia figlia e ho Peeta. Lui ha bisogno di me, Gale no.
Deglutisco. «Non hanno trovato cadaveri. Stanno scavando alla loro ricerca. Gale è un cacciatore. Non è morto, Johanna. Sono sicuramente riusciti a scappare».
«Lo pensi davvero?»
Annuisco. Gale non è stupido. Avrà sicuramente trovato un modo per scappare, ne sono certa perché non ho la sensazione che non sia più in questo mondo e sono quasi certa che non sia soltanto la speranza a farmelo pensare.
Per tutto il tempo attendiamo notizie sulla salute di Gale e Finnick. Hanno trovato il corpo di Boggs e di altri soldati, ma non quelli di chi mi interessano. Non che non mi dispiaccia per loro, ma Gale e Finnick sono al centro dei miei pensieri.
Non ci sono altre comunicati a proposito di cadaveri e tiro un sospiro di sollievo avendo la conferma che stanno bene. Se fossero morti, avrebbero ormai trovato i corpi. Sono giorni che non vedo nemmeno Peeta. Haymitch mi ha detto che ha avuto un crollo e che, in quei pochi momenti di lucidità, dice di non volermi vedere. Ritorno da lui solo una settimana più tardi, sperando che presto arrivi la notizia della nostra vittoria. Gli racconto di aver litigato con Prim, solo pochi giorni prima, perché la Coin le ha accordato il permesso di andare via dal 13 per soccorrere i feriti. Non mi piace l'idea ed ho provato a fermarla, ma non ha voluto sentire ragione né le mie, né quelle di mia madre. La Coin mi ha però assicurato che sarà al sicuro: «nessuno colpisce mai i medici». Ma io non mi fido di lei e la preoccupazione che la mia sorellina potrebbe morire non riesce a lasciarmi.
«Non mi sono offerta volontaria per te per lasciarti andare a morire durante la guerra!» Le ho rinfacciato ad un certo punto della discussione. Ma Primrose non è più una bambina, è cresciuta troppo in fretta, e mi ha detto senza mezzi termini che dovrei cominciare a pensare di più a Hope, mia figlia, che non a lei, che sa cavarsela ormai da sola e non ha bisogno di nessuna balia. Il giorno della sua partenza l'ho abbracciata stretta e non volevo più lasciarla. Ho pianto, poi, stretta tra le braccia di Peeta e mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, sul treno durante il Tour della Vittoria, o il giorno dell'intervista con Ceaser.

Sto facendo la terza ecografia, durante la trentesima settimana di gravidanza, quando mi arriva l'annuncio che Snow è stato catturato e che i ribelli hanno vinto la rivoluzione. Si è arreso il bastardo. Durante le settimane precedenti ho continuato a vedere tutti i giorni Peeta che ha cominciato a capire quando le visioni che ha sono probabilmente frutto del depistaggio. L'aveva già notato in passato, ma non ne era sicuro. Durante i flashback vede uno luccichio strano e dei sfarfallii. Ha cominciato a parlarmi di ciò che vede e lo aiuto a capire se i ricordi sono reali o meno. Dice comunque che Hope riesce a tenerlo ancorato alla realtà, che è stata la sua medicina e che non vede l'ora di poterla tenere tra le braccia. Ha però paura che possa scattare nel momento in cui io non sarò più un'incubatrice vivente. Non so cosa dovrei aspettarmi dal futuro che piano, piano sta diventando sempre più vicino. Abbiamo vinto la rivoluzione, quindi dovrei sperare di poter dare a Hope un futuro migliore da quello che ho sempre creduto di avere, ma Peeta sarà al mio fianco? E se, una volta partorito, tornerò ad essere una minaccia per lui? Come potremo soltanto pensare di crescere una bambina?
Johanna, poi, pochi giorni fa mi ha dato la notizia che anche Annie è incinta. Probabilmente è nella sesta o settima settimana. «Siete peggio dei conigli!» Ha affermato poi, con un sorriso divertito sulle labbra.
«Sei sicura di non voler fare pure tu un test di gravidanza? Tanto per... non si sa mai, manchi soltanto tu».
Ride, «non ho di questi problemi, idiota!»
Il giorno dopo la Coin, Haymitch, Beetee e gli altri vincitori, compresa me, siamo in partenza. Ci stiamo trasferendo nell'abitazione di Snow i cui ribelli hanno occupato. So che la Coin gongola, sperando di trasferirsi lì a piè pari. Ha avuto anche la sfrontatezza di dirmi - ordinarmi - di rimanere nel 13. «Una donna nelle tue condizioni non dovrebbe volare. Dovresti riposarti». Come se lo potessi fare ora, sapendo che il Presidente è nelle mani dei ribelli e che presto ci sarebbe stato il processo. Inutile, visto che già sappiamo bene che verrà condannato a morte e, cadesse il mondo, partorissi in quel momento, sarò io a scoccare la freccia che lo ucciderà. Haymitch è riuscito a convincerla di portarmi affermando che pur di venire avrei persino tentato di nascondermi in qualche armadietto all'interno dell'hovercraft e che sarebbe stato peggio quello nelle mie condizioni che non volare seduta. Cosa che ho pensato davvero di fare. Sarei davvero stata capace di nascondermi dentro un armadietto e rimanere lì fino all'atterraggio.
Durante il volo, Peeta viene colto da un episodio. Fortunatamente è ben legato dalla cintura di sicurezza che non si è premurato di sganciare prima di cercare di buttarsi addosso a me. Gli hanno dato un sedativo ed incolpo i nervi tesi per l'episodio. Non ne aveva uno così violento da parecchio tempo. Io ho ricominciato a fare i nodi ed Annie, seduta al mio fianco, me ne insegna di nuovi. Mi piace la sua compagnia. Stiamo bene insieme anche rimanendo in silenzio e non l'ho vista mai perdere la concentrazione per il momento. È sempre rimasta se stessa. Mi ha fatto parecchie domande sulla gravidanza e su cosa dovrebbe attendersi in futuro. Ho cercato di spiegarglielo, dicendole però che avrebbe dovuto chiederlo ad un medico perché ogni donna la vive in modo diverso. Ad esempio, io ho sperato che non fosse vera a lungo, soltanto quando Peeta l'ha accettata sono riuscita a farlo pure io, con riserva. La verità è che ho ancora difficoltà a capire come viverla.
«Finnick sarà felicissimo!» Esclama, intrecciando la corda con maestria.
«Io mi sono rilassata molto quando Peeta ha capito che la bimba è sua». Ammetto, guardando fissa la corda sotto le mie dita. «Non so se sarei riuscita ad accettarla se non l'avesse fatto lui».
«Ma ora ti rimarrà sempre vicino».
Scrollo le spalle, «non lo so. Sono sicura che amerà Hope, ma non sono certa che riesca a stare con me senza pensare che non sia un ibrido. Vorrei che lo facesse, però».
«Sempre». Sento sussurrare alle mie spalle.
Mi giro verso di lui e accenno un sorriso, mi sento un po' imbarazzata. A dividerci c'è Johanna. «Da quanto sei sveglio?»
«Da un po'».
Quando atterriamo, la prima figura che scorgo è quella di Gale. Vedo Annie guardarsi intorno, ma nemmeno io riesco a vedere Finnick da nessuna parte e la paura mi assale. Che sia morto e non hanno trovato il cadavere?
Ci scortano dentro la casa. Credevo che, una volta entrata nell'abitazione di Snow, avrei sentito puzza di rosa, ma quell'odore pungente non è presente.
La Coin comincia a discutere con i suoi sottoposti, mentre noto lo sguardo di Gale sulla mia pelle. «Dobbiamo parlare». Mi dice e non ne capisco il motivo.
«Finnick?» Domando, seguendolo dentro una stanza. Mi chiude la porta alle mie spalle, che si riapre subito, sospinta da Peeta, Johanna ed Annie.
«Dovremmo parlare in privato, se non vi dispiace». Li rimprovera ed io lo osservo bene per la prima volta. Ha un braccio fasciato e tiene il peso del corpo soltanto su una gamba, ha dei graffi sul volto ed un taglio più pronunciato sul collo che è stato medicato alla meno peggio.
«Dov'è Finnick?» Chiede Annie, preoccupata, portandosi una mano sopra l'orecchio destro come se stesse per perdere la lucidità.
«In infermeria. Sali le scale, prima porta a destra».
«Sta bene?» La voce le trema, non vuole andare da lui per vederlo morire o forse vuole solo avere la possibilità di prepararsi al peggio.
«È gravemente ferito, ma si rimetterà. Abbiamo avuto a che fare con degli ibridi che sono riusciti ad arrivare a lui dilaniandogli un fianco».
«Ed hanno ferito te al collo?» Prende la parola Johanna per la prima volta. Sembra quasi risentita dalle poche attenzioni che Gale le dà. Lo vedo annuire.
«A lui sono arrivati più in profondità. L'abbiamo salvato appena in tempo».
Annie si precipita fuori, non preoccupandosi del fatto di aver sbattuto contro Johanna, che poi la segue, richiudendo la porta alle sue spalle. Vedo Gale tentennare, ma gli faccio cenno di non preoccuparsi. È rigido di fronte a Peeta.
«Sono migliorato nel frattempo». Dice lui, tranquillo. Gale mi guarda un attimo e gli faccio cenno di continuare. I suoi occhi diventano subito lucidi e lo sento stringermi a sé. Peeta striscia la gamba sul pavimento, pronto a dividerci, ma si ferma ed io sento i singhiozzi dentro il mio orecchio. Gale è come me, non piange. Deve essere successo qualcosa di terribile per farlo reagire così, ma cosa?
«Gale?» Lo chiamo.
«Mi dispiace, Catnip». Afferma, prima di darmi la notizia della morte di Primrose. L'ha vista esplodere davanti ai suoi occhi. Non ha potuto fare nulla per salvarla. Sento le gambe cedere e sia Gale che Peeta mi aiutano a rimanere in piedi.

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Buongiorno! ♥ Eccomi qui con il nuovo capitolo :)
Dopo il primo pezzo iniziale in cui c'è il toto-nome (il nome Hope è ripreso da un'altra mia fic “Better World” perché l'ho trovato indicato visto il titolo della fic) c'è un bel flashfoward e ci ritroviamo catapultati verso la fine della rivoluzione. Ho tagliato quindi i momenti più noiosi, dove nel 13 non succedeva praticamente nulla, dove le giornate si svolgevano sempre simili. Sveglia, doccia, andare da Peeta, aspettare notizie dal fronte ecc...
Molti di voi pensavano che Finnick sarebbe morto, invece no. Perché... no! FINNICK DEVE VIVERE! XD E dove vediamo comunque che Peeta speri che Hope possa riuscire ad aiutarlo a ritrovare se stesso, i suoi ricordi. Piano, piano, nella sua mente, ha fatto mente locale che se è stato con Katniss, in passato, è perché ci fosse qualcosa, sentisse qualcosa per lei e che quindi quei sentimenti debbano essere ancora lì. E già Hope lo ha aiutato a ritrovare parte di se stesso, quindi mi è sembrato verosimile che rispondesse “Sempre” a Katniss.
Spero che i personaggi siano tutti IC ♥ Se avete domande... fate pure, io sono qui ^^
Spero che il capitolo non vi abbia annoiato :)
Bacioni
Deb.
   
 
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