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Autore: VenoM_S    19/03/2014    1 recensioni
Cosa fai quando non ricordi niente e l'unica cosa certa è che stai fuggendo?
Come possono le persone che ami scomparire in una notte senza lasciare traccia?
Quanto ancora credi di poter mantenere il tuo segreto, se chi sa tutto ti sfugge tra le dita?
Una Cerva, un Cacciatore e una Regina, in una città ignara dove tutti vedono, ma nessuno può sapere.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Fonte

Capitolo 2

 

Scartò verso destra ed iniziò a correre a perdifiato. Raggiunto il fiume prese a seguirlo in direzione contraria, zigzagando frequentemente per cercare di confondere il suo inseguitore. Era un Cacciatore, il pensiero le attraversò velocemente la testa.
Perché la inseguiva? Da dove era spuntato?

Finalmente, sbucò nella piccola spiaggia erbosa su cui si affacciava la Fonte. Ansante si diresse verso l’acqua, che come sempre dava una disarmante impressione di immobilità, e vi si immerse in fretta, con gli zoccoli che sembravano affondare nel soffice fango del fondale.
Le ci vollero due o tre falcate per iniziare a percepire la familiare sensazione della mutazione, mentre un leggero bagliore azzurrino l’avvolgeva. Si immerse per non farsi vedere dal Cacciatore, e mentre nuotava sott’acqua verso la cascata per nascondersi pensò alla prima volta che era stata lì, non più di una settimana prima. Non aveva altri ricordi nitidi antecedenti a quel giorno.


Le sembrava di aver corso per ore, giorni forse, non ricordava. Aveva paura, il non sapere nulla di sé o di come fosse finita lì la terrorizzava. Nessuno sforzo poteva sostituire il buio angosciante nella sua mente. 
Fermatasi, esausta, su una piccola spiaggia erbosa davanti ad un laghetto circondato d'erba e alberi da frutto, si accorse che le gambe le tremavano.
Zampe, non gambe.
Esili, tanto da sembrare fragili, e terminanti in un piccolo zoccolo allungato. Si avvicinò al laghetto lentamente, guardandosi intorno. L’acqua vi arrivava dalle alte pareti di roccia muscosa che lo circondavano, ricadendo in piccole ed articolate cascate. Proprio davanti a lei ne scendeva una più grande delle altre, circondata da qualche masso levigato. Alla sua sinistra, invece, l’acqua defluiva in un piccolo torrente che capì essere il fiume che aveva seguito durante la sua inarrestabile corsa. Era arrivata alla Fonte della Foresta, quindi.
L’acqua aveva un che di statico, come se assumesse movimento solo in prossimità delle cascate e del torrente. Era strano, non avrebbe saputo descriverlo in modo diverso.

Ovvervò il suo riflesso nel laghetto. Una cerva dall’insolito manto nero e con due grandi e terrorizzati occhi grigi la guardava.
Una cerva, dunque.
Il fatto di non ricordare se fosse stata sempre così oppure no la terrorizzò ancora di più. Di quello che fece dopo non seppe nemmeno il perché, semplicemente sentì l'impulso di entrare nell'acqua, come se questo potesse in qualche modo aiutarla con quella situazione.
Le sembrò di affondare nel fango, per un attimo, tanto era soffice. Poi iniziò a sentirsi strana, una sensazione indescrivibile le percorse la spina dorsale fino alla punta del muso. L’acqua si fece azzurra, una tenue luce sembrava provenire dal fondale illuminando leggermente l’acqua immobile. Ecco, questo sì che era spaventoso.
Non vedeva ciò che succedeva sotto la superficie, ma sentiva le esili zampe assumere una forma diversa, il soffice mantello corvino disperdersi nella Fonte. Dopo qualche secondo, vedendo una piccola roccia accanto a lei, la afferrò con una mano per cercare di tirarsi via da quella luminescenza inquietante.

Una mano?!

La guardò, incredula. Cinque dita, pelle chiara, molto chiara. Sollevando dall’acqua quella che avrebbe dovuto essere la seconda esile zampa, si ritrovò un’altra mano. Si guardò nuovamente nell’acqua immobile. Una ragazza con i capelli corvini e due grandi e spaventati occhi grigi la guardò stavolta di rimando.
Non capiva. 
Prima una cerva, poi una ragazza, quegli occhi grandi e grigi che continuavano ad osservarla, confusi e spaventati.
Sempre più confusa si disse che magari si era immaginata tutto, che magari la mente e la paura le avevano giocato un brutto scherzo facendole vedere il muso di una cerva nella Fonte poco prima.
Si tirò fuori dall’acqua e si alzò cautamente in piedi. Nessuna trasformazione, era ancora una ragazza completamente bagnata. Cercò qualcosa per asciugarsi ma non vi era nulla di utile in quella radura. Fortunatamente era piuttosto caldo.
Vide un cespuglio di more e qualche albero di mele alla sua destra, e si accorse di aver fame.
Infine, esausta e ancora zuppa, si stese sul prato soffice e si addormentò pesantemente.

La luce del sole che le premeva sugli occhi ancora chiusi la svegliò. Si sentiva asciutta, riposata e ancora affamata. Cercò di alzarsi sulle gambe, ma si ritrovò nuovamente con quelle zampine esili, tanto da sembrare fragili.
Una cerva, ancora.
Non le ci volle molto per capire che non stava sognando, e con pochi tentativi ebbe ben chiara la sua situazione: l'acqua della Fonte le permetteva di assumere la forma di una ragazza e di mantenerla fintanto che rimaneva bagnata. In ogni altro luogo e momento, sarebbe stata la cerva dal manto corvino.

Stava ancora pensando alla sua perenne confusione di quei primi giorni di ricordi quando la sua attenzione fu catturata da un cespuglio di more che si muoveva e da cui uscì, correndo, il Cacciatore.

 

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Note: Lo so, questo capitolo l'ho pubblicato il giorno dopo il primo, ma ero decisamente su di giri per la messa in rete di questa storia e solo dopo ho deciso di aspettare un po' di più tra un capitolo e l'altro :/ Vorrei comunque ringraziare Sara_Fiore e Kree_39 per aver deciso di seguire la storia, e albaTH per avermi recensito!

  
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