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Autore: Pallabianca    19/03/2014    0 recensioni
Però, potrebbe essere come un chiodo scaccia chiodo: il dolore provocato dalla mano non mi faceva pensare al dolore che provavo nel vedere mia mamma piangere, o nel sentire mio padre insultarmi per cose futili. Fu così che capii quei ragazzi che si riempivano di tagli sul corpo: loro volevano fuggire dal dolore provocandosi altro dolore, un dolore che tutto sommato potevano controllare, un dolore che sapevano sarebbe finito dopo poco, perché ce differenza tra il dolore provocato da uno schiaffo e il dolore provocato da un pensiero. Per il taglio, abbiamo una cura, sappiamo che possiamo utilizzare un disinfettante o un cerotto e in poco tempo questo sarebbe scomparso. Il dolore che ti provoca un pensiero o un emozione è totalmente diverso: ti rimane attaccato all'anima. E da lì non lo mandi via, non puoi utilizzare un disinfettante o un cerotto o una garza: si attacca e ci rimane, ti logora piano piano, e si dilaga lentamente e atrocemente fino alle altre parti del corpo, fino al cervello, al cuore. E non se ne va. Come si può evitare tutto ciò?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Allora ci sei sabato?"
"Uhm, non lo so ancora"
"Ma dai è da una settimana che te lo chiedo!"
"Dai stasera ti scrivo, promesso"
Mi dileguai. Tanto non le avrei fatto sapere niente o almeno so già che le avrei scritto che sarei potuta venire. Stupide feste in discoteca.
Mentre divagavo con i miei pensieri, qualcuno mi diede una spallata. "Guarda dove cammini, sfigata" la voce di Valentina era inconfondibile, 17 anni e pensava di essere la regina del mondo. Solo perché tua madre é la preside del May Institute non vuol dire che puoi fare quello che ti pare, ma un giorno prenderò la tua testolina e la sbatterò contro al muro. "Scusa" bofonchiai. Ovviamente non le dissi tutto quello che avevo appena pensato. "Levati di torno" rispose lei.
Entrai in classe e un minuto dopo suonò la campanella. Lezione di inglese. 
"Good morning girls.. And boy" venti ragazze e un solo ragazzo: bell'affare. 
"Avete fatto il riassunto che vi avevo chiesto?"
"Si" rispondemmo in coro, anche se la metà di noi voleva rispondere 'riassunto? Quale riassunto?!'
"Bene" riprese la professoressa. "Allora, Alessandra, inizia a leggermi il tuo"
Cazzo, io faccio parte della metà che non l ha fatto.
"Ehm, ecco, miss.. Io non ce l'ho".
"Come scusa?" Domanda retorica.
Presi coraggio. "Si non ce l'ho, l'ho dimenticato".
"Dimenticato Alessandra?"
"Ehm si, a casa"
"È la terza volta che dimentichi i compiti a casa"
"Beh prof, già tanto che non si dimentica di avere una testa in mezzo a tutta quella ciccia". Coro di risate. Volevo sotterrarmi, cercai di trattenere una lacrima.
"Valentina, vai fuori".
"Io vado fuori, lei la aiuti pure a cercare la sua testa".
Realizzai che anche la prof aveva le mani legate con lei, non le avrebbe fatto niente. Andare contro di lei voleva dire andare contro la preside e andare contro a un licenziamento. Stupido sistema scolastico corrotto.
"Alessandra, alla fine dell'ora dobbiamo fare un discorsetto". Ecco ci risiamo, sapevo già cosa mi avrebbe detto.
"Va bene".
La lezione trascorse molto lentamente, non seguii una parola e guardandomi attorno mi sentii sollevata nel vedere che non ero l'unica. Dietro di me, Carla leggeva una stupida rivista di moda, una di quelle dove ti mettono in testa che se non ti vesti bene e se non sei un figurino allora sei tagliata fuori dalla società. Davanti a me, Luca cercava di copiare i compiti per l'ora successiva senza farsi vedere.
"Luca, dammi quei compiti" lo riprese l'insegnante. Come non detto. Forse solo quelli in prima fila seguivano, o forse no. 
La mia mente rievocò quelle parole: 'prova a trovarla in mezzo a tutta quella ciccia'. Strinsi i pugni e sentii le unghie affondare nella carne. Come si può essere così cattivi? Non pensi che ognuno abbia i suoi problemi? E poi non sono così grassa..beh forse un po'. Ma che ti importa? Vivi e lascia vivere. Mentre la mia testa sproloquiava, , il rumore della campanella irruppe nei miei pensieri.
"Avanti Alessandra, fuori" rincalzò l'insegnante. Ci siamo.
"Sai che la scuola è importante?" Si, pensai io. Chi tace acconsente, no?
"Ecco, i compiti devi farli, ultimamente la tua media è calata, non intervieni in classe, fai scena muta alle interrogazioni e non parlo solo della mia materia". Ah. "Va tutto bene a casa?"
"Si tutto bene" no, per niente.
"Ti fanno ancora lavorare tanto?"
"No, no" si, ma meglio non dire niente. 
"Allora cosa c'è che non va?"
"Niente sono solo un po stanca".
"Siamo tutti stanchi, ma dobbiamo fare uno sforzo. Comunque il quattro te lo tieni, e domani ti interrogo". Stronza, bel colpo. Prima mi fai il discorsetto da mamma e poi mi pugnali così? Tornai in classe dalla prof di religione. 
"Posso fermarmi anche se non frequento?" Le chiesi.
"Certo cara! Bene ragazzi, oggi vorrei affrontare con voi una tematica particolare: la sessualità". Una serie di gridolini eccitati iniziò a farsi strada tra gli alunni.
"Calma, calma, non ci tengo a sapere le vostre esperienze" mi fece un occhiolino. Grazie al cielo.
"Allora, non vi dirò certo come nascono i bambini, suppongo che tutti lo sappiate".
"No prof io non lo so me lo spiega perfavore?" 
Risi anch'io alla battuta di Luca, sotto sotto mi stava simpatico.
 "Spiritoso. Vorrei farvi una domanda : quanto può incidere il sesso in una coppia giovane?" Che razza di domanda era?!
Una mia compagna si fece avanti: "beh, secondo me è importante".
"Si Carla, dimmi pure".
"Se due ragazzi si amano e si vogliono credo che il sesso debba entrare a far parte delle loro relazione".
"Eh si tu devi essere un esperta vero Carla?!" Allora Valentina non prende di mira solo me. Tutti scoppiarono a ridere, io non ci trovavo nulla di divertente. Carla diventò paonazza e chiuse immediatamente la bocca. 
"Valentina vuoi dire qualcosa anche tu?" Si intromise l insegnante. Mi girai per guardarla: alta, magra, capelli lunghi, lisci, castani. Era bella, dovevo ammetterlo, ma la sua cattiveria faceva sparire ogni traccia di bellezza dal suo corpo. 
"No, peró possiamo chiedere ad Alessandra cosa ne pensa". Sentii tutti gli occhi puntati su di me e iniziai a farmi prendere dal panico e dalla rabbia.
"Ehm io penso che.."
"Tu di sicuro avrai avuto qualche esperienza vero?" I suoi occhi erano diventati due fessure e le sue labbra formavano un sorriso malefico. 
Iniziai a sentire l aria che respiravo densa, non riuscivo a farla arrivare ai polmoni. pensai. Senza ragionarci troppo, presi il mio diario e la colpii in faccia, prendendola in pieno viso. Bingo. Erano tutti immobili, a bocca aperta,e forse un po' impauriti dalla mia reazione del tutto inaspettata. Dal nulla, i miei compagni cominciarono ad urlare e ad applaudire. Valentina si alzò di scatto e si diresse verso di me come un treno; 
"Io ti uccido" mi disse a denti stretti. 
Proprio mentre stava per allungare le mani, la professoressa si mise in mezzo. 
"Avanti ragazze calmatevi. Valentina torna al tuo posto. Alessandra fuori!!"
Con nonchalance mi diressi verso la porta dell'aula e un sorriso beffardo si dipinse sul mio viso. Chiusi la porta e mi diressi verso la macchinetta del caffè. Tirai fuori le monetine dalla tasca e le infilai dentro:caffè espresso senza zucchero. Diedi un occhiata veloce alle merendine: cioccolato, patatine, caramelle; mi rimbombarono nella testa le parole aspre di Valentina: no, niente merenda, pensandoci bene qualche chilo in meno non mi avrebbe fatto male. Presi il caffè e mi sedetti alla scrivania lì vicino. Chissà cosa mi avrebbero fatto per aver tirato un diario in faccia alla figlia della preside, anche se ragionandoci sopra realizzai la cavolata che avevo fatto. Di sicuro mi avrebbero sospesa e abbassato la media in tutte le materie.
"Chi se ne frega" pensai ad alta voce. La bidella al mio fianco mi rispose:
 "eh no, chi se ne frega un bel niente, sono io che pulisco qui!" La guardai con aria interrogativa.
"Giù i piedi dalla scrivania, su!!" Mi guardai. Avevo steso le gambe sul tavolo.
"Mi dispiace non me ne ero accorta"
La bidella mi guardò con aria di chi la sa lunga.
"Dicono tutti così. Non mi ero accorto di buttare le cartacce per terra, non mi ero accorto di scrivere sul banco, non mi ero accorto di pisciare fuori dal water!" 
Si stava sfogando con me, le sue parole uscivano aspre, cattive, dalle sue labbra, come un drago che sputa fuoco: mi fece compassione. La osservai meglio: era bassa, minuta, capelli neri con due dita di ricrescita bianca, il viso pieno di rughe. Poteva essere mia nonna, ma nella forza che metteva per pulire per terra poteva dimostrare benissimo la mia età. Mi fece tenerezza, mi venne voglia di aiutarla e invece rimasi immobile a fissarla. "Beh? Li togli i piedi o no?!"
"Si certo scusi!".
Finalmente finì anche quell'ora. Mi diressi verso la mia classe per raccogliere libri e quaderni e quando stetti per uscire una mano mi bloccò. Convinta che fosse la persona con cui avevo discusso prima, mi ero già preparata per aggredirla di nuovo, ma quando mi voltai trovai la mia prof di religione.
"Ale hai fatto una cosa molto cattiva oggi e volevo dirti che.."
"Si lo so mi sospenderanno e sinceramente non mi interessa"
"..volevo dirti che hai fatto bene!"
Cosa?!
"Si, era ora che qualcuno si svegliasse in questa classe". Appena dietro di me passò Valentina. "..e comunque ti ho messo una nota e andrai dritta dalla preside" finì la prof.
Valentina mi guardò soddisfatta, ma appena si voltò la prof mi fece l'occhiolino e si dileguò nell'aula professori. La seguii con lo sguardo, e una volta che sparì mi ripetei: "si, ho fatto proprio bene!".
Soddisfatta di me stessa, mi diressi verso l'uscita del May Institute.
  
  
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