Salve :)
Mille scuse per il mega ritardo con questo nuovo capitolo. Purtroppo l’inizio
del secondo semestre all’università mi ha tolto tutte le energie possibili, e
avevo zero forza per far funzionare il cervello e tradurre D: ancora sorry!!
Comunque, vi lascio a questo terzo capitolo, con qualche solita noticina :)
Buona lettura!!
Declaimer:
Né io né l’autrice scriviamo per far soldi, anzi, e ovviamente non siamo noi ad
aver creato i personaggi qui rappresentati e non ne deteniamo i diritti.
link alla storia in lingua originale
Mary, who?
Chapter 3
Mary Poppins fu per poco più d un mese la tata di Amelia Pond. In quel mese,
Mary trovò il suo scopo nel rassicurare Amelia della promessa del Dottore di
tornare entro 5 minuti. Sostenendo che “5 minuti” avessero un diverso valore
per il Dottore, promise ad Amelia che sarebbe alla fine ritornato.
Amelia iniziò ad affezionarsi a Mary, e così anche lei. Si raccontavano storie
l’un l’altra; Amelia le raccontò storie sul Dottore, su come immaginava fosse volare
via in una macchina del tempo, e sui suoi amici Mels e Rory. Mary raccontò
storie che pensava avrebbero incantato Amelia, anche mantenendo una certa
compostezza (1).In quel breve periodo, Amelia divenne meno testarda e
sospettosa, ma in lei crebbe una sorta di ferocia che Mary sapeva che si sarebbe
evoluta poi nel suo lato avventuroso. Aveva la sensazione che un’amicizia
sarebbe potuta nascere tra il Dottore e Amelia, anche se ancora non poteva
prevederne la reale natura.
Il vento iniziò a cambiare, e Mary Poppins capì che non era più necessaria la
sua presenza nella casa dei Pond.
“Devi proprio andare via? Vorrei che non
dovessi farlo!” si lamentò Amelia.
“E cosa, se posso chiederlo, mi accadrebbe se rimanessi con tutti i bambini
lascio?” Mary le sorrise con affetto.
Amelia mise il broncio. “Tornerai?”
“Solo se sarà necessario, ma chi lo sa, forse mi rivedrai, un giorno.” Mary
aprì il suo ombrello e si posizionò, inconsciamente, dove il Dottore era
precipitato con il suo TARDIS.
“Se mai rivedi il Dottore, puoi dirgli che lo sto ancora aspettando?” chiese
Amelia.
“Oh, perché no?” le rispose Mary.
Guardò poi in alto afferrando saldamente la borsa e il vento la sollevò con
delicatezza. Iniziò a volare nel cielo e trovò subito una nuvola alla quale poggiarsi.
Da lì sopra, Mary poteva vedere ben poco di quello che era Leadworth. Riusciva in
parte a distinguere quale fosse la casa di Amelia Pond, ma sembrava minuscola
da dove era seduta. Notando che in quel momento nessuno richiedeva la sua
assistenza, decise di trovare il Dottore e dirgli quello che la piccola Amelia
Pond voleva fargli sapere. Non fu difficile scovarlo, poiché si trovava ancora nell’Inghilterra
del 1842.
Fluttuò di nuovo nel cielo finché non
atterò sulla nuvola dove era sistemato il TARDIS. Fatti pochi passi, trovò
svolazzante nel vento un ritaglio di giornale. Lo prese al volo, e vi lesse che
una certa Amelia Williams cercava una tata nel 1946. Riposto l’annuncio,
camminò fino alla porta con ombrello e borsa in mano, e bussò tre volte.
Dall’altra parte il Dottore aprì rapidamente la porta, con un grandissimo
sorriso sul volto.
“Oh, questo sì che è un cambiamento
rispetto all’altra volta.” Mary gli sorrise di rimando. “Ti dispiace se
facciamo una chiacchierata?”
“No, affatto! Prego, entra, prendi posto! Metti giù le tue cose.” il Dottore
sembrò leggermente frastornato.
“Ti ringrazio” Mary entrò e prese posto.
Dopo gli eventi avvenuti a Londra con Clara, i pupazzi di neve e la Grande
Intelligenza, il Dottore aveva avuto il tempo per pensare a molte cose. Ebbe il
tempo per fare qualche ricerca su chi era Mary Poppins. Tutto quello che trovò
nel suo database era la sua professione di tata. Non c’era nessuna informazione
sulla sua specie, sul suo luogo di provenienza … L’unica cosa che scovò fu la
lunga lista di bambini di cui si era occupata. E in cima alla lista la voce
inserita più recentemente era un nome familiare: Amelia Pond, otto anni.
“Cosa ne pensi?” il Dottore si guardò
intorno.
Non la stupirono le dimensioni interne del TARDIS, perché era quasi come la sua
borsa – più grande all’interno.
“Molto carino, mi piace soprattutto la parte rotante lì in alto.” Disse Mary.
“Che cosa?! Scusa, ti dispiacerebbe spiegare chi sei? E dove hai preso quel tuo
meraviglioso cappello?” le chiese il Dottore, che curioso le si era fatto
vicino.
“Prima di tutto vorrei mettere bene in chiaro una cosa. Io non spiego mai
nulla. (*)” Gli disse. “In secondo luogo, hai già incontrato la governante?”
“Sì! Ah, che meravigliosa idea mi hai messo in testa!” disse il Dottore, ma fu
interrotto.
“Che cosa impertinente da dire! Io, mettere in testa idee alle persone?!
Addirittura!” sbuffò Mary.
Il Dottore le sorrise. “La governante. Lei è qualcosa d’impossibile! L’ho
incontrata due volte!”
Il Dottore iniziò così a raccontare di
Clara Oswin Oswald e Mary lo ascoltò con attenzione, anche se la sua prima
intenzione era di parlare di quello che era accaduto tra lei ed Amelia.
“Dottore, mi dispiace interrompere, ma devo assolutamente discutere con te
riguardo a un fatto di estrema importanza.” Disse fermandolo.
“Oh, certo, certo. Di cosa volevi parlare?”
Mary si tolse il cappotto e lo poggiò allo schienale della sedia. Quando tornò
a girarsi verso il Dottore, lo vide sogghignante.
“Indossi un cravattino?” chiese il Dottore puntando lo sguardo sul suo
cravattino rosa.
“Sì, sono molto graziosi, non credi anche tu?” rispose lei allegramente.
Il Dottore strabuzzò quasi gli occhi a quella risposta, e un sorriso sempre più
largo si stava aprendo sul suo volto. Al Dottore iniziava a piacere questa
donna.
“Sai, ho incontrato una tata un po’ di
tempo fa. Usava delle pillole per creare dei piccoli Adipose… Non sei qui per
fare la stessa cosa, vero? Considerando tutta la lista di bambini che hai
aiutato.” Chiese il Dottore ora di colpo serio.
“Permettimi la domanda: ti senti male? (*)”
“No, sto bene. Sono solo vecchio.” Rise il Dottore. “Bene, perdonami, vai
avanti con il tuo discorso.”
“C’è una piccola bambina che sta ancora aspettando il ritorno del suo dottore
magico. Lo farai mai?”
“Intendi Amelia Pond?”
“Ovviamente.” Annuì Mary.
“Sei stata la sua tata, non è vero?”
“Sì. Di preciso per un mese e qualche giorno. Mi ha raccontato storie su di te,
e di come hai riparato la crepa nel muro della sua stanza. Perché non sei
tornato nei cinque minuti che avevi promesso?”
Il viso del Dottore si fece cupo. “Sono tornato. Dodici anni dopo, ma sono
tornato.”
“E lei ti ha perdonato? Non dovrebbe essere tollerato un tale ritardo.”
“Certo che l’ha fatto!” sorrise un po’ triste il Dottore.
“Dove si trova adesso?” chiese con calma
Mary.
“Devi lasciare i bambini di cui ti prendi cura prima o poi, no? È una decisione
volontaria, giusto?” Il Dottore cambiò discorso.
“Sì, e qualche volta il loro cuore ne esce a pezzi. È la maledizione delle tate…”
si girò e disse sottovoce. “Solo praticamente perfette.”
“Amy. La mia cara Amy. Mi ha lasciato.” Il Dottore si girò di spalle. “Non è
stata colpa sua, ed io non ho potuto fare nulla.”
“Dottore” Mary gli mise una mano sulla spalla “Quando è stata l’ultima volta
che l’hai vista?”
“Amy? È stato un po’ di tempo fa. Mi chiedo sempre cosa stia facendo.” Guardò Mary
dopo essersi seduto.
“Non puoi farle visita?”
“No. Andare da lei comporterebbe la creazione di un buco nello spazio-tempo.” Si
strofinò gli occhi.
“Se avessi modo di dirle qualcosa, qualunque cosa, quale sarebbe?” chiese Mary
con delicatezza (2).
“Le chiederei come sta lei, come sta Rory. Se le manco.” Sorrise il Dottore.
“E dove si trovano, in questo momento?”
“Oh, credo siamo a New York, anni trenta o quaranta. Ed è una scrittrice adesso.
Amelia Williams.” Sorrise sommessamente.
Mary aprì la sua borsa e cercò il ritaglio di giornale. Come se si trattasse di
un trucco di magia, entrò con quasi tutto il busto nella borsa alla ricerca di
quel pezzetto di carta. E questo attirò subito l’attenzione del Dottore.
“La tua borsa. Come fa a fare una cosa del genere? È più grande all’interno”
“Potrei chiederti la stessa cosa, Dottore, riguardo la tua macchina del tempo.”
“Sicura di non essere un Signore del Tempo, o una qualche discendente?”
“Come, scusa? Sei sicuro di non essere tu una tata, o un qualche derivato?”
Il Dottore e Mary si fissarono per qualche secondo, finché a lui non scappò una
risata.
“Sei proprio una donna originale, Mary Poppins.”
“E tu sei proprio un uomo bizzarro, Dottore.”
Il Dottore continuò a fissarla sorridente, il che mise un po’ a disagio Mary.
“Beh, direi che abbiamo parlato a
sufficienza. Grazie mille.” Disse lei.
Il Dottore girò su se stesso, alzò qualche leva, spinse dei bottoni e inserì
delle coordinate.
“Devi andare da qualche parte? Posso darti un passaggio.”
Mary prese nota di ciò che aveva bisogno prima di rivolgersi al Dottore.
“No grazie, Dottore. Il luogo in cui devo andare è irraggiungibile dalla tua
macchina del tempo.”
“Irraggiungibile?!” il Dottore era confuso. “Il mio TARDIS può andare ovunque
nell’universo, grazie tante!”
“Beh, se arrivasse dove voglio andare,
potrebbe distruggere il tessuto dello spazio-tempo.”
Il sorriso sul volto del Dottore mutò in un’espressione accigliata, cosa che
fece capire a Mary la necessità di partire la prima possibile, prima che lui
potesse protestare.
“Perché?” la fermò. “Perché lì?”
“Oh, Dottore, ti ho già detto che non spiego mai nulla.” Mary aprì la porta del
TARDIS. “Ora vai, e trova la governante.”
(*) anche qui ci sono frasi riprese dal doppiaggio
italiano del film di Mary Poppins.
(1) but still kept a lady-like demeanour
Spero di aver trovato la migliore traduzione per
questa frase, ma ho ancora qualche dubbio in merito purtroppo. Non sono
comunque riuscita a trovare nulla di meglio, e quindi mi appello ai vostri
suggerimenti!
(2) inconspicuously
Letteralmente, sarebbe più un “senza farsi
notare/dare nell’occhio”, ma sinceramente non suonavano per nulla bene nel
contesto, perciò ho deciso di tradurre con la parola “delicatezza”.