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Autore: xCyanide    19/03/2014    4 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 17 - Di tremori, genitori iracondi e sorprese.


3 mesi dopo

Da quando avevo lasciato Geràrd, avevo accuratamente evitato tutte le sue chiamate sul cellulare – aveva addirittura rubato quello del fratello, non avendone uno proprio – e Bri mi aveva aiutato a non incontrarlo nel corridoio.
Sapevo di essere cattivo, ma era l’unico modo per me di dimenticarlo. Lo amavo da impazzire e il cuore mi faceva male ogni volta che pensavo a lui però, quando mi capitava di riflettere sulle sue azioni e sulla sua ipocrisia, una rabbia mi saliva dallo stomaco e mi infuocava il cervello.
Sarei stato capace di spaccare due tavole di legno accostate col solo ausilio della mano, proprio come un ninja.
Comunque, mi ero limitato a cercare di sopravvivere e a sorridere così da non farmi riempire di domande da mamma e di insulti da papà. Il loro figlioletto prendi-in-culo stava subendo la prima grande delusione d’amore e loro facevano finta di niente proprio per non dover affrontare il fatto che si, avevo lasciato un ragazzo.
Mi affacciai alla finestra sbuffando pianissimo e alzai il viso verso il cielo scuro e puntellato di piccole stelle luminose. Quando la mia mente toccò il ricordo di lui che saliva la scala ogni sera per stare con me, dovetti impormi categoricamente di non pensarci assolutamente.
Mi comportavo come se tutta quella merda nemmeno mi scalfisse, quando invece sentivo tutto il mondo pesarmi sulle spalle come una roccia. I miei polsi fasciati, i miei occhi incavati, le grandi occhiaie e le mie ossa che giorno dopo giorno non facevano altro che mostrarsi sempre di più facevano solo capire che le mie insicurezze prima o poi mi avrebbero mangiato vivo.
Rettifico: mi stavano mangiando vivo.
Perché la vita non può essere più semplice? Perché le persone non sono sincere e aperte e non ti chiedono aiuto quando devono? Perché non si possono salvare tutti?
Sapevo che Geezie non se la stava passando meglio di me perché Bri spesso l’aveva incontrato nel corridoio. Diceva che barcollava, che il suo fisico era sempre più snello e i suoi occhi sempre più chiari. Sembrava uno zombie con la faccia livida per colpa di tutte le botte che stava prendendo in quei giorni, lividi che nemmeno si degnava di coprire perché oramai io non esistevo nella sua vita e la verità non andava nascosta più.
Il leggero venticello di marzo mi fece riscuotere dai miei pensieri e mi fece rendere conto che nonostante i buoni propositi stavo piangendo. In silenzio, da solo con le mie amate stelle.
Forse era tutto uno sbaglio quello, forse ero io quello esagerato o forse, più semplicemente, la nostra storia non era nata per durare.
Ma il mio cuore non riusciva ad arrendersi a questa idea malsana che lui non fosse la mia anima gemella.
Mi mancava il sapore delle sue labbra, il tocco delle sue mani sui miei fianchi, il suo visino androgino e le parole dolci che mi dedicava quando ci univamo. Mi mancava maledettamente fare l’amore con lui, al caldo tra le lenzuola, il sudore delle nostre pelli e i sorrisini imbarazzati.
Ne avevo goduto solo una volta e ne sentivo così tanto bisogno.
Era sicuramente qualcosa destinato a durare, altrimenti non avrei sofferto così a lungo. Dovevo solo trovare il modo di far funzionare quella strana macchina ammaccata nominata “rapporti umani”.
Non ero il miglior meccanico del mondo, ma qualcosa avrei fatto di buono.
 
La mattina dopo, scesi a fare colazione con gli occhi rossi e le braccia che tremavano. Improvvisamente, riprendermi Geràrd era diventata la mia priorità, ma occuparmene con quella fragilità che avevo addosso sembrava impossibile. Mi serviva del cibo.
In casa mia vigeva il silenzio tra me e i miei genitori quindi quando mi sedetti a tavola mio padre non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Non aveva avuto altri attacchi violenti come quello dell’ultima volta ma nemmeno si azzardava ad aprire il discorso. O almeno, fino a quel momento non ci aveva ancora provato.
Mia madre, invece, stupita del mio comportamento, cercò di essere il più gentile possibile e andare oltre le frasi di cortesia.
-Franklyn, vorresti qualcosa in particolare per colazione? E’ tanto che non ti siedi a tavola con noi, puoi chiedere quello che vuoi.
Sorpreso dal suo cambiamento repentino di emozioni nei miei confronti, decisi di approfittare della situazione per far rendere loro conto di come stavo in quel periodo.
-Oh, finalmente ci ha degnato di presenza, il nostro caro Frankie. Vedi cara, forse quella banda di femminucce non l’ha completamente traviato, forse… forse possiamo fare ancora qualcosa – ed eccolo lì, mio padre, che come sempre cercava di rovinare tutto con quelle sue battute di spirito poco rispettose.
-Io voglio solo fare colazione, poi posso anche scomparire – mormorai osservando mia mamma che come faceva solitamente, cercava di passare sopra a quello che diceva Anthony in un clamoroso esempio di lancinante omertà. –E una tazza di caffè sarebbe l’ideale.
-Cosa Frank, adesso mi eviti? Te l’ha detto il tuo ragazzo di farlo? Fino a qualche mese fa mi butti davanti il nome del tuo lui davanti, il fatto che si, te lo sei fatto mettere al culo e ti è piaciuto, e ora abbassi lo sguardo e metti la coda tra le gambe? – domandò mettendo giù la tazza di cappuccino che aveva tra le dita e puntando gli occhi addosso a me. Probabilmente era uno dei suoi momenti ‘no’ e ovviamente, io ero capitato lì in mezzo per caso.
Socchiusi gli occhi lentamente così da non scoppiare a piangere di nuovo davanti a lui e strinsi i pugni così da evitare nuovamente di rispondergli. Sapevo che in fondo, qualsiasi cosa fosse successa, ci avrei rimesso io. Ero rissoso, ma in quanto a pungi e calci ne sapevo ben poco.
Vidi mia madre aprire appena la bocca, come se volesse controbattere ma in un secondo momento la chiuse nuovamente abbassando lo sguardo così da non dover stare faccia a faccia con il mio carnefice ufficiale.
Lentamente scivolai con il corpo sulla sedia così da incassare il viso nelle spalle e rimanere in silenzio, con le calde lacrime che battevano sui miei occhi in una muta protesta. Non le avrei lasciate scendere stavolta.
Fortunatamente, in quel mutismo assordante, due forti colpi alla porta distolsero tutti dai loro stessi pensieri. Sentivo delle voci da fuori e mi metteva ansia pensare che avrebbero potuto essere gli amici di mio padre, che erano sempre pronti a cercare qualcuno di cui parlare e da prendere in giro. Ogni tanto si stufavano delle loro mediocri vite e passavano a lamentarsi di quelle degli altri.
Mi alzai velocemente come a scappare da quella situazione e passai davanti alla porta per arrivare alle scale che mi avrebbero portato nella mia zona comfort. Tremavo ancora ma forse più forte, però in uno scatto di coraggio mi diressi verso l’entrata e osservai per un attimo il legno scuro davanti a me.
Poggiai lentamente la mano sulla maniglia e la abbassai titubante e con estrema delicatezza così da non farle fare quel fastidioso rumore cigolante dovuto alla pochissima lubrificazione.
Tutto quello che mi aspettavo di vedere svanì dalla mia mente quando davanti a me trovai Mikey e Brian uno accanto all’altro, che sorridevano complici e quasi maliziosi osservandomi.
Bri mi concesse un inchino e guardando dritto verso di me sussurrò: -Scusa, amico.
Gli rivolsi uno sguardo incerto poco prima che le loro spalle si dividessero e lasciassero spazio a due occhi lividi che subito presero di nuovo in prestito il mio cuore a pezzi.
Erano morti nelle sfumature ma in un attimo sentii che sarebbe bastata un po’ di colla e tanta buona volontà per riportarli allo splendore iniziale.
Per riportarli ad essere gli occhi di cui mesi prima mi ero innamorato.


xCyanide's Corner
La settimana scorsa ho saltato perchè ho avuto un'influenza distruttiva e la connessione andava da schifo ma potete odiarmi tranquillamente *porge mazze chiodate a tutti i presenti*
Le cose cominciano a rimettersi a posto ma ho ancora qualche piccolo asso nella manica per sorprendervi! Tenetevi pronti.
Spero come sempre che vi sia piaciuto tutto questo e ringrazio le persone che stanno recensendo perchè sono la mia giuoia(?) 
Alla prossima,
xCyanide

P.S.: Se vi capita, sarebbe bello guardaste "la bottega dei suicidi" perché, nonostante il titolo, è un cartone francese all'insegna della gioia di vivere e mi è piaciuto da morire. Ve lo consiglio (:

 
  
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