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Autore: Rosalie97    19/03/2014    6 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Mal e Zoey raggiunsero la cucina, mentre lei lanciava occhiate alla sua schiena. Lui non si voltava per guardarla, e lei si chiedeva cosa c’era che non andava. Aveva forse sbagliato qualcosa?
Mal scostò piano la tenda a quadri della finestra della cucina e vide un’auto della polizia passare in strada. Si voltò verso Zoey e prima di parlare la guardò, non si era mai accorto che fosse così bella.
<< Allora.. Ho appena visto un’auto della polizia passare.. Da qui non possiamo andarcene perché  è troppo alto e nemmeno io ce la farei, ma ho un’altra idea. >>
<< Cioè? >>
<< Conosci qualcuno, ai piani più bassi, che di solito a quest’ora non c’è? Che sia fuori dall’appartamento? Lo ucciderei pure, ma non voglio metterti ancor più nei casini. >>
Lei lo squadrò bene, mettendo i pugni ai fianchi, << Tu non vuoi che io mi trovi ancor più nei casini? Da quand’è che ti preoccupi degli altri? >>
<< Io >> disse lui avvicinandosi a lei, con voce ferma e cattiva, << non mi preoccupo degli altri. Chi credi che sia? Non sono buono, non mi importa niente di nessuno. >>
<< Eppure sei, qui, con me, e ti offri di portarmi lontano perché vuoi rifarti dell’errore che hai commesso. >> Il viso di Zoey era raggiante, mentre sorrideva.
<< Io.. >> Mal distolse lo sguardo, voltando la testa di lato, per poi riprendere a guardarla. << Io non aiuto gli altri. >>
<< Ma sei qui, stai aiutando me. >>
<< Zoey >> replicò lui con un sorriso a metà tra dolce e cattivo, << tu non sei esattamente gli altri. Te lo dico nel caso tu non te ne sia accorta. >> Teneva stretto nella mano sinistra il coltello dalla lama lucente e dall’impugnatura nera.
Lei non sapeva che dire, e così si limitò ad abbracciarlo. Mal non ci poteva credere, un attimo prima stavano parlando e quello dopo lei gli stringeva le braccia attorno al petto e ci posava la testa. Lui era più alto di lei, e per questo Zoey sembrava quasi una ragazzina a confronto.
<< Ehi, ehi >> lui se la scrollò di dosso, << adesso non credere che io mi lasci andare a queste smancerie. Ci siamo baciati, punto, stop. Fine della storia. >>
Zoey non diede a vedere la fitta al cuore che le provocò che quel che le disse, fece finta di niente. No, non gliel’avrebbe data questa soddisfazione. Doveva pur ricordarsi che era sempre Mal, non era cambiato affatto, era ancora cattivo. Ma, dopotutto, probabilmente era proprio questo il motivo per cui Zoey si sentiva attratta da lui. Nella sua vita aveva sempre pensato fuori degli schemi. Vedeva le sue coetanee “morire dietro” a coloro che chiamavano “il ragazzo cattivo”, quello misterioso e taciturno, ma lei non ci faceva caso. Si distingueva, a lei piacevano i ragazzi gentili e dolci, i ragazzi uguali a Mike. Questo finché non aveva conosciuto Mal, che era l’esatto stereotipo del “ragazzo cattivo”: bello, tenebroso, taciturno e misterioso. L’unica cosa in cui si distingueva dagli altri era che Mal era per davvero cattivo, lui uccideva senza pietà e godeva nel farlo. Non era buono, proprio per niente. Zoey avrebbe dovuto odiarlo per un milione di motivi, soprattutto perché aveva ucciso Mike e Beck, perché l’aveva costretta a fuggire di casa, a continuare a scappare ed ora la metteva nei casini con la polizia. Non avrebbe dovuto cominciare a provare quei sentimenti per lui, e tantomeno baciarlo, perché in questo modo gli aveva permesso di vincere.
<< Jasmine >> disse freddamente, << lavora la sera in un.. >> Zoey lo guardò, mentre Mal inarcava un sopracciglio perfetto, i capelli castani scurissimi, quasi neri, gli cadevano sul volto, la sua pelle sempre abbronzata sembrava più scura alla luce fioca ed aranciata della lampada della cucina, ed un sorriso malizioso gli stava stampato sul volto.
<< Dove? >> Disse ridendosela come non mai.
<< In.. Un posto.. >> Replicò brusca Zoey. << Allora, quando ce ne andiamo? >>
<> rispose Mal mentre ancora rideva. Afferrò lo zaino sopra il tavolo e se lo mise in spalla.
<< Ehi, ma quello è il mio zaino. >>
<< Si, ma lo porto io, perché per quello che dobbiamo fare, uguale calarci da una finestra, tu devi avere le mani libere, altrimenti so già che ti uccidi. >>
<< E a te dispiacerebbe, no? >>
<< Ovviamente. >>
<< Perché devi farlo tu, no? >>
<< Ovviamente >> ripeté lui, per poi sorridere da sbruffone. << Avanti, andiamo >> le poso una mano sulla schiena e la spinse verso la porta, lei sospirò ma fece come diceva. Però, proprio quando stava aprendo la porta, Mal, improvvisamente, la fermo e la bloccò contro la porta. Erano a pochissimi centimetri di distanza l’uno dall’altra.
<< Cosa. Stai. Facendo? >> Disse lei acida, mentre lui le fece segno di stare zitta. << Cos.. A me non dici di stare zitta! >>
<< Vuoi chiudere quella bocca?! >> Urlò in un sussurro.
<< Perché sussurri? >>
<< Shh. >>
<< Okay, perché sussurri? >> ripeté lei a bassa voce.
<< Mi sono dimenticato di una cosa importante.. >>
<< Cioè? >>
<< Probabilmente avranno messo una telecamera fuori dal tuo appartamento per controllarti. >>
<< Cosa?! Ma non possono farlo! >>
<< Shh, >> le posò una mano sulle labbra, << si che possono farlo se non lo viene a sapere nessuno. E poi, quale parte del “ti stanno spiando e se urli sentono tutto” non hai capito? >> Lei gli lanciò un’occhiataccia, e dopo un po’ lui disse: << Ora, se tolgo la mano tu non urli, vero? >>
Lei scosse la testa, alzò gli occhi al cielo e scostò la sua mano. << Perché dovrei urlare? >>
<< Che ne so, nei film dicono così. >> Mal scosse le spalle, e Zoey gli lanciò un’occhiata che significava esplicitamente “ma parli sul serio?”.
<< Tu sei proooprio strano. Si può sapere cosa c’entrano i film adesso? >> Sospirò. << E allora cosa facciamo? Io non voglio andare in prigione. >>
<< C’è un’altra uscita da qui? >>
<< Solo le finestre. >>
<< Ma siamo al settimo piano, cioè.. Io forse potrei anche farcela, ma.. >>
<< Vicino alla finestra della mia camera, fuori, sul muro, c’è la scala d’emergenza. >>
<< Cos.. E perché non melo hai detto? >>
<< Che ne so, forse perché mi hai chiuso in un armadio ed io non pensavo tanto alla finestra? O magari perché tanto qui sei tu che decidi tutto, non mi lasci decidere niente. >> Incrociò le braccia e gli voltò le spalle.
Lui sospirò forte, << Zoey, seriamente, chi è qui l’esperto? Io o tu? >> Lei non gli rispose, e lui le si avvicinò, e le sussurrò all’orecchio, << Avanti, sbrigati prima che sia troppo tardi. Devo portarti in salvo o no? Decidi tu. >>
Zoey si voltò di scatto e quasi le loro labbra si toccarono da quanto erano vicini, << Cos’è, adesso ti metti a fare la parte del principe che salva la donzella nella torre? Se ti stanca tanto, prego, vattene, quella è la porta. >>
<< C’è la telecamera. >>
<< E allora la finestra! >> Urlò lei esasperata  furiosa. In silenzio, con i pugni stretti, si diresse verso la sua camera, mentre Mal la seguiva appresso, vicinissimo, talmente vicino che poteva sentire il suo profumo, che non lo abbandonava mai. Quando si ritrovò vicino alla finestra, la aprì ed una folata fredda di brezza notturna la colpì e le alzò i corti capelli color rosso fuoco. Si sporse oltre il davanzale, e guardando a destra vide la scala antincendio: non era né troppo vicina né troppo lontana, e senza l’aiuto di qualcuno probabilmente se avesse provato a raggiungerla sarebbe caduta.
<< Faccio io >> disse la voce di Mal, più vicina che mai, e lei sentì un brivido correrle giù per la schiena. Prese il lenzuolo del letto e lo arrotolò , per poi sedersi sul cornicione della finestra; lanciò il rotolo di stoffa sulla scala e fece centro, dopodiché si alzò in piedi, tenendosi sul muro di mattoni e fece un salto. Chissà come riuscì ad atterrare illeso sulla scala. Si sporse dalla ringhiera, ci legò una parte del lenzuolo e l’altra la lanciò a Zoey che l’afferrò al volo.
<< E con questa che cosa devo farci? >> Disse lei con voce interrogativa.
<< Siediti sul cornicione della finestra tenendo stretto il lenzuolo e buttai giù, poi arrampicati e sali fin qui. >>
<< Coosa?! >> Urlò lei scioccata. << Ma hai visto che caduta è da qui fino a terra? Mi sfracello al suolo se perdo la presa! >>
<< Non eri bravissima in arrampicata? >>
<< Io.. Si.. Ma come.. >>
Mal rise piano, << Mi ricordo le cose >> fece l’occhiolino, << Avanti, so che ce la puoi fare. >> Lei lo guardò e si rese conto che diceva sul serio, così prese un profondo respiro e si buttò, mentre teneva così strettamente il lenzuolo da avere le nocche delle dita delle mani color avorio. Quando si trovò penzoloni nel nulla, invece di rivolgere gli occhi giù, sotto di lei, li rivolse in su, verso Mal, e li agganciò ai suoi. Questo le diede la forza di arrampicarsi per raggiungerlo.
Quando fu abbastanza vicina, lui l’afferrò per le braccia e la tirò verso di sé: caddero entrambi all’indietro. Quando Zoey aprì gli occhi si ritrovò quelli e di Mal a pochi centimetri di distanza e capì di essere distesa sopra di lui.
<< Oddio, scusa! >> Urlò lei alzandosi subito in piedi, mentre lui faceva lo stesso.
<< A me sinceramente non dispiaceva >> scherzò lui mentre rideva. Zoey lo colpì alla spalla con un pugno, e lui rise ancora più forte, mentre la ragazza sorrideva tra sé. << Allora, >> disse quando si calmò, << andiamo? >> Offrì la mano alla ragazza, che l’afferrò con grazia.
<< Ma certo >> rispose, ed insieme scesero di corsa le scale.
  
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