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Autore: Dimea    19/03/2014    2 recensioni
Alla fine della Terza Guerra Mondiale del 2040, le nazioni furono soppresse, per poter essere rimpiazzate da un unico governo centrale : la DOGMA.
Ma questo Utopistico Governo cade ben presto nelle mani del Comandante Generale William Rossenham, soprannominato dai commilitoni, il Mozart della guerra.
Non tutti gli abitanti della terra scelsero di sottostare alla tirannia della Neo-DOGMA, ma ancora provati ed addolorati dalle perdite della Guerra, scelsero di ritirasi nel sottosuolo, nei condotti che una volta ospitavano miniere e Metro. Nacquero così gli Under e la repubblica di UnderTown.
Nel marzo del '55, con l'editto di New-London , Rossenham, dichiarò apertamente guerra agli abitanti di UnderTown.

La nostra storia comincia anni dopo, nel 2068.
Quando la figlia del Comandante comincerà a capire davvero la profezia, che anni prima, fu svelata a sua madre.
Il Fiore di New-London ha tra le mani il futuro dell'umanità.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Going Under 1
Going Under I photo GoingUnder1.png

Capitolo II
The New-London's Flower


'Cause I need, I need a hand to hold
To hold me from the edge
The edge I'm sliding over slow
'Cause I need, I need Your hand to hold
To hold me from the edge
The edge I'm sliding past

Hold on to me

[Superchick - Hold]
Plic...
Plic...
tac...
tac...
Plic... tac
Plic... tac
Hope cominciava a riprendere conoscenza.
Attorno a lei rumori inconsueti ed ancora indistinguibili, per la sua mente intorpidita.
Plic... tac
Plic... tac
Sembrava il rumore della pioggia, ma isolato.
Acqua?
La ragazza scelse di mantenere gli occhi chiusi, per poter far leva sull'udito e sull'olfatto.
L'aveva sempre fatto, sin da bambina, per poter legge qualche libro. Infatti la balia non le permetteva di sollazzarsi nella letteratura, costringendola a farlo di notte.
Le narici della giovane furono investite da un forte odore di umido e muffa, tanto che a stento riuscì a mantenere una smorfia.
Clang...
Clang...
Quei rumori erano del tutto differenti da quelli che Hope era abituata a sentire a palazzo...
All'improvviso un fruscio troppo vicino la obbligò a spalancare gli occhi sussultando, ma ci mise qualche secondo per mettere a fuoco
Seduta accanto a lei, una ragazza dalla pelle color caramello, le sorrideva visibilmente rasserenata, osservandola con due specchi scuri, infatti i suoi occhi dovevano essere neri, o comunque castani, indistinguibili nella penombra.
I capelli corvini erano molto corti, quasi rasati. 
-Finalmente ti sei ripresa! temevo che quell'orso ti avesse somministrato una dose troppo elevata!- sospirò, incenerendo con lo sguardo una figura, già vista dalla rossa.
Il ragazzo dalle grandi mani grugnì -Eve, non ho mai sbagliato dose!- cercò di districarsi dallo sguardo di rimprovero.
Entrambi erano vestiti in modo inconsueto agli occhi della giovane rossa, abituata alle  candide divise del padre: la giovane donna portava un paio di pantaloni color sabbia, arrotolati fino alle ginocchia, una blusa nera stretta in vita da un alto cinturone in cuoio, pieno di fibbie in ottone, color bronzo, e delle scarpe nere dalla suola altissima. Per quanto riguarda l'energumeno appoggiato al muro, indossava dei pantaloni strettissimi grigi ed una canottiera bianca, macchiati di una strana sostanza vischiosa e nera.
-Nathan, è rimasta priva di conoscenza per ventiquattro ore!- alzò i toni la ragazza -Poteva non farcela!-
-Però è qui...- si discolpò Nathan
-Ma cosa parlo a fare con te! Sei un orso e basta!- Urlò Eve alzando gli occhi al cielo.
Nel frattempo, Hope, si era raggomitolata ai piedi del letto, portandosi le ginocchia al petto. Gli occhi sgranati e spaventati, tanto che il verde smeraldino delle sue iridi si era incupito.
Non era mai uscita dal Palazzo, ed ora si trovava in mezzo a due pazzi che litigavano, in un luogo scuro e che sapeva di muffa.
Solo in quel momento, i ricordi del ballo le tornarono in mente.
Alexis...
Nathan...
Il fazzoletto dall'odore strano...
Il buio...
Indossava ancora l'abito blu e la giacca del biondo.
-D...dove mi trovo- riuscì a dire con un filo di voce, sospendendo il litigio dei due ragazzi.
La ragazza le sorrise dolcemente.
-Sei ad UnderTown- disse pacatamente.
Il Panico pervase la rossa.
-V...volete farmi quello che avete fatto a mia madre?-
-Se avessimo voluto ucciderti, non saresti qui ora...- tagliò corto Nathan, prima di uscire dalla stanza.
Hope non si sentì affatto rassicurata dalle parole del giovane, cosa che Eve notò.
-Noi, vogliamo solo cancellare la tua cecità.- sussurrò dolcemente la ragazza -Non ascoltare Nath, è un bravo ragazzo ma ha problemi di... ehm... comunicazione- ridacchiò
-In che senso cancellare...?- cercò di chiedere la rossa.
-Ogni cosa a suo tempo- la fermò la ragazza -ora, è il caso di cambiarti, altrimenti potresti sentirti, ehm, strana.-


UnderTown  aveva un che di spaventoso.
Imponente e caotica, un'unica enorme città che si estendeva per tutti e cinque i continenti, collegata da intricati tunnel sottomarini e suddivisa in distretti : "Alpha UnderTown" che si estendeva per tutta la Ex-Europa, "Beta UT" le  Ex-Americhe, "Gamma UT" la sezione comprendente ciò che restava dell'Africa, "Delta UT" ovvero l'Asia ed "Omega UT", l'Oceania.
Nel giro di una ventina di anni, gli abitanti, avevano modificato le vecchie tratte delle metropolitane per trasformarle in un ambiente in cui vivere, edificando lungo le pareti. L'intento doveva esser stato quello di ottenere una struttura simile ad un alveare bronzato e brulicante di vita.
Ogni costruzione tendeva verso l'alto come a voler cercare la luce del Sole, assente a quelle profondità, e sbuffava impaziente. Ai piedi di essi un fiume silenzioso, o forse solo coperto dal brusio della vita.
Alpha UT, era distribuita su sette livelli, tutti collegati ad un unico edificio centrale, il Santuario. Esso era la sede dell'amministrazione del distretto Alpha, e conseguentemente di chi ne era a capo, il Magister.
-Coraggio, esci!- intimò, quasi, Eve.
Per tutta risposta Hope sporse la testa oltre l'uscio, sospirando.
-Ma non so come si allacciano questi cosi!- si lagnò.
La mora rise scuotendo la testa.
-Anfibi, Principessa, si chiamano Anfibi- la schernì un Nathan, visibilmente impaziente.
La rossa lo fulminò con lo sguardo.
-Se ti obbligassi ad indossare un abito da donna, di alta sartoria, ne saresti capace al primo colpo?- sentenziò la forestiera
Il ragazzo fece per ribattere, ma si fermò, rispondendo con un'occhiata truce verso la ragazza.
Eve guardò stranita Hope, per poi cominciare a ridere.
-Oddio, è la prima volta che sa cosa rispondere! Data da segnare, assolutamente sul calendario!-disse cercando di ricomporsi -Bene, ora è il caso di incamminarsi...-
-Verso dove?- chiese spaventata la giovane.
-Ti ho detto di stare tranquilla, piaga!- sentenziò, acido, Nathan.
-Ma è sempre così simpatico?-
-No, gli stai simpatica, in genere è peggio...- rispose Eve.
-Andiamo bene... - sussurrò uscendo dalla porta.
Fu in quel momento, che la ragazza alzò lo sguardo per la prima volta - OH CAVOLO! Che... Che spettacolo!- urlò con una voce stranamente più acuta del solito.
-Vero... sai, noi siamo abituati, ma i nuovi arrivati , gli ex-Upper,  hanno sempre la tua stessa reazione...- sussurrò la mora.
La strada verso il Santuario non era molto lunga, ma Hope sentiva le gambe pesare a causa degli Anfibi.
Si sentiva strana, vestita in quel modo: i pantaloni verdoni, erano troppo corti e pieni di tasche, mentre la camicia di lino le era stretta sotto al seno e sulle spalle da una strana cintura che le si incrociava più volte sul busto e, dulcis in fundo, Eve si era anche divertita a farle due codini bassi... che non vedeva più da quando aveva sei anni e la balia la rincorreva per tutto il palazzo, per poterglieli legare!
Ben presto arrivarono davanti al mastodontico portone del Santuario. Era completamente costituito da tubi di rame intrecciati tra loro.
Lo spesso portone cominciò a scivolare lateralmente, mostrando agli occhi della giovane Hope, una navata avvolta nella penombra.
Il Santuario era ben poco illuminato, e pareva infinito.
Stanze, passaggi angusti, enormi corridoi e scale, su scale... su scale!   
Per un attimo, Hope, si sentì non poco fortunata a non soffrire di vertigini, quando si ritrovò su un pianerottolo, probabilmente all'ultimo piano dell'edificio.
Qualcosa nella sua mente le diceva di rilassarsi, mentre ogni fibra del suo corpo cominciava ad irrigidirsi.
-Che ci facciamo qui?- chiese scettica.
 Eve tacque.
No, non è un buon segno...
Nathan le fece segno di avanzare.
La rossa, spaventata si voltò verso la mora, che le rispose con un mezzo sorriso.
-Che ci facciamo qui!- ringhiò Hop, cercando di raccogliere ogni briciola di coraggio.
-Sei stata convocata- disse l'orso, atono - Ed ora, smettila di piagnucolare come una bambina, ed ENTRA...-
La ragazza inspirò profondamente, prima di varcare la pesante porta in ebano.
Si ritrovò in una stanza, leggermente più luminosa di quelle da poco attraversate. Infatti, benché fosse piene di finestre, queste erano coperte con pesanti tende scure.
Le pareti erano ricoperte con una stoffa damascata bordeaux. Al centro della stanza troneggiavano una grandissima poltrona, dietro ad una pesante scrivania.
-Benvenuta Miss Rossenham- cantilenò una voce proveniente da qualche angolo remoto della stanza.
Hope si fermò ad un passo dalla scrivania, sentiva una presenza girale intorno.
Quella voce... 
Lei l'aveva già sentita...
Qualcosa la sfiorò, e poi sentì un paio di mani afferrarle le spalle.
L'aria calda sul collo, un respiro.
-O forse, dovrei chiamarla Fiore?-
No, non può...
Hope scosse la testa.
Quella voce la ricordava bene...
Alexis.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  




Note dell'autrice:
Ed eccoci alla fine del primo, vero, capitolo di Going Under.
Ho scelto di caricare un capitolo a settimana, per mantenere nella mia testa una scadenza, ma ora passiamo alla parte più importante:
Giusto per darvi qualche idea su "AlphaUT":
http://th09.deviantart.net/fs70/PRE/i/2010/146/a/7/Tamerlane_steam_city_by_EasternVision73.jpg
https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/1902778_10151912161260079_1481067968_n.jpg
E sul Santuario:
http://i1.ytimg.com/vi/eRTGSClJpUM/0.jpg
A presto
Dimea

   
 
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