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Autore: BexOwl    19/03/2014    1 recensioni
La pietra candida, di un bianco impeccabile, illuminata da un timido raggio di sole, rende il tuo letto eterno morbido e rassicurante.
Libera da ogni dolore e tormento, finalmente ti rivedo sorridere.
Io, Severus, ormai grande e col cuore avvizzito, vengo di nascosto in questo luogo, silenzioso ma pieno di voci represse che si perdono tra le foglie degli alberi e i petali dei fiori dove giace la rugiada.
Vorrei tanto rivederti, solo rivederti, almeno una volta; Lily, piccola Lily che ora giaci tra queste mura di marmo che mi impediscono di sentire la tua risata cristallina...
Questa fanfiction partecipa al concorso "Qual è la migliore edita che abbiate mai scritto?" indetto da PhoenixQuill sul Forum
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa Fanfiction partecipa al contest "Qual è la migliore edita che abbiate mai scritto?" indetta da PhoenixQuill

Il Canto del Vento

 

 

La pietra candida, di un bianco impeccabile, illuminata da un timido raggio di sole, rende il tuo letto eterno morbido e rassicurante.

Libera da ogni dolore e tormento, finalmente ti rivedo sorridere.

Io, Severus, ormai grande e col cuore avvizzito, vengo di nascosto in questo luogo, silenzioso ma pieno di voci represse che si perdono tra le foglie degli alberi e i petali dei fiori dove giace la rugiada.

Vorrei tanto rivederti, solo rivederti, almeno una volta; Lily, piccola Lily che ora giaci tra queste mura di marmo che mi impediscono di sentire la tua risata cristallina.

Il vento dispettoso mi spettina e mi accarezza i capelli e lo ascolto. Mi sembra di sentire la tua bocca diafana che mi sospira i tuoi ricordi: allegri, dolci, dolorosi e oscuri: non importa, adoro i tuoi ricordi, come una storia infinita che ha sempre un lieto fine.

Non mi stanco mai di ascoltarli, come te che, seduta sulla tomba, mi inviti a raccontare minuziosamente ogni minuto insignificante della mia vita.

Non vi trovo niente che possa attirare l'attenzione dei tuoi occhi di giada: insegno a quei ragazzi spensierati e ignari di come possa essere dolorosa e assassina la vita e io, meschino, rovino con rimproveri e punizioni i loro sogni.

Mentre li osservo mescolare copiosamente ingredienti, mi torna in mente quando lavoravamo insieme e, io, imbarazzato, ti guardavo di sbieco per paura di rovinare con i miei freddi e vuoti occhi la tua bellezza.

Ma tu, come mai nessuno, mi sorridevi, rassicurandomi e riscaldando il mio cuore freddo che, dopo tanto tempo, riprendeva a battere.

Lumacorno era fiero di noi e ci riempiva di lodi e un lieve rossore colorava le tue guance rosee. Come eri graziosa quando arrossivi!

Portavi la piccola mano sui capelli e ti arricciavi una ciocca e con un soffio ringraziavi il professore ricordandogli che ti avevo aiutata io.

Così sono tutte le lezioni: ogni minuto affiora un ricordo di noi e sento lo stomaco chiudersi e uno squarcio doloroso si apre nel mio cuore.

Ormai abituato, riesco a nascondere una smorfia di dolore, ma ogni volta questo mi sorprende.

La sera mi trascino in Sala Grande e appena spalanco il portone mi avvolge un senso di disagio e, furtivo, con la testa china, raggiungo il tavolo dei docenti.

Tutti mi salutano ed io ricambio il saluto borbottando un “Ciao”.

Mi siedo accanto a Minerva che, come ogni sera, mi sgrida per il mio modo di insegnare e per come tratto gli studenti.

Ma io la ignoro, preso dai miei oscuri pensieri, e guardo torvo i volti dei ragazzi che parlano ad alta voce riempiendo la sala di un dolce tepore.

Troppo dolce e puro....

Mangio le prime cose che mi capitano a tiro sui vassoi d'argento e mi dileguo nella mia stanza nei sotterranei.

Ora ti vedo che, scettica, inarchi le sopracciglia: perché passo il mio tempo in un luogo freddo e fuori dal mondo?

Ti rivolgo un sorriso amaro e ti spiego: nei sotterranei, dalle pesanti e spesse mura, non filtra alcun suono che possa ricordare la vita, solo fischi secchi del vento che ululano le mille peripezie di quei corridoi illuminati dal fuoco minaccioso delle torce .

Lì mi sento al sicuro, chiuso in me stesso, protetto dal mondo esterno, non adatto a me.

Pur non essendoci bisogno, chiudo la porta sbattendola ed ecco che mille voci e pensieri riempiono la mia mente: ricordi lontani e dimenticati nel tempo, ma, i tuoi, sono sempre freschi e pronti a pugnalarmi alle spalle.

Detesto questo momento: la testa mi duole e porto le mani alle tempie per fermare quelle voci acute che mi attaccano, che urlano dandomi del colpevole e del traditore.

Barcollando mi siedo in una poltrona lisa accanto al camino spento e nero; sospiro e cerco di riprendere fiato, ma il respiro si fa pesante e doloroso.

La vita, il mio domani, si fanno sempre più duri, soprattutto il mio destino subdolo che la notte mi sospira promesse vane.

Ed ecco che una calda lacrima mi solca la guancia.

Nato per stare da solo e soffrire.

Verso lacrime amare per la mia vita rovinata.

Un pianto che al mattino dimentico, ma che alla sera torna a manifestarsi come prigioniero di quel cielo scuro.

E prego invano che tu, Lily, possa essere lì, accanto a me, a consolarmi mormorando canzoni con la tua voce di fata.

Con la manica della veste mi asciugo quelle lacrime indegne e una voce nella mente mi pizzica maligna, ridendo della mia debolezza, ricordandomi con quella sua voce strascicata che, se mi trovo in questa situazione, è solo colpa mia. E' solo colpa mia, vivo in questa certezza, ma non sai quanto vorrei avere una persona premurosa vicina a me che affermi il contrario.

Spossato dai miei fardelli, mi sdraio nel letto e mi copro con le coperte immaginandomi di essere tra le tue braccia che mi tengono lontano da ogni male.

Alcune volte penso che il sonno sia il momento più bello: posso rivederti, abbracciarti, sentire il tuo dolce profumo.

Spesso i miei sogni sono costellati dal tuo amato volto; gli occhi verdi accessi e sorridenti, il viso mite di un rosa candido e i capelli color rame che ti coprono leggermente il volto.

Perché sorridi? Me lo chiedo tutte le volto che ti vedo. Dovresti essere arrabbiata con me, è colpa mia se sei morta: dovresti picchiarmi, insultarmi, fulminarmi con lo sguardo; eppure non lo fai, anzi, sei felice di vedere ancora vivo il tuo assassino.

Apri le braccia come una madre che dopo tanto tempo rivede suo figlio. Non esito a tuffarmi in quell'abbraccio pieno di coccole e affetto e mi lascio trasportare dal tuo profumo simile a quello delle foglie che si posano con grazia nei prati d'autunno.

Non sai quanto sia doloroso, per me, il momento del risveglio, tornare nel mondo reale, all'inferno.

Mi sveglio di soprassalto immerso nell'oscurità e nel freddo che spazzano via il caldo tepore del sogno.

I miei fantasmi mi attaccano di sorpresa, portandomi via con forza quei pochi attimi di felicità, così mi raggomitolo su me stesso e, per placare la paura, cerco di ricordarmi quelle canzoni che mi mormoravi all' orecchio per consolarmi quando eravamo ancora studenti.

Ma, purtroppo, della maggior parte ho ormai dimenticato le parole che raccontavano la storia di una ragazza che si era innamorata di un ragazzo misterioso, freddo, privo di affetto.

Certe notti non riesco ad addormentarmi, così mi reco sulla torre di astronomia per osservare le stelle.

Mi ricordo quanto amavi contemplare le stelle: Astronomia rientrava tra le tue materie preferite ed ottenevi ottimi voti; al contrario, io non la sopportavo.

Detestavo l'idea che quei pallini minuscoli osservassero chiunque o che nascondessero segreti sulla nostra esistenza.

Quando ti rivelavo questo pensiero, ti mettevi a ridere e mi dicevi che, pur essendo brave a spiare, erano altrettanto capaci di mantenere i segreti per sé.

Appoggio le mani al parapetto e guardo quei puntini luminosi che fanno capolino tra le nuvole e la luna che, con la sua luce pallida, illumina i prati, e mi sembra di vedere noi due quando, furtivi, li attraversavamo diretti al Lago Nero.

Ci sdraiavamo nella sabbia fine e cominciavi ad indicare con l'indice le stelle, come per sfiorarle, e ripetevi i vari nomi strani e impronunciabili. Poi indicavi un intervallo tra due stelle e dicevi che quel posticino lo avremmo occupato io e te quando saremo morti. Saremo stati insieme per sempre, anche dopo la morte.

Ma così non é andata, Lily!

Cerco nel cielo quello spazio, ma non c'è più: vedo solo infinite file di stelle. Ormai la tua anima é andata ad occupare quel posto e adesso fai parte di quella immensa distesa di puntini che adornano il cielo.

Ma tu non puoi essere come tutte le altre stelle, devi pur avere qualcosa che ti distingue.

Ed ecco che scorgo una stella, più piccola delle altre, che emana una luce fioca, triste per la vita strappata, e penso che quella sei tu, condannata a stare affissa al cielo in eterno.

Cosa direbbero le stelle sul mio destino? Sicuramente che sono in pericolo, la mia vita è appesa a un filo.

 

Rischio ogni giorno la vita con i compiti che mi affida Silente e gli ordini che mi impartisce l'Oscuro Signore.

Cerco di fare del mio meglio, ma in realtà non m’importa né delle loro assurde missioni, né di perdere la vita. Faccio tutto questo solo per te, Lily, perché tu possa perdonarmi per tutto il male che ti ho fatto.

Non smetterò mai di tormentarmi finché non mi dirai che mi hai perdonato, che vuoi vedermi felice.

Il tempo passa, inesorabile, come i giorni che sembrano tutti uguali.

Se non fosse per le missioni che mi affidano, mi annoierei a morte tra le lezioni e le riunioni tra gli insegnanti.

Mi chiedo persino perché le facciano; Minerva parla sempre delle solite cose e i miei colleghi fanno finta di seguire il discorso annuendo o simulando un'espressione di sorpresa.

Io faccio come loro, ma la maggior parte delle volte, mi metto a giocare all' Impiccato con il professor Vitius; é un ottimo giocatore: certe volte mi dà sui nervi, quando vede che non indovino, allora emette quella risata simile a uno squittio.

Non ho amici. E come potrei: la mia maschera é così impenetrabile che le persone si tengono a distanza o per paura o infastidite dalla mia arroganza.

Faccio finta di essere meschino e subdolo, di non aver bisogno di nessuno, vivo e non so neppure perché.

Mi consolo con l'odio e la rabbia che nutro per il mondo, la vita e le persone che mi circondano.

Il mio cuore è vuoto e nero come l'inchiostro, Lily, gli unici sentimenti che vi abitano sono la rabbia e il rancore.

Questi sentimenti scorrono e pulsano nel mio cuore come lacrime impregnate di veleno, pronte ad accendersi e farmi diventare un mostro.

Non sai quante volte le mie reazioni mi hanno sorpreso; non riesco a fermare la furia che si insinua in ogni fibra del mio corpo, costringendomi a compiere atti contro la mia volontà; come quando uccidevo.

Mietevo vittime una dietro l'altra con gioia orrenda, gustavo il terrore che traspariva nel volto delle persone, le loro lacrime e le urla disperate.

Solo a ripensarci mi vengono i brividi; non mi sarei mai immaginato di arrivare a tanto.

Ora, tutte quelle vite spezzate pesano sulla coscienza... persino la tua, Lily.

Non sono degno di pensare a te, a noi due insieme, né di sognarti la sera, di sentire il tuo profumo e di perdermi tra le tue braccia.

Non sai il dolore che provavo all'idea che ti fossi infatuata del mio acerrimo nemico e avessi dimenticato con tanta leggerezza me e i giorni passati insieme, e, soprattutto, per aver calpestato i miei sentimenti.

In tutti quegli anni, le notti e i giorni passati assieme a studiare sotto le fronde degli alberi, ti eri presa gioco di me, dei miei problemi, delle mie debolezze.

La nostra amicizia non valeva più niente.

Certo di poter fare a meno di te ignorando i tuoi consigli e i tuoi avvertimenti, mi unii ai Mangiamorte illudendomi che, stando al Servizio del Signore Oscure, avrei realizzato il mio sogno di diventare un potente mago.

Quando ho ascoltato la profezia, ho colto subito l'occasione per entrare nelle grazie di Voldemort ma, quando scoprì come egli aveva interpretato la profezia, quei miseri cocci che avevo al posto del cuore sono andati in frantumi.

Sono andato da Silente disperato: gli ho raccontato tutto, pregandolo di nasconderti e giurando che avrei fatto qualsiasi cosa per salvarti.

Sotto mio consiglio, Silente nascose te e la tua famiglia e credetti che ormai eri salva ma le cose non andarono affatto così: la notizia della tua morte arrivò come una lama tagliante che distrusse ogni mia ragione di vita.

Ti avevo perso per sempre, non avrei mai più potuto rivederti e tutto questo per colpa mia.

Io ti avevo ucciso.

Volevo solo sparire annegando nel mare della mia disperazione ma Silente mi salvò dandomi una nuova speranza: avrei potuto rimediare ai miei errori proteggendo tuo figlio e combattendo per quel sentimento per cui ti eri sacrificata.

L' amore.

 

Da quel giorno mi impegno e do una mano a Silente; so di essere in grave pericolo, di poter perdere la vita mettendo il naso fuori di Hogwarts, ma non mi importa. Mi butterei nel fuoco per te, Lily.

Non è facile non pensarti; ogni singola cosa, anche insignificante, mi ricorda te e mi tuffo, senza volerlo, nel passato.

Il tuo volto mi appare così vero che vorrei toccarlo, il mio cuore riprende a battere con battiti lenti e fievoli come se non ci fosse abituato, ma sento anche lo stomaco stringersi e una ferita aprirsi e bruciare.

Vivo per te, ma sei anche il mio tormento; ti penso, ti vedo, ti sento, ti sogno... sei il mio anello debole.

 

Ho finito di raccontare e tu mi osservi per essere sicura che non ti nasconda qualcosa, un altro minuto insignificante dei miei giorni.

Alzi la mano e con le dita mi sfiori la guancia, poi segui il profilo del mio volto soffermandoti qualche secondo in più sul mio naso adunco: da ragazzina ti piaceva molto.

Poi posi delicatamente due dita sulle mie labbra e avvicini il volto sussurrandomi qualcosa che non ho mai compreso.

Poi scompari, portata via da un soffio di vento, ed io mi ritrovo solo coi mie pensieri e ripenso a noi due in riva al lago ad ascoltare le onde che si infrangono sulla costa.

Tutt'oggi non riesco a comprendere quella frase che mi mormoravi in quel momento “Verrai a prendermi su quel ponte ormai inghiottito dalle onde... promettimelo Severus...”

Ed io ti rispondevo di sì.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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