Convivenza.
Erano
passate diverse settimane da quando Jack era arrivato. Il tempo passava
velocemente, forse troppo. Tutta la tristezza che mi aveva perseguitato
praticamente per una vita intera era sparita. Non dovevo preoccuparmi di
niente, Jack era con me ed era tutto quello di cui avevo bisogno. La sua
allegria, il suo essere sempre così spensierato, il modo in cui mi
parlava…tutte queste cose ormai facevano parte di me! E’ vero, lo conoscevo da
tempo, ma non era la stessa cosa: il tempo che passavamo insieme durante la mia
infanzia era poco, semplici visite notturne non mi hanno permesso di conoscere
ogni singola particolarità del carattere di Jack e ora che lui è con me ad ogni
ora del giorno e della notte, non riesco a pensare ad una vita senza lui. Anche
se dovesse allontanarsi per un’ora sentirei un vuoto crescere rapidamente in
me.
-Elsa vieni!
Vieni a vedere!
I suoi
occhi, mentre osservava i colori dell’alba, si riempivano di gioia. Sembrava
stesse per piangere! Aveva l’abitudine di buttarmi giù dal letto ad orari
assurdi, anche per chiedermi un qualcosa di stupido, ma non riuscivo mai a
tenergli il broncio a lungo.
-Beh, questa
volta non mi hai svegliata così presto per qualche assurdità! E’ uno spettacolo
bellissimo…
-Già!
Eravamo
affacciati alla finestra e dopo un grosso sospiro portai le braccia intorno ai
suoi fianchi, stringendomi a lui. Ricambiava il gesto affettuoso accarezzandomi
i capelli.
-Aspetta un
momento! Non è vero che sono assurdità! Sono cose serie!
-Svegliarmi
alle quattro del mattino per farmi sentire la tua imitazione del verso del gufo
è importante?-dissi ironicamente.
Offeso, si
stacco dal mio abbraccio.
-Certo che è
importante!
-Potevi
farmelo sentire una volta sveglia.
-T’ho
svegliata per questo!
-Beh- dissi
allontanandomi- pensala come vuoi.
Non una
parola di più. Ero ironica e pensavo si fosse capito. Infatti, Jack l’aveva
capito bene e interpretò questa “discussione” come un preteso per cominciare
una battaglia.
Mi dirigevo
verso la porta quando una fredda palla di neve mi colpì dietro la schiena.
Preparato il mio colpo da lanciare a Jack, mi voltai per lanciarlo contro il
suo viso, ma la palla di neve prese in pieno il muro. L’uomo delle nevi era
volato dalla finestra, ripetendo, con tono di sfida “tanto non mi prendi”. Corsi
verso le scale e una volta fuori il castello mi guardavo intorno. Dov’era
finito? Di nuovo un colpo alla schiena.
Cominciammo
a rincorrerci e a ridere come dei matti, fin quando non finimmo per terra. Non
smettevamo di ridere. Quando i nostri sguardi s’incrociarono, Jack mi sorrise.
-Vieni con
me!
Mi prese la
mano e stringendomi a se mi sussurrò-Tieniti forte!.
Due secondi
dopo eravamo sospesi in aria. Mi lasciavo guidare da Jack. Avevo paura e ogni
tanto chiudevo gli occhi. Stavamo volando sopra il bosco. Era uno spettacolo
indescrivibile! Ci fermammo sul tronco di un albero, abbastanza robusto da
tenere sia me che lui.
-Non si vede
Arendelle da qui…
-Ti manca?
-No… Chi sa
Anna cosa starà facendo.
-Sicuramente
non è seduta su un albero come noi.
Ancora una
volta era riuscito a strapparmi un sorriso e ad allontanare la tristezza che
ogni tanto veniva a farmi visita.
Restammo
parecchio tempo su quell’albero. Rientrammo al castello che era quasi sera.
Quella
notte, nonostante avessi Jack che mi teneva stretta a se, gli incubi ripresero
a perseguitarmi…