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Autore: Francine    20/03/2014    5 recensioni
«Wilhelm, cosa è mai per il nostro cuore il mondo senza l'amore? È come una lanterna magica senza luce! Ma appena tu vi introduci la lampada, le più belle immagini compaiono sulla parete bianca...»
(Johann Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
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XCIX.
I doni dei nemici
(Chiki Sei Frog Zellos)
 
ἐχθρῶν ἄδωρα δῶρα 
(Sofocle, Aiace, v. 665)


«Portiamo la testa di Athena in dono al Sommo Ade.»

I Santi di Athena.
Belli e valorosi.
I loro pugni spaccano le montagne.
I loro calci fendono i cieli.
Eppure non ci hanno pensato due volte a decapitare la loro stessa dea per tornare a camminare – a strisciare – sulla terra.

Zellos sorride, viscido, laido, un’altra piega innaturale su quel viso deforme. C’è una dolcezza stordente nel ritorcere contro il nemico i suoi stessi valori. La vita eterna fa gola, vero? Ma persino uno come lui, storpio e deforme, sa che il dono di un nemico, non è mai un dono. 




Note:
La kalokagathia (καλοκαγαθία) è la summa della perfezione fisica e morale che si può trovare in un uomo. Deriva dalla crasi di καλὸς καὶ ἀγαθός, (kalòs kai agathòs), ossia bello (kalòs, inteso come bellezza fisica) e buono (agathòs, inteso come valoroso). La kalokagathia indicava, quindi, che ad una bellezza esteriore dovesse corrispondere una bellezza interiore; era, dunque, l'antesignana di quel concetto di tutto in uno che sarà ripreso dai Romani con il motto Mens sana in corpore sano.
Achille è forse l'epitome della kalokagathia; il suo opposto, l'antieroe, è rappresentato da Tersite, il quale non solo era brutto e laido esternamente e dedito a tutti i vizi possibili e concepibili, ma anche vigliacco, meschino e traditore, disposto a gettare lo scudo (e quindi alla defezione), pur di salvarsi la vita.
Zellos di Frog è identico a Tersite, come concezione ed atteggiamento, ecco perché ho scelto lui, come contraltare alla kalokagathia dei Santi di Athena (e il primo che mi dice che Shura non è bello finisce male, male, MALE).
Sappiate che c'è qualcuno che la pensa come me. Non sono sola!

Il titolo della drabble prende le mosse da un verso dell'Aiace di Sofocle (ἐχθρῶν ἄδωρα δῶρα echthrôn ádora dôra, lett. "I doni dei nemici sono dei non-doni"); Aiace ed Ettore si scontrano sotto le mura di Troia, ma si giunge ad un pareggio. I due eroi si scambiano dei doni a ricordo della giornata: Aiace riceva  una spada, che sarà quella su cui si infilzerà lui stesso, mentre Ettore riceve la cintura con la quale Achille legherà il suo cadavere al suo carro e lo porterà a spasso sotto le mura di Troia. I doni dei nemici sono sempre una maledizione. Ricordatelo.

E sappiate che mi sta venendo un magone incredibile all'idea che la drabble di domani sarà l'ultima...

 
   
 
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