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Autore: The girl underwater    20/03/2014    0 recensioni
quando suo fratello non ce la fa più, chiede a lei di fargli la dose.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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IN QUESTO POSTO DOVE DIO NON C'È

 

Sere d'estate. Sere d'estate dove pur di non stare in casa andresti anche a giocare a carte nel bar del paese con i vecchietti, che ogni volta che t'incontrano non ti riconoscono.

Ma che ti aspetti? Non ti riconosci nemmeno tu e ti aspetti che lo facciano gli altri?

Squilla il telefono. È Fra.

“Ciao sfiguz, usciamo?”

“Bella Fra, tra cinque minuti davanti ai giardini.”

 

Solito gruppo di fattoni, ai quali per superare la giornata servono come minimo tre o quattro canne. Solite persone che i genitori ti dicono di non frequentare.

Un giorno forse capirò. Capirò il perchè le cose che sembrano non avere senso, proibite, illegali attirano.

 

“Aleee.” Chiama Noemi seduta sulla panchina con la canna già accesa.

“Hei Noe.” * passa la canna *

Ma come siamo finite così?

Ci ricordo ancora sedute in quella scuola, le elementari, quelle del paese, in quella classe sporca, vuota e che sapeva di gesso, che ci scannavamo per rispondere alle domande della maestra.

Bryan stava facendo su.

“Non cambi mai eh?”

“Trovami un motivo per farlo e giuro che mi ci metto d'impegno” disse quasi ridendo, un riso morto.

“Ah, queste sono Giorgia ed Aurora” biascicò con la lingua ormai attaccata alla cartina.

“Bella, piacere”.

Aurora era la classifica ragazza che a tredici anni faceva già finta di sapere tutto sul mondo della droga.

“Minchia frate, il fratello di una mia amica pippa”.

“Io fossi in te non lo sbandiererei ai quattro venti con vanto” la zittii.

Giorgia era rimasta zitta, guardando un po' torva la sua amica.

Aveva i capelli ricci, tinti di rosso, lunghi, che cadevano sulle spalle. Era piuttosto bassa, ma aveva tredici anni e aveva tutto il tempo per crescere. Era esile, la pelle bianca con alcune lentiggini stampate sulle guance.

“Ale, ce l'hai 'na siga?”

'Ale', manco fossimo amiche.

 

Bryan rideva. Classico ragazzo con la famiglia sfatta. Aveva pure smesso di andare a scuola.

Le canne continuavano a girare e la testa era più leggera.

Bryan e Giorgia si erano un po' distaccati.

“Ale, guarda quei due!” esclamò Fra.

“E allora?”

“Non è che Abbravo va in buca?”

La finezza di Fra da fusa non ha limiti.

“Fra dai, lo sai che a Bryan va bene qualsiasi cosa purchè respiri.”

Il solito allupato che ci prova con le tredicenni perchè non sa dove infilare il cazzo.

 

“Fra, ce la fai a tornare a casa?”

“Sì Ale, scialla.”

“Ti accompagno lo stesso dai, poi magari mi collassi in mezzo al paese.”

“Fanculo.”

“E quella, com'è che si chiamava? Giorgia? Come ti è sembrata?”

“Sola.”

 

Passano i mesi e noi non passiamo mai.

Inverno duro, a scuola uno schifo, relazioni sentimentali impossibili che non accadranno mai. Bene. Sì, come no.

Il bel tempo mi rinvigorisce. Non troppo, non esageriamo.

“Fra, usciamo un'oretta oggi pomeriggio?”

“Massì dai, tanto Aristotele non mi entra manco a morire.”

“Merenda a Po?”

“Ci sta, a dopo.”

 

“Cambiato posto dove fumare?” chiedo sorridendo.

“Qui tira l'aria, e poi si sta bene” risponde Bryan con gli occhi bassi.

“Ma Giorgia? È da un po' che non la vedo in giro.”

“Hai toccato un tasto dolente Ale, ci siamo lasciati poche settimane fa.”

“Mi dispiace, cazzo.”

Tipica frase senza senso. Fa nulla.

“Ha cambiato completamente compagnia. Ora esce con un gruppo di ventenni, e la sento solo quando sta male.”

“Oh... capisco.”

“No, non capisci.”

Era vero, non capivo quello che mi stava dicendo.

Stava cercando di aprirsi senza successo, con la paura di dire troppo o troppo poco.

“Ha smesso di mangiare.”

“Merda. Ha problemi con i suoi?”

“Si fa di coca.”

A Fra cadde la sigaretta.

“E 'sti cazzi! Che cogliona” sussurrò Fra.

“Fra, smettila” la ammonii.

“Non è tutto, l'altro giorno ha assunto del metadone, la dose che avrebbe dovuto assumere uno della sua compagnia, di vent'anni. Ha vomitato sangue.”

Non riuscii a rispondere. Le parole non mi uscirono, come congelate, ma c'era il sole.

“Si è messa anche a fumare l'eroina.”

“Gesù.”

“Ha problemi con i suoi, il padre lo vede una volta a settimana, il resto del tempo vive con la madre e il fratello, che si buca.”

Il telefono di Bryan squilla.

“È Giorgia.”

Il telefono continuava a squillare.

“Non rispondi?” gli chiesi.

“No.”

L'avrei preso a sprangate sulle gengive.

Salvala, provaci almeno. Glielo avrei voluto dire.

“Quando suo fratello non ce la fa più, chiede a lei di fargli la dose.”

Mi immagino la scena.

Lei con la siringa infilata nel braccio di suo fratello con la musica a tutto volume in camera. “Heroin” dei Velvet Underground.

“Heroin, it's my wife and it's my life,

because a mainer to my vein

leads to a center in my head

and then I'm better off than dead

because when the smack begins to flows

I really don't care anymore.”

 

“Ciao mà.”

“Ciao” sussurrò.

Stava leggendo il giornale, assorta nei suoi pensieri.

“Tutto okay?”

“Fai un po' te.” * mi passa il giornale *

Sulla prima pagina del giornale spiccava un articolo. “Tredicenne morta per overdose”.

La mia testa pensò subito a Giorgia. Non so perchè. Ci potevano essere altre mille ragazze che si drogavano nei paraggi. Non mi sbagliai. L'articolo parlava proprio di lei, di Giorgia. Quella ragazzina magra, pallida, con quel sorriso finto sempre stampato in faccia.

Erano passate si e no un paio di settimane da quando parlai con Bryan.

L'articolo diceva che si trattava di morte per overdose. In effetti era così.

Ma quando conobbi Giorgia, lei era già morta. Era morta dentro.

Glielo si leggeva negli occhi.

Prima della droga l'aveva uccisa sua madre, che mai una volta gli aveva chiesto come stava.

Prima della droga l'aveva uccisa suo padre, che spacciava cocaina.

Prima della droga l'aveva uccisa suo fratello, la prima volta che le chiese di fargli una dose.

E per Giorgia l'unico modo di sentirsi viva era quello.

Era quello di inalare polvere bianca.

Era quello di fumarne un'altra altrettanto chiara.

Giorgia era morta senza aver avuto ancora l'occasione di vivere.

Giorgia era morta prima di essere nata davvero.

 

“Bryan...”

“Sai cosa, Ale?”

“Cosa?”

“Ora mi chiedo se sarebbe cambiato qualcosa.”

“Spiegati.”

“Mi chiedo se sarebbe cambiato qualcosa se quel giorno avessi risposto al telefono. Se fossi andato a prenderla. Se avessi fatto qualcosa. Qualsiasi cosa.”

“Non l'hai uccisa tu.”

“No, hai ragione. Ma avrei potuto salvarla.”

 

Giorgia non ce l'aveva fatta.

Non ce l'aveva fatta a reggere tutto quel peso sulle sue spalle, proprio come non era riuscita a reggere quella dose sbagliata.

Giorgia, quella ragazzina bassa, che il tempo di crescere non ce l'aveva avuto, era morta.

Era morta in questo posto. In questo posto dove Dio non c'è.

 

  
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