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Autore: SvaleG_3    20/03/2014    1 recensioni
il suo mondo è perfetto. completamente perfetto. lei non ha difetti, tranne uno. lo stesso difetto che tom ha sempre vantato, ma che non ha mai approvato. è così difficile affezionarsi a qualcuno? è così difficile sentirsi coinvolti con anima e corpo? a quanto pare si. e la vita mondana non aiuta di certo ad essere più umani e meno automatici. ma forse una sorella o un fratello si.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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10.

BUON COMPLEANNO

 

 

Era la mattina del quattordici febbraio, appena le dieci e mezza. E il campanello non la smetteva di suonare.

Georg si alzò con un grugnito, infilandosi al volo un paio di pantaloncini della tuta che aveva lasciato qualche giorno prima sulla sedia. Scese le scale a passo sostenuto, con gli occhi piccoli per via della luce, mentre si rifaceva la coda che teneva fermi i capelli. Il campanello continuò a trillare finché non aprì il grande portone. Subito, una donna bellissima e bionda gli comparve davanti, con in mano una scatola di cartone e diversi bicchieroni di carta con del caffè fumante dentro. Lui la guardò strizzando un occhio e storcendo la bocca, mentre lei sorrideva raggiante.

-Oh, caspita! Capisco perché mia figlia non torna a casa!- esclamò, studiando tutto il suo corpo. Poi fece un cenno con il capo, indicando l’interno.

-Posso entrare?-

-Oh, sì, scusi…- farfugliò Georg e si spostò dall’entrata, lasciando passare quell’esile donna.

Appena entrata, la donna si diresse subito in cucina, poggiando i bicchieri sul piano in marmo e iniziando a spogliarsi del giaccone pesante, della sciarpa crema lavorata ai ferri e dei guanti abbinati. Georg la seguì, stropicciandosi la faccia.

-Allora, bel fusto- disse, mettendosi le mani sui fianchi e sospirando. –dov’è mia figlia?-

Solo in quel momento lui vide la somiglianza tra Jennifer e quella donna, la stessa curva del naso e le stesse labbra carnose. Si girò ad indicare le scalee sollevò le spalle.

-Terza porta a sinistra- La donna gli sorrise e si avviò a passo sicuro ed elegante verso il piano di sopra, per poi girarsi a metà strada.

-Comunque sono Sandra.- lo informò, prima di sparire nel corridoio. Georg annuì, poi si diresse in cucina, prese un bicchierone di caffè e una brioche e tornò in camera sua, addentando il dolce mentre saliva le scale.

 

Jennifer fu svegliata dalle tende che si tirarono con forza e le finestre che si aprirono, lasciando entrare l’aria fresca di febbraio nella stanza. Mugugnò, mettendo la testa sotto il cuscino e rannicchiandosi sotto le coperte. Sandra sbuffò e tirò le lenzuola, buttandole per terra e scoprendo Jennifer.

-Mamma!- urlò lei, in italiano, stropicciandosi gli occhi.

-Per l’amor del Cielo, tesoro, svegliati! È il tuo compleanno, da oggi hai ufficialmente ventun’ anni, senza che menti in giro.- disse Sandra, iniziando a ripulire e rassettare la camera della figlia. Quando Jennifer si alzò, lei la osservò, smettendo di fare quello che stava facendo e strabuzzando gli occhi. La squadrò dalla testa ai piedi e di nuovo fono alla testa.

-Ma ti sembra questo il modo di andare in giro per una casa piena zeppa di uomini?- la sgridò, corrugando le sopracciglia e indicandola con una mano. Jennifer si guardò la maglietta che le copriva a malapena il sedere e i capezzoli turgidi a causa del brusco risveglio e dell’aria fredda che entrava dalle finestre, poi alzò le spalle.

-Qual è il problema?- chiese, con aria innocente, avviandosi verso la porta.

-Sei nuda!- rispose Sandra, seguendola nel corridoio.

-Ah, mamma, smettila, ti prego!- urlò Jen, proprio davanti la porta di Tom.

-No, non la smetto Jennifer Eleanor Schinker!- gridò Sandra, puntando le mani sui fianchi. In quel momento, Tom aprì la porta, con i soli boxer indosso, stropicciandosi gli occhi.

-Eleanor?- chiese, poi guardò la donna bionda di fronte a lui, che teneva una mano davanti la bocca dallo stupore.

-Oh, Dio…Visto?- disse Jennifer, indicando Tom con la mano, che ancora non capiva il motivo dello stupore di quella donna. –Lo hai svegliato!-

-Jennifer?- la chiamò, mentre quella donna roteava gli occhi e faceva di tutto per non guardarlo. Solo in quel momento lui realizzò di essere quasi nudo, quindi richiuse in un attimo la porta, per poi riaprirla con in dosso dei pantaloni di una tuta grigia enorme. Nello stesso momento in cui Tom aprì bocca per parlare, Bill uscì dalla sua camera, grattandosi la testa e sbadigliando. Jen ringraziò il Cielo quando lo vide vestito.

-Ma che cazzo di lingua parlate qui dentro? Siamo ancora tedeschi, no?- biascicò, rubando le parole dalla bocca del fratello. Tom sospirò e lo indicò con la mano, annuendo per far capire che era d’accordo con lui.

-Oh, Bill, meno male che sei sveglio!- disse Jennifer e corse ad abbracciarlo, prendendolo alla sprovvista. –Ti prego, dille che nessuno di voi vuole portarmi a letto!-

A quel punto, Bill guardò suo fratello e gonfiò le guance. Tom, allo sguardo insicuro del gemello, fece un passo indietro, mise il viso in camera, per poi riuscirne subito dopo e rispose al posto di Bill.

-Signora mamma di Jennifer, stia tranquilla, nessuno vuole portarsi a letto sua figlia.- disse, spianando dell’aria con una mano, all’altezza del bacino.

Sandra strabuzzò gli occhi e tirò la testa indietro.

-Prima di tutto io mi chiamo Sandra.- iniziò con voce pacata, mettendosi una mano sul petto. 

 –Secondo poi, ho notato il modo in cui ti ha guardato tuo fratello e ho anche io dei figli.-

A quelle parole, Jennifer roteò gli occhi e si avviò verso il bagno, sbuffando.

-A volte sei proprio impossibile, mamma!- urlò, mettendosi le mani tra i capelli.

-Jennifer, torna qui, non ho finito!- Sandra non aveva alzato più la voce, dopo aver svegliato i ragazzi.

-Ecco che tornano a parlare in aramaico.- sbuffò Tom, stropicciandosi la faccia con una mano.

-È italiano, idiota.- lo rimbeccò Gustav, che aveva appena finito di salire le scale con un bicchierone di caffè fumante in mano.

-Dove lo hai preso, quello?- gli chiese Bill, mettendo il peso del corpo su una gamba e indicando la bevanda con l’indice affusolato.

-Di sotto ce ne sono per tutti.- rispose Gustav, indicando le scale. –Buongiorno, Signora.- salutò Sandra, che gli sorrise cortese.

-Mamma, sparisci!- le urlò Jennifer, chiudendosi in bagno. I ragazzi e Sandra si guardarono e lei la raggiunse, bussando alla porta, mentre gli altri tornavano nelle loro camere.

-Jennifer.- sussurrò Sandra e diede due bussate alla porta. -Tesoro, aprimi.-

-Mamma, vattene, per favore.- chiese Jen, aprendo l’acqua della vasca da bagno.

-Buon compleanno, tesoro.- sussurrò a quel punto Sandra, in tedesco, prima di salutare i ragazzi e andarsene. Jennifer sorrise amaramente, sentendosi in colpa per aver trattato la madre a quella maniera, per l’ennesima volta. Si spogliò ed entrò nella schiuma candida che riempiva la vasca, pensando che non avrebbe mai voluto maltrattarla, ma ogni volta che la vedeva, il volto di Sam le tornava davanti agli occhi, insieme alla scelta che lei l’aveva costretta a fare.

 

Jennifer cantava canzoni malinconiche da un’ora dentro alla vasca, stupendo i ragazzi con la sua voce cristallina, al punto da farli rimanere in silenzio ad ascoltarla per tutto il tempo.

Tom camminava da dieci minuti avanti e indietro davanti a Bill, lentamente, mentre lui spostava la testa a destra e sinistra per guardare la televisione. Sbuffò per l’ennesima volta quando il fratello riprese a gesticolare, probabilmente per un qualche discorso mentale intavolato per riprendere i contatti con Jen.

-Tom, vai a parlarle.- gli consigliò infine, più per guardare la televisione in santa pace che per incoraggiarlo davvero.

-Ma dove vado, che le dico?- rispose Tom in tono aspro e Bill capì che se non voleva far scoppiare la Terza Guerra Mondiale, allora doveva mantenere la calma e mandare suo fratello via, al più presto.

-Perché non le porti quel cupcake che Sandra le ha portato?- gli suggerì sarcastico, alzando le sopracciglia. Tom mosse il dito più volte in direzione del fratello, poi andò in cucina a passo svelto, uscendone con il bicchierone di caffè tiepido e il cupcake glassato alla vaniglia. Bill lo guardò esasperato mentre saliva incerto le scale.

-È irrecuperabile.- sentenziò, guardando Gustav e Georg.

-A chi lo dici, non posso proprio vederlo così.- sbuffò il rosso, scuotendo la testa. Gustav rise lievemente e gli altri due si girarono a guardarlo, con sguardo interrogativo.

-E pensare che credevamo che la tua situazione era irrecuperabile!- disse, indicando Georg. Bill si mise a ridere, imitato dal batterista, mentre il rosso li guardava ancora con aria interrogativa.

-Che situazione?- chiese. Bill scosse una mano e fece di tutto per diventare serio.

-Niente, tranquillo.-

 

Jennifer cantava dietro la porta del bagno e Tom non sapeva se bussare o no. Decise di aprire e basta e quando entrò vide il busto di Jen immerso in un mare di schiuma candida. Aveva i capelli tirati su in una crocchia scomposta dietro la nuca, le cuffie alle orecchie e gli occhi chiusi. Non faceva minimamente caso a lui, non si era nemmeno accorta che fosse entrato. Posò il bicchiere e il dolcetto sul lavandino e si avvicinò lentamente, fino a sedersi sul water. Si sporse di poco e allungò un braccio, togliendole una cuffietta dall’orecchio. Lei fece un balzo, coprendosi il seno con un braccio e spalancò gli occhi. Subito Tom si ritrasse indietro.

-Tom, porca miseria, mi hai spaventata!- lo rimproverò, rilassandosi nuovamente.

-Non era mia intenzione.- si scusò lui. Osservò la schiuma tornare velocemente al suo posto, coprendole il seno sodo e voluttuoso. Se la serata che avevano passato insieme fosse stata differente, ora lui sarebbe a mollo con lei, a massaggiarla e toccarla ovunque desiderasse.

-Che ti serve?- gli chiese, senza aprire gli occhi. Non era truccata e aveva la pelle umida a causa del vapore e Tom pensò come sempre che fosse perfetta.

-Ti ho portato questo.- disse, alzandosi e recuperando caffè e cupcake. Glieli porse e le fece un piccolo sorriso quando lei aprì gli occhi. –Buon compleanno.-

Jennifer si tirò un po’ più su e controllò che il seno non fuoriuscisse dalla schiuma, poi fece riemergere le braccia e le tese verso il ragazzo, colme di schiuma. Prese un morso dal dolce e lo mandò giù con un sorso di caffè.

-Grazie.- disse, poggiandoli poi sul muretto vicino la vasca. Guardò Tom rimettersi a sedere sul water, mentre la fissava.

-Se vuoi puoi entrare.- lo prese in giro, con un piccolo sorriso a fior di labbra.  Lui la guardò sghembo e storse la bocca in un ghigno.     

-Poi la mamma si arrabbia perché sei andata a letto con un ragazzo che vive dentro questa casa!- la canzonò. Lei aprì un occhio e lo guardò, poi rise flebilmente, contagiando anche lui. Gli mise una mano sul ginocchio e lui la prese, iniziando ad accarezzarla.

-Siamo stati due cretini.- ammise, guardando un punto indefinito di fronte a lui. Lei aprì gli occhi e osservò il suo profilo perfetto per qualche secondo, pensando che era il ragazzo più bello che avesse mai avuto tra le coperte.

-No,- lo corresse, al che lui si girò. –siamo stati solo troppo frettolosi. Sappiamo che tra noi c’è qualcosa, lo sanno tutti, ma non dovevamo fare tutto così di fretta.-

Tom annuì.

 –Lasciamo che sia il tempo a decidere se siamo stati stupidi o meno, ti va?- chiese lei.

 Annuì di nuovo, poi girò la sua mano e sorrise.

-Tra poco ti escono le branchie!- scherzò, notando le grinze sui suoi polpastrelli. Rise anche lei e ritirò la mano.

Tom si alzò e frugò qualche secondo tra i cassetti del mobile vicino al lavandino, poi ne estrasse un asciugamano bianco. Lo spiegò e si girò per porgerglielo.

Le sue gambe si bloccarono. Il suo respiro si fermò. Il suo cuore smise di battere per un momento e poi riprese, velocissimo.

Jennifer era in piedi, di spalle, il suo corpo ricoperto a tratti da qualche nuvoletta di schiuma e i suoi polpacci sparivano in quella rimasta nella vasca. Il sedere era sodo, alto e senza difese per i suoi occhi. Girò impercettibilmente la testa, al ché lui si rianimò e la raggiunse, avvolgendola nel morbido asciugamano. La tenne fra le sue braccia qualche secondo, cullandola leggermente. Lei sorrise e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quel corpo enorme in confronto al suo. Si ridestò solo quando la sua guancia venne inumidita da un dolce e silenzioso bacio, quindi si girò e sorrise a Tom, mentre camminava all’indietro e le sorrideva a sua volta.

Girò la maniglia ed uscì, sbuffando tutto il fiato che aveva trattenuto e pensando di dover cambiare maglietta, perché la sua era stata bagnata dalle piccole spalle di Jennifer.

Lei, ancora con i piedi nella vasca, osservava il cupcake che le aveva portato e sorrise, stringendosi nelle spalle che fino a qualche attimo prima erano poggiate al suo torace grande.

 

***

 

Jennifer si lisciò la stoffa blu sull’addome e si guardò allo specchio: aveva i capelli boccolosi, raccolti di lato con una mollettina ricoperta di diamantini. Il suo vestito blu notte era corto, a metà coscia e le sue scarpe erano altissime e abbinate alla pochette e alla molletta. Inoltre, aveva indossato gli orecchini che le aveva regalato Tom.

Scese le scale lentamente, poi raggiunse i ragazzi nella sala da pranzo, dove trovò un Tom furibondo.

-Ce l’hai fatta!- le strillò contro, prendendola per un braccio e portandola verso la porta. Le prese la borsetta dalle mani e la poggiò sul mobile del corridoio, poi prese il suo cappotto dall’appendiabiti e glielo infilò. –Sto morendo di fame!- continuò, abbottonandole i bottoni centrali. Le ridiede la borsetta e le aprì la porta per farla uscire. In tutto quel tempo, lei non aveva aperto bocca, sorpresa da quel cambio repentino di personalità. Solo poche ore fa la stava cullando tra le sue braccia, ora le urlava contro.

-Sei una stronza menefreghista, ecco che sei!- finì, aprendole la portiera della Cadillac.

-Mi hanno detto di peggio.- disse lei tranquilla, tirando su le spalle. Non accennava a voler entrare, quindi Tom sbatté la portiera e fece il giro dell’auto.

-Vorrei proprio sapere qual è questo peggio che ti hanno detto, almeno posso superarlo!- continuò ad urlare, chiudendosi nell’abitacolo.

-Tom!- lo rimproverò Bill, guardandolo con occhi sgranati. Poi guardò Jennifer e si addolcì, le carezzò il mento con due dita e le sorrise.

-Lascialo perdere, quello.- la consolò e lei gli sorrise a sua volta, poggiandosi sulla sua mano. –Sei bellissima.- si complimentò.

Jennifer non ringraziò, ma si girò con un sorriso smagliante verso Georg che le teneva aperta la portiera posteriore e Gustav che le porgeva una mano per aiutarla a salire. Accettò il loro aiuto volentieri e si sistemò al posto centrale, come al solito quando uscivano tutti e cinque.

-Che ore sono?- chiese Gustav, una volta che tutti furono saliti. Jen tirò su il polso destro e poi sbuffò, rimettendolo giù.

-Non lo so, ho perso l’orologio.- rispose amareggiata. Tom accese la macchina e poi indicò il quadro con una mano, sbattendola poi su una coscia.

-Sono quasi le nove, ecco che ore sono!- ricominciò ad urlare e Jennifer roteò gli occhi. –Arriveremo per ultimi, staranno aspettando tutti noi!- Jennifer si sporse in avanti, infilando la testa tra il sedile di Bill e quello di Tom.

 -E allora perché non ti muovi e fai partire questo schifo di macchina?- urlò e Bill dovette tapparsi un orecchio per non rimanere sordo.

-Punto primo:- urlò Tom, alzando il pollice. –non urlarmi nelle orecchie! Punto secondo:- e alzò l’indice. –questa non è “uno schifo di macchina”, questa è una “signora macchina”! Punto terzo:- alzò il medio. –io non sono il tuo schiavo! Io sono Tom Kaulitz!-  

-Non me ne frega niente dei tuoi punti né di chi sei, metti in moto questa cazzo di macchina!-

Tom stava per ribattere, quando Bill cacciò un urlo e tutti e due lo guardarono corrucciati.

-Mi avete stufato! Tom, se hai fame metti in moto questa macchina e vai al ristorante,- disse, indicando il volante e Tom obbedì, poi si girò verso Jennifer. –e tu, Jennifer, tesoro, ti prego, fai la matura della situazione!- a quella frase, Tom sbuffò una risatina acida e Jen lo indicò con una mano strabuzzando gli occhi, come per far notare a Bill l’atteggiamento del fratello. Lui mosse una mano vesto di lui e scosse la testa, per dirle di lasciarlo in pace e lei si rilassò sul sedile, sbirciando i messaggi che Georg mandava a Linda.

-Potevi invitarla.- gli disse, al ché lui mise in tasca il telefono.

-Non fa niente.- disse, alzando le spalle. –E in ogni caso non è qui, è in Italia per studiare.-

Jennifer annuì e continuò a guardare la strada.

 

Per tutta la cena, Jen e Tom non si erano rivolti la parola e gli unici sguardi che si erano scambiati erano carichi di astio. Per tutto il resto, era andata a gonfie vele, tutti si erano divertiti e Sandra aveva altro da fare con il suo fidanzato nonché padre di David per assillarla con le sue raccomandazioni e i suoi rimproveri.

Appena tornata a casa, Jennifer si tolse le scarpe e il vestito, si tirò su i capelli e si mise dei pantaloni di una tuta e una canottiera, con sopra un giacchetto nero con la zip e il cappuccio.

-Mi faccio un thè, ne volete?- chiese ai ragazzi, intenti a giocare ai videogiochi. Bill, Georg e Gustav risposero di no, mentre la voce di Tom non si sentì nemmeno.

-Tom ne vuole?- gridò allora, poggiando due tazze sul piano della cucina e rimettendo a posto la sedia su cui era salita per riuscire a prenderle.

-Probabilmente si.- rispose Bill al suo posto e Jen aggrottò le sopracciglia a quella risposta. -È vicino alla piscina, portaglielo lì.- Sbuffò e mise su l’acqua, per poi versare due cucchiaini di zucchero in tutte e due le tazze.

 

Tom guardò le sue gambe che si muovevano lentamente nell’acqua, illuminate dalle luci interne della piscina, pensando che d’inverno non servisse a nulla se non a buttare i soldi. Il cielo era sereno, la luna piena e brillante e le stelle si vedevano benissimo, senza foschia. Aveva i jeans tirati su fin sopra il ginocchio e le sue enormi scarpe a fianco, con i calzini dentro. Una coperta sulle spalle per coprirsi dal freddo.

Si girò a controllare chi avesse aperto e richiuso la porta a vetri e vide Jen con i pantaloni della tuta già arrotolati fino alle cosce, che si dirigeva verso di lui con due tazze in mano e due sigarette tra le dita. Si mise seduta vicino a lui, mettendo le gambe a mollo nell’acqua calda e gli porse una tazza e una sigaretta. Lui se l’accese, poi bevve un sorso di thè. Lei fece lo stesso.

Rimasero a guardare l’acqua per qualche minuto, senza parlare. Poi Jennifer prese fiato.

-Ti amo.- disse e Tom quasi non si strozzò con il fumo. Lei si mise a ridere e gli diede qualche pacca sulla schiena per farlo riprendere. La guardò con gli occhi lucidi e le sopracciglia aggrottate.

-È la cosa peggiore che mi hanno detto.- spiegò lei, prendendo un sorso dalla tazza.

-E perché sarebbe la cosa peggiore?- chiese lui, non capendo. Jen guardava sempre l’acqua, forse per la troppa vergogna di guardarlo negli occhi, mentre lui la fissava senza accennare a smettere.

-Perché io non ricambiavo.- confessò, abbassando lo sguardo sul suo grembo. Lo rialzò e lo puntò negli occhi nocciola di Tom, che brillavano grazie alla lampada dietro di loro.

-Tom, io non ho mai amato. Non so proprio come si fa.- Si guardarono negli occhi per secondi interminabili, poi lui distolse lo sguardo e alzò un braccio tenendo la coperta. Lei si accoccolò al suo petto e lui la strinse per riscaldarla.

-Se ti consola, nemmeno io so come si faccia ad amare.- disse, sospirando.

Rimasero lì per molto tempo, senza dire una parola. Forse non ce n’era bisogno, forse l’amore non doveva essere appreso, doveva solo essere vissuto e loro due erano stati troppo sfortunati per avere l’onore di provarlo. Erano giovani, ma quasi nessuno alla loro età non aveva mai amato una persona, al punto di sacrificarsi per essa, al punto da mettere la sua vita prima della propria. Era questo che li rendeva uguali, il fatto che non sapevano amare, che non avevano mai amato qualcuno e che non  sapevano riconoscere l’amore quando li colpiva. Era quello il loro problema.

 

 

Spazio SvaleG_3:

salve a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo (che mi piace tantissimo)! Tom e Jen non sanno amare: che novità, eh? In ogni caso non sanno proprio capire quando e come legarsi a qualcuno ed è questo che impareranno da ora in poi! Va beh, spero che vi piaccia! Lasciate qualche recensione se vi va, almeno so quello che vi piace di più, quello che vi piace di meno e quello che devo modificare! Un bacio! J

  
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