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Autore: LetShizueGo    20/03/2014    2 recensioni
“Devi parlare con il mio amico Gates, è colpa sua se non stiamo mangiando! Diglielo tu Diana che si deve dare una mossa, a me butta addosso le sue t-shirt fradice,” disse il batterista alla bambina, perchè quella voce era di una piccola mocciosetta piena di capelli e vestita di tessuto svolazzante, che gli era saltata addosso. Lo guardai curioso ma lui era il solito Jimmy, che si mise a ridere quando la piccola a cui fin a quel momento non avevo dato alcuna importanza iniziò a prendermi a pugni per attirare la mia attenzione.
“Signor Gates, io ho fameee!”
Mi abbassai passando una mano sulla testa della bambina, rassicurandola che presto avrebbe mangiato. Era piccola e fragile, piccola e bella. Aveva i capelli neri lunghi e mossi, in parte legati con delle trecce in modo tale che non le andassero sul viso e gli occhi grandi, anzi enormi, E sorrideva come sorrideva...
“Tranquilla piccola, adesso scendiamo a mangiare.”
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Silent i lie with smile on my face



Ero scappato, ancora. Dovevo essere felice no? La mia donna aveva appena accettato di sposarmi, e allora perchè sentivo il mio mondo crollare? La brezza marina quella sera non mi aiutava a capire le mie pulsioni, non mi aiutava a capire quel vuoto che avevo nel petto, non mi aiutava a capire perchè qualcosa era morto dentro di me nell'istante in cui Michelle aveva detto sì. Sempre ammesso ci fosse qualcosa da capire, c'era quella fottutissima vocina in testa che mi diceva che era tutto così palese e che io dovevo solo far pace con me stesso, ma io mi ostinavo ad ignorarla, dovevo convincermi che ci fosse qualcosa che io non capivo, dovevo soltanto convincermene, come mi ero convinto in questi anni che il mio amore per Chelle fosse reale e oltre ogni aspettativa. Basta convincersi di qualcosa per renderla reale no?
Istintivamente mi tolsi quella maglia che copriva il mio torace non troppo scolpito per sentire ancor più quella brezza penetrarmi dentro, sperando che la solitudine e quei brividi di freddo mi aiutassero a capire cosa mi passasse per la testa. Avevo tutto ciò che potessi chiedere alla mia vita eppure non ero soddisfatto, lo potevo capire da quelle sensazioni che stavo provando quella sera, quel qualcosa che mi diceva che non era abbastanza, che niente era come avrebbe dovuto essere. Ma non capivo cosa, non riuscivo a trovare quel fottutissimo pezzo mancante al mio puzzle e niente riusciva a farmi concentrare per trovarlo, niente di niente.
Forse era proprio perchè avevo tutto e non avevo nulla. Mi sentivo uno stronzo nei confronti della vita, c'è chi ha fortuna e chi no, a me la vita la fortuna l'aveva data e anche a grandi dosi, ma forse proprio perchè ero troppo fortunato ero destinato a scontrarmi con chi la vita ha distrutto.
La mia mente mi ripropose l'immagine di quei capelli perlacei, quel biondo quasi argenteo, così lunghi e così morbidi, curati fin nei minimi particolari a dispetto della mancanza di denaro, diceva che erano naturali, non aveva mai toccato quei capelli, ed io le credevo.
Credevo sempre a tutto quello che lei diceva.
Alzai lo sguardo verso la luna piena che dominava quella notte e che risplendeva silenziosa riflessa nell'oceano. Che fosse quello il motivo per cui sentivo che mancasse qualcosa nella mia vita? Che fossero quei biondi capelli a darmi il tormento? La voce nella mia testa diceva di sì, anzi lo urlava quel cazzo di sì, ma io la ignoravo e facevo di tutto per non sentirla.
Mi alzai in piedi e finii di spogliarmi, lasciando i vestiti ammucchiati sulla spiaggia deserta e mi tuffai nell'acqua fredda dell'oceano, come per lavare via i ricordi che il mio meditare avevano riportato alla mente. Erano il mio passato, il passato di un giovane senza freni, di un giovane che voleva provare qualcosa di nuovo e che fuggiva dai problemi della vita.
Avevo voltato pagina.
O l'aveva voltata lei per me?
Questo ancora dovevo capirlo.

“Tesoro sei tutto un lago, si può sapere che hai combinato?”
La voce di Michelle mi riempì il cuore e le sorrisi sincero mentre presi l'asciugamano che lei mi porgeva per asciugare i capelli corvini sotto i suoi occhi che mi guardavano interrogativi. Avevo imparato ad amarla nuovamente, me ne rendevo conto, ma non completamente, anche di quello mi rendevo conto. C'era qualcosa che mi impediva di amarla con tutto me stesso, quello spazio vuoto che nessuno avrebbe colmato. Ma era piccolo giusto? Sarei riuscito ad ignorarlo, me lo ripetevo sempre e spesso ci riuscivo!
“Un bagno, l'acqua era così invitante che non ho avuto scelta!”
Scosse la testa rassegnata.
Per lei ero un adolescente che non voleva crescere, era quello che le piaceva di me, l'aveva sempre detto.
Per Michelle ero un uomo che doveva mettere la testa a posto.
Ok, stop. Ma che avevo quella sera? Perchè la mia mente cercava i suoi ricordi? Proprio in quei giorni in cui ero convinto di aver fatto pace con me stesso, i miei sentimenti e il mio passato!
“Dai, vatti a dare una sistemata che sono arrivati gli altri,” mi disse con un sorriso e lasciandomi un leggero bacio sulle labbra prima di sparire in cucina. Sorrisi con un angolo della bocca e sparii in stanza, dove quella sensazione di mancanza e morte mi assalì nuovamente poco dopo, bastava guardare il cielo per capire che c'erano quelle cose in sospeso che mi ferivano. Ci sono voluti anni per nasconderlo a me stesso ed anche adesso stavo cercando di negarlo, ma io sapevo cosa mancasse nella mia vita, lo sapevo benissimo, o almeno lo sapeva bene la mia mente, che mi rimandava a quelle notti proibite in cui lei mi faceva compagnia. Ah e anche la vocina stronza che continuava a rompere le palle.
“C'è la luna piena stasera!” esclamò Jimmy entrando saltellante nella stanza e buttandosi sul letto come se fosse tutto nella norma.
“Si bussa prima di entrare!” gli risposi io lanciandogli addosso la maglia bagnata che lui subito mi rimandò indietro, almeno però si era alzato dal letto no?
“Jiiiim, io ho fame!”
Un altro urlo e un'altra persona che si era fiondata in camera mia senza permesso, e questa persona di cui non sapevo assolutamente nulla aveva buttato nuovamente James sul mio letto ed ora rideva perchè quel gigante le faceva il solletico.
“Devi parlare con il mio amico Gates, è colpa sua se non stiamo mangiando! Diglielo tu Diana che si deve dare una mossa, a me butta addosso le sue t-shirt fradice,” disse il batterista alla bambina, perchè quella voce era di una piccola mocciosetta piena di capelli e vestita di tessuto svolazzante, che gli era saltata addosso ma guardando me negli occhi, con quei suoi occhi di cristallo cercava di penetrarmi dentro, senza che io capissi cosa stesse cercando. Lo guardai curioso ma lui tornò il solito Jimmy, che si mise a ridere quando la piccola a cui fin a quel momento non avevo dato alcuna importanza iniziò a prendermi a pugni per attirare la mia attenzione. Era buffo vedere quella bimba che cercava di farmi male, concentrata, come probabilmente aveva visto fare a James, di solito era lui quello violento se non lo si cagava.
“Signor Gates, io ho fameee!”
Mi abbassai passando una mano sulla testa della bambina, rassicurandola che presto avrebbe mangiato. Era piccola e fragile, piccola e bella. Aveva i capelli neri lunghi e mossi, in parte legati con delle trecce in modo tale che non le andassero sul viso e gli occhi grandi, anzi enormi, brillanti e color cioccolato. E sorrideva come sorrideva...
“Tranquilla piccola, adesso scendiamo a mangiare,” le dissi dovendo distogliere la mia attenzione da quel piccolo angioletto. Chissà se vorrò mai un figlio, o una figlia, e chissà se sarà bello come lei.
Mi ero innamorato, davvero.
“E tu come conosci quel cretino di Jimmy?” chiesi a tavola alla piccola Diana mentre si abbuffava con la torta di mele che aveva preparato Val. Era davvero una bimba sveglia per la sua età, ed era piccola, non le davo più di sei anni.
“Bri, il linguaggio,”puntualizzò Leana guardandomi di sbiego. Puttana. Non la sopportavo proprio io quella troietta da quattro soldi arraffatrice di uomini, ringrazia che sei la ragazza del mio migliore amico o ti avrei tappato la bocca una volta per tutte.
“La mamma mi ci porta quando va a lavorare, è un suo amico da tanto tempo,” rispose la piccola ancora con la bocca piena e con lo zucchero a velo che ancora era sulle sue labbra a mo' di rossetto.
“Die, diglielo che sono un super zio!” esclamò James alla bambina che per tutta risposta non riuscì a trattenere il singhiozzo che le era venuto. Inutile dire che tutti ridemmo come dei mocciosi, è il caso di dirlo.
Poi James si alzò e prese Diana in braccio, dicendoci che la madre della bimba era fuori ed era venuta a prenderla. Michelle, come del resto un po' tutti, gli dissero di farla venire dentro a mangiare un pezzo di torta ma, dopo che i due fidanzati si scambiarono una criptica occhiata, Jimmy disse che non era il caso, era tardi e Diana doveva dormire, magari l'avrebbe invitata un'altra volta.
Seguii James fino alla porta d'ingresso e uscii a mia volta, dovevo prendere le birre nella rimessa di fianco al garage. Così ci separammo ma mi fermai quasi subito voltandomi indietro, volevo vedere la mamma della bambina, ero curioso di sapere chi riuscisse a far fare il babysitter al mio amico, lui che odia i mocciosetti quasi quanto i piccioni. Ma dalla posizione che avevano i tre riuscivo solo a vedere il culo pressocchè inesistente del mio amico che mise in macchina la piccola Diana che ormai sbadigliava ampiamente. Poi il vento portò fino alle mie orecchie la conversazione, e fu quella che mi impedì di schiodarmi dal mio posto. Lo so, sono una fottuta portinaia, forse più di Zacky, ma non è colpa mia se voglio sapere sempre tutto!
“Lo sai che dovresti smettere con questa vita,” diceva Jimmy alla donna che non riuscivo a vedere. “Sei giovane, troverai sicuramente dell'altro Nance.”
“Ma nulla che mi paga come questo,” gli fece notare lei con voce affranta, almeno così mi era parso di sentire.
“Ti prego, escine, fallo per Die,” replicava James quasi pregandola. Ma che cazz-, s.o.s. dove cazzo è Jimmy Sullivan? Chi è questo tipo qua che prega gli sconosciuti? Un attimo, lei non era una sconosciuta per l'amico, ma fa lo stesso! Non ricordava l'ultima volta in cui James aveva detto quelle parole con quel tono, seriamente.
“Jim, io vorrei, non hai idea quanto, ma non so come cazzo fare. Quello è uno stronzo, se non peggio, e se facesse del male a Diana? O a lui?” Riuscivo a sentire dei singhiozzi e vidi il mio amico che prese fra le braccia la ragazza. Piangeva forte, ed ora io potevo vedere delle braccia esili e prive di maniche, evidentemente aveva una t-shirt o una canotta, la pelle era pallida e delicata, lo sapevo anche se non potevo toccarla, non so come lo sapessi ma ne aveva tutta l'aria.
“Ti aiuterò io, tranquilla. Domani mattina passo e vediamo come fare.”
“Grazie James, prenditi cura di lui e ti prego, non fargli fare minchiate.”
“L'ha già fatta, vuole sposare Chelle,” rispose il mio amico. No, aspettate un secondo. Si stava parlando di me? Ovvio, io stavo per sposare Michelle, ma lei chi era? Perchè si preoccupava di me e perchè qualcuno non doveva farmi fare minchiate? Bene, non ci capivo più nulla, mille e mille idee ancora mi passarono come un flash nella testa, una senza senso più dell'altra, ma una cosa era certa, James mi stava nascondendo qualcosa e questo non andava bene, non andava affatto bene! Volevo delle risposte e me le sarei prese, a qualsiasi costo!
“Va bene così Jim, è così che deve andare,” la sua voce era rassicurante ma non potevo vederne il volto. Volevo sapere chi cazzo era quella lì, ora più che mai.
“Gates, la birra la stai fabbricando?!” l'urlo di Matt che mi veniva incontro fece voltare i due appostati alla macchina. Vidi James sbiancare vedendomi non molto lontano da loro, spostando lo sguardo da me alla ragazza.
La ragazza, ora era completamente scoperta, potevo vederla benissimo nella fievole luce del lampione. La mia bocca si spalancò, una parola non riuscì ad uscire, potevo solo guardare i suoi occhi ambrati e spalancati fissarmi spaventata, sicura che tutti i suoi piani fossero andati in fumo.
C'era la luna piena quella sera.
“Selene.”





Shizue's Corner
E rieccomi, come al solito mi vengono le idee e poi speriamo le portiamo a termine.
Be' per ora non c'è molto da dire, questa è solo un'introduzione di una storia che può dare i suoi spunti creativi. Giusto una nota a piè di pagina sul nuovo personaggio. Non so se sapete la storia del mito di Selene, lei è una dea greca che è incarnazione della luna piena, ecco perchè si preme su quest'ultima in questo prologo! ;D
Poi be', nient'altro da dire, tutto quello che c'è da sapere verrà svelato nel corso della storia, ovviamente xD Per ora fatevi/fatemi domandi e datevi delel risposte LOOL sono curiosa!
Al prossimo aggiornamento
-Shizue
   
 
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