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Autore: Nay_ar    20/03/2014    0 recensioni
Giorni nostri. La magia è stata imbrigliata in artefatti, entrati a far parte dell'uso comune, che ne plasmano l'energia: i Tarot.
Hibiki e Kurogane sono due matricole della Ten Gakuen, un'accademia che esige la perfezione dai suoi studenti e li forma come Tarot Master: coloro che, una volta superati i 5 anni, saranno pronti ad affrontare il mondo. Speravano di passare la loro vita accademica in tranquillità, ma forze sempre diverse e minacciose si fanno strada tra le ombre. Spetterà a loro, con l'aiuto di alcuni sempai e compagni di anno, sventare tali ombre e salvare il salvabile giostrando cuore, scuola e ragione. I due ragazzi e i loro compagni riusciranno a destreggiarsi tra scuola, vita, combattimenti con Tarot e faccende sentimentali?
Uno shounen fantasy avventuroso dai risvolti inaspettatamente comici, con una vena Romance e Shounen-ai. Una storia accademica ricca di colpi di scena, nonsense e scene drammatiche. Un racconto che porta alla crescita individuale e collettiva dei personaggi.
(Per info più dettagliate leggete la prefazione al capitolo 1)
Cosa state aspettando? Non puntate in alto. Mirate al cielo.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HOLAAAAAAAAAAAAA! Poteva per caso mancare una piccola prefazione da parte degli autori? Ma certo che no! Siamo Nay’ar e Albion (il nome di Nay’ar viene prima perché l’account è suo -.-“) e siamo orgogliosi e timorosi di presentarvi il primo capitolo di “Ten Gakuen’s Tarots”. L’idea è nata dopo un’attenta riflessione sul mondo dello shounen moderno e su come essi siano in realtà una chiave di lettura per… Ok, non è vero: è nata COMPLETAMENTE A CASO! Da totalmente caotica, però, l’idea ha iniziato a prendere una forma sempre più chiara nelle nostre menti… E abbiamo iniziato ad avere paura: da quando noi due abbiamo una mente? Comunque, dovete immaginare questa storia come un manga o un anime, in cui potrete trovare elementi shounen, shojo, fantasy, scolastici, nonsense, slice of life, shounen-ai e chi più ne ha più ne metta, manco fossero i saldi! Ah, giusto: è necessario lasciarvi alcune note di lettura.
1)Abbiamo deciso di tenere i suffissi tipici della parlata giapponese, quindi troverete cose come “-san”, “-kun”, “-chan”, “sensei”, “-nii” e simili. Se vi servissero chiarimenti, cercate in rete o mandateci un messaggio.
2)Ogni nome ha un senso. Mano a mano che i personaggi, i Tarot e le tecniche compaiono, a fine capitolo troverete una breve appendice con la spiegazione dei nomi (Che si vede che studiamo giapponese? xD)
3)Abbiamo deciso di mettere le onomatopee in grassetto, e i pensieri in corsivo.
4)Ogni tanto troverete qualche nostro commento idiota. Se vi danno fastidio, ignorateli!
5)BUONA LETTURA!
 
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Capitolo 1: Benvenuti alla Ten Gakuen
 
Ton-ton-ton-ton…
Un rumore irritante, costante eppure così dannatamente familiare a Hibiki Kanade. La ragazza cercò di ignorarlo rigirandosi tra le coperte e coprendosi le orecchie col cuscino.
Ton-ton-ton-ton…
“Asakura Kurogane-san” disse lei minacciosamente seccata, levandosi il cuscino dalla faccia “se non la smetti subito giuro che ti appendo per i boxer a quell’albero”.
Immediatamente i  colpi cessarono. La ragazza non aveva mai sopportato l’odiosa abitudine del suo stupido amico di infanzia di svegliarla salendo sull’acero del giardino di casa Kanade per picchiettare sulla finestra della sua camera.
“Complimenti Hibiki!” rispose l’altro applaudendo lentamente. “Questa è la centesima volta che usi la stessa minaccia! Dai fammi entrare che festeggiamo!”
Hibiki non poté fare a meno di sorridere alzandosi e andando verso la finestra. Non aveva mai capito se fossero diventati così amici grazie al suo naturale entusiasmo o a causa della sua innata idiozia. Probabilmente grazie al sapiente mix di entrambe.
“Sai, sono anni che ti dico che esiste anche la porta… e non si offende mica se la usi.” Disse aprendo le imposte.
“Ma usare la porta è così…” esordì entrando con un piccolo balzo “… banale! Ma passando a cose serie: che c’è per colazione?” terminò sorridendole.
“E come pensi possa saperlo?”
“Non hai chiesto a Kazuki?”
Hibiki lo fulminò con uno sguardo assassino e aspettò che si rispondesse da solo.
“Giusto, scusa” rispose avvicinandosi alla porta della stanza “glielo chiedo io. Tu intanto preparati che siamo in ritardo”. Detto ciò uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasta sola, la ragazza scosse la testa sconsolata e si avvicinò all’armadio.
 
“Kazuki, che hai preparato?” chiese Kurogane irrompendo in cucina.
Gli rispose un ragazzo alto dai corti capelli castani, occhi grigi e lineamenti fini.
“Il solito”
“E dai, Kazuki! Non potresti variare il menù ogni tanto?”
“Certo… quando tu imparerai ad usare la porta”
“Ma io uso la porta!”
“Anche per entrare, non solo per uscire” lo zittì brandendo un mestolo. Kurogane si sedette al tavolo in silenzio.
“Buongiorno, Kazu-nii” disse Hibiki raggiungendo i due.
La ragazza si era preparata: aveva raccolto i capelli, lunghi fino al bacino e dello stesso colore di quelli del fratello, in una bassa coda laterale con un elastico a cui sfuggiva, come sempre, una ciocca rosso vivo che incorniciava il volto dai lineamenti delicati e metteva in risalto quei suoi profondi occhi verdi.
“Buongiorno! Devo ammettere che la divisa della Ten Gakuen ti dona, Hibiki.”
La divisa era composta da cravatta e giacca blu oltremare con polsini, risvolto delle tasche e bavero, tutti e tre blu notte; camicia e gonna, invece, erano bianche. Ovviamente per i ragazzi erano camicia e pantaloni ad esserlo.
“Grazie Kazu-nii. Cosa c’è di buono oggi?” chiese arrossendo leggermente mentre si sedeva.
“Il solito: zuppa di miso alla Kazuki e aringa affumicata con un po’ di riso che ha fatto mamma prima di uscire di casa” rispose servendone tre porzioni prima di sedersi.
“Buon appetito” dissero in coro.
Kurogane cominciò a ingozzarsi mentre Hibiki lo fissava attonita: i capelli color mogano (ovviamente tinti u^u N.d. Albion), poco più corti di quelli della ragazza, erano raccolti in una treccia sulla schiena e i tratti spigolosi del viso erano illuminati dai grandi occhi nocciola, che balzavano rapidamente da un piatto all’altro.
“Kurogane, il cibo non scappa… mangia più piano” lo ammonì Kazuki
“Fi, mamma” rispose con la bocca piena provocando le risate dei fratelli.
“Piuttosto Kazu-nii… tu che ci sei stato… com’è l’accademia?”
“È… un edificio. Un edificio fatto di roba. Con dentro persone. Che fanno cose.”
“Grazie della sintesi illuminante, Kazu-nii”
“Ma chi fe ne frega!” disse Kurogane ingoiando “Ci daranno un Tarot, no?”
 
 
I due scesero dalla macchina salutando Kazuki. Dopo la colazione, si era offerto di accompagnarli a scuola prima di raggiungere i laboratori della Sasagawa Inc., l’azienda per cui lavorava.
L’accademia si stagliò imponente davanti ai loro occhi: i cancelli si aprivano su un lungo viale alberato, terminato il quale si trovava l’edificio scolastico in sé. Questo si sviluppava in altezza per un totale di sei piani; da ciò che sapevano ogni piano era dedicato all’annata corrispondente al piano stesso. L’ultimo piano, invece, era ad appannaggio esclusivo di preside, professori e consiglio studentesco.
“È… bellissima” sussurrò Hibiki
“Vero, ma indossa un intimo orribile” rispose Kurogane.
A quell’affermazione la ragazza si girò appena in tempo per vedere l’amico inginocchiato e intento osservare una studentessa.
“Kuro… quando smetterai di fare il guardone?”
“Quando mi concederai di vedere anche il tuo, di intimo… lo sai: non posso catalogarti se non so che mutande porti!” disse frustrato
“E continuerai a non saperlo, brutto pervertito” sentenziò trionfante incamminandosi lungo il viale.
“Muoviti, Kuro! Il discorso sta per cominciare!” Kurogane rimase inginocchiato ancora qualche istante:
“Maledetti pantaloncini… ma lo scoprirò, Hibiki, stanne certa. Fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia” si ripromise seguendola.
Arrivati di fronte all’ingresso dell’edificio, rimasero interdetti dalla nutrita folla che si stava radunando vicino ad un palchetto di legno sopra al quale vi era un uomo in giacca e cravatta sulla quarantina: i suoi capelli iniziavano ad ingrigire e gli occhi scuri scrutavano la folla. Picchiettò leggermente sul microfono di fronte a lui e iniziò a parlare:
“Le matricole ci sono tutte? Bene, cominciamo. Benvenuti alla Ten Gakuen! L’Accademia del Cielo. Io sono Mukou Keichi, il preside. Il nostro istituto rappresenta l’eccellenza dell’istruzione, è un modello per ogni altro istituto della regione. Una volta usciti da qui il mondo non vi apparirà più una giungla selvaggia e pericolosa, al contrario non vi sembrerà altro che un giardino ameno e fiorito. Oh, suvvia! Non fate quelle facce spaventate, non vi sto certo dicendo che la nostra accademia è l’inferno. Non è così. Quello che intendo è che il vostro compito, in quanto suoi studenti, è quello di dimostrarvi all’altezza della sua eccellenza. Non sarà semplice, a volte sarà dura e la competizione spietata ma, sappiate, ognuno di voi si è meritato il posto che occupa. Dimostrate all’accademia di esserne degni. Dimostrate al mondo di non essere i suoi burattini. Non puntate in alto, mirate al cielo.”
Il discorso del preside (che è epico v.v N.d. Nay’ar) aveva lasciato gli studenti intimoriti e ispirati allo stesso tempo; ma lo spettacolo era appena iniziato.
“Ma passiamo ad altro: come ben sapete, ogni aspetto del nostro mondo è influenzato dalla presenza della magia. Molti sono stati gli sforzi da parte della nostra civiltà per riuscire a domarla e plasmarla a suo uso e consumo; molti tentativi sono falliti miseramente, altri si sono rivelati più pericolosi che utili, ma alla fine si è arrivati alla creazione dei Tarot.”
Dicendo ciò, il preside estrasse dalla tasca interna della giacca una carta: era lunga circa 15 centimetri e larga 7. Hibiki e Kurogane non riuscivano a vedere bene cosa vi fosse disegnato sopra, ma l’emozione di quel momento rendeva la cosa totalmente irrilevante.
“Kuro… Quello è…”
“Si, Hibiki. È un Tarot.”
I due riuscirono a finire lo scambio di battute appena prima che il preside riprendesse il suo discorso.
“Questi potenti artefatti possono fare praticamente ogni cosa: possono fornire energia ad un’intera fabbrica, aiutarci a diagnosticare malattie e qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Inoltre, hanno totalmente rivoluzionato l’arte bellica. Si, esatto, grazie ad essi la guerra ha smesso di essere portatrice di sterminio: i Tarot, infatti, non possono uccidere in nessun modo. Certo, le perdite non sono state del tutto azzerate, ma sono state drasticamente ridotte. Mi spiego meglio: un Tarot non può uccidere direttamente ma una emorragia, interna o esterna che sia, può; sia essa effetto di un Tarot o meno. Vi starete sicuramente chiedendo il perché di questa digressione sui Tarot. Ebbene ad ognuno di voi, la Ten Gakuen farà dono di una carta da battaglia. Perché proprio carte atte a questo scopo? Semplice: sono i più difficili da padroneggiare e, motivo non da meno, vi insegneranno il valore della vita umana. Un Tarot non può uccidere, un Tarot Master sì. Non dimenticatelo mai.” Questo ultimo monito continuò ad aleggiare nell’aria come una pesante coltre mentre il preside si faceva da parte terminando il discorso:
“Suvvia ragazzi non vi ho certo prospettato un futuro di disperazione e morte! Gli scontri svolti in quest’accademia non hanno mai causato nessuna vittima.”
Un brusio concitato iniziò a farsi largo tra la folla di studenti. Anche Hibiki e Kurogane erano rimasti sorpresi.
“Kuro, secondo te che vuol dire ‘scontri’?” chiese la ragazza con fare preoccupato.
“Non lo so. Ma qualunque cosa intenda, sembra una figata! E poi ci daranno un Tarot!”
Hibiki non rispose, sia per evitare di insultarlo, sia perché il preside aveva ripreso a parlare:
“Permettetemi di dimostrarvi come questi hanno luogo.”
Terminata questa frase, dal gruppo di matricole si fecero avanti due ragazzi. Uno era alto poco più di Kurogane,  con dei capelli neri di una lunghezza che li rendeva facili al disordine; i suoi lineamenti, abbastanza anonimi, lo avrebbero fatto sembrare uno come tanti, se non avesse avuto dei penetranti occhi color ghiaccio. L’altro, alto poco meno di lui, sembrava il suo negativo: capelli bianchi (troppa acqua ossigenata N.d.Albion smettila, Al, potrebbe aver subito uno shock! N.d.Nay’ar) raccolti in un codino che partiva dalla nuca e occhi di un nero così profondo da ricordare lo spazio infinito.
“Loro sono due vostri sempai! Alla vostra sinistra, secondo anno, sezione 3: Sasagawa Shou” disse indicando il ragazzo dai capelli scuri “mentre alla vostra destra, secondo anno, sezione 1: Koutou Mamoru”. Entrambi accennarono un inchino verso i ragazzi sentendo chiamare il proprio nome, poi si voltarono verso il preside in attesa dell’ordine.
“Sasagawa, Koutou, mi aspetto un incontro pulito. Da manuale. Come sapete non vi è permesso mettere in palio i Tarot. Accettate le regole?” i due risposero all’unisono:
“Si, signore” il preside rispose con un sorriso soddisfatto.
“Bene. In posizione.” I due si misero l’uno di fronte all’altro portando una mano alle tasche.
“Divertiteci.” A quella richiesta Mamoru sorrise estraendo la propria carta che dopo qualche istante prese a fluttuargli in verticale sul palmo. Poi si rivolse al suo sfidante:
“Preparati a perdere, Sasagawa.” Disse con voce tagliente. Per tutta risposta, Shou iniziò a ridere:
“Sarebbe divertente, ma sappiamo entrambi che non finirà così.” Fece una pausa “Mamoru-kun, negli scacchi, bianco muove per primo. A te la mossa” Mamoru gli lanciò un’occhiata furente:
“Arashiyari: TENKAI!!!” esclamò chiudendo la mano sul Tarot. Questa andò in mille pezzi che si riassemblarono di fronte a lui in forma di lancia. Nell’istante in cui la afferrò i frammenti lasciarono il posto ad una lancia cinese vera e propria: la punta metallica era posta all’estremità di un’asta verde con qualche striatura gialla. La fece roteare un paio di volte prima mettersi in posizione di battaglia:
“Non mi piace combattere contro avversari disarmati. Ma nel tuo caso, Sasagawa… FARÒ UN’ECCEZIONE!!!” (SANGUE, BOTTE, VIOLEEEEENZAAAAAAAAA! N.d.Albion)
Si scagliò contro Shou, la lancia posta saldamente di fronte a lui deciso all’affondo. Il suo sfidante si sottrasse all’ultimo momento saltando indietro.
“Disarmato? Da quando un Tarot Master è disarmato?” anche la sua carta stava fluttuando, esattamente come quella di Mamoru.
“Kurozakurayaiba: Tenkai” recitò pacato frantumando la carta. I frammenti questa volta crearono una katana dall’impugnatura nera. La lama lunga circa un braccio e mezzo era color ebano. Un ciondolo a forma di fiore di ciliegio, nero anch’esso, pendeva dall’elsa tramite una corta catenella. (E mo’ so cavoli… mi devo auto-censurare… maledizione. N.d. Nay’ar)
Con l’arma in pugno, Shou passò al contrattacco: con uno scatto raggiunse Mamoru e tracciò un arco con la spada partendo dal basso. Mamoru parò facilmente l’assalto con la lancia
“Mi aspettavo di meglio, Sasagawa” lo schernì.
Abbassò di forza l’arma dell’avversario, che l’accompagnò piegandosi leggermente, arretrò di un passò e lo colpì in faccia con un calcio che lo fece rotolare a terra per qualche metro.
“E ora balla Sasagawa” alzò la lancia, la punta che scintillava minacciosa
“KAMINARI NO MAI!” a queste parole la sommità della lancia cominciò a sprigionare fulmini, che si diressero verso Shou.
La folla era sgomenta.
“Kuro! Ma… hai visto?”
“Si, ho visto… bianche di pizzo… scelta interessante per il primo giorno di scuola…” rispose assorto.
“Kuro… non mi riferivo all’intimo di chi ti sta di fronte…”
I fulmini avevano quasi raggiunto il bersaglio “Sono diventati più veloci… ottimo lavoro, Mamoru”
“Ballare? Ho sempre preferito cantare, in reltà.” Sorrise e cominciò a schivare le scariche, balzando senza sosta da destra a sinistra e viceversa.
Hibiki sgranò gli occhi:
“Ma come può muoversi così?” sussurrò lei attonita
“Non lo so… non è normale… pizzo e righe insieme? Che le piaccia sperimentare?”
Hibiki scosse la testa sconsolata e si riconcentrò sulla sfida.
Le scariche erano terminate. Non ne era andata a segno nemmeno una. Shou fissò Mamoru sorridendo:
“Mettiamo la parola fine a questa farsa. Ti va?” Disse portando la punta della lama al cielo
“Senbonzakura” sentenziò fendendo l’aria (Nomi del tutto a caso eh, Al? N.d Nay’ar  *balla come un demente sulla base* N.d. Albion), una miriade di petali neri partì da dietro Shou diretta rapidamente verso il suo rivale. Questi ne venne accerchiato per qualche istante prima che cadessero a terra. Mamoru era ricoperto di tagli. La folla fu pervasa dall’ansia, che crebbe quando Mamoru rovinò prono al suolo.
Shou gli si avvicinò pacato, gli mise un piede sul petto e si piegò in avanti:
“Pare che abbia vinto io, Mamoru-kun… di nuovo”.
Il vinto si liberò bruscamente dal peso del vincitore rialzandosi atleticamente. Fece un inchino sia verso la folla che verso il preside, raccolse Arashiyari e si allontanò in silenzio verso la scuola.
Shou al contrario si sistemò a lato del palchetto poco prima che il preside riprendesse a parlare:
“Bene, con questo la dimostrazione è terminata.” si inginocchiò davanti ad una valigetta che nessuno aveva notato e l’aprì lentamente:
“Mettetevi in fila. Vi consegnerò il vostro primo Tarot”
 
 
Hibiki stava fissando entusiasta il suo primo Tarot: la carta recitava ‘Ryuuika’ e sopra vi era disegnata una coppia di chakram. Similmente, Kurogane fissava il proprio:
“Shishigiri… cosa sono… shuriken? Hibiki hai idea di come si attivino e del perché ci sia una palletta nera in alto a destra?”
Fu un’altra voce a rispondergli:
“Il comando di attivazione è uguale per tutti. In alto a destra è segnato l’attributo”
I due si girarono trovandosi davanti niente meno che il vincitore dello scontro.
“Sasagawa-sempai… giusto?”
“Esattamente”
“Me lo ricordo perché mio fratello lavora per una compagnia che ha il tuo stesso cognome…” precisò cordiale
“Davvero? Spero si trovi bene alla Sasagawa Inc., dopotutto mio padre tiene molto ai suoi dipendenti” rispose sorridendo.
“Ah… ehm…” Hibiki abbassò lo sguardo in soggezione
“Figuracciaaaa…” sussurrò al suo orecchio Kurogane.
“Posso sapere con chi ho il piacere di parlare?” continuò Shou educatamente.
“Oh… certo, perdonami. Io sono Kanade Hibiki.” Si presentò con un inchino.
“Molto piacere Kanade-chan. E chi è di grazia il tuo amico che si è appena inginocchiato?” chiese guardando incuriosito in direzione di un Kurogane intento a fissare l’intimo di una disgraziata matricola:
“Arancioni? No, rosse? Che razza di colore è… ma almeno avere la cortesia di usare la paletta ufficiale no? Il mio evidenziatore si nota di meno! Giusto?” non ricevendo risposta si girò
“Hibiki, mi stai ascoltando? – disse prima di notare Shou – Ah… sempai… sei ancora qui?”
“Così sembrerebbe Non-so-come-ti-chiami-kun”
“Ah, si scusa. Sono Asakura Kurogane.” e si voltò nuovamente a fissare intimo.
“Fa sempre così?” chiese rivolto a Hibiki
“Purtroppo…” replicò con voce rassegnata. Shou scoppiò a ridere divertito ma si ricompose quasi subito:
“Allora, parlavate dei Tarot. Siete stati fortunati?” Kurogane si rialzò perplesso:
“Si… beh… no… in realtà non lo so…”
“Quindi non ne sapete molto a riguardo. Lacuna colmabile in poche parole” fece una breve pausa prima di riprendere a parlare:
“Generalmente i Tarot vengono divisi in tre Classi: Semplici, Superiori e Divini. Le prime due classi sono suddivise in 3 Sotto-classi ciascuna: Base, Avanzata e Completa. I Tarot consegnati alle matricole possono essere Semplici o Superiori ma sempre Base”
“In base a cosa vengono catalogati?” chiese Hibiki curiosa tirando fuori un taccuino e una penna.
“In base agli Attributi, ma forse conviene usare un’immagine per spiegarvelo. Posso?” disse prendendo il taccuino. Vi disegnò rapidamente sopra tre triangoli numerati e continuò:
“Questi tre triangoli rappresentano i Tarot Semplici. Immaginate che ad ogni punta corrisponda un elemento che prende il nome di Attributo. Ogni Tarot Semplice appartiene necessariamente ad uno solo dei tre. Va da sé quindi che ogni artefatto possa avere un massimo di tre attributi. Il primo gruppo comprende gli attributi Calore, Minerale e Comando; il secondo: Freddo, Stasi e Illusione e infine il terzo: Elettricità, Velocità e Suono. Ora immaginateli convergenti” disse disegnandoli con un vertice in comune e rinumerandoli. Vi disegnò poi un quarto triangolo, con baricentro sulla convergenza, ponendo i vertici tra un triangolo e l’altro
“Questo rappresenta, invece, i Tarot Superiori. I loro Attributi sono Luce, Oscurità e Natura senza alcun legame tra loro. E infine…” continuò disegnando un puntino al centro del disegno:
“… l’Attributo Divinità. Più chiaro?” chiese sorridendo.
“Un po’ più chiaro è… ma ho ancora molte lacune…” disse Hibiki perplessa
“Ad esempio… perché i vertici del quarto triangolo sono proprio in quella posizione? E cosa vuol dire che i tre Attributi Superiori non hanno legami tra loro?” Shou sorrise a quella domanda
“Sei una delle poche persone che lo chiede. Ebbene: nel suo processo evolutivo, un Tarot acquisisce la capacità di manovrare i restanti Attributi del suo triangolo di appartenenza. Ad esempio un Tarot di Attributo Calore potrà padroneggiare, allo stadio Completo, anche gli attributi Minerale e Comando. Ogni Attributo Superiore, invece, può sfruttare gli attributi dei triangoli adiacenti. Mi spiego meglio: l’Attributo Luce può sfruttare i triangoli del Calore e dell’Elettricità poiché compreso tra quei due triangoli. Similmente l’Oscurità potrà sfruttare i triangoli del Calore e del Freddo ed infine l’Attributo Natura potrà servirsi delle triadi comprendenti Freddo ed Elettricità.”
“Questo vuol dire che il mio, da Completo potrà sfruttare ben 6 elementi oltre al proprio?” esclamarono all’unisono Hibiki e Kurogane. Gli occhi di Shou si illuminarono di interesse.
“Un momento… mi state dicendo che vi è capitato un Tarot di attributo Superiore?”
“Luce” rispose Hibiki
“Oscurità” rispose Kurogane.
Shou li scrutò interessato, dopodiché rise sommessamente.
“Interessante… davvero interessante. Quest’anno si rivelerà senza dubbio più interessante del previsto…” diede un’occhiata veloce all’orologio:
“Ora penso ci convenga andare in classe… le lezioni stanno per cominciare. È stato davvero un piacere conoscervo. Kanade-chan, Asakura-kun” detto ciò iniziò ad allontanarsi.
“Aspetta sempai! Cosa intendi per interessante?” chiese Hibiki
“Aspetta sempai! Di che Attributo è il tuo?” chiese invece Kurogane.
Il sempai rispose alzando una mano senza girarsi:
“Natura. Buona giornata.”
I due continuarono a fissarlo incuriositi fino a quando non varcò la soglia dell’edificio.
“Tipo interessante, non trovi?” disse Hibiki
“Già… Decisamente.”
“Ma stiamo parlando della stessa cosa?”
“Di Sasagawa-sempai, no?”
Hibiki era sorpresa.
“Kuro, tu ignori il sesso maschile.”
“Errore: io ignoro le persone poco interessanti.” Si incamminò verso la scuola.
Hibiki restò ferma per qualche secondo.
“Mi sa che hai ragione, sempai… Quest’anno sarà molto interessante.”
 
 
APPENDICE NOMI
Hibiki Kanade: eco che risuona
Kurogane Asakura: alba del potere d’acciaio
Kazuki Kanade: speranza che risuona
Shou Sasagawa: premio del ruscello
Mamoru Koutou: alta torre di guardia
Keichi Jindai: rispetto e sapienza dell’era degli dei
 
Arashiyari: Lancia della Tempesta
Kurozakurayaiba: Lama del Fiore di Ciliegio Nero
Ryuuika: Rabbia del Drago
Shishigiri: Taglio del Leone
 
Kaminari no Mai: Danza del Fulmine
Senbonzakura: Mille Alberi di Ciliegio
 
Grazie per aver letto fin qui! A breve cercheremo di pubblicare il secondo capitolo, in cui Hibiki e Kurogane conosceranno i loro compagni di classe e… Vabbé, niente spoiler e stay tuned. Mi raccomando, recensite, commentate, stalkerateci, mandateci a casa dell’antrace, a noi non fa altro che piacere! (ecco, magari l’antrace no…)
JA NEEEEEEEEEE
  
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