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Autore: Eliot Nightray    21/03/2014    1 recensioni
Arthur Kirkland è un tritone adulto , scorbutico, irascibile, incapace di relazionarsi con il mondo. Durante una ricognizione di routine incontra una donna umana la cui bellezza lo colpisce immediatamente. Si tratta di un'italiana di nome Caterina di cui scopre immediatamente di essere innamorato. Così accompagnato dal dinamico duo composto da suo fratello Nathan e dall'insopportabile Francis parte alla conquista della donna amata sul mondo emerso. UkIt
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Scozia
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
 

​Per quello che ne sapeva lei gli umani erano creature orribili, prive di una qual si voglia vena creativa e colmi di odio. Nel piccolo vagone ferroviario Caterina scuoteva le gambette istericamente presa da una qualche agitazione interna. Non sopportava l’idea di dover scappare da casa per via di uno stupido umano. Sua madre però non aveva sentito storie l’aveva inviata assieme a Romano, il più grande dei suoi due fratelli, in una città lontana, in riva al mare. Lei odiava il mare, c’era troppo sole, troppa sabbia e troppo mare. Sapeva però che suo fratello non avrebbe sopportato le sue lamentele e così si limitò a dondolare le gambe minute nel vano tentativo di fare scorrere il tempo più rapidamente. Suo fratello le era sempre sembrato una persona piena di amore, certo era incapace di esprimerlo, ma non per questo avrebbe smesso di amarlo. Con il capo poggiato contro il palmo della mano Romano sembrava spaventato secondo Caterina. Strinse la mano del fratello e quello la ritirò irritato con un grugnito che la lasciò con l’amaro in bocca. Provò a chiamare il suo nome prima piano poi ad alta voce, la mano di Romano si mosse rapida a tapparle la bocca con poca delicatezza. Gli occhi scuri di Romano si puntarono nei suoi e Caterina si spaventò davanti a tutto quell’odio. E lei lo conosceva quel sentimento, lo aveva visto così tante volte negli occhi degli umani, nella famiglie, nei bambini, negli anziani. Suo fratello la odiava.. davvero? Caterina assunse una postura composta , ma non poté evitare di gonfiare le guance nel buffo tentativo di fare sorridere il fratello. Romano rideva sempre nel vederla così, ma quella volta no, se ne era rimasto immobile davanti alla bambina dai capelli castani. Il vestito bianco che sua madre le aveva confezionato vibrò appena mosso dal vento mentre il treno rallentava in vista della stazione. Romano si alzò tirandola per il braccio così da farla muovere più rapidamente. Si sarebbe comportata bene, sarebbe stata una bambina vigile e pronta a tutto e avrebbe recuperato l’amore perso di suo fratello. Chiuse gli occhi come spesso faceva quando era stanca e lasciò che Romano la guidasse , affidandosi alle sue scelte. Quando quello si fermò Caterina, riaprì gli occhi confusa come non mai, davanti a lei un ragazzino biondo con una lunga treccia li stava salutando quasi febbrilmente. Caterina non capiva perché ci fosse un bambino davanti a lei, ma non le dava alcuna fiducia, di certo non emanava un’aura positiva. Forse lui era come lei, si di questo ne era certa, ma non abituata alla compagnia di un suo simile Caterina era visibilmente terrorizzata. Si nascose dietro le gambe del fratello che si spostò di rimando per lasciare che il neo arrivato la abbracciasse. Non le piacevano le eccessive manifestazioni di affetto, in particolar modo da un perfetto sconosciuto. Cercò l’aiuto del fratello, aggrappandosi al tessuto dei pantaloni, ma non ricevette niente se non un profondo sospiro. Il bambino la lasciò andare per introdursi finalmente, si chiamava Emilio. Suo fratello tremò impercettibilmente davanti al sorriso del biondino. Il coetaneo la fissò curvando il volto prima di ridere di cuore davanti a quella risposta così acida. Non le stava simpatico, non sembrava una persona bella e di certo non riusciva a capire perché suo fratello non la stesse aiutando. Emilio si spostò per indicare il grande castello alle sue spalle. Era lì che viveva quel coso, davvero? Romano la fissò e per un istante, anche se uno solo le parve di riconoscere della paura negli occhi del fratello. Lo chiamò a bassa voce con quel nomignolo infantile che si era inventata, solo per lui. Il fratello la fissò intensamente di nuovo prima di afferrarla per il braccio e correre. Perché stava scappando? Caterina questo non riusciva a capirlo, il bambino dietro di lei però sembrava aver intuito la mossa dell’adulto perché tentò di afferrarla. Ci mancò poco che ci riuscisse. Stava piovendo, era una pioggia fitta proprio quella che più in assoluto Caterina amava osservare dalla grande finestra del suo salotto assieme a sua madre. Suo fratello sembrava stremato dalla corsa perché si lascio scivolare a terra sul terriccio fangoso. Le fece cenno di andare avanti, ma Caterina si piegò sulle gambe per tentare con tutte le forze di sollevare il fratello. Atterrò nel fango pure lei, sporcando il bel tessuto bianco dell’abito. Quando sollevò di nuovo il capo scorse una piccola folla di umani armati che si stavano rapidamente avvicinando. Romano le urlò di stare ferma, di non fare assolutamente niente e di scappare. Perché mai sarebbe dovuta scappare? Lei sapeva difendersi, l’aveva già dimostrato tante volte. Non fu quindi di sua spontanea volontà che scelse la fuga, perché suo fratello la spinse con forza verso un fossato. Non fu il dolore fisico a farla piangere per tutta la sera, quanto la frustrante consapevolezza che suo fratello adesso era solo. I suoi furono vani tentativi di risalire. Con tutto quello scroscio continuo non riusciva neppure a sentire suo fratello. “ sai di potercela fare “ . quella voce, lei la conosceva, il suo amico che la rendeva più forte, più strana le stava parlando. Spalancò gli occhi e si lasciò spingere dalla forza che per molti era invisibile. Sorrise dolcemente agli umani che si cambiarono qualche parola indicandola. “ va bene così, non c’è niente di cui avere paura ci sono io”. La bambina alzò la mano sorridendo ancora dolcemente rivolta al fratello. Romano la fissò intensamente prima di chiudere gli occhi. Davanti a lei, in fondo alla strada il bambino di prima la stava fissando, ma a lei non importava. C’era una fitta pioggia anche adesso, ma era rossa.

                                                                                                          
Quando Caterina si risvegliò nuovamente, rivide i due tritoni davanti ad un’apertura rocciosa. Doveva rimettere a posto il cervello, le sue sinapsi si erano di certo volatilizzate, perché lei lo sapeva che le sirene non esistevano. Però… però se quelli come lei avevano il diritto di popolare la terra forse c’era qualche altra creatura in mare. Distese la coda per osservarne i colori sgargianti e tentò di sgusciare verso i due conoscenti. Arthur le venne incontro aiutandola a modo suo a sorreggere il corpo.
 
  • Ti ci abituerai tranquilla..
  • Non credo ci volermi abituare.. insomma fra poco me ne andrò via
  • Come dici scusa?
  • Perdonami Arthur, ok qui è tutto carino , fantastico davvero… ma io devo tornare su in superficie.. insomma
  • E perché dovresti? Ti odiano tutti..
  • Grazie per questa carismatica pacca sulla schiena, ma devo comunque tornarmene a casa…
  • Ma perché? Sei la mia sposa..
  • Come’ – Caterina strabuzzò gli occhi. Arthur davanti a lei si sentì ferito nell’orgoglio, non voleva essere la sua sposa? Bene! Le ringhiò contro cupo prima di andarsene con tutta fretta lasciando Caterina da sola assieme al fratello. Nathan la fissò sbuffando davanti al comportamento infantile del fratello minore.
  • Io glielo avevo detto che prima ti avrebbe dovuto corteggiare. Quando avevo accennato al fatto che non volevo perderci tanto tempo, intendevo dire “ non ci mettere un anno”! Dio mio che seccatura.. – Nathan le prese la mano tirandola fuori dalla grotta. C’era così tanta luce in quel posto, il che era sicuramente un controsenso. Poi però si accorse di un branco di pesciolini dal colore frizzante, simile in tutto e per tutto a lampadine. Tentò di avvicinarsi, ma l’incapacità completa di utilizzare il nuovo arto le impedì di fare persino un metro. – ti serve un po’ di pratica, tesoro
  • Mi hai appena chiamato tesoro?
  • Si .. perché? Sei il tesoro di mio fratello, no? – Caterina arrossì sfiorandosi un riccio ribelle fuggito dalla crocchia. Lo attorcigliò attorno alle dita affusolate mentre il suo ciuffetto Vargas si animava di colpo – cos’è quello? – il tritone le si avvicinò sfiorandole i capelli e Caterina fu abbastanza veloce da tirargli la pinna in faccia. – ahi cretina, mi hai fatto male!
  • Smettila di toccarmi!
  • Sono capelli, niente di più!
  • Non sono soltanto capelli…
  • Bene la vuoi una mano a muoverti oppure no? – le prese i fianchi sollevandola e a quel punto l’uomo si bloccò di colpo sogghignando – l’ho fatto veramente incazzare questa volta.
 
 Caterina sentì distintamente la voce di un uomo, più che altro l’urlo maschile di qualcuno. Nathan fu sbalzato via e a Caterina gli ci volle un po’ per rendersi conto che si trattava di Arthur. Nathan stava contro una roccia, tenuto fermo dal braccio di Arthur che pareva volerlo soffocare. Qualche essere marino si voltò verso di loro per poi portare lo sguardo altrove. Pensava di essere stato chiaro l’ultima volta no? Caterina sarebbe stata SUA moglie, quindi suo fratello poteva farsi tagliere le pinne e le mani. Lo teneva fermo , ma non riusciva a perdere la presa davanti al sorrisetto insolente dell’altro. gli morse il collo curandosi di tingere l’acqua di rosso. A quel punto ancora sorridendo, con lo sguardo puntato dietro di lui, Nathan parlò   – scusa fratellino – Arthur stava mordendo suo fratello, che diamine! Caterina sforzandosi mentalmente di coordinare il corpo raggiunse il duetto. Nathan sembrava particolarmente divertito dalla situazione benché i denti acuminati di Arthur fossero così vicini al suo collo. Alla fine Caterina si buttò in mezzo ed Arthur che rimase immobile stringendo un mazzolino di.. coralli? O fiorellini strani? Che diavolo erano quei cosi?
 
  • Arthur basta! – iniziava a non capirla più, le concedeva il privilegio di diventare sua moglie , di convivere insieme un ‘eternità di ricchezze negli abissi più scuri e lei voleva che non picchiasse quell’impudente di suo fratello?
  • Che cosa basta? Ti stava toccando!
  • Mi stava aiutando a nuotare…
  • A… davvero?
  • In verità ecco, la donzella ha ragione…
  • Tsk potevi dirlo subito , ti pare? – Arthur lasciò andare il fratello che scivolò via con leggerezza dalla parete di su cui era stato lanciato – seriamente evita di farmi perdere del tempo prezioso.. in questo modo..
  • Sei geloso eh? – Arthur fissò torvo il fratello prima di spostarsi su Caterina, sembrava notevolmente poco a suo agio con una coda attaccata alle gambe, ma tanto ci si sarebbe abituata. – suppongo sia ora di andare.. ti pare? – Arthur si agitò maggiormente prendendo la mano di Caterina che lo osservò curiosa.
  • Beh ci hanno organizzato una festa.. e..
  • Si tratta di una danza di accoppiamento per l’esattezza
  • ACCOPPIAMENTO
  • Quello che Nathan voleva dire
  • Si accoppiamento.. bambini.. piccoli tritoni
  • MA TE NE STAI ZITTO BRUTTO PESCE.. Arthur spiega..
  • Mi ha dato di pesce?
  • Mi pare di si.. comunque è semplicemente una danza di rito…
  • Rito?
  • Rito per matrimoniale
  • MATRIMONIO? Ancora con questa storia??
  • Sei mia moglie, o almeno lo sarai tra poco
  • Lo sai vero che non puoi sposare un uomo che hai conosciuto da un giorno…
  • Io l’avevo detto che dovevi aspettare un po’ per portarla qui
  • Beh .. sono tutte cazzate, io ho ragione quindi state zitti. Caterina ti pregherei di stare tranquilla.
  • Stai chiedendo a me.. di stare tranquilla.. con un marito pesce?
  • Un pesce marito si, ma PRINCIPE – esclamò Nathan prima di allontanarsi con una certa furia. Arthur la fissò esterrefatto cosa c’era che non andava in lui, aveva forse dimenticato di ripulire la coda quella mattina? Le prese la mano guidandola.
  • Cosa sono quelli? – Caterina ancora incuriosita dalle strane piante acquatiche nelle mani del tritone parlò
  • Questi?  Ho sentito che da voi in superficie è uso regalare dei fiori alle donne di cui si è innamorati – Arthur imbarazzato si grattò il collo arrossendo – ecco tutto
  • È un pensiero.. molto carino grazie – Caterina lo abbracciò dolcemente e l’altro si tinse maggiormente di rosso. Avrebbe voluto abbracciarla di rimando, ma rimase intontito dal contatto fisico improvviso della donna. Non era abituato a contatti di questo tipo se non con i suoi fratelli ovviamente. L’orecchino che portava all’orecchio dondolò di poco tintinnando. – nessuno mi aveva mai regalato dei fiori – il che era una bugia, ma andava bene così, lui non faceva parte della sua vita, Emilio non faceva parte della sua vita ormai.
  • Bene però adesso dobbiamo andare! – Arthur la strinse con forza trascinandola dietro di se.
 
Caterina sembrava essere ritrosa al suo contatto, quasi stesse tentando di fuggire dalla sua presa. La fissò intensamente e alla fine cedette, forse per curiosità più che per amore. Però Arthur non riusciva proprio a capire, aveva fatto tutto nei minimi dettagli. L’aveva corteggiata, l’aveva conosciuta e si era dichiarato. Quale era quindi il problema? La spinse verso il fondale, la sabbia si sollevò appena al contatto con la sua coda. Quel rito era qualcosa di unico nel suo genere, tutti quelli della sua razza lo avevano messo in pratica prima di sposarsi. A lui erano serviti anni ed anni di duri allenamenti per apprendere quella danza semplice, ma allo stesso tempo complicata. Quel danzare , quel vibrare. Sua madre aveva impiegato una buona dose di pazienza e delle sonore pagaiate sulla schiena per fargli capire che quello era un dono speciale da riservare ad una sola compagnia, l’unica, come amava definirla lei. Nell’oscurità del fondale, con la fievole luce donata da qualche pesce lucciola, Arthur si sentiva al sicuro, tranquillizzato dal semplice contatto con la mano della donna. Eppure lo sapeva che sua madre lo stava osservando, non aveva potuto evitare di notare lo scambio di sguardi fra lei e suo fratello maggiore. Quei due si assomigliavano fin troppo, avevano entrambi quella caratteristica risata stile merluzzo che lo distruggeva psicologicamente ogni volta. Le fece cenno di stare ferma per un secondo, giusto il tempo per ricordare i passi. Gli ornamenti di Arthur erano particolari, gli aveva visti spesso in qualche miniatura di sirene sui libri. Orecchini colorati, bracciali dello stesso colore della coda che andavano a coprire metà dell’avambraccio ed una specie di coroncina sulla testa. Caterina davanti a lui appariva confusa e decisamente incuriosita. Non aveva bisogno di musica, gli bastava il pensiero. Le nuotò al fianco, prima a destar poi a sinistra. Le si avvolse attorno e quella ridacchiò poiché le aveva fatto il solletico. Continuò così a ruotare attorno a lei fino a quando non prese a compiere dei cicli e delle acrobazie a pochi metri da lei. Così che lei potesse ammirare la sua bravura. Infine le prese le mani e la costrinse a ruotare assieme a lui fino alla superficie. Sbucarono entrambi all’aria aperta, Arthur pareva sicuramente imbarazzato, infatti cercava di perdere il contatto visivo con la femmina. Caterina invece sembrava stupita, positivamente, ridacchiò a bassa voce premendo lamano contro la bocca.
 
  • È stato veramente... delizioso..
  • Davvero?
  • Si eccezionale…
 
Sotto di loro qualcuno chiamò il suo nome, era il principe questo lo sapeva , ma un po’ di privacy non avrebbe guastato nessuno. Scivolò di nuovo verso il basso accompagnato dalla donna che pareva aver preso dimestichezza con il nuovo arto.  La folla si stava disperdendo rapidamente, sarebbe stato suo compito occuparsi degli squali, dovevano essere quei maledetti cosi ad aver causato tutto quel trambusto. Arthur individuò immediatamente la preda , ma prima di attaccare si preoccupò di indicare a Caterina un luogo sicuro dove nascondersi. L’altra lo fissò incurvando il capo, come incapace di capire perché mai si sarebbe dovuta spaventare. Quando la vide allontanarsi attaccò con tutta la forza che aveva in corpo, suo fratello ovviamente lo aveva preceduto. Un pesce rosso troppo cresciuto la avrebbe dovuto spaventare, davvero? “ davvero?” mosse poco la coda, giusto il tempo per far credere ad Arthur di essersi nascosta e si voltò verso di lui. Per lei era normale essere tranquilla , ma dal comportamento di Arthur il pesciolino doveva rappresentare un problema bello grosso. Nathan lo tirò per la coda indicando scosso un punto indistinto dietro di lui. Quando si voltò trovò uno squalo di grossa portata che si stava pericolosamente avvicinando a Caterina, di certo lei non lo aveva notato perché le era alle spalle. Impugnando con mano ferma la lancia da guerra identica a quella di suo fratello che Francis si era preoccupato di lanciargli, Arthur volò quasi nella direzione di Caterina. Quest’ultima non riusciva a capire l’improvviso interesse della creatura marina-sposo per lei, a quel punto capì. “sei abbastanza stupida, non ti sembra?”. Ora che lo guardava da vicino quel pesciolino aveva dei bei denti, niente che non avesse già visto. L’animaletto sembrava abbastanza stupido a giudicare dalla velocità con cui aveva aperto la bocca davanti a lei. Benché poco capace di controllare il nuovo corpo si spostò prontamente schivando il morso fatale. Fissò l’animale di sbieco annoiata all’idea di doversi sporcare le mani. Alzò di poco il braccio aprendo il palmo della mano e la bestiolina davanti a lei si accartocciò quasi. L’acqua si tinse di rosso, un colore ormai familiare per Caterina. A quel punto si bloccò spostando lo sguardo verso Arthur. Però.. non sembravano terrorizzati, anzi Nathan le stava facendo strani gesti euforici mentre Arthur sembrava palesemente arrabbiato. Caterina tornò sui resti ormai fluttuanti, perché non erano spaventati da lei.. perché lei era un mostro glielo avevano spiegato tutti. Ripetuto così tante volte che era ormai diventato parte del suo essere. Si era ripromessa di non farlo più, maledizione. Arthur le corse accanto spingendole una spalla, che le saltava in mente, scontrarsi con uno squalo da sola non era di certo un opzione praticabile. Era rimasto comunque stupito dall’immenso potere della donna, ma soprattutto incuriosito da tutta quell’energia. Caterina lo fissò con gli occhi sbarrati, no.. non capiva cosa stessero facendo. I tre tritoni la circondarono due gioendo e l’altro grugnendo incazzato. Concentrandosi nuovamente sul corpo si spinse in superficie in cerca d’aria. Odiava il puzzo di sangue. Arthur alzò il capo confuso, dove diavolo pensava di andare adesso?
 
  • Dio che forza! – Nathan gli tirò una pacca sulla coda con fare affettuoso
  • No ma.. che nipotini potremmo mai avere da lei?
  • Dei mini killer di squali!! Quando avrò qualche problema con qualcuno invierò immediatamente uno dei tuoi pargoli
  • Quale parte di.. i miei figli saranno miei.. avete perso?
  • Momento, momento.. quindi parliamo di figli al plurale..
  • Eh si. Cioè..
  • Mi commuovo, finalmente diventerai un maschio a tutti gli effetti
  • Dovete morire così male.. voi non potete capire
 
Poco sopra le loro teste Caterina stava nuotando disperatamente verso la banchina di legno attratta dalla voce familiare dei suoi fratelli. Sembrava che la stessero cercando. Romano alla sua vista sbiancò saltellando sul posto, veneziano non tardò ad imitarlo. Quelle danze da strabici la irritavano profondamente e , benché glielo avesse già detto più volte, seguitavano comunque a farle. Probabilmente trovavano divertente vederla incazzata come una scimmia. Si curò di rimanere con il corpo in acqua così che non scoprissero il suo momentaneo stato.
 
  • Dov’è il sopracciglione che lo gonfio di botte?
  • Dai Romano calmo, era molto carino veh. Che avete fatto insieme sorella?
  • Eh? – Caterina arrossì violentemente al ricordo di quel bacio.
  • OH OH!
  • Veneziano smettila di emettere questi strani suoni sembri una fangirl euforica
  • OH OH! Sappi che io approvo un sacco
  • Cosa approvi imbecille?
  • Arthur e Caterina, adoro questa coppia!
  • Dio.. veneziano cosa stai blaterando?
  • Si siete adorabili insieme
  • Cosa hai dato a mangiare  a Veneziano?
  • Io?? Niente le sue solite porcherie da nordista..
  • Veh veh veh
  • No la danza del veh no Veneziano te l’ho già spiegato!
  • È partito per il suo magico mondo delle fatine.. esci dall’acqua. Anzi no prima spiegami perché hai passato la notte fuori con un uomo!! – romano le stava urlando contro.. brutto segno
  • Non ho.. modo di spiegarti la cosa
  • Si che ce l’hai! – romano la afferrò per il braccio sollevandola dall’acqua. Non riusciva a respirare e la sensazione di bruciore sulla pelle era semplicemente insopportabile.. – perché.. sei un pesce?
  • Romano.. sto bruciando.. non mi sembra il momento di fare domande di questo tipo!
  • Io penso che sia il caso invece – Veneziano le punzecchiò la coda incredulo
  • Veh..
  • Romano tienilo che sviene! Ecco appunto
  • CHE CAZZO E’ SUCCESSO?
  • Romano datti una calmata…
  • Sei un pesce!
  • Sirena se non ti spiace
  • E sei mezza nuda
  • Non è esatto sono vesti cerimoniali
  • Sei un pesce mezzo nudo!
  • Perché non mi ascolti mai
  • NON TOCCARE MIA MOGLIE!
  • MOGLIE DI CHI, COSA? – Appostato sotto la banchina , con il capo sollevato dall’acqua quel poco per farsi vedere Arthur stava sbollendo – che moglie.. EH??? Vi siete sposati?
  • No
  • NON ANCORA SPORCO UMANO
  • Umano ma come parla questo? – Romano si avvicinò verso Caterina per prenderla in collo, ma Arthur facendo leva sulle bracca si sollevò in aria afferrandolo. Nathan subito dietro di lui si preoccupò che il fratello non ammazzasse il suo futuro parente. Tutta quella confusione insensata! Caterina iniziava davvero a scocciarsi. Veneziano le prese il braccio prima che potesse tornare in acqua. Poco distante da loro Romano era già riaffiorato ed Arthur era tornato nella stessa posizione di prima, anche se non l’aveva notato.
  • Dove vai Caterina? – Veneziano la stava supplicando con lo sguardo di restare
  • Scusa ma dove mi metti in una bolla di vetro?
  • Possiamo procurarcene una molto grande
  • Uh si e poi mangerò cibo per pesci rossi
  • Potrebbe essere un’idea
  • Stavo scherzando
  • A…
  • Io.. loro non sono spaventati da quello che sono.. mi hanno visto fare delle cose e non si sono spaventati. Mi trovano straordinaria
  • Ma noi siamo la tua famiglia
  • Non ho intenzione di abbandonarvi, sciocco…
  • Però.. lui ti piace?
  • Beh.. si parecchio– Veneziano sorrise dolcemente baciandola sulla fronte. Lo strano rumore dell’acqua la costrinse a voltarsi trovando due occhi verdi accessi di pura rabbia fissi su suo fratello.
  • AH! – Veneziano si spaventò a quella vista e fece una corsetta indietro lanciando Romano, che era appena sortito dall’acqua , di nuovo in mare
  • O Veneziano allora dillo che vuoi che ti dia fuoco!
  • Tornerò.. promesso.. – Caterina si lanciò in acqua e subito Arthur le ripese la mano, evidentemente scosso ed infuriato
  • Non puoi andare dove vuoi non è una cosa salutare
  • A meno che tu non voglia rimanere carbonizzata, in tal caso sorella questa è la strada giusta
 
 Nd vamossssssssssssss con le photosssssssssssssss

 
  
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