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Autore: aleramone    21/03/2014    2 recensioni
Scendendo le scale incrociò due ragazzi; il primo si fermò per farla passare porgendole un sorriso, l’altro decise d’imitarlo più per emulazione che per educazione. Allontanandosi dai due li aveva sentiti parlottare, quello che l’aveva fatta passare doveva chiamarsi Harry.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: a questa OS ne seguiranno altre due che svilupperanno i personaggi che qui ho solo menzionato.
Se questa piccola storia vi piacerà, o se siete fan di Niall e Louis, magari cliccate su “aggiungi (autore) ai preferiti” per rimanere aggiornate.

Un piccolo plauso a Luisa che ha letto, riletto e mi ha sostenuto.
Leggete la sua storia (è bellissima!): http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=2376282

A Silvia,
un’amica speciale, simpatica, bella, dolce e divertente.
Finalmente ce l’ho fatta a dare un inizio ed una fine ad una storia con Harry etero. Solo per te.
Incrocio le dita, sei così cinica, ho paura. Pensa alla selfie <3

 

 
Water
 

Siamo onesti: fare esercizio fisico non piace a nessuno. Magari a quelle poche persone affette, senza ombra di dubbio, da qualche problema psicologico che li porta ad amare la sofferenza. Uscire con gli amici, bere birra, scofanarsi un intero piatto di patatine fritte è decisamente molto più interessante. Madison stava nel mezzo: amava passare le serate al pub con gli amici, a ridere e bere fino a quando lo stomaco non le mandava quel segnale raccomandandole di smettere prima di arrivare al punto di non ritorno; Dall’altra parte andare in palestra le piaceva. Si era iscritta per eliminare quella fastidiosa ciccia che non le permetteva d’indossare i crop top che poi, a dirla tutta, a lei i crop top nemmeno piacevano ma la sua amica Devin si ostinava a dirle che il 2014 si sarebbe basato interamente sullo scoprire la pancia.
Ed ora eccola qui, con l’estate alle porte e mesi di sudata fatica alle spalle. Uscire dall’università e andare in palestra era diventato un rito e di settimana in settimana quel rito era iniziato a piacerle. Correre sul tapis-roulant in compagnia di buona musica e di qualche video su youtube per darle la carica era il massimo, poi c’era il corso di kick-boxing con l’istruttore che era un bel tipino con gli occhi azzurri e i capelli perennemente arruffati. La sua amica Devin si era innamorata di lui al primo colpo ma il lavoro non le permetteva di frequentare il corso, Madison era costretta a raccontarle minuto per minuto cosa lui avesse fatto, cose tipo: si è sistemato i capelli dietro le orecchie; ha riso per il calcio mancato di un corsista; tutta una serie di
puttanate. Tra le sue amiche era sempre stata la più cinica. Lei si autodefiniva realista, la sua amica Alex la definiva una stronza. Fantasticare su come sarebbe stato meraviglioso sposare il ragazzo biondo con l’accento irlandese incontrato una volta in metro non faceva per lei; puttanate, per l’appunto.
Aveva appena finito la lezione di kick, si stava dirigendo verso lo spogliatoio con la bocca incollata alla sua immancabile bottiglia d’acqua, ne beveva almeno tre, quattro litri al giorno.
“Brava, fa bene alla pelle e sconfigge la ritenzione idrica” Alex le aveva sussurrato durante un pomeriggio al parco.
“Bevo perché ho sete” era stata la sua risposta lapidaria che aveva fatto roteare gli occhi all’amica.
Scendendo le scale incrociò due ragazzi; il primo si fermò per farla passare porgendole un sorriso, l’altro decise d’imitarlo più per emulazione che per educazione. Allontanandosi dai due li aveva sentiti parlottare, quello che l’aveva fatta passare doveva chiamarsi Harry.

 

Altre settimane piene di sudore e fatica passarono, ogni sera Madison si recava in palestra, tre quarti d’ora di tapis roulant e un’ora di corso.
Il ragazzo che le aveva porto il sorriso cordiale doveva essersi ufficialmente iscritto in palestra perché da quella volta l’aveva visto ogni giorno. Anche lui aveva la sua routine: panca, pesi, un po’ di tapis roulant se ne trovava uno libero.
Ammettere a sè stessa che quel tipo fosse carino le era costato tanto ma alla fine aveva ceduto. Stupidamente l’aveva anche confidato alle amiche che l’avevavo riempita di consigli su come farsi notare, “ho semplicemente detto che non è brutto, non m’interessa farmi notare” anche questo le aveva procurato un’occhiataccia da parte delle due.
Correva immersa nelle note degli All American Rejects quando vide il ragazzo dirigersi nella sua direzione. Le si fermò davanti, sorridendo. Lei sorrise di rimando, decidendo comunque di non fare altro. Rimase immobile e quando lo vide muovere le labbra, decise che era giunta l’ora di togliere gli auricolari. “Scusa se ti disturbo” la sua voce era bassa, quasi roca, profonda e parlava stranamente piano per essere inglese.
“Si?” la sua invece era squillante, parlava velocemente e con un marcato accento.
“Non prendermi per psicopatico ma ho notato che tu hai sempre due bottiglie d’acqua quando vieni in palestra e io ho dimenticato di passare da Sainsbury a prenderne una e il distributore automatico è fuori uso e…”, Madison premette il pulsante di stop del tapis roulant, limitandosi a rispondere con un “ok”, se voleva un po’ d’acqua bastava chiedere, non le interessava sapere il perché.
Lei più di tutti lo capiva: la sete è sete.
Si diresse verso lo spogliatoio per recupare il suo borsone e la riserva d’acqua, lo sentì trotterellare alle sue spalle, rimase davanti alla porta ad aspettarla e quando lei gli porse l’acqua, lui le porse una banconota da cinque sterline.
“No” con un gesto deciso della mano respinse l’offerta.
“Insisto” sfoderò un meraviglioso sorriso e per un attimo a Madison parve di sentire risuonare delle campane, stupidi ormoni.
“No, davvero, non c’è problema. E poi cinque sterline per una bottiglia d’acqua… E’ vero che nel 2050 le risorse idriche saranno agli sgoccioli e dovremo ricorrere a risorse alternative ma abbiamo ancora trentasei anni di tempo, quindi no”, lui alzò un sopracciglio, probabilmente chiedendosi di che cazzo stesse parlando. Lo liquidò con un ciao e tornò ai suoi affari.

 

La sera dopo lui non venne in palestra e Madison si sentì una stronza, magari l’aveva offeso.

 

Stava correndo al massimo sulle note di “Dirty Little Secret” degli AAR quando lo vide entrare nella sala. Per un secondo le si raggelò il sangue, quasi perse l’equilibrio, rischiando di cadere e fare una figura di merda davanti a tutti. Si ricompose e continuò la sua corsa fino a dieci minuti prima della lezione di kick-boxing. Scese dal tapis roulant cercando di rimanere composta, di assumere una posa decente, di tenere la schiena dritta e il petto in fuori ma quando gli passò davanti lui era intento ad alzare i pesi e non la notò nemmeno.
La lezione era stata intensa ed uscita dalla palestra Madison si sentiva uno straccio, le gambe le pesavano come macigni e con difficoltà scese i gradini che l’avrebbero portata all’esterno.
“Ciao” sentendo quella voce rischiò di cadere nuovamente, si girò in direzione di quel suono basso e
sexy, si la voce di quel ragazzo era sexy.
“Ciao” era appoggiato con la schiena contro il muro, indossava una felpa nera con i profili giallo fluo e delle Nike dello stesso colore. Fece scorrere la zip del suo borsone e ne estrasse una bottiglia d’acqua adornata da un fiocco rosso, “questa è per te”, sorrise, si grattò il retro della testa e le porse il pezzo di plastica.
“Oh” Madison gli si avvicinò e gliela prese dalle mani “non dovevi”, per quanto fosse bizzarro che avesse addirittura deciso di adornare la bottiglia, quel gesto era stato decisamente molto dolce. Era molto carino con gli occhi verdi e i ricci scuri ad incorniciargli il viso.
“Non hai voluto i soldi, quindi mi è sembrato giusto così” fece ancora un passo verso di lei prima di allungare la mano destra “io sono Harry”, la ragazza allungò la sua “Madison.”

 

“Gli piaci sicuramente” Alex le aveva invitate a casa sua e, sedendosi sul divano accanto a loro, aveva decretato tale sentenza, Madison aveva storto il naso così l’amica aveva iniziato a canticchiare le parole di una qualche canzone di una qualche boyband inglese “you’re insicure, don’t know what for - capisco renderti l’acqua, ma metterci anche un fiocco.”
Devin annuì convinta “gli piaci di-sicuro.” In cuor suo lo sperava e forse pensava anche lei, ma era troppo fiera per ammetterlo.

 

I giorni seguenti Harry e Madison si erano limitati a salutarsi educamente con un gesto della mano, una mezza parola e qualche sorriso. Non c’erano stati grandi cambiamenti ma era comunque piacevole avere qualcuno con cui scambiare due parole.
Le settimane successive si limitarono ai saluti, visto che l’amico di lui era tornato in palestra, occupando tutte le attenzioni di Harry.
Così arrivo l’estate e in un baleno fu agosto: il corso di kick-boxing era stato sospeso e anche Madison si era concessa due settimane di vacanza, ovviamente insieme alle amiche a fare baldoria.

God bless holidays.

 

Il ritorno all’attività fisica fu meno duro del previsto, soprattutto quando Louis annunciò che la settimana successiva ci sarebbe stata una cena organizzata dal personale della palestra ed estesa a tutti i soci. Appeso alla bacheca dell’entrata campeggiava un foglio sul quale annotare i nomi dei partecipanti e tre Harry avevano scritto il loro nome, almeno uno di essi doveva per forza essere l’Harry giusto.
La sera seguente le parve di vedere la luce quando lo vide entrare in sala: era abbronzato, di sicuro era andato in ferie in qualche magnifica località di mare, magari insieme ad una ragazza mora con i capelli lunghi che non aveva bisogno di andare in palestra per poter indossare un crop top, in quanto graziata da Dio in persona.
Quel pensiero la fece tornare con i piedi per terra, uno così era sicuramente fidanzato. I migliori sono tutti già presi.

 

Quella mattina era stato difficile abbandonare il letto. Si era portata alla fermata della metro con estrema lentezza ed era salita sul treno sempre troppo pieno. A tre uscite dalla sua, sentì qualcuno toccarle la spalla. Si spostò alla sua sinistra per far passare il fastidioso essere che aveva osato toccarla. Si sentì toccare di nuovo. Si tolse le cuffie per chiedere all’essere quale fosse il suo problema visto che c’era tutto lo spazio del mondo per passare e lei andava in palestra ogni giorno e aveva quasi raggiunto il suo peso forma - insomma le mancavano solo quei cinque, sei, sette chili - e non poteva essere poi così ingombrante.
Dei ricci le sfiorarono il viso e due occhi verdi la fissarono felici “buongiorno Madison.”
Sentì la mascella caderle, per qualche istante rimase immobile e in silenzio, nella testa le rimbombò la voce della sua amica Alex urlare “
è destino, E’ DESTINO.”
“Ti disturbo?” la bocca di Harry si era piegata in una specie di smorfia, così si affrettò a scuotere la testa “no, certo che no, buongiorno Harry.”
Un gran sorriso tornò a campeggiargli in volto “come stai? E’ da un po’ che non ci vediamo”, non l’aveva notata in palestra la sera prima?
“Tutto bene, grazie. Tu?” non ce la fece proprio a stare zitta “ieri ti ho visto in palestra.”
Lui spalancò gli occhi “davvero? E perché non sei venuta a salutare?”, quella risposta non se l’era proprio aspettata, pensava di prenderlo in castagna e invece lui si era difeso alla grande “io non ti ho vista, probabilmente perché sono un po’ distratto, non in questo periodo, intendo sempre” accennò una risata che contagiò anche lei.
Fortunatamente quella mattina Harry era di buon umore e sembrava non voler smettere di parlare “vieni alla cena della palestra?”, la prossima era la fermata di Madison così si era avvicinata alle porte “si, ci vengo”, con molta fatica si era obbligata a non chiedergli se sarebbe venuto anche lui.
“Fantastico! Ci siamo anch’io e il mio amico Liam. Scendi? Posso offrirti un caffè?” La ragazza guardò lo schermo del cellulare, aveva solo venti minuti prima dell’inizio delle lezioni ma per una volta avrebbe pure potuto arrivare in ritardo, magari saltarle, ne valeva la pena “volentieri. Offro io però.”

 

La sera della cena in palestra Devin e Alex arrivarono a casa sua con due enormi borse. La prima portò qualche vestito da prestarle, la seconda tutta la sua collezione di make up. Di comune accordo, ovviamente senza consultare Madison, avevano deciso di farle conquistare il misterioso ragazzo della palestra.
Si era guardata allo specchio e aveva annuito alla sua immagine. Un abito blu elettrico a fasciarle il corpo e i boccoli biondi perfettamente acconciati.
“Sei bellissima” Alex finì di metterle il mascara e decretò che fosse giunta l’ora di uscire. Devin iniziò a fare i capricci, lamentandosi di non poter venire “vorrei tanto rivedere Louis.”
Come poteva essere così presa da un ragazzo che aveva visto solo un paio di volte?
“Prometto che scatto una foto insieme a lui così vedi com’era vestito” quella sera Madison si sentiva magnanima.

“Maddy” Louis era arrivato e aveva deciso di sedersi vicino a lei “sei onestamente la più simpatica del mio corso ma non montarti la testa.”
“Si ma non chiamarmi Maddy, ok? Frequento un corso di kick-boxing, ti faccio il culo.”
Lui si era portato una mano sotto il mento “scommetto che il tuo allenatore è un gran gran figo.”
Lei aveva annuitato, cercando di non sorridere per non dargli troppa soddisfazione. Non sarebbe stato male se Devin e Louis avessero fatto coppia, lui le piaceva parecchio, sarebbe stato simpatico frequentarlo anche al dì fuori dalla palestra.
Harry fece la sua entrata trionfale con accanto il famoso amico Liam. Indossava degli skinny jeans neri, degli stivaletti scuri ed il cappotto sopra ad una maglia chiara con stampa maculata. Chi mai al mondo sarebbe apparso così sexy indossando una maglia maculata? Madison si morse il labbro più volte, incolpando ancora una volta gli ormoni. La venne a salutare, le appoggiò una mano sulla spalla “lui è Liam”, l’amico allungò distrattamente la mano per stringere quella della ragazza “piacere di conoscerti.”
Purtroppo i posti accanto al suo erano occupati così i ragazzi dovettero fare il giro del tavolo e sedersi dalla parte opposta. Louis le tirò una leggera gomitata nello sterno “chi sono quelli? Mai visti.”
“Harry, il ragazzo riccio è da un po’ che viene in palestra, il suo amico Liam credo si sia iscritto da poco”, iniziò a torturarsi le mani, rendendosi conto poco dopo di essersi scheggiata lo smalto,
porca puttana.
“Mai visti” ripetè Louis “e com’è che lo conosci?”, decisamente Louis e Devin sarebbero potuti essere una bella coppia, entrambi curiosi come gatti.
“Abbiamo parlato qualche volta” si voltò in direzione del suo istruttore che ricambiò con uno sguardo poco convinto.
Finalmente la cena era giunta al termine e quasi tutti si erano alzati per bere un cocktail al bar e scambiare due chiacchiere.
Harry le si era avvicinato, alzando il suo bicchiere colmo di uno strano liquido blu per brindare, “ti diverti?” Madison aveva alzato le spalle “abbastanza, tu?” “Abbastanza” fece una pausa per sorriderle “il mio amico Liam che ora è andato in bagno ma-tornerà-a-momenti-quindi-abbiamo-poco-tempo è appena stato scaricato dalla fidanzata e-con-appena-intendo-un-mese-fa e ancora non si rassegna. Sta diventando un po’ pesante, così da buoni amici quali siamo, io e gli altri ce lo passiamo in consegna per evitare che commetta suicidio, sai vive in un appartamento al ventisettesimo piano” era stato tremendamente serio nel dirlo, a Madison rimase il dubbio se parlasse sul serio o meno.
“Capisco.” in quel momento lo vide avvicinarsi così si zittì.
“Hey” mise un braccio intorno alle spalle di Harry “andiamo?”
La ragazza che stava di fronte ad entrambi vide il riccio roteare gli occhi, “certo, come vuoi” troppo buono per dire di no.
“Allora allora allora, chi abbiamo qui?” la voce di Louis era di due toni più alta del solito, palesemente brilla.
“Dovreste unirvi a noi al corso di kick-boxing” squadrò i due dai piedi alla testa “tu sei gracilino” con il dito indice indicò Harry, “tu invece sei già abbastanza grosso, che sport pratichi?”
Liam sorrise a quella specie di complimento “boxe.”
E fu così che Louis e Liam iniziarono a chiacchiere di sport, dimenticandosi della presenza degli altri due.

Harry diede un’occhiata in direzione dei due che stavano ancora chiacchierando, sicuramente di qualche noiosissimo sport.
“Ne beviamo un altro?” aveva offerto a Madison un Long Island e un cocktail alcolico alla frutta creato sul momento dal barman.
“Questa volta pago io però”, la ragazza si appoggiò sul bancone e il barista non poté fare a meno di dare un’occhiata al seno che per la pressione cercava di scappare dal vestito “piaciuto il cocktail?”
“Moltissimo. Ce ne fai un altro?” si tirò su per poter indicare lei e Harry alla sua destra.
“Stupiscici” istintivamente il riccio mise una mano sulla spalla di Madison, le donne andavano rispettate. Quando anche il suo sguardo si abbassò verso il petto della ragazza si sentì un verme, ma in fondo la carne è debole e lui era solo un semplice ragazzo che cercava di fare del suo meglio e quelle tette erano davvero grandi, dovevano essere almeno una coppa C.
“Harry, io vado a casa” Liam era arrivato alle spalle del ragazzo con un gran sorriso.
“Oh, ok, ok, andiamo” si girò in direzione di Madison con una faccia desolata, stavano parlando di musica e la conversazione si era fatta piuttosto interessante.
“No,
io vado, mi accompagna Louis” Liam diede qualche pacca sulla spalla a Harry.
“Oh, ok. Mandami un messaggio quando arrivi a casa, ok? Se c’è qualche problema mi chiami, o chiami Zayn.”
L’amico lo guardò piegando la testa di lato “giuro che non la chiamo. Non sono abbastanza ubriaco.”
Qualche secondo dopo l’istruttore li raggiunse per salutare, si avvicinò a Madison per stamparle un bacio e sussurrarle nell’orecchio “mi devi un grosso favore, ti ho tolto noia mortale dai piedi.”
La ragazza lo fissò con la bocca spalancata, intendeva dire che la stava in qualche modo aiutando a rimanere da sola con Harry? Che cazzo voleva dire quella frase?
Prima di dirigersi verso l’uscita insieme a Liam, Louis si girò ancora dalla parte di Madison “una torta, un’infornata di biscotti, magari il biglietto per il concerto di Passenger” un ghigno gli si stampò in faccia prima di prendere sottobraccio Liam e uscire.
“Di che parlava?” la cannuccia del cocktail era incastrata tra la bocca carnosa di Harry.
“Mh, di niente, mi ha fatto un favore e quindi devo ricambiare in qualche modo.”
Le labbra rosate del ragazze si allungarono in un sorriso “andiamo anche noi al concerto di Passenger?”

 

Due ore più tardi stavano camminando verso l’appartamento di Madison. L’acqua del Tamigi splendeva grazie ai riflessi dei lampioni.
“Voi ragazzi siete così fortunati a non dover indossare questi” alzò la gamba destra per indicare i suoi tacchi argento.
“Nessuno ti obbliga a metterli” non che Harry volesse iniziare una polemica ma se i suoi amici l’avevano soprannominato Virginia Woolf un motivo c’era.
“In teoria no. In pratica li uso perché mi piacciono.” lui si bloccò di colpo e fece un passo in avanti dandole la schiena e piegandosi leggermente sulle ginocchia “salta su”, Madison lo fissò esterrefatta “non ci penso nemmeno. Preferisco soffrire che farmi portare.”
Soffiò verso l’alto per togliersi dagli occhi un riccio fastidioso “questo si che è un discorso da femminista.”
Camminarono qualche altro metro “li tolgo e basta, fanculo” Madison si sfilò le scarpe e, ancora una volta, Harry dovette fare la sua buona azione prendendogliele dalle mani “te le porto io.”

 

“Questa è la mia porta” Madison indicò la porta rossa di casa sua, girando su sé stessa per poter guardare il ragazzo negli occhi.
Harry diede un’occhiata all’edificio “a che piano abiti?”
“Il terzo, quella è la mia finestra” indicò una finestra chiusa con delle tende giallo vivace.
“Grazie per avermi portato queste” si riprese i suoi tacchi “buonanotte Harry.”
Fece qualche passo verso di lei, chinandosi e mettendole una mano dietro la nuca per avvicinare il suo viso, Madison chiuse gli occhi, il respiro di Harry sapeva di vodka e fragola. Quando si sentì stampare un bacio sulla fronte, riaprì gli occhi al volo “buonanotte Madison.”
Rimasero qualche secondo a fissarsi in silenzio “aspetto che tu sia entrata per andarmene.”
Ovviamente.

 

“Un bacio sulla fronte?” Alex era rimasta talmente scioccata da spalmarsi una riga di rossetto sulla faccia “ma che cazzo vuol dire un bacio sulla fronte?” Madison si limitò ad alzare le spalle.
“No, ok, ragioniamo: il bacio sulla fronte è un gesto molto molto dolce, magari vuole aspettare?!” si pulì la faccia con un kleneex “hai detto che sembra essere un tipo femminista, no? Magari ha paura di mancarti di rispetto.”
La biondina si spostò la chioma di capelli sulla spalla sinistra “o magari semplicemente non gli interesso.”
Alex roteò gli occhi “non essere la solita negativa e poi questi pseudo femministi sono i peggiori. Posso toccarti qui? Posso baciarti lì? E che palle, scopami e basta.”
Madison non poté fare a meno di ridere in risposta alla frase dell’amica. “E’ questo che diresti al tipo della metro?”, Alex fece schioccare le labbra “da quello mi farei fare le peggio cose.”

 

Quella sera Liam non venne in palestra. Harry arrivò tutto arruffato, prima di salire sul tapis roulant accanto a quello fortunatamente libero di Madison, si sistemò una fascia nei capelli per contenere i ricci.
“Hai avuto una buona giornata?” le chiese iniziando a correre.
“Si, grazie. Tu?”
“Sisi. Che stavi ascoltando?” Si morse un labbro, vergognandosi un po’, la sera della festa avevano discusso di gruppi rock e punk rock, dirgli cosa stava ascoltando in quel momento la metteva in imbarazzo.
“Musica da palestra: Little Mix.” Il ragazzo scoppiò a ridere per fermarsi immediatamente quando vide l’espressione incazzata di Madison.
“No. No. No. Non rido perché stavi ascoltando le Little Mix. Rido perché, beh il mio amico Zayn è un pittore, un’artista, sai quelle figure che si mantengono non si sa bene come e frequenta una di loro.”
“Jade? Jesy? Leigh-Anne? Perrie?”
Harry alzò un sopracciglio “Ma allora sai proprio tutto. Perrie comunque.”

 

“Ecco, questo deve essere Zayn” Devin aveva estratto dalla borsa una rivista di gossip, con il dito indice tamburellò sulla foto di Perrie Edwards insieme ad un ragazzo moro, con la barba e le braccia piene di disegni “carino.”
“Fammi vedere.” Alex si allungò sul tavolino per recuperare il giornale “carino si. Ma il tizio della metro è mille volte meglio.”
Entrambe le amiche sbuffarono ma fu Madison a parlare “ma parlarci, no eh?”
Alex si sistemò meglio sulla sedia “fosse facile. Primo, ha sempre le cuffie. Secondo, si posiziona sempre sul posto vicino al muro, tira su il cappuccio della felpa e si mette a dormire. Terzo, scende sempre dopo di me quindi non so in che zona viva.”

 

“Sabato sera Liam ha deciso di fare una festa” Harry stava correndo da una decina di minuti accanto a Madison “mi ha detto d’invitarti e di dirti di portare qualche amica, non me ne prendo la responsabilità.”
“Posso portare le mie amiche Alex e Devin magari, almeno conoscerò qualcuno oltre a te”, Harry sorrise “conosci anche Perrie, no?”, le fece la linguaccia “e poi ci sarà anche Louis.”

 

“Noi dobbiamo assolutamente andare a questa festa” Devin era già in fermento.
“E’ venerdì sera, oggi è mercoledì, stai calma” Alex aveva cercato invana di farla rimanere seduta sulla sedia ma non c’era stato verso.
“Ora noi tre andiamo a fare shopping” Dev aveva già recuperato la sua borsa dalla sedia “dai su, muovetevi.”
Madison bevve al volo gli ultimi sorsi del sua caffè “arrivo, arrivo.”

“Questo?” erano entrate da Topshop per dare una semplice occhiata ma alla fine la moretta, troppo esaltata dall’idea di rivedere Louis, era entrata in camerino con cinque abiti diversi.
“Sexy” Alex aveva preso posto sulla poltrona posta di fronte la tenda rossa, mentre Madison dava un’occhiata nel reparto scarpe.
“Madison” Devin si stava sgolando per richiamare l’attenzione dell’amica.
“Sono qua, uh, sexy” emise un fischio, annuendo convinta con la testa.
“Bene, sexy” indicò Alex, “sexy” indicò Madison, “lo prendo.”

 

Con la scusa della festa Madison ed Harry si erano finalmente scambiati i numeri di telefono.
“Credo sia questa la casa di Liam” il taxi si era fermato davanti un enorme palazzo, praticamente un grattacielo.
“Si?” al citofono rispose una voce femminile, le tre si guardarono dubbiose, forse avevano sbagliato campanello.
“Si, ciao, ehm, casa di Liam? Sono Madi…”, la serratura del portone era scattata e la stessa voce aveva aggiunto un semplice “ventisettesimo piano, Payne.”
La musica che proveniva dall’interno era assordante, dovettero bussare un paio di volte prima che un Liam alquanto alticcio venisse ad aprire la porta. “Hey Madison, Harry è di là” la spinse dentro casa e poi si concentrò sulle amiche, “Liam” allungò la mano in direzione della prima “Alex, piacere, bella casa” e poi verso la seconda “Devin, piacere e si, bella casa.”
Liam sminuì il complimento con un gesto della mano “entrate, bevete, ballate e divertitevi”, fece l’occhiolino in direzione di Alex e si dileguò con una tizia che doveva essere quella che aveva risposto al citofono.
Devin appoggiò le mani sulla schiena di Madison “vai da Harry, vai, noi qua ci arrangiamo.”
Una trentina di minuti dopo l’amica tornò seguita dal ragazzo alto, riccio e con gli occhi verdi. Nel marasma riuscì comunque ad indicare le due che stavano in piedi in un angolo, sorseggiando del vino rosso.
“Ecco” Madison alzò la voce per sovrastare la musica “loro sono Alex e Devin, le mie migliori amiche.”
Harry fece un inchino e il bacio mano ad entrambe che si misero a ridere come due adolescenti in imbarazzo. Quel bicchiere di vino non doveva essere il primo per nessuna delle due.
“Così tu sei Harry”, Alex si era allungata sulle punte dei piedi per poter parlare nell’orecchio del ragazzo.
Lui annuì “e tu sei Alex.”
La ragazza scoppiò a ridere per quella semplice e stupida battuta, dandogli qualche pacca sulla spalla, “è proprio simpatico” disse, rivolta a Madison. “Buonasera a tutti” Louis era arrivato alla festa in ritardo, da vera celebrity quale si sentiva di essere.
“Ciao Louis”, Harry gli aveva stretto la mano, mentre Madison gli aveva stampato un bacio sulla guancia.
“Louis, piacere” allungò la mano verso quella di Alex e nel mentre Devin si sentì una stupida, probabilmente nemmeno si ricordava di lei dopo tutti quei mesi e quattro sole lezioni di kick-boxing.
Louis la squadrò per qualche secondo “Devin, se la memoria non m’inganna”, lei annuì sorridendo, felice che lui si ricordasse ancora di lei.

 

“Se non ti ha ancora chiesto di uscire ufficialmente è gay” per Devin non c’era mezze misure, o eri interessato o eri gay.
“Forse Louis l’istruttore di kick boxing è gay” rispose lei piccata.
“Louis” gli occhi di Devin brillarono e Madison si morse la lingua, perché mai l’aveva tirato in ballo, ora avrebbero passato la serata a parlare di quanto il sedere di Louis fosse perfetto in un paio di pantaloncini.
Quell’uscita tra amiche si rivelò anche peggiore quando Alex entrò nel pub con un sorriso a trentasei denti annunciando di aver rivisto il ragazzo irlandese della metro.

 

“Ti sei divertita alla festa?” dopo la palestra Harry e Madison avevano deciso di andare a mangiare un boccone insieme.
“Si, direi di si. Devin era completamente ubriaca, abbiamo dovuto metterla a letto io ed Alex” sorrise al ricordo della sua amica sbronza che blaterava frasi senza senso riguardo Louis.
“Siete delle buone amiche” si erano fermati davanti ad un baracchino che vendeva cibo cinese e avevano ordinato due porzioni di noodles.
Con il cibo in mano avevano scovato una panchina e Harry ci aveva passato sopra un fazzoletto prima di dare il permesso a Madison si sedersi.
Mentre mangiavano continuarono a chiacchierare della festa, della palestra, dei prossimi impegni, del più e del meno.
“Io non abito molto lontano, ti va di vedere casa mia?” detta da qualsiasi altro ragazzo quella domanda sarebbe risuonata come un invito velatamente sessuale, detta da Harry più probabilmente voleva dire ti va di vedere casa mia.
Nel corso delle settimane erano diventati amici e Harry era la classica persona sempre alla ricerca del contatto fisico quindi non c’era da stupirsi se s’incamminarono verso l’abitazione a braccetto.

 

Dal primo momento in cui l’aveva visto l’avevo capito: Harry doveva avere proprio un buon lavoro. Il suo appartamento a Notting Hill era grande, luminoso, spazioso e arredato con mobili costosi e moderni.
“Dovrei avere una bottiglia di vino, ti va?” da cavaliere qual era aveva preso il cappotto di Madison per appenderlo all’attaccapanni vintage presente all’entrata.
“Si, grazie.” Quella serata era stata divertente, leggera, elegante; Harry era divertente, leggero ed elegante. Ora tra i quattro muri di casa sua la ragazza si sentiva girare la testa, sopraffatta dalle troppe emozioni.
Dopo essersi accomodati sul divano, Harry recuperò un mini telecomando dal tavolino e accese la radio che iniziò a riprodurre le note di una canzone dei Thirty Seconds To Mars. Non molto romantico ma almeno a Madison quel gruppo piaceva, un punto in più per il ragazzo.

 

Di una cosa era certa, se non fosse successo quella sera non sarebbe successo più. Forse Devin aveva ragione, forse Harry era davvero gay, magari era innamorato di Louis l’istruttore. E forse lei aveva bevuto troppo, da dove le uscivano tutte quelle idee?
“Ne vuoi dell’altro?” indicò il bicchiere vuoto della biondina che fece cenno di si con la testa prima di passargli il bicchiere. Più ubriaca era, più sarebbe stata espansiva ed estroversa.
Era tornato e si era seduto di nuovo accanto a lei che aveva colto l’occasione per appoggiare la testa sulla sua spalla. Harry appoggiò il bicchiere sul tavolino e la strinse a sè, respirando il profumo di camomilla dei suoi lunghi capelli biondi. Iniziò ad accarezzarle il viso, rimanendo sempre di lato, per non guardarla negli occhi. Madison allungò il viso, nascondendolo nel collo di Harry; con la punta del naso gli stuzzicò la pelle e sentì la sua risata vibrare.
La bocca di lui, carnosa ed invitante, era a pochi centimetri da quella della ragazza che in quel momento si limitava a fissarlo negli occhi verdi.
Le sistemò una ciocca ribelle dietro l’orecchio, prima di avvicinarsi ed annullare lo spazio tra le loro labbra. Fu un bacio dolce, delicato, le loro lingue si sfiorarono per qualche istante prima che Harry si staccasse alla ricerca di ossigeno.
Madison continuava a fissarlo, dritto negli occhi, lo trovava tremendamente bello.
Sorrise e le adorabili fossette gli contornarono la bocca, “stai bene?” le chiese a fior di labbra. Lei annuì, sorridendo a sua volta, prima di baciarlo.

 

“Harry” gli prese il viso tra le mani “so che tu sei un gentiluomo e, credimi, questo lato di te mi piace tantissimo, però oggi, in questo momento, non ti devi preoccupare di niente… lasciati andare, non ti fare problemi, a me piace che tu sia un po’ rude…” non riuscì a terminare la frase, si trovo con la testa a penzoloni all’altezza delle cosce di lui. Con una gamba spalancò la porta della camera e lasciò cadere la ragazza sul letto “l’hai voluto tu, Madison.” L’impresa pià ardua fu sfilargli i jeans, “quanto cazzo sono stretti…” disse a denti stretti mentre lui ridacchiava disteso sul letto.
“Faccio io”, Madison gli diede un leggero schiaffo sulla mano, voleva essere lei a toglierli, era da mesi che aspettava quel momento.
“Ok, ok” la risata di Harry risuonò di nuovo nella stanza, la ragazza lo guardò di sbieco prima di lanciare i jeans sul pavimento e rilasciare un sospiro di sollievo. Si prese qualche secondo per analizzare le gambe lunghissime e snelle, prima di mordersi il labbro, accorgendosi dell’erezione stretta nei boxer. “Ripensamenti?” la domanda di Harry la riportò al presente. Abbassò le spalline per far si che il vestito si sfilasse da solo, in un unico veloce movimento. Lo sentì respirare profondamente mentre la fissava in lingerie.
Si mise in ginocchio sul materasso, con le gambe aperte a cingere quelle di Harry. Lui fece leva sul bacino per mettersi seduto e incollare le labbra a quelle di lei, mise una mano dietro la nuca per spingerla a sè, per poterla esplorare più a fondo. Questo bacio fu più aggressivo del precedente, i loro denti cozzarono ma nessuno dei due ci diede importanza.
La prese verso di sè, facendola sedere sopra di lui, prima di entrarle dentro lentamente. Madison appoggiò la testa sulla spalla di Harry, chiudendo gli occhi e concentrandosi sul piacere che le stava dando.
Per quanto gli avesse chiesto di lasciarsi andare, di essere più rude, Harry non riuscì ad evitare di sussurrarle parole dolci mentre ritmicamente entrava ed usciva da lei.

 

Con il respiro ancora affannato e il corpo tremolante per l’orgasmo, si distese sul letto, appoggiando la testa sul petto nudo e glabro di Harry. Il torace del ragazzo si alzava e abbassava diminuendo di ritmo, man mano si stava calmando anche lui.
Le sorrideva beato e lei non seppe resistere, alzò una mano ed infilò un dito nella fossetta marcata facendo si che il sorriso di lui si aprisse maggiormente, insieme alla fossetta.
“Mad, la sai una cosa?” Madison si tirò su per poterlo guardare “ho mentito. Quel giorno in palestra la bottiglia d’acqua ce l’avevo.”





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Se siete arrivate fino alla fine 1. complimenti 2. spero la storia vi sia piaciuta.
Il mio Harry è un ragazzo all’antica, tutto merito di mamma Anne. C’è un grande, lungo e assai velato corteggiamento prima di passare all’azione.
Mi rendo conto che la scena piccante sia molto tirata e striminzita ma lascio spazio alla vostra immaginazione. Ammetto di non essere la migliore nello descrivere Harry in certe situazioni, m’imbarazza :D

Come ho accennato ad inizio storia, nelle prossime OS ritroveremo:
Madison, Harry, Devin, Louis l’istruttore, Liam, Zayn, Alex e il misterioso biondino della metro (CHISSA’ CHI E’!!!).

Se per qualche strano motivo avete voglia di leggere altre cose scritte da me, vi propongo:
la mia OS dedicata a Louis (het!) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2440884&i=1 ;
la mia fan fiction con protagonisti tutti i ragazzi (het! slash!) http://http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2273011&i=1

In alto i bicchieri e brindiamo con dell’acqua fresca!
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