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Autore: Yukotan    21/03/2014    1 recensioni
Nella tranquilla città di Hangzhou non può succedere nulla di incredibile... almeno così la pensa Jiashuai, giovane cameriere in un café disperso nel centro. La sua vita, per quanto calma, gli piace e lo soddisfa, anche se continua a sentire la mancanza di qualcosa. E' Jiaheng che gli darà quello che cerca, insieme a molto, molto di più: gli farà vivere momenti che vanno ben oltre alla sua immaginazione.
[Kray]
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kris, Kris, Lay, Lay, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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凤凰 - Fenice

 

«Che ti prende? Hai improvvisamente paura di parlarle?» Jiashuai storse la bocca in una smorfia e scosse la testa, per poi sbuffare. «Boh, insomma. Non sono stato il fidanzato ideale. Mi sento in colpa a doverla lasciare così, dal nulla» replicò lanciando un’occhiata alla porta del cafè. Saltellò nervosamente sul posto, non c’era nessuno in vista, nessun cliente dentro, Luhan a parte. Era una giornata troppo tranquilla, lui era abituato al mormorio delle coppiette che si stringevano a vicenda le dita fredde nelle giornate d’inverno, e sentiva la mancanza degli studenti che commentavano la giornata o che ripassavano insieme per qualche test imminente.

Almeno quella mattina si era svegliato con Jiaheng ancora accanto a sé. Aveva aperto gli occhi di scatto, impaurito di trovarsi di nuovo da solo, e si era ritrovato stretto all’altro, senza possibilità di scivolare via dalle coperte calde. «Ti faccio io, la colazione» gli aveva borbottato Jiaheng, nascondendo il viso sul petto del più giovane; non sembrava avesse voglia di muoversi da lì, e Jiashuai aveva ridacchiato nel sentire il suo respiro caldo ancora all’altezza del cuore. Era la mattina che aveva sempre voluto, quella silenziosa, fatta di sospiri stanchi ma felici. Occhi chiusi, rilassati, e nel cuore non c’era spazio per altro se non quel momento.

Jiaheng era andato via dal suo appartamento solo dopo averlo baciato a lungo, quasi con la stessa disperazione che aveva la sera prima Jiashuai; lo aveva schiacciato sulla porta e lo aveva tenuto lì per chissà quanti minuti, schioccando un bacio dopo l’altro sulle labbra arrossate del cameriere, e se ne era andato continuando a voltarsi e guardare Jiashuai che lo salutava dallo stipite.

Lui era andato a lavoro con il passo deciso, la testa alta e nella testa una sola idea: dire a Chunshuang che non poteva stare con lei perché si era davvero innamorato di Jiaheng. Quei baci lo avevano caricato, ma più stava dietro il bancone del cafè e più sentiva il nervosismo ed aveva paura della reazione della ragazza. Avrebbe voluto lasciarla con calma, così le aveva detto di volerla vedere alla fine della giornata; eppure, nonostante avesse appena iniziato il suo turno, non riusciva a stare fermo ed aspettare.

«Ma dai, tanto se l’aspettava anche lei. Vedrai che capirà» lo assicurò Luhan, appoggiandosi al bancone con un piccolo sorriso sulle labbra. Jiashuai non lo ascoltò nemmeno, troppo intento di cercare di occupare le mani con tazze e bicchieri; qualunque cosa Luhan potesse dire, non lo avrebbe fatto sentire certo più tranquillo. Rimase in silenzio per tutto il suo turno, ed aprì bocca solo per replicare a monosillabi o per prendere gli ordini dai pochi clienti che si accomodavano nel piccolo locale.

Con l’arrivo dell’orario di chiusura, il cameriere si ritrovò a sospirare più volte nel giro di pochi minuti; oltre al nervosismo, iniziò a sentirsi anche piuttosto a disagio. C’era un ultimo cliente che teneva lo sguardo fisso su di lui, come se stesse aspettando che gli accadesse qualcosa; Luhan non se ne era accorto, troppo concentrato a guardare il suo cellulare, e Jiashuai tossì un paio di volte prima di decidersi e richiamare quel cliente così strano.

«Ehm, desidera altro? Però devo chiudere tra cinque minuti…» domandò con cautela. Quello non rispose, ed il cameriere iniziò a preoccuparsi. Nell’aria c’era una strana atmosfera, e lui non voleva far altro che andarsene per poter parlare con Chunshuang, per quanto avesse paura ad affrontare la discussione; Luhan finalmente alzò la testa e guardò l’ultimo cliente, un giovane con gli occhi sbarrati ed ancora puntati su Jiashuai.

Calò un pesante silenzio, rotto solo dall’arrivo di Chunshuang, che salutò rumorosamente il fidanzato; lui fece un piccolo sorriso, e lei iniziò a parlare di come quella mattina il suo autobus avesse rischiato un incidente in un incrocio della città. La musica della radio era bassa, ma Jiashuai sentiva solo che quella e vedeva solo gli occhi di quel giovane ancora seduto al tavolino; Luhan lo fissava attento, e dopo poco anche la ragazza sembrò rendersi conto che c’era qualcosa che non andasse in quel momento.

«Devo chiudere» annunciò il cameriere, levandosi velocemente il grembiule nero. «Buona serata» borbottò dandogli le spalle. Si rivoltò appena sentì un terribile frastuono, e vide il giovane in piedi, con la sedia a terra; il suo amico aveva la schiena ritta, i pugni chiusi e l’espressione concentrata anche quando spinse Chunshuang dietro al bancone. «C-che succede?» chiese lei, chiaramente impaurita. Jiashuai non disse nulla e la prese per un braccio, altrettanto confuso e preoccupato di quella svolta improvvisa della situazione. Solo quella mattina non le voleva parlare, ora avrebbe solo voluto passare una giornata senza alcun problema. Quasi rimpiangeva di essersi alzato dal letto e di aver lasciato l’abbraccio caldo di Jiaheng.

«Che vuoi?» sbottò Luhan, mettendosi tra il bancone ed il ragazzo misterioso. «E me lo chiedi? Voglio il drago!» urlò lui. Con un gesto secco delle braccia, delle fiamme lo avvolsero improvvisamente per poi concentrarsi sulle sue mani; Chunshuang cacciò un urlo, terrorizzata, e sia Jiashuai che Luhan si allontanarono istintivamente da quella fonte inaspettata di calore. «D-di che stai parlando?! Qui non c’è nessun drago, lasciaci in pace!»

Lo sconosciuto sembrò solo irritarsi di più e le fiamme si fece più alte e decisamente più calde; Jiashuai strattonò Chunshuang a terra, e si accucciò con lei sotto il bancone, stringendola tra le braccia. Lei singhiozzava, e lui era ad un passo dal farlo. Non poteva fare assolutamente niente, e sentì un tuffo al cuore quando vide bicchieri e posate alzarsi in aria per poi schizzare via e cadere a terra. Guardò altre dozzine di tazze fluttuare sopra la sua testa, e strizzò gli occhi quando le sentì rompersi. Non ascoltava le grida di quel ragazzo, che sembrava essere pura rabbia, e non sentiva nemmeno le parole di Luhan, che cercava di farlo ragionare.

Deglutì e cercò di capire quale fosse il filo del loro discorso, e la prima cosa che sentì fu il suo nome. «Non ti lascio parlare con Jiashuai finché non ti calmi!» urlava il suo amico. Si sentì mancare il respiro ed attese la risposta dello sconosciuto, che arrivò dopo qualche secondo si silenzio. «Allora lo vado a prendere io, con la forza!» Udì il crepitio del fuoco farsi più forte, poi altre urla. Ancora una volta non aveva idea di cosa poter fare, ancora una volta il cuore gli batteva all’impazzata; il rumore di piatti rotti troppo vicini gli fece aprire gli occhi e nascondersi il più possibile sotto il bancone, ma appena vide il corpo di Luhan tra cocci di ceramica e vetro, lasciò Chunshuang e si avvicinò immediatamente all’amico, che tentò di rialzarsi sulle braccia tremolanti.

«Luhan, no, Luhan…!» mormorò con un filo di voce. L’amico non si preoccupò dei tagli dovuti al vetro, ma Jiashuai notò subito che quello non era certo l’unico problema: aveva sicuramente preso una brutta botta alla schiena, e dal naso e da qualche parte dalla testa gli scendeva sangue. Il cameriere lo strinse a sé, e Luhan si accasciò a lui, cercando di tenere gli occhi aperti. «Te lo ripeto, dov’è lui?!» Alzato lo sguardo, trovò quello accecato di dolore dell’aggressore senza nome.

Non attese risposta ed allungò un braccio verso Jiashuai, con la chiara intenzione di stringergli il collo, ma venne lanciato via da una forza invisibile che lo fece sbattere sulla parete dietro di lui; sembrò colpire il muro con la testa e crollò a terra, probabilmente svenuto per via dell’impatto. Il giovane cameriere non attese un secondo di più e prese il suo cellulare con mani tremolanti, per digitare il numero di Jiaheng e chiamarlo, mettendo il vivavoce.

Appoggiò il telefono a terra, fra i pezzi di vetro, e sussultò di dolore quando si appoggiò su uno dei cocci con il ginocchio; spostò l’attenzione su Chunshuang, che stava su un angolino, con gli occhi pieni di lacrime e le gambe strette al petto, ed infine ritornò a Luhan, che lo guardava con gli occhi stanchi e socchiusi. «Ok, ok. Ce la posso fare. D-devi solo rimanere sveglio» sussurrò all’amico, cercando di concentrare la forza sulle sue mani. Doveva curarlo, non poteva lasciarlo andare in quel modo. Era solo colpa sua, lo aveva voluto accanto perché non si sentiva sicuro, ed ora aveva messo sia lui che Chunshuang in pericolo.

Ma non accadeva nulla. Dalle sue mani non arrivava nessuna luce, e Luhan perdeva sempre più sangue, il suo volto perdeva sempre più colore ed anche le sue dita di sporcavano sempre più di rosso. «Pronto?» Jiashuai singhiozzò appena sentì la voce di Jiaheng dall’altra parte del telefono, e chiuse gli occhi. «Jiashuai?» Strinse più forte il corpo di Luhan al suo, il respiro mozzato e le lacrime che ormai scendevano copiose. Non stava succedendo nulla, non lo stava curando.

«– ‘heng» sussurrò, per poi provare a parlare più forte. «J-Jiaheng. N-non so che fare». La risposta arrivò veloce, il tono fermo ma già preoccupato. «Che succede? Dimmi dove sei, ti raggiungo». Il cameriere riaprì gli occhi ed iniziò a guardarsi attorno, come se non sapesse già dove si trovasse; il pavimento era un disastro, non riusciva ad immaginare il resto del locale. Si accorse anche che c’era odore di bruciato, ma sapeva che poteva avere poco tempo ed aveva bisogno di aiuto. «A-al cafè, ma Jiaheng, non ci riesco, L-Luhan è… è pieno di sangue ed io…!»

Singhiozzò di nuovo e guardò l’amico, che stava lentamente chiudendo gli occhi. «Sto arrivando, ok? Non ti devi preoccupare. So che puoi farcela. Ora prendi un respiro profondo… Due minuti e sono lì con te» gli disse già con il respiro corto. Jiashuai sapeva che si era messo a correre, che stava facendo il più veloce possibile, e doveva mantenere la calma per controllare la situazione. Prese un respiro come gli aveva detto e chiuse gli occhi, concentrandosi nuovamente. Poteva farcela, doveva farcela.

«Ok. C-ce la posso fare, sì» mormorò fra sé e sé, e quando riaprì gli occhi, sentì una scarica partirgli dal petto per arrivare fino alla punta delle dita, che si illuminarono sempre più forte. Luhan alzò un braccio e gli strinse una delle mani appoggiata sulla sua testa, e gli sorrise debolmente prima di sospirare e rilassarsi. Non si allontanò dall’amico nemmeno quando sentì la voce di Jiaheng dietro di lui, e rimase concentrato anche quando il più grande gli arrivò accanto e gli strinse un braccio attorno le spalle. «Sei bravissimo. Ci sei riuscito da solo».

Jiashuai annuì e si morse il labbro, per bloccare le nuove lacrime che erano pronte a cadere. «Q-quel tizio… cerca un drago…?» gli disse lanciandogli uno sguardo veloce. Jiaheng annuì e si spostò per guardare Chunshuang che era ancora ferma sotto il bancone; non le disse nulla, e guardò il ragazzo accasciato poco più lontano. «Io lo conosco. Si chiama Chanyeol, e nonostante tutto questo disastro che ha combinato, sono sicuro che ci aiuterà» replicò con calma Jiaheng. Il cameriere si bloccò e lasciò che Luhan si sedesse a terra; il colorito gli era tornato, e sembrava avesse ritrovato la calma ed il controllo che aveva avuto per tutto il pomeriggio. «E chi è?» chiese con voce tirata.

«Lui è la fenice».

 

 

 


Note:
Chiedo scusa se troverete ripetizioni inutili ed errori.
Sigh, mi sono divertita moltissimo al Cartoomics ;W; La prossima volta chi ha voglia di portare le f(x)? XD
Spero vi sia piaciuto questo capitolo così assurdo. Sono in arrivo tante spiegazioni! <3
Sono su di giri solo perché oggi il mio professore di letteratura cinese ha spiegato come funziona l'achilleomanzia asdfghjjkl 

   
 
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