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Autore: SilviAngel    21/03/2014    6 recensioni
Dal primo capitolo: “Lo so, mi manca solo il gilet, la giacca e le scarpe e sono pronto” borbottò Stiles guardando per la prima volta il compagno vestito di tutto punto e fasciato perfettamente da un completo grigio scuro che lo rendeva ancora più bello e affascinante del solito e sospirando continuò “Ora spiegami perché tu devi andare alla cerimonia vestito da figo e io devo sembrare un pinguino”
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oggi Sposi'
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Cap. 3
 
Dopo qualche attimo di silenzio, lo sceriffo con tutta la semplicità rispose “Perché l’amavo da impazzire e l’idea che non ci fosse nella mente di entrambi l’emblema massimo del per sempre era, per me, insopportabile. Ma perché questa domanda?” e poi spalancando gli occhi, come folgorato dalla verità riprese “Voi due vi sposate e tu non sai come dirmelo perchè in quella tua testa bacata pensi che io non ti abbia ancora accettato del tutto?”
“No papà. È l’esatto contrario, lui non mi vuole”
“Come non ti vuole? Glielo hai chiesto e lui”
“No, è lui che non si decide e quindi non mi vuole. Lo sento” prese a gesticolare Stiles gironzolando per la cucina.
“Perché non glielo chiedi tu?”
“Papà, così non aiuti!” sbottò il castano portandosi le dita tra i capelli.
“Però potresti”
“E rischiare di sentirmi dire No, grazie oppure Perché? Non stiamo già bene così?” rispose esasperato mentre la suoneria del suo cellulare invadeva la cucina.
 
Stiles interruppe la conversazione per estrarre dalla tasca dei pantaloni il cellulare e, dopo aver armeggiato con il telefono per qualche secondo e aver letto il messaggio di testo ricevuto, si rivolse nuovamente al genitore “Dobbiamo andare. Danny mi ha chiesto se eravamo in casa, credo voglia passare da noi. Vado a chiamare Derek e Oliver” e, senza attendere oltre, sparì nel corridoio.
In pochi minuti la famiglia Hale-Stilinski era in auto, pronta per tornare a casa.
“Cosa vorranno secondo te?” Derek cercò di spezzare il silenzio opprimente rotto solo da qualche borbottio del bambino.
“E che ne posso sapere” rispose quasi mordendo il figlio dello sceriffo, guardando fuori del finestrino.
“Ti ho solo fatto una domanda e”
“E allora non farla se sai che è impossibile per me darti la risposta” si infilò a forza Stiles impedendo al compagno di terminare la frase.
“Dopo aver messo a letto Oliver per il sonnellino e aver salutato Danny, io e te dobbiamo parlare” decretò serio Derek, fermando l’auto davanti al garage.
“Bene”
“Bene” rispose acido il moro.
Oliver si addormentò pochi minuti dopo essere entrato in casa e Stiles lo portò di sopra facendo attenzione a non svegliarlo. Mentre ridiscendeva le scale per tornare al piano di sotto, inaspettatamente, sospirò di sollievo nell’udire il suono del campanello.
Quando il professore aprì la porta, si trovò di fronte il vecchio compagno di squadra e il suo ragazzo, quell’ex alfa da strapazzo che tanto li aveva fatti penare in passato.
Dopo i saluti di rito, i quattro si ritrovarono in salotto: Danny e Ethan comodamente seduti vicini sul divano, Stiles sulla poltrona e Derek in piedi, appoggiato allo schienale della stessa.
Fu quest’ultimo a parlare “Allora, cosa c’è di cosi urgente? Stiles mi ha detto che avevate fretta di parlarci”
“Beh” iniziò l’altro licantropo “ci abbiamo pensato tanto e dopo ieri, non ce la facciamo più più ad aspettare e volevamo foste i primi a saperlo” e, dopo un sospiro e una pausa ad effetto degna di un regista, riprese “ci sposiamo”
Le dita di Stiles, fino a un attimo prima morbidamente appoggiate sui braccioli, serrarono la presa, stringendo tra esse la stoffa spessa e ruvida.
“Co-congratulazioni” riuscì comunque a dire, risultando anche abbastanza credibile e, alzatosi in piedi, si  buttò in avanti, stringendo i due amici in un abbraccio.
“In realtà Ethan me lo ha chiesto la sera prima del matrimonio, ma abbiamo voluto far finta di niente ieri. Era il grande giorno di Scott e Kira, ma oggi abbiamo deciso di dirlo al maggior numero di persone possibili” spiegò un raggiante Danny mentre avvolgeva tra le sue braccia quello di Ethan poggiandosi quasi completamente a lui.
“È meraviglioso” si fece sentire Derek, attirando su di sé gli sguardi di tutti gli altri occupanti della camera.
“Ma non è finita qui” disse sibillino Danny.
“Come non è finita qui?” disse con tono quasi preoccupato Stiles.
“Siamo qui perché” iniziò Ethan venendo quasi subito bloccato dall’hawaiano.
“Zitto, ora parlo io. Allora, Stiles vuoi essere il mio testimone?”
“Io? Ma come” balbettò il castano, incredulo tornando a sedersi.
“Ci conosciamo da una vita, siamo diventati amici e ci siamo aiutati in più di un’occasione. Non dimentichiamoci che abbiamo a che fare entrambi con questi qui, dobbiamo essere vicini” e ridendo continuò “allora, accetti?”
“Io, beh, sì, certo che accetto e grazie”
Fu questa volta Danny ad alzarsi e stringere l’amico in una morsa che quasi soffocò il padrone di casa e appena l’ebbe lasciato libero parlò nuovamente “Bene, allora non prendete impegni per l’ultimo sabato di giugno”
“Giugno? Tra meno di due mesi?” domandò incredulo Stiles.
“Sì, che senso ha aspettare? Tanto siamo entrambi d’accordo su una cerimonia semplice. Non ci servono grandi preparativi”
 
Salutati gli amici, Derek chiuse la porta e, decidendo fosse il momento di affrontare un certo discorso con il compagno, tornò sui propri passi e rientrò in salotto.
Stiles era in piedi, con le mani appoggiate sul legno scuro della tavola, il capo chinato in avanti e il cuore che correva come un treno.
Prima che il licantropo avesse la possibilità di aprire bocca e di avvicinarsi, uno scatto improvviso del minore lo sorprese, inchiodandolo sul posto.
Lasciando libero un grido profondo e rabbioso, Stiles aveva allungato un braccio e, travolgendo tutto ciò che era posato al centro del tavolo, gettò a terra, mandandolo in frantumi, il vaso che la madre di Scott si era ostinata tempo prima a regalare loro.
“Che ti prende?” chiese preoccupato Derek, avvicinandosi al compagno.
“Che mi prende? Niente! Ecco che mi prende. Esco, vado a fare due passi ho bisogno di aria”
“No, tu adesso ti siedi e mi parli” lo bloccò il mannaro chiudendo le mani sulla parte alta delle braccia di Stiles, a separarli solo poche decine di centimetri.
“Lasciami andare” ringhiò il figlio dello sceriffo con una voce rabbiosa che il moro mai gli aveva sentito “Levami le mani di dosso” e attenuto quanto richiesto, camminò svelto verso la porta e, recuperata la giacca, uscì di casa.
 
Il pomeriggio, lento ma inesorabile, passò.
Derek aveva ingannato il tempo rimettendo ordine nella sala e gettando via i cocci del vaso e occupandosi poi della merenda di Oliver che, svegliatosi dopo un lungo pisolino, si gustò tranquillo il suo budino alla vaniglia.
“Dov’è papi?” chiese il piccolo, mentre il lupo ripuliva con cura i baffi color crema che contornavano le labbra del figlio.
“È andato a fare una passeggiata. Tra poco tornerà. Che ne dici di andare a giocare?” disse l’uomo sperando di distrarre il piccolo e cercando di convincere anche se stesso che il compagno sarebbe tornato presto.
Il buio intanto aveva iniziato a scendere sulla città, ma di Stiles ancora non vi era traccia.
 
Derek non era preoccupato che gli fosse accaduto chissà che cosa – come avrebbe potuto pensare anni prima, tra branchi rivali e mostri di varia natura – era preoccupato perché non aveva ancora compreso cosa diavolo fosse successo.
Il moro, seduto al tavolo della cucina, si teneva il capo tra le mani, facendo mente locale a tutto quanto accaduto nei giorni passati e, analizzando ogni suo comportamento, addivenne a una allarmante conclusione: era sicuro di non aver combinato nulla che giustificasse una reazione del genere.
“Papà, ho fame” lo riscosse la voce di Oliver.
“Ok, campione. Che ne dici di una bella tazza di latte e qualche biscotto? Oggi il nonno ci ha viziato abbastanza a tavola” si forzò di sorridere, alzandosi e prendendo il cartone dal frigorifero.
“Ma papi è ancora a passeggio?”
“Sì, penso di sì. Anzi, che ne dici di provare a chiamarlo e chiedergli dov’è?” propose Derek porgendo al bambino il telefono di casa dopo aver composto il numero del cellulare del compagno.
Dopo alcuni squilli, Stiles rispose al telefono.
“Ciao, papi. Dove sei? Io mi sono svegliato e tu non c’eri” Derek lo sentì dire.
“Ciao cucciolo, non preoccuparti. Cinque minuti e sono a casa, ok?” lo rincuorò il padre prima di salutarlo e chiudere la telefonata.
“Ha detto cinque minuti” spiegò Oliver riconsegnando la cornetta a Derek.
“Beh, speriamo. Allora ti va il latte?” 
   
 
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