Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Essemcgregor    22/03/2014    4 recensioni
"- Cavoli, è davvero carino.-
Il commento di Natasha fu seguito da un sospiro da parte di Alexis.
- Non è solo carino, ma anche famoso. E per me è stato un colpo davvero grosso averlo come cliente!-
Siria guardò le due con aria interrogativa.
- Quindi è un attore? O un cantante?-
Alexis e Natasha sgranarono gli occhi, incredule. Siria le guardò scrollando le spalle, non era molto informata sul mondo delle celebrità, non le era mai importato più di tanto.
- Come fai a frequentare l’Accademia e non conoscere Tom Hiddleston?-
La domanda di Alexis non trovò risposta."
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Falling in love is not that easy

 
 
Non era stato un sogno, Tom l’aveva davvero baciata in quel vecchio teatro polveroso: scenario dei suoi ricordi più belli, legati alla sua famiglia, prima che i suoi genitori divorziassero. Ne avevano parlato proprio quella sera, nonostante la sua iniziale riluttanza. Aveva 13 anni quando accadde: Sarah non ne fu sorpresa, li aveva sentiti litigare diverse volte, al contrario di Tom ed Emma, ai quali niente fu rivelato fino alla fine.
La notizia lo aveva sorpreso, e a 13 anni ritrovarsi senza un padre in casa e doversi dividere nei fine settimana tra i due, non era facile.
Siria l’ascoltò in silenzio, annuendo di tanto in tanto, non azzardò però a fare domande o approfondire quello che per lui era un argomento spinoso.
Venivano da esperienze diverse, la sua famiglia era sempre stata unita, aveva conosciuto il vero amore, quello che supera ogni difficoltà e che al contrario di quanto dicono gli scettici, non muore mai. 
Quella notte riuscì a parlare di suo padre, della malattia che lo affliggeva e di come si sentisse male al pensiero di non poter stare vicino ai suoi genitori e suo fratello. Di come sua madre fosse provata e stanca, ma piena di speranza. Di come giorno dopo giorno, continuava a prendersi cura dell’uomo che amava, incoraggiandolo e supportandolo.
Tom la ascoltò in silenzio, in parte stupito dal peso che la giovane portava dentro il suo cuore,  preferì che si svuotasse, che parlasse a ruota libera, fino a quando non crollò tra le sue braccia, singhiozzando.
Rimasero così per il resto della serata: con lui che le accarezzava la testa e respirava lentamente contro i suoi capelli. Il battito regolare del suo cuore la cullò dolcemente, i suoi pensieri scivolarono via insieme alle lacrime, si perse nel suo abbraccio, inspirò profondamente per sentirne l’odore, aggrappandosi a lui come se da un momento all’altro potesse vederlo svanire nel nulla.
Tom ricambiò il suo abbraccio lasciandole piccoli baci sulla guancia, sul naso, fra i capelli. A malincuore si alzarono, per riprendere le loro cose e andare via, il custode era ritornato poco dopo la mezzanotte, le chiavi che tintinnavano appese alle dita. 
Fu come abbandonare una favola, rituffarsi nella cruda realtà dove loro due non erano altri che attore, ormai divenuto famoso e aspirante attrice, ancora studentessa dell’accademia. Un rapporto che, per il loro bene, dovevano tenere nascosto.
Uscirono dal teatro tenendosi per mano, entrarono in macchina silenziosamente e sempre silenziosamente fecero il percorso a ritroso, fino ad arrivare sotto casa di Siria.
Tom scese dalla macchina e le aprì la portiera prima che lei finisse di liberarsi dalla cintura di sicurezza, la tirò a sé delicatamente cingendo il suo corpo con le sue braccia, le sue labbra in cerca di un altro bacio.
Quel gesto che prima avrebbe fatto arrossire la studentessa fino alla punta dei capelli, divenne spontaneo: bastava alzarsi in punta di piedi per raggiungere il suo viso, bastava poggiare le mani sulle sue spalle per evitare di perdere l’equilibrio. Bastava lasciarsi abbracciare e perdersi nei suoi occhi.
Salirono le scale lentamente, sempre tenendosi per mano, baciandosi di tanto in tanto, entrambi non proprio felici di separarsi.
Arrivati davanti al portone dell’appartamento di lei, si guardarono in leggero imbarazzo: la mora avrebbe voluto invitarlo ad entrare, non voleva salutarlo così presto, ma l’invito poteva assumere un altro significato, c’era un messaggio nascosto che lui avrebbe potuto cogliere.
- Grazie per la bella serata.-
Si maledì mentalmente per quella stupida frase da film, abbassò lo sguardo arrossendo quando Tom si aprì ad una piccola risata.
- Grazie a te per… la compagnia.-
Scrollò le spalle, posando le mani sui fianchi della studentessa.
Passarono alcuni secondi prima che l’altra riprese a parlare, secondi nei quali dentro di lei stava avvenendo una silenziosa battaglia: chiedergli di entrare, o non salutarlo e chiudergli la porta in faccia?
- Ti… va di entrare?-
Trattenne il respiro socchiudendo gli occhi, gliel’aveva chiesto nel modo peggiore possibile, quasi si sentisse obbligata e forse era proprio quello che lui stava pensando in quel momento.
Tom inarcò un sopracciglio, guardandola attentamente, fece una piccola pausa prima di rispondere, pausa durante la quale Siria evitò accuratamente di guardarlo negli occhi.
Alzò lo sguardo solo quando sentì la sua mano scivolare leggera sulla sua guancia, riuscì ad intravedere un piccolo sorriso formarsi sulle sue labbra, fino ad incontrare i suoi occhi color del mare.
- Devo andare, domani devo svegliarmi presto, ho un appuntamento di lavoro alla City. Conosci Luke, se non sono pimpante e riposato rischio di passare i prossimi giorni agli arresti domiciliari.-
Il silenzio si spezzò con una risata da parte di lei, scrollò le spalle e approfittò di quella coincidenza per battere in una dignitosa ritirata. Aveva capito che Tom aveva declinato il suo invito con una scusa, sdrammatizzando con una battuta, aveva forse intuito quanto si stesse sentendo a disagio in quel momento e aveva fatto di tutto per ribaltare la situazione.
Siria annuì lentamente, rovistò nella sua borsa per cercare le chiavi di casa ed aprì la porta lentamente, si voltò di scatto avvicinandosi a lui e lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.
- Allora… buonanotte.-
Non gli diede tempo di rispondere scivolò all’interno del suo appartamento e chiuse la porta alle sue spalle. Rimase ferma in quella posizione fino a quando non sentì i passi di Tom lungo le scale. Se n’era andato.
Cominciò a snocciolare un insulto dietro l’altro, a lei, e al suo essere così impacciata. Si buttò sul divano mugolando, avrebbe dovuto chiedergli di entrare e basta.
Invece che stare raggomitolata sul divano da sola, avrebbe potuto condividere il resto della notte con lui: accoccolati sul divano tra un bacio e l’altro, a parlare del più e del meno fino a che il letto non diventa una tentazione irresistibile, per poi cominciare a spogliarsi velocemente…
- Cazzo!-
Siria portò le mani al viso arrossendo, era quel tipo di ragazza che anche solo a sentire la parola “sesso” riusciva a diventare rosso pomodoro. Alexis sosteneva che questa reticenza derivava dalla sua non accettazione del suo corpo, a nulla serviva parlarle e cercare di farle cambiare idea.
Prese il telefono, componendo il numero dell’amica, squillò a vuoto fino a quando la voce allegra della fotografa, seguita da rumori e musica assordanti, non irruppe come un uragano nei suoi pensieri.
- Siamo Alexis e Luke in giro a far baldoria, lasciate un messaggio dopo il bip!-
Siria scosse la testa e sorrise.
- Da quando tu e Luke registrate messaggi in segreteria come una coppia di sposini?-
La rossa si perse in una lunga catena di insulti, intervallata dalla voce di Luke che cercava di calmarla.
- Allora, come mai mi stai chiamando? Tom ti ha mollata?-
La mora giocherellò con un ciuffo di capelli sbuffando, era sicura che se avesse raccontato tutto ad Alexis, lei sarebbe corsa a casa sua per strozzarla di persona. Perché insultarla per telefono, sarebbe stato troppo riduttivo.
- No, no, affatto. Ha detto che doveva andare via presto perché domani avrà un impegno di lavoro con Luke.-
Alexis fece una piccola pausa, pausa durante la quale Siria rimase ad ascoltare il fracasso in sottofondo, qualcuno stava anche cantando, forse si erano chiusi in uno di quei famosi pub, a bere birra e mangiare fish and chips.
- Di sabato? Lavora anche il fine settimana?-
Luke borbottò qualcosa.
- L’amico conferma. Però ti sento abbastanza giù, è successo qualcos’altro?-
Altro dilemma, parlare o non parlare?
- Magari te né parlerò domani a voce, ok?-
Per fortuna il suo cervello in quel momento le aveva suggerito la risposta giusta da darle, il giorno dopo si erano messe d’accordo per vedersi e andare al parco per una breve sessione di fotografia libera: anche conosciuto come momento relax e scambio di pettegolezzi.
- D’accordo! Puntuale, ci vediamo ad Hyde Park, solito orario!-
Siria terminò la chiamata con un sospiro, si doveva preparare psicologicamente alla catena di maledizioni che Alexis le avrebbe lanciato il giorno dopo, a lei e alla sua stupida integrità morale, sempre se si poteva chiamarla così.


 
 
 
Hyde Park quella mattina, era inondata dal sole, diversi cittadini e turisti stavano approfittando della bella giornata per godersi una piacevole passeggiata nel verde. Siria saltellò di lato quando un gruppo di bambini, all’inseguimento di una palla lanciata troppo forte, la oltrepassarono  nel tentativo di recuperarla prima che si infilasse in qualche cespuglio. Sentì alle sue spalle la voce preoccupata di una donna, sicuramente la madre, allarmata dalla corsa spiccata dai due. Di fronte a lei camminava una coppietta che si teneva per mano, ogni tanto si fermavano per scambiarsi un bacio, incuranti del resto del mondo intorno a loro. Siria accelerò il passo ritrovandosi all’Italian Gardens, dove era solita dare appuntamento ad Alexis. Era il punto più vicino alla fermata dell’autobus, facilmente raggiungibile da entrambe.
- Sono qui!-
La mora osservò la rossa saltellare di qua e di là, mentre con una mano reggeva la tracolla della sua borsa, con dentro le sue preziose macchinette fotografiche.
Alexis le corse incontro sorridendo, la strinse in un rapido abbraccio per poi trascinarla lungo una delle tante strade del parco. Siria non fece in tempo a salutarla e chiederle come fosse andata la serata con Luke, che si sentì subito tirare per il braccio. Alexis aveva fretta di avere un resoconto dettagliato della sua serata.
- Che è successo ieri sera? Mi sei sembrata davvero giù.-
La studentessa roteò gli occhi al cielo sospirando, Alexis era un tipo di persona che andava dritto al punto, non c’era modo di girare intorno ad un discorso o temporeggiare. Provarci sarebbe stata solo una grande perdita di tempo, sapeva che portare il discorso sulla sua serata, sarebbe stato impossibile.
- Ciao Siria tutto ok? Dormito bene? Hai fatto colazione?-
Scimmiottò quelle parole cercando di imitare l’accento dell’amica, cosa che le riuscì piuttosto male, beccandosi una bella pacca dietro la nuca.
Ridacchiò massaggiandosi la zona colpita con la mano, cacciandole poi la lingua quando l’altra la guardò male.
- Non è successo niente, davvero.-
Proseguirono per la strada asfaltata, costeggiando i giardini, a passo lento. Alexis cacciò dalla borsa la reflex per l’amica, imbracciò la sua e non perse tempo a scattare le prime foto.
Aspettarono di trovarsi abbastanza lontano dalla calca di gente che passeggiava nei dintorni dei giardini, inoltrandosi in viali poco frequentati. Rallentarono il passo quando l’unico rumore udibile era il canto degli uccelli appollaiati sugli alberi circostanti.
- Parti dal principio, dove ti ha portata? Luke non me l’ha voluto dire, o perlomeno ha detto che Tom non gli ha detto nulla.-
L’altra scrollò le spalle, forse di quel posto non ne aveva mai parlato a nessuno, se non a pochi. Non sapeva se poteva raccontare tutto ad Alexis, molte delle cose dette e viste quella sera, erano parte della vita privata di Tom. Optò per una via di mezzo.
- Mi ha portata in un posticino tranquillo, abbiamo cenato mangiando pizza e…-
Aspettò che Alexis scattasse di nuovo prima di continuare a parlare.
- Niente abbiamo parlato e mangiato…-
La rossa inarcò un sopracciglio facendole cenno di andare avanti con il racconto.
- Potrebbe esserci scappato un bacio…-
Alexis si fermò, prese l’amica per le spalle e la guardò in silenzio per alcuni secondi, Siria ricambiò il suo sguardo, perplessa. Si guardò intorno prima di portare di nuovo lo sguardo sull’amica che non accennava a lasciarla andare.
- L’hai davvero baciato? Sono così fiera di te!-
Disse, facendo finta di commuoversi. Siria si liberò dalla sua presa, scoccandole un’occhiataccia, Alexis ridacchiò riprendendo a camminare al suo fianco, portò la macchina fotografica vicino al viso, lo sguardo che scattava di qua e di là in cerca di ispirazione.
- La questione è un’altra: siamo tornati a casa, lui mi ha accompagnato fino alla porta e…  siamo rimasti come due deficienti sul pianerottolo, a fissarci. O meglio io sono rimasta come una deficiente a fissarlo senza sapere cosa fare. Ci siamo dati la buona notte, e via.-
Disse quelle parole tutte d’un fiato, Alexis si fermò lungo la strada incrociando le braccia al petto, lasciò che il gruppetto comparso improvvisamente dietro di loro, li sorpassasse e uscisse fuori portata di orecchio.
- Potevi chiedergli di entrare.-
L’altra scrollò le spalle.
- Avrei voluto… ma sai com’è. Entra, ci prendiamo qualcosa da bere, ci mettiamo sul divano, un bacio tira l’altro e finisce che ci ritroviamo nel letto, ubriachi, senza manco ricordarci cosa abbiamo fatto la notte prima.-
Cominciò a giocherellare con la macchinetta, togliendo e rimettendo il tappo dell’obiettivo, gesto che Alexis bloccò, afferrandole il polso e allontanando la mano dalla sua preziosa “bambina”.
- Adesso calmati, non è successo niente di grave ma… possibile che sei ancora fissata con questa cosa? Semmai dovesse succedere, qual è il problema!?-
Aveva un blocco mentale quando pensava ad avere rapporti sessuali, non sopportava l’idea di farsi vedere da qualcuno completamente nuda, non sopportava l’idea di farsi toccare e baciare in ogni zona del corpo, non lo trovava sexy, eccitante o piacevole, come spesso diceva l’amica.
- Sempre stato il mio sogno ubriacarmi e finire a letto con qualcuno.-
Risposte con sarcasmo. Alexis agitò la mano con una smorfia, come a voler eliminare ciò che l’amica aveva detto.
- Non siete così stupidi da fare una cosa del genere, non lo ripeterò mai troppe volte, guardi troppi film e poi la mancanza di alcol in casa tua rende il tutto uno scenario più che irrealizzabile.-
Siria mantenne il suo sguardo puntato verso la strada, era vero, forse si era fatta influenzare dai racconti delle sue compagne di corso e dalla quantità di tv spazzatura che si ostinava a guardare quasi ogni giorno. Vedere poi in televisione donne con il corpo perfetto, non aiutava di certo ad accettare il suo di corpo, con più di qualche difetto.
- Deformazione professionale?-
Alexis la incenerì di nuovo con lo sguardo, Siria fece un piccolo sorriso riprendendo a camminare. Scattò un paio di foto, ricordandosi poi di cambiare le impostazioni della macchinetta, prese a smanettare con i vari bottoni, mentre Alexis la incitava ad andare avanti nel suo racconto.
- Il problema è che lui è andato via e credo ci sia rimasto male.-
Alexis la guardò sospirando.
- Probabilmente è così, magari voleva solo stare con te un altro po’. Non è detto che se lo inviti ad entrare succede qualcosa! Credo che Tom sia in grado di tenere a bada i suoi bollenti spiriti e non credo possa arrivare ad offendersi se gli confidi che non sei pronta a passare ad un livello successivo.-
Giusta osservazione. Si era lasciata prendere dal panico e non era stata in grado di pensare ed agire come un normale essere umano in grado di pensare. Tom non aveva mai lasciato intuire di avere fretta, si godeva il loro rapporto assaporandone ogni singola sfumatura, giorno dopo giorno. Era entrato nella sua vita lentamente, e altrettanto lentamente cercava di coltivare quel sentimento nato da poco. Pensiero che fece sentire Siria, il doppio male.
Lanciò un’occhiata all’amica che nel frattempo si era fermata a fotografare il viale al momento vuoto.
- Certo! Potrei dirgli che sono ancora vergine e che la sola idea che lui mi possa toccare o vedere nuda, mi spaventa! Se non scappa, allora è vero amore.-
Siria borbottò quelle parole, incerta se l’amica l’avesse udita o meno, la risposta arrivò quando Alexis scattò un’altra foto lasciandosi sfuggire un grugnito di disapprovazione. Le due proseguirono a camminare fino a raggiungere un gazebo ottagonale, dal tetto a punta, la studentessa si fermò per scattare un paio di foto, proseguendo poi verso la struttura per guardarla più da vicino.
Alexis non disse nulla, si limitò ad osservarla, pensierosa. L’unico rumore udibile tra le due, era solo il click della macchinetta.
- Devi dirglielo prima o poi, e poi la “fisicità” in un rapporto penso sia molto importante.-
La mora appese la macchinetta al collo appoggiandosi ad uno dei grandi pilastri del gazebo in mattoncini rossi, incrociando le braccia al petto.
Alexis aveva ragione, lei era la prima a sostenere che la comunicazione era alla base di ogni rapporto, la sua mente però rifiutava con forza, la possibilità di parlare con lui di quel particolare argomento.
- Ci siamo baciati, quando ci vediamo e siamo soli, non facciamo altro che abbracciarci e scambiarci sguardi languidi. Penso che da qui a fare quel passo, ne passerà di tempo.-
Alexis si voltò verso di lei con disappunto.
- Tesoro, sei così… ingenua a volte.-
Siria odiava quando Alexis faceva la maestrina, la faceva sentire piuttosto stupida. Le scoccò un’occhiata irritata mentre l’altra controllava rapidamente le anteprime delle foto fatte.
- Tom mi sembra un tipo piuttosto… fisico.-
La rossa fece un gesto con le mani per enfatizzare il concetto, Siria di tutta risposta inclinò la testa di lato.
- Nel senso che gli piace il contatto, dimostra molto il suo affetto tramite abbracci, baci e cose del genere.-
La mora ci pensò su, forse era vero, Tom non faceva altro che baciarla, stringerla, ogni volta che erano insieme non lasciava mai il suo fianco, come se una strana forza lo tenesse incollato a lei. Non le dispiaceva ritrovarsi tra le sue braccia, si sentiva bene quando era in sua compagnia, eppure quel contatto fisico era cercato più da lui che da lei.
- Forse è vero.-
L’altra alzò le braccia al cielo in segno di trionfo e le fece ricadere sui suoi fianchi con uno sbuffo scocciato.
- Non usare la parola “forse”, dì pure che è vero! Sei refrattaria ad ogni tipo di contatto fisico, ammettilo. Il sesso è solo la punta dell’iceberg.-
Odiava darle ragione, ma anche quella volta dovette annuire.
- Ok, ok. Non è per qualcosa ma non sono tipo che si comporta da piovra appiccicosa. Dimostro il mio affetto in modo diverso.-
Alexis sbuffò roteando gli occhi al cielo, le posò le mani sulle spalle guardandola negli occhi.
- Sei nata nell’epoca sbagliata, saresti stata un personaggio perfetto per un romanzo di Jane Austen.-
Si divincolò da lei, scocciata. Mosse qualche passo in avanti per poi girarsi di scatto verso di lei incrociando le braccia al petto, le sopracciglia aggrottate.
-Forse hai ragione, in questo modo lo sto allontanando, ma cosa dovrei fare? Cambiare e diventare qualcosa che non sono?-
Evitò di dirle che quella mattina non si erano affatto sentiti, di solito non mancava di mandarle il buongiorno, eppure quella mattina non erano arrivato nessun messaggio tantomeno una chiamata. Era piacevole sapere che qualcun altro aldilà della sua famiglia, teneva a lei più di ogni altra cosa al mondo, e Tom glielo stava dimostrato in tutti i modi.
- Non sto dicendo che devi cambiare, solo aprirti un po’ di più a lui. Ti vuole bene e si vede. Perché negargli il tuo affetto?-
Le sorrise, incoraggiante, conosceva Siria da abbastanza tempo da sapere quanto lei fosse in grado di essere affettuosa con le persone che amava, non riusciva a capire però perché con Tom si trattenesse così tanto.
Con un rapido gesto, sfilò il suo cellulare dalla tasca, allontanandosi da lei prima che potesse riprenderlo. Smanettò per qualche secondo e glielo porse.
- Sta squillando. Appena risponde, fa la brava e sii affettuosa! O ti becchi un calcio negli stinchi.-
Siria afferrò il telefono, guardando prima lei poi l’apparecchio.
- Certo. Qual modo migliore per dimostrare il proprio affetto ad una persona, se non per telefono?-
L’altra scrollò le spalle e si allontanò per lasciarle un po’ di privacy. Siria sospirò lasciando che lo squillare del telefono le tenesse compagnia. Sapeva che Tom stava lavorando, forse non le avrebbe neanche risposto, e da una parte lo sperava. Cosa gli avrebbe detto? Per quale motivo lo stava chiamando? Tutto era nato da uno stupido pensiero che l’aveva tormentata tutta la notte, una paranoia, che si sarebbe rivelata tale, una volta chiarito con lui, ma di certo non era il caso di affrontare la questione in quel momento. Non mentre il suo cuore batteva all’impazzata per l’ansia.
- Pronto?-
La voce dell’altro la sussultare, cercò lo sguardo di Alexis, ma la rossa si era dileguata. Era così facile parlare con Tom, eppure in quel momento ogni singola frase o parola, le suonava sbagliata, fuori luogo. Raccolse i suoi pensieri cercando di riordinarli durante quella breve pausa dove l’unico rumore era prodotto dai loro respiri.
- Buongiorno. Come stai?-
Una domanda mai banale, almeno così sperava. Tom fece una piccola pausa, Siria deglutì un paio di volte mentre il cuore le balzava in gola. Le labbra erano serrate, quasi spaventata che aprendole, il suo cuore potesse davvero balzare fuori.
Sentiva il peso di ogni pausa, il gelo in ogni singolo respiro. Era davvero solo una sua impressione?  
- Io sto bene… e tu?-
Rispose cauto, quasi temesse una chissà quale reazione negativa da parte sua.
- Ti chiamavo perché…-
Tom la interruppe.
- Siria va tutto bene? Mi sembri strana.-
Il suo tono era gentile come sempre, prese un grosso respiro, chiudendo gli occhi. Ancora una volta i suoi dannati filmini mentali, le sue supposizioni senza fondamento, la stavano portando ad allontanare una persona cui teneva.
- Ci sei?-
La voce di Tom la riscosse dai suoi pensieri.
- Sì, ci sono.-
Altra pausa.
- È successo qualcosa?-
In quel momento la mora decise di vuotare il sacco, disse le prime parole che le vennero in mente, senza pensarci troppo. Sperava solo che lui la capisse, perché in quel momento neanche lei riusciva a capire se stessa.
- Tu non mi hai cercata questa stamattina.-
Si irrigidì, proprio quando aveva bisogno di un cervello funzionante, il suo aveva deciso di andare in sciopero e abbandonarla in balia della totale confusione.
L’altro rimase interdetto, fece per parlare ma si stoppò poco dopo. Sentì un leggero vociare in sottofondo, forse l’aveva beccato mentre stava in riunione e lo stava disturbando, forse era meglio riagganciare.
Il pollice stava lentamente scivolando verso il punto dello schermo in corrispondenza di quel pallino rosso che avrebbe messo fine a quell’assurda telefonata. Bastava un tocco.
- Sì. In effetti non l’ho fatto.-
La sua risposta secca, fu peggio di una fucilata.
- Perché?-
Infilò la mano in tasca giocherellando con un fazzoletto appallottolato, la voce di Tom era tranquilla, serena. Sembrava quasi che sorridesse. Siria strinse il telefono nella mano cercando di nuovo Alexis con lo sguardo, ma di lei, nessuna traccia.
- Perché per una volta volevo fossi tu a cercarmi, e non il contrario.-
Non sembrava né deluso, né arrabbiato. Siria abbassò lo sguardo prendendo a calci un sassolino trovato lì, in mezzo al giardino. Alzò lo sguardo solo quando vide una coppia di ragazzi strizzati in tutine aderenti, passarle davanti mentre correvano.
Tom aveva ragione. Non lo cercava mai. Aspettava sempre che fosse lui a fare la prima mossa. Nonostante tutto pensava che fosse una cosa piuttosto infantile, come se l’avesse fatto per ripicca. Fece una piccola smorfia cercando di non lasciar trasparire il nervosismo dal suo tono di voce.
- Capisco…-
Mormorò quella risposta senza neanche essere troppo sicura di essere stata udita dall’altro. Dopo una piccola pausa sentì uno sbuffo misto a una risata da parte dell’attore, che si lasciò andare ad un lungo sospiro.
- Non sono offeso, solo che a volte mi piacerebbe sapere se io sono al centro dei tuoi pensieri, come tu sei al centro dei miei.-
Un concetto così semplice, così puro. Lei aveva cominciato a pensare a mille motivi per il quale lui non l’avesse chiamata o non le avesse mandato un messaggio, tutti collegati poi a ciò che era successo la sera precedente, mentre lui voleva solo accertarsi di cosa lei provasse. Si aprì ad un piccolo sorriso, tornando verso il gazebo e percorrendone a grandi passi il perimetro, gli occhi rivolti verso il soffitto, ad osservare il reticolato di assi in legno.
- Non sono così… insomma ti sarai reso conto che non sono proprio brava a dimostrare affetto a … gesti. Mettiamola così.-
Immaginava l’attore seduto su una comoda sedia di pelle in un qualche ufficio al centro di Londra, in attesa magari di fare l’ennesima intervista o l’ennesimo photoshoot, o magari in attesa di un potenziale produttore cinematografico o regista, interessato a scritturarlo per un nuovo e incredibile film. Si appoggiò contro una colonna, il respiro più regolare, i battiti del cuore che avevano finalmente preso a decelerare.
- Lo so, ma mi piacerebbe se ogni tanto tu lo facessi. Non pretendo di cambiarti, mi piaci così come sei, ma a volte per me rimani un mistero. Non so mai cosa pensi, cosa provi. Non voglio che mi salti addosso ogni volta che ci vediamo. Voglio solo capire cosa tu provi per me.-
La mora annuì, sospirando, Alexis aveva ragione, per l’ennesima volta si era dimostrata un’idiota. Non si era resa conto che in tutto quel tempo aveva solo preso e mai dato, e Tom giustamente, cominciava a chiedersi cosa lei provasse davvero nei suoi confronti. Si ritrovò a passeggiare per il giardino senza una meta, lo sguardo basso. Non era mai stata una grande esperta di rapporti umani, ma in quel momento si rese conto che magari per paura, si stava comportando come la più grande egoista di tutti i tempi. Un tipo di persona che aveva sempre sperato di non diventare.  
- Adesso però, devo andare. Ti chiamo quando ho finito. Ok?-
- D’accordo. A più tardi allora.-
Richiuse la chiamata e solo in quel momento Alexis uscì allo scoperto, le andò incontro sorridendo, cercando di capire dallo sguardo dell’amica, come fosse andata quella telefonata.
Siria si sedette a terra guardandola dal basso verso l’alto, prima che lei chiedesse qualcosa, si lanciò in un lungo resoconto: con Tom si stava comportando in modo troppo meccanico. Seguiva uno schema mentale che pensava potesse essere ripetuto e adattato ad ogni tipo di rapporto. Tom non era prevedibile, la stupiva ogni giorno. Non era rimasto interdetto dalla sua riluttanza a invitarlo ad entrare, ma aveva cominciato ad avere dei dubbi sui sentimenti di lei. Era molto più profondo. Cercava in tutti i modi di farle capire quanto tenesse a lei, quanto fosse diventata importante, sebbene si conoscessero da così poco tempo.
Mentre parlava con Alexis, si rese conto di quello che stava succedendo: rifiutava di comprendere ciò che il suo cuore da qualche giorno cercava di dirle, troppo spaventata dalle conseguenze. Alexis si sedette accanto a lei lasciandola parlare, annuiva e sorrideva, evitò di interromperla. Siria si accorse che l’amica aveva capito perfettamente cosa stava succedendo, non lo sospettava, ne era certa.
- Ti stai innamorando di lui.-
Disse semplicemente, una volta che la mora ebbe finito di parlare.
- Forse.-
Entrambe spostarono lo sguardo altrove, Siria non amava parlare dei propri sentimenti, di rado si lasciava andare a confidenze di quel tipo, Alexis mai l’aveva poi vista così presa da qualcuno. Tirare le somme non era stato così difficile.
- La cosa ti spaventa?-
L’amica si voltò verso di lei accennando un sorriso, la sua mente le diceva di stare attenta ai suoi sentimenti, una storia come la loro non poteva finire bene. Avrebbe sofferto e molto. Il suo cuore però, rivendicava la sua libertà.
- No.-
   
 
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