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Autore: SidV    22/03/2014    1 recensioni
Non sono capace di innamorarmi. Lo so bene.
Anche se, all'epoca, non riuscii a farne a meno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 4

- io non riesco ancora a credere che sia successo veramente...
Ripeto per l’ennesima volta mentre entro negli spogliatoi, più a me stesso che ad altri in verità. Attiro comunque l’attenzione di Miyagi, seduto sulle panche intento a sfilarsi le scarpe da basket.
- ah, non dirlo a me! - dice, guardando il soffitto come per cercare risposte - avevo immaginato che Izumi non fosse del tutto normale, d’altronde è la sorella di Hanamichi, ma che fosse messa così male...davvero, è incredibile!
Apro il mio armadietto sospirando - già. Per non parlare del fatto che è riuscita anche a vincerla, la sfida più idiota del mondo.
Sakuragi, che è da un po’ che invece che camminare sembra voltare ad un metro e mezzo da terra tanto è felice, si sfila velocemente la maglietta da allenamento, lasciandola cadere a terra.
- mi pare il minimo! Mia sorella ha vinto le nazionali di salto in altro alle scuole medie per tutti i tre anni! Quella là è un tipo di scimmia!
Alzo un sopracciglio, guardandolo - dote di famiglia, insomma...
- che cosa?
- l’agilità animale.
Credo non colga il mio neanche tanto velato insulto perchè continua a pavoneggiarsi di quanto il loro sangue sia superiore al nostro e che finalmente qualcuno ha battuto la dannata volpe.
Ridacchio - ma non sei stato tu...
- è la stessa cosa, siamo gemelli!
Vedo Miyagi alle mie spalle alzare un dito per provare a contestare la vaccata che ha detto, ma ci rinuncia immediatamente, rendendosi conto che cercarlo di far ragionare è una cosa praticamente impossibile per chiunque.
- resta il fatto che ora, da quel che ho capito, si può a tutti gli effetti dire che Rukawa e tua sorella stanno insieme.
Ecco, anche adesso stavo sinceramente parlando solo tra me e me, ma le mie parole vanno a colpire Sakuragi nell’unica parte brutta di tutta la faccenda, e che ovviamente lui non aveva colto del tutto.
- che cosa?! - mi urla contro.
- beh, erano quelli i termini...
- e chi l’ha deciso?!
Sbuffo - ma che diavolo stavi ascoltando prima? Sempre tua sorella, idiota...
Si immobilizza improvvisamente, come se fosse diventato di gesso ed io sono seriamente tentato dall’andarmene sotto le docce e piantarlo lì quando, dietro di me, sento la porta dello spogliatoio aprisi con un botto e la delicata figura Izumi apparire sulla soglia.
- lui dov’è? - chiede, la voce talmente bassa da risultare roca.
- chi?
Punta il naso in alto, fissandomi negli occhi e gonfiando appena le guance, come fa sempre quando è infastidita - come chi? Quel grandissimo perdente sfigato di Rukawa!
Evidentemente tardo troppo nel rispondere perchè la vedo partire a passo spedito verso le docce e sono assolutamente certo che ci sarebbe anche entrata tranquillamente scatenando un bel casino, se uno del primo anno non avesse raccolto tutto il suo coraggio per mettersi davanti a lei e fermarla.
- è ancora in palestra!
Lei sbuffa rumorosamente e io mi ritrovo a guardarla e sorridere per l’ennesima volta come un cretino. Ma Izumi è davvero una gran bellezza, inoltre è buffa e sarebbe effettivamente il mio tipo. Ci sono solo un paio di variabili che mi hanno fermato dal tentare un qualsiasi tipo d’approccio con lei. è la sorella di Sakuragi, per prima cosa, senza contare il fatto che è decisamente instabile. Sinceramente mi sono anche un pochino ingelosito quando ha detto di voler conquistare Rukawa, ma sono rinsavito quasi subito, dicendomi che la mia era una gran cazzata.
Izumi fa per tornare sui suoi passi e probabilmente andare in palestra a urlare dietro a quell’altro che la sta facendo aspettare troppo, quando il fratello rinsavisce e le corre incontro, afferrandola per le braccia e scuotendola forse troppo forte.
- perchè diavolo hai fatto una cosa del genere?! Sei impazzita?! Vuoi davvero metterti con la volpe?! Lo so che sei sotto un qualche tipo di ricatto! O è una magia?!
- Hana smettila...
- torna in te Izumi! Io, il tuo valoroso fratello, ti salverò!
Sta ancora blaterando cose a caso quando lei si libera dalla sua stretta scaricandogli un bel calcio sugli stinchi che quasi lo atterra.
- e piantala, cretino! Adesso Rukawa è mio e tu devi mettertelo bene in testa! Mio, e tutti devono saperlo!
Perchè più che di una persona mi sembra che stia parlando di un pupazzo di pezza? Decisamente meglio che non ho mai considerato seriamente l’idea di mettermi con lei, sono sicuro che più che altro le avrei fatto da cane da compagnia. Questa ragazza ha davvero una idea distorta di quello che dovrebbero essere le relazioni.
Esce dalla stanza a passo svelto come è entrata, sbattendo ancora una volta la porta alle sue palle.
Qui lo dico e qui lo confermo: quando ero in mezzo ai teppisti ho incontrato gente che faceva molta meno paura di lei.
Mi viene comunque da ridere e mi avvicino a Sakuragi, dandogli una pacca sulla spalla.
- forza e coraggio, amico. Credo che d’ora in poi sarai costretto a chiamare Rukawa cognato!
E l’urlo di disperazione che lancia mi accompagna nelle docce, mentre anche Miyagi scoppia a ridergli in faccia.

Ma quale magia e magia! Mio fratello è un completo imbecille se crede veramente che io possa essere irretita da un ragazzo qualsiasi! Col cavolo! Questa è tutta una mia idea e ne vado pure molto fiera!
Che avrà poi da lamentarsi io non lo so... ha passato l’ultimo anno a blaterare sul fatto che odia la dannata volpe con tutto se stesso e, quando finalmente io riesco a batterlo, lui devo comunque trovare qualcosa che non gli va bene nel mio piano geniale.
Si, decisamente sta assomigliando sempre di più a papà. Lamentele su lamentele per non arrivare poi da nessuna parte. Che palle incredibili... fortunatamente io ho preso dalla mamma e sono decisamente più brava di loro a finalizzare i miei obiettivi.
L’unico problema sta nel fatto che la mia vincita, Rukawa intendo, si sta facendo aspettare da decisamente troppo e, nonostante io sappia molto bene che rimane ad allenarsi sempre di più la sera rispetto agli altri, oggi davvero non mi sta bene. Che pensa, che io sia disposta ad aspettare i suoi porci comodi? Oh, come si sbaglia...
Sto ancora fumando di rabbia quando mi presento in palestra spalancando la porta e la situazione non migliora affatto quando, anche se lo chiamo, lui non smette di tirare a canestro ignorandomi. Ancora una volta. L’ennesima.
Credo di ringhiare e mi costringo a fare dei lunghi respiri per controllare la rabbia, mentre mi incammino nella sua direzione e mi piazzo direttamente difronte a lui, costringendolo a fermarsi.
- che diavolo combini? è mezz’ora che ti aspetto di fuori!
Siamo a pochi centimetri uno dall’altra e, per la prima volta, mi accorgo di quanto siamo larghe le sue spalle. E va anche bene, considerando che sfiora il metro e novanta in altezza, ma ha la pelle talmente chiara e liscia che sembra quella di una ragazza... su un fisico come il suo fa davvero strano.
- hai detto dopo le docce...
- e quindi?
- mi sto ancora allenando.
Quella che mi sta spuntando sulla fronte è decisamente una vera da irritazione, me ne rendo conto.
Questo dannato ragazzo mi fa impazzire. So che però se ora mi dovessi mettere a discutere con lui non arriveremmo da nessuna parte, siamo entrambi testardi come un mulo quindi mi rassegno e incrocio le braccia al petto.
- infatti sono venuta io qui da te, così ora parliamo e poi puoi continuare ad ammazzarti di palleggi per i fatti tuoi.
Finalmente il signorino si degna di guardarmi in faccia, prima di rispondermi.
- di che vuoi parlare, allora?
Sorrido - ma della nostra idilliaca storia d’amore, ovviamente!
Rukawa ha quello che immagino sia un brivido di terrore scuotergli il corpo e le sue labbra si assottigliano. Sta per dire qualcosa, ma lo interrompo, portando l’indice davanti ai suoi occhi.
- o, perlomeno, a quella che tutti dovranno credere che sia.
Continua a fissarmi perplesso - che intendi?
Rido, scostandomi una ciocca di capelli dalla guancia - non crederai davvero che io voglia sul serio essere la tua ragazza? - dico - non ho alcun interesse speciale noi tuoi riguardi, se te lo stessi domandando. Non tutte le ragazze sono innamorate di te, sai? Io voglio molto semplicemente sfoggiarti come si fa con una borsa firmata.
Curioso, ma sembra che il fatto che io non abbia una cotta per lui ma lo voglia solo usare, sembra tranquillizzarlo. Riflettendoci su, forse anche io avrei il suo atteggiamento ostile verso le donne, se quelle che ci provassero con me fossero tutte delle pazze mitomani e sessualmente represse come lo sono le sue fan. Pochi giorni fa ne ho viste un paio sgusciare fuori dagli spogliatoi con un paio di quelli che sono abbastanza sicura fossero dei suoi boxer. Probabilmente adesso ne hanno fatto una reliquia sacra, con tanto di altarino.
- un patto è un patto, Rukawa e io ho vinto. Hai intenzione di venire meno alla tua parola?
Punto sull’orgoglio, fa cenno di no con la testa.
- perfetto. Allora le cose stanno così: in pubblico noi stiamo ufficialmente insieme. Quindi tu dovrai anche comportarti da perfetto fidanzatino nei miei confronti.
Alza un sopracciglio - tipo?
- essere carino con me, innanzitutto. Smettila di ignorarmi per i corridoi, ora dovremmo camminare insieme. Andremo via da scuola insieme e anche ci arriveremo, ovviamente. Le pause pranzo le passerai in mia compagnia così come gli intervalli - si fa scuro in viso ma io continuo - e poi gradirei anche qualche appuntamento fuori da scuola.
- perchè?
è più ignorante di quel che pensassi dal punto di vista sentimentale - qui le voci corrono, non vorrei mai che qualcuno dicesse che fuori noi non ci vediamo. Meglio prevenire che curare, dice sempre la mia nonna!
- uno.
Sbatto gli occhi - come?
- usciremo una volta.
Scuoto il capo, decisa - assolutamente no! Ogni giorno!
- te lo scordi. Una volta a settimana.
- Due! E meno di questo non posso concederti!
Cede, perchè sbuffa e raccoglie la palla ai suoi piedi, distogliendo lo sguardo da me.
- sei davvero uno zuccone incredibile, te lo ha mai detto nessuno? E comunque dovresti rallegrarti, sai in quanti mi hanno chiesto di uscire da quando sono qui? Praticamente chiunque! - poggio anche io le mani sul pallone, facendoglielo abbassare per avvicinarmi nuovamente a lui. Con un dito sfioro appena uno dei suoi e mi accorgo sono ancora gelidi.
- sei tu ad essere finito nella mia trappola, quindi lamentati solo con te stesso. Mi hai fatto arrabbiare, ora ne subirai le conseguenze.
Si allontana da me di un paio di passi, dandomi le spalle e avviandosi verso l’uscita.
- quale diavolo è il tuo problema?
- tu, naturalmente. E domani mattina passami a prendere sotto casa, sai dove abito. Puntale, grazie.

Quando suona la sveglia, alle sette e mezzo del mattino, la spengo immediatamente con una manata e, come prima cosa, impreco.
Fuori c’è già il sole e questo significa solo una cosa. Primo giorno all’inferno.
La Sakuragi ha detto che mi avrebbe aspettato per le otto e un quarto e io, diavolo, sono anche costretto ad accontentarla. Si, potrei anche infischiarmene e continuare per la mia strada, ignorandola. Ma poi i suoi dispetti continuerebbero, forse peggiorerebbero pure e se diventare il suo finto ragazzo significa eliminare questo fastidio, che ripeto va ad influire negativamente sui miei allenamenti, allora posso anche scendere a compromessi.
Meglio comunque una relazione fasulla che una vera, molto meno problemi e sentimentalismi del cazzo. Io non ci sono proprio portato per tutte quelle menate lì e non ne avrei neanche l’energia. Ieri sera, prima di svenire letteralmente a letto, mi sono anche reso conto di quella che è un altra conseguenza dello stare insieme a lei. Ho la ragazza ora, quindi tutte le altre dovranno mettersi il cuore in pace e smettere di ronzarmi attorno con tutti i loro urletti fastidiosi. Ecco, questa è un ottima cosa. In più lei non mi sembra il tipo da fare tante smanceria, affatto, e di questo me ne sono accorto pure io che sono pessimo nel capire le persone. Se devo semplicemente camminarle vicino e... fare presenza, se si può dire così, mi va anche bene sta storia della relazione.
Mi drizzo sul letto, passandomi ripetutamente una mano prima sui capelli e poi sul viso, prima di alzarmi e infilarmi nel bagno.
Apro l’acqua della doccia ed entro velocemente, sperando che almeno il freddo riesca a farmi svegliare del tutto. Non funzionerà, lo so... ma tentar non nuoce.
C’è comunque ancora una cosa che mi lascia davvero confuso. Come diavolo ha fatto a stopparmi la palla?! Voglio dire... ha saltato alto quanto me ed è una ragazza (credo). Immagino di essermi perso qualcosa, la prossima volta che vengo sfidato da una donna sarà meglio informarmi prima su quello che è in grado di fare, sia mai che lei patteggi per un matrimonio. E quello no, non sono disposto ad accettarlo.
Mi sono sentito un vero idiota quando ho visto la palla entrare a canestro e lei ridere come se nulla fosse. Stringo le mani a pugni, finchè le nocche non diventano bianche. Lei mi ha stupito. E no, non succedeva da molto tempo. Per pochi secondi ho addirittura pensato che è molto più interessante di quello che avrei mai immaginato. Mi sono ovviamente immediatamente pentito di quelle parole e, se non fosse che ero in mezzo ad altre persone, avrei anche preso a testate il primo muro che mi capitava come punizione.
L’allenatore Anzai mi ha detto, quando tutti se ne sono andati, che dovrei imparare da questa vicenda e studiare meglio chi mi si pone difronte. Ha ragione, di nuovo.
Ma prendere lei come esempio? Questo mi fa davvero incazzare. Oltretutto sono anche le stesse parole che mi ha detto quest’estate il dannato Sendoh “devi diventare un osservatore migliore”. Fanculo a tutti quanti!
Scendo le scale ed entro in cucina, aprendo il frigo e bevo due lunghi sorsi di latte, prima di uscire di casa chiudendomi la porta alle spalle. Non c’è nessuno, mio padre è già andato al lavoro anche oggi. D’altronde da quant’è che non facciamo colazione insieme? Dalle elementari?
Meglio così, non devo averci a che fare anche per oggi.
Monto in sella alla bici, infilandomi le cuffiette nelle orecchie e facendo partire la musica, comincio a pedalare verso la casa della pazza. Non mi allunga la strada, fortunatamente, devo solo fare un altro giro.
Sfortuna, perchè in caso contrario mi sarei rifiutato. Non mi sarei mai alzato un paio di minuti prima per fare un favore a lei!
Dopo pochi minuti giro il manubrio e svolto al primo incrocio, quello per casa sua, e subito la vedo. Sta in piedi appoggiata al muretto, la cartella stretta tra le mani e batte istericamente con un piede sull’asfalto. Hai capelli raccolti in una coda alta oggi, ma le arrivano comunque quasi a metà schiena.
- alla buon ora! - mi sbraita contro, appena freno davanti a lei e sono già tentato dall’andarmene via per conto mio e lasciarla ad arrangiarsi - mio fratello è già andato avanti e se arriviamo in ritardo per colpa tua ti scuoio vivo!
Ma quanto diamine parla?
Non ribatto comunque, non ne vale la pena con lei. E come quell’altro idiota del gemello, assolutamente troppo occupata ad ascoltare il suono della sua voce per recepire altre cose.
Mi distraggo dai miei pensieri solo quando lei posa una mano sopra la mia e me la leva dal manubrio, per poi infilarsi tra le mie braccia e appoggiarsi alla canna della bicicletta.
- che stai facendo?
Si volta a guardarmi, gli occhi nocciola appena socchiusi per via della troppa luce - che razza di domanda! Mi metto comoda mentre tu pedali. Che credevi? Che ti avrei rincorso per tutta la strada?!
Si, in realtà mi ero illuso che potesse andare anche così. Negatività, devo ricordarmi più spesso che è una delle mie migliori qualità.
- ed ora parti, caprone, che è tardissimo!
Mi ha preso per un pony?
- sta zitta. Se dobbiamo fare questa cosa facciamola in silenzio.
Si gira a guardarmi immediatamente, sul viso una espressione stupita - cavolo! è la frase più lunga che ti ho mai sentito pronunciare.
Se rimane voltata nella mia direzione i nostri visi sono vicinissimi e posso anche sentire il suo alito solleticarmi la guancia. Sa di menta.
Sbuffo - ho detto silenzio.
Parto, finalmente, come lei immobile e con la schiena ben dritta seduta davanti a me. Fortunatamente ha anche smesso di parlare e per praticamente tutto il tragitto se ne sta buona e mi dà le spalle, voltandosi solo ogni tanto a guardare il paesaggio intorno a lei. Mi viene in mente che è tornata a vivere in città solo da poco, quindi probabilmente non è ancora del tutto abituata a quello che la circonda. Per quanto mi riguarda, a me mi annoia. Così come praticamene qualsiasi cosa.
- come hai fatto a saltare così? - le chiedo, e quasi mi stupisco di averlo fatto realmente.
Lei sta zitta ancora pochi secondi, prima di rispondermi. Si muove però appena sulla canna e i suoi capelli mi finiscono ancora una volta in faccia. Sono morbidi.
- ero campionessa di salto in alto alle medie. Ma poi ho smesso. Mi annoiava.
Arriviamo a scuola dopo non molto e, appena vediamo i cancelli in lontananza, lei si gira a guardarmi sorridendo in quel suo modo supponente. Lo stesso del fratello solo che... beh, non fa così schifo, su di lei.
- pronto?
- a fare che?
- a lasciare tutti senza parole, scemo! - dice e rilassa la schiena, che va a toccare il mio petto, anche se appena appoggiata - a qualcuno verrà un infarto.
a Sakuragi.
Annuisce - probabile. E, fammi un favore, tu chiamami solo Izumi.
Izumi. Credo si scriva con i caratteri di fontana. O di primavera.
Entriamo in cortile velocemente e schivo un paio di persone che ci guardano come se fossimo un miraggio. Già, la scena risulta assurda perfino a me che sono il diretto interessato.
Tra la folla intravedo Ayako, che scoppia a ridere guardandoci e io alzo gli occhi al cielo in risposta. Lei sa tutta la verità e sono abbastanza sicuro che sta semplicemente ridendo di me.
Parcheggio la bici al solito posto e Izumi smonta rapidamente, rimanendo comunque in piedi accanto a me finchè non la chiudo.
Quando entrambi ci voltiamo verso l’edificio scolastico, ci rendiamo subito conto che intorno a noi si è radunato un gruppo di curiosi che ci additano e parlottano tra di loro. Perfetto, esattamente la situazione che odio. Essere al centro dell’attenzione.
Lei invece sembra sguazzarci come un pesce rosso in un acquario, perchè si incammina in avanti afferrandomi la manica della divisa, districandosi tra la gente come se nulla fosse.
- stiamo dando spettacolo.
- non era quello che volevi?
Ridacchia piano, in modo che solo io possa sentirla. Sta per aggiungere qualcosa quando viene bloccata da una schiera di ragazze che riconosco come quelle che mi perseguitano dal primo anno.
- ci siamo - dice - tu non fare niente, me ne occupo io.
Come se di solito augurassi il buongiorno a tutte e bevessi un te in loro compagnia. O fossi anche solo un tipo di molte parole. Che idiozia...
- Sakuragi allontanati immediatamente da lui!
Non fa una piega, piegando solo appena il capo versa la mia spalla - e perchè dovrei?
- non hai nessun diritto di stargli così vicino! Rukawa è un bene comune!
Sono diventato patrimonio nazionale senza saperlo? ... queste sono tutte pazze.
- non credo proprio. Lui è il mio ragazzo ora, quindi vuoi scrofe stategli alla larga!
Nell’esatto momento in cui queste parole escono dalla sua bocca io vorrei avere dei tappi per le orecchie in tasca, perchè il casino che suscitano è pari solo a quello di uno stadio durante una finale.  Riconosco volare parole come “puttana maledetta” “impossibile” “vaneggi stronza” e un paio di urli di disperazione, prima che la voce della Sakuragi sorpassi tutte le altre a volume.
- silenzio! Che ci crediate o no le cose stanno così quindi fatevene una ragione e andate al diavolo tutte quante!
Tre di loro si fanno avanti e sono abbastanza sicuro che a breve finirà a botte. Individuo la porta d’entrata pochi metri più in avanti e mentalmente mi organizzo il percorso per arrivarci il prima possibile. Non ci voglio finire in mezzo, io me ne lavo le mani.
- idiozie! Lui non starebbe mai con una sciaquetta come te!
La stretta della sua mano contro la mia manica aumenta e la sento irrigidirsi tutta. Sto per andarmene sul serio quando lei si volta di scatto verso di me e mi abbassa alla sua altezza tirandomi giù per il colletto della camicia, con uno strattone molto poco delicato. Incrocio i suoi occhi un attimo prima che le sue labbra vadano a finire sopra le mie, rendendomi perfettamente conto cosa sta per fare.
L’avevo notato ieri con il profumo dei suoi capelli e poco fa con il suo respiro.
Izumi sa di primavera.


taaadaaaaannnn!
è successo! Si potrebbe anche dire “di già”, ma siccome è un bacio dato solo per un attacco d’ira da parte di Izumi e voleva solo essere un atto dimostrativo, io penso che il gesto ci stia! Così ha inizio il loro meraviglioso rapporto di coppia. Male, ovviamente. Non poteva essere altrimenti.
Nel prossimo capitolo ci sarà anche il famigerato primo appuntamento e si scopriranno anche nuove cose sul conto di Izumi, che parlerà un sacco, e ancora un pochino di Rukawa.
Non vedo l’ora di scriverlo! Non sarà comunque domani, mi spiace, ma conto di pubblicarlo domenica o al più tardi lunedì.
Buon week end a tutti e grazie ancora ad Arcadia per la costanza dei suoi commenti. Ti adoro!
Saluti.
  
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