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Autore: bambolinazzurra    22/03/2014    5 recensioni
Dove Axel usa frasi da rimorchio su un Roxas all'inizio molto scioccato, poi molto seccato. Cosa succederà mai quando il biondo finalmente esploderà? Abbastanza demenziale, ma spero vi strappi un sorriso...
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Era venerdì sera e i quattro ragazzi, seduti in un pub, erano intenti a sorseggiare bevande dalla gradazione alcolica variabile, parlando della loro prima settimana universitaria. Hayner, il “capo” del piccolo gruppo, aveva già raccontato tutto delle sue avventure a economia e in quel momento, da buon grezzo che era, stava bevendo con gusto la sua Bertoni, un gomito sul tavolo. Pence, il “ragazzo gentile” del gruppo, stava sorseggiando pian piano la sua Lastra Blu, riprendendo fiato dopo aver parlato della facoltà di ingegneria. Roxas, il sagace del gruppo, aveva lo sguardo fisso nel proprio boccale di Bitterness alla spina e sorrideva divertito al racconto dell’amica, aspettando pazientemente di poter narrare a sua volta del tempo trascorso alla facoltà di scienze dei materiali. Infine Olette, l’unica ragazza nonché l’avventurosa del gruppo, aveva attualmente in mano le redini del discorso (insieme al suo sex on the beach) e cianciava con aria entusiasta del programma di studi di zoologia, buttando qua e là digressioni sulla riserva naturale nazionale in cui le sarebbe piaciuto lavorare.
Ma improvvisamente la ragazza smise di parlare e fissò un punto alla propria destra, in attesa.
  • Ehi biondino! – esclamò una voce maschile.
Entrambi i biondi si voltarono. La prima cosa che notarono fu una testa di capelli rossi, combinati a spunzoni come quelli di un porcospino. La seconda fu che lo sconosciuto stava fissando Roxas con un ghigno.
  • Cosa? – chiese Roxas, incuriosito.
  • Ci credi nell’amore a prima vista o devo ripassarti davanti?- chiese il rosso con aria compiaciuta.
Roxas rimase per un istante senza parole, ma ritrovò in fretta il sangue freddo.
  • Passami di nuovo davanti – rispose – Ma questa volta continua a camminare –
Il giovane non sembrò affatto deluso. Anzi, scoppiò a ridere e andò via.
  • Stramboide – mormorò Roxas mentre i suoi amici ridevano.
 
Da quel giorno Roxas non ebbe più pace, iniziò a incontrare quel tipo dappertutto.
Una volta accadde in stazione. Roxas era di fretta e non stava esattamente guardando dove metteva i piedi, con il risultato che andò a sbattere piuttosto violentemente contro il petto di qualcuno. Alzò gli occhi, balbettando delle scuse, solo per trovarsi davanti un giovane uomo con una ridicola massa di capelli rossi. Il tipo non sembrò minimamente turbato, né dalla botta ricevuta – che gli avrebbe lasciato per una settimana un grosso livido ovale sul petto – né dall’espressione infastidita che il viso dell’altro aveva assunto.
  • Ti sei fatto male? – chiese invece – Quando sei caduto dal cielo, intendo… -
Roxas si massaggiò le tempie e borbottò qualcosa di incomprensibile. Poi scosse la testa con aria scoraggiata e corse via. Il suo umore non migliorò di certo quando si rese conto di aver perso il treno per una manciata di secondi e dovette aspettare 40 minuti per quello successivo.
 
Roxas era in giro per il parchetto cittadino con suo fratello Sora e suo cugino Demyx. era una domenica particolarmente tranquilla e Demyx aveva deciso di convincerli ad andare ad ascoltare alcuni gruppi semisconosciuti che si sarebbero esibiti nell’enorme spiazzo erboso, dove era stato eretto un palcoscenico.
  • Ehi, tu! – chiamò una voce sgradevolmente familiare.
I tre si voltarono.
  • Cosa c’è? – chiese Roxas con voce impaziente, scoccando un’occhiataccia all’uomo.
  • Non ci siamo già visti da qualche parte? – ghignò il rosso.
  • Sì – rispose acidamente il biondo – È per questo che non ci vado più –
Ancora una volta l’altro non se la prese e andò via con un vago cenno di saluto.
  • Ma cosa voleva quel tipo? – chiese Sora.
  • Mi piacerebbe saperlo! –
  • È così poco originale – commentò Demyx – Se voleva davvero fare colpo avrebbe dovuto cantarti qualcosa, visto che siamo ad un concerto! –
L’espressione di Sora e Roxas in quel momento diceva chiaramente “WTF?!”.
 
Roxas era di pessimo umore: era appena stato bidonato dal professore con cui aveva prenotato un colloquio. Quel giorno ci mancava solo…
  • Ehi, biondo! –
Ecco, appunto.
  • Cosa! – ringhiò in risposta.
  • Tuo padre è un ladro per caso? Perché ha rubato due stelle dal cielo e le ha me… -
  • No, non è un ladro – interruppe Roxas con un pericoloso luccichio negli occhi – Però è un assassino. Vuoi vedere uno dei trucchetti che mi ha insegnato? –
  • Whoa! – l’altro alzò le mani in segno di resa – Ci vediamo! – e se ne andò.
 
Roxas non era uno di quei tipi che la mattina si alzavano pieni di energie. Nessuna sorpresa dunque che quel giorno, in un bar insieme ad una sua graziosa compagna di corso, il biondo stesse fissando il suo cappuccino senza vederlo, ad un passo dall’affondarci il naso dentro e tornare nel mondo dei sogni. Dopotutto non erano neanche le otto…
  • Devi essere davvero stanco… - cominciò una voce pimpante.
Roxas alzò appena lo sguardo, troppo pigro per mandare il porcospino a quel paese.
  • … visto che sei stato nei miei sogni tutta la notte –
Il ragazzo grugnì qualcosa tra sé e sé e si addormentò, senza accorgersi che l’altro aveva posato qualcosa sul tavolo accanto a lui.
Per più di un mese Roxas continuò a credere che quel giorno fosse stata Yuna ad offrirgli la colazione.
 
  • Ehi –
“Oh no, non di nuovo!”
  • Il mio nome è Axel. Memorizzalo, nel caso sentissi il bisogno di urlarlo più tardi –
  • Certo, come no, lo terrò a mente –
E Roxas si alzò e se ne andò. Ma l’altro lo seguì.
  • Andiamo, mi sono presentato, il minimo che tu possa fare è dirmi il tuo nome! –
Il biondo non rispose e lo fissò con uno sguardo torvo.
  • E parlando di nomi – proseguì Axel, imperturbabile – Se una delle tue gambe si chiamasse “Natale” e l’altra “Pasqua”, mi faresti trascorrere un bel periodo tra le feste? –
Roxas emise un gemito di pura frustrazione.
  • Ma insomma, che vuoi da me?! –
  • Conoscerti, biondo! –
  • Certo, e il cielo è marrone –
  • Può esserlo, durante una tempesta di sabbia! –
Roxas stava quasi per sorridere. Parola chiave: quasi.
  • Quindi tu cercavi di conoscermi usando battute squallide e banali? –
  • Più il gesto è idiota più lascia un’impressione. Con me avrebbe funzionato –
E il bello era che il rosso ne sembrava davvero convinto.
  • Beh, con me no! E avrei preferito essere lasciato in pace dopo il primo tentativo fallito –
Il sorriso di Axel svanì immediatamente e un’espressione mortificata ne prese il posto.
  • Oh – mormorò pianissimo, ma Roxas lo sentì lo stesso – Io credevo che… col fatto che mi rispondevi e tutto… che fosse un gioco anche per te… Io… scusa –
E in un lampo era sparito, con gran sollievo del biondo.
 
Ma il sollievo di Roxas non durò a lungo. Al contrario, con sua gran sorpresa, scoprì che gli mancavano le buffonate del giovane dai capelli rossi, i loro “botta e risposta”, il voltarsi e trovarselo davanti con quel ghigno strafottente ben stampato in faccia.
Invece no, ora Axel lo stava accuratamente evitando. Roxas ne era sicuro perché due giorni prima l’aveva incontrato di nuovo alla stazione, sul punto di entrare ne suo stesso treno, ma, avvistatolo, era sceso immediatamente ed era scomparso tra la folla, con gran sconcerto del biondo.
Roxas non riusciva a capacitarsi del senso di perdita che stava provando. E del senso di colpa ancora più forte. Davvero, quanto era stato scortese? L’aveva mandato a quel paese senza neanche presentarsi! Per la miseria, quella era la prima regola di buona educazione!
E poi… il biondo si vergognava ad ammetterlo, perfino a se stesso, ma Axel era molto affascinante, senza contare il debole di Roxas per i capelli rossi, purché fossero naturali e non tinti come quelli dell’amica di Sora, Kairi.
  • Ah! Che casino! –
  • Roxas? Che ti succede? –
  • Niente, Olette, niente… pensavo al programma di un esame che devo preparare – mentì in fretta.
La sua amica tornò a parlottare allegramente con Hayner, con cui si era messa da poco. Pence invece quel giorno si era saggiamente dato latitante.
Entrarono nel pub designato e Roxas si accorse che un familiare giovane uomo dai capelli rossi era seduto al bancone, lo sguardo fisso nelle profondità del suo boccale di birra quasi finito.
Roxas fece cenno ai suoi amici di andare avanti e prese posto accanto ad Axel. Questi non alzò nemmeno lo sguardo.
  • Senti, ehm… Axel, giusto? –
Axel gli diede un’occhiata, sgranò un po’ gli occhi e poi lo ignorò.
  • Va bene, me lo merito. Siamo partiti con il piede sbagliato, ma… ecco, volevo rifarmi con te. Io sono Roxas –
Axel fece finta di non aver sentito.
Roxas sospirò e, rassegnato, diede mentalmente l’addio alla propria dignità.
  • Ehi – disse allora – Hai dei bellissimi capelli. Ma sai come starebbero ancora meglio? Sparsi sul mio cuscino! –
Il rosso non lo guardò, ma Roxas si accorse che faceva di tutto per non sorridere. Incoraggiato, proseguì.
  • Se potessi riordinare l’alfabeto metterei “mi” e “ti” insieme –
Il sorriso era sfuggito dagli angoli della sua bocca e ora Axel lo guardava timidamente.
Roxas si giocò il tutto per tutto.
  • Sai cosa strizza l’occhio e scopa come una tigre? –
Axel lo fissò. Roxas gli fece l’occhiolino. Axel scoppiò a ridere e gli tese la mano.
  • D’accordo, Rocks-ass, ricominciamo! Ma solo se mi dimostri l’ultima affermazione! –
  • Una cosa alla volta. Per il momento posso offrirti un’altra birra? –
 
Qualche mese di frequentazione dopo, Axel iniziò stabilmente a chiamare Roxas “tigre”.

FINE
 
Mi scuso con tutti voi che leggete per essere scomparsa per mesi e mesi dal sito. purtroppo ho cominciato un nuovo lavoro a tempo pieno e non è facile per me studiare allo stesso tempo. Quindi non ho avuto modo di scrivere qualcosa per settimane. Spero che questa piccola sciocchezza vi piaccia...
  
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