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Autore: Cassandra_01    22/03/2014    1 recensioni
Durante una lezione di Ugo Foscolo, un improvviso terremoto, molto violento, farà incontrare due compagni di classe, Rosef e Nick, uniti secondo lei, solamente da un'amicizia superficiale dovuta ad un rapporto di due anni prima spezzato dalla gelosia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Terremoti nella scuola e nel cuore.

 La matita rosicchiata durante le ore di noia a scuola e i ragnetti che circolavano indisturbati sul davanzale erano diventati molto più interessanti da osservare rispetto ad ascoltare per la centesima volta Ugo Foscolo, già studiato e ristudiato anni prima.

 

-Ugo Foscolo nacque a Zante nel 1778. Di padre veneziano e di madre greca, dopo aver compiuto i primi studi a Palato, si trasferì a Venezia dove si arruolò nell’esercito napoleonico combattendo contro gli austriaci… signorina Rosef sta ascoltando?-

 

Dopo aver ricevuto una gomitata e un pestone sulle scarpe firmate e nuove di zecca, mi voltai fulminando il colpevole, nonché mio compagno di  banco:

-Cosa vuoi?- chiesi sibilando con un tono per niente amichevole.

Con un cenno lieve della testa mi indicò l’insegnate che mi fissava furente di rabbia e che, credo, aspettasse una mia risposta a qualche sua domanda.

-Mi scusi, non ho capito. Può ripetere la domanda?-

-Le ho chiesto se stava ascoltando, comunque se ha seguito la lezione non ha problemi a parlarmi di Foscolo- disse picchiettando la matita sulla cattedra –Se mi sa rispondere le do la sufficienza, altrimenti…- disse lasciando in sospeso la frase, cosa non molto positiva.

-Va bene- iniziai sicura – In Ugo Foscolo coesistono elementi illuministici, romantici e classici. Intellettualmente, egli condivise le idee illuministiche ma avvertì l’insufficienza della conoscenza data dalla ragione e…-

-Basta così- disse con un movimento delle mani, dovuto ad un tic, non poco fastidioso e segnando qualcosa sul registro.

-Le porto il diario?-

-Sì, ma si muova, ho già perso abbastanza tempo con lei- continuò frettolosa.

Ecco un aspetto fastidioso dell’insegnante di lettere, ti da del lei e lo fa pure apposta parlandoti dell’etica, del rispettarsi a vicenda e che non ha senso dare del tu agli alunni, dell’avere sempre nello zaino cerotti, disinfettante, rimedi per possibili sfoghi allergici, cosa davvero assurda, dato che dovrebbe esserci già un’ infermeria nella scuola.

Dopo aver preso il diario mi diressi verso la professoressa per farmi segnare il voto, ma una violenta scossa mi fece traballare e cadere con un tonfo a terra, seguirono altre scosse e divenne sempre più evidente la causa di tutto quel trambusto che si stava creando nella mia classe riversandosi nei corridoi: un terremoto, e anche piuttosto violento.

L’ insegnate ha il compito, se non il dovere, di assicurarsi che tutti escano indenni da un fenomeno del genere no? E allora perché si è precipitata fuori dall’istituto seguita a ruota da tutti i suoi studenti eccetto me che sono rimasta sdraiata a terra per il male alla testa dovuto ad averla sbattuta contro una piastrella sporgente e con delle curiose gocce di sangue che fuoriescono da essa?

Una cosa che ricordo bene, e anche l’unica forse dopo aver seguito due ore strazianti di lezione sulle regole per dei possibili incidenti, è quella di mettersi sotto il banco, anche perché parlare di scappare come i miei compagni non sta né in cielo né in terra.

Trascinandomi riesco ad arrivare al banco più vicino, riparandomi sotto di esso e cercando di urlare per farmi sentire da qualcuno, ma sembra proprio che oggi non sia il mio giorno fortunato.

-C’è qualcuno?- provo a chiamare gridando.

-Rosef! Cosa ci fai ancora qui? Non vedi che il soffitto si sta crepando? Forza muoviti prima che ceda e che ti cada addosso!- sento gridare di rimando il mio compagno di banco, Nick.

-Grazie tante! Non vedi che non ci riesco?!- ribatto stizzita mentre la mia calma inizia a scemare, lasciando spazio alla paura e all’immaginazione di ciò che potrebbe accadere da qui a poco.

Noto che inizia a correre verso di me, porgendomi la mano per aiutarmi a rialzarmi.

-Scusa, non so se hai notato ma ho una ferita sulla testa e probabilmente una caviglia slogata- lo informo preoccupata.

-E allora ti porto in spalle-

-Sì come no, orba non lo sono ancora, anche tu ti sei fatto male alla gamba, quindi corri via tu e chiama i soccorsi-

-E ti lascio qui? Ma sei scema?- ribatte scandalizzato.

Un pezzo di soffitto cade insieme a dei banchi del piano di sopra, bloccando l’uscita e provocando del fumo bianco.

Il ragazzo si nasconde sotto la nostra unica ancora di salvezza forse un po’ preoccupato, anch’io lo sono, ho sempre avuto paura di rimanere bloccata in una stanza.

-Hai mai visto una roba del genere?- domando allarmata.

-No, mai. Com’è possibile?-

-Non lo so- rispondo scuotendo la testa –Come minimo ci cadrà qualcosa in testa che neanche il banco potrà reggere-

-Ma dai! Non essere pessimista! Di sicuro arriverà qualcuno e ci tireranno fuori di qui-

Cerca di rassicurarmi ma in realtà anche lui è preoccupato. Lo so perfettamente, cinque anni di elementari, tre anni di medie e quattro di liceo mi sono bastati per conoscerlo fino in fondo.

-Se lo dici tu…io soffro di claustrofobia- ammetto allarmata.

-Anch’ io, ma non è una stanza così piccola-

-E se salta la corrente e rimaniamo al buio?-

-Ma se è giorno!-

-Ah giusto, che stupida- dico dandomi una manata sulla fronte.

-E se provo a salire su un banco? Così arrivo al piano di sopra- esordisce soddisfatto e sorridendo.

Ma a me non fa per niente ridere.

-Scusa, ma quando sei sopra che fai? Non ha senso-

-Allora ingegnati te per trovare una soluzione- ribatte stizzito.

Intanto il terremoto sembra essersi placato, ma come si esce? L’ entrata è sbarrata e non siamo nelle condizioni più giuste per cercare di saltare dalla finestra, anche perché siamo al secondo piano ed è piuttosto alto.

-E se proviamo a spostare i pezzi di soffitto e i banchi che bloccano l’uscita?- propongo.

-Sì certo, soprattutto tu te lo puoi permettere. Ma scherzi? Come minimo ci facciamo solo del male in più, non puoi pretendere di spostare un pezzo così grande di soffitto. E poi, le scosse sembrano non esserci più, ma se tornassero e facessero cadere qualcos’altro?-

-Non hai tutti i torti- ammetto sconfitta.

-Penso che dovremmo rimanere qui, prima o poi qualcuno si farà vivo, non ti preoccupare- dice prendendomi la mano in un gesto di conforto.

Sento dei brividi partire dalle dita e arrivare a tutto il braccio per poi proseguire raggiungendo ogni mia cellula e scombussolandola. Non può fare una cosa del genere, lo sa che mi piace dalle elementari.

Quel pensiero mi rattrista e decido di togliere la mia mano dalla sua, facendo sparire quel contatto che mi diffonde tanta protezione, ma che mi lacera il cuore.

In seconda superiore Giulia, una mia vecchia amica, per porre fine ai miei momenti di depressione dovuti a Nick, era andata a rivelargli i miei sentimenti.

Così era venuto da me confessandomi di provare lo stesso, ma non era durata tanto, anche perché Giulia si era innamorata anche lei di lui, facendoci litigare e rompendo il nostro legame, che tuttora continua, ma non è più lo stesso, è solo di amicizia superficiale.

-Rosef, che hai? Non ti piaccio più?- mi chiede ridendo e facendomi ridestare da quei pensieri così lontani.

-Finiscila- ero scocciata e irritata, lo sapeva tutta la scuola, anzi, è andata ancora bene se non hanno attaccato nei corridoi dei cartelli, già me lo immagino, “Rosef, della quarta C è invaghita di Nick, ragazzo della sua stessa classe”.

Eravamo ancora amici, ma ci parlavamo di rado, ormai non lo sapevo neanch’io cosa fossimo.

-Scusa non volevo. È solo che non mi parli mai e se lo fai è per incenerirmi con il tuo sguardo, come prima- inizia –Non ho mai voluto ferirti, cosa siamo diventati?-

Legge nella mia mente, sicuro.

-Chiedilo alla tua amichetta Giulia- inizio con una nota di disprezzo verso quella che doveva essere una mia cara amica. –Chiedilo a lei- ridissi.

-Giulia non c’entra! Gli piacevo così, era una cottarella!-

-Col cavolo! È stata lei a farci litigare. Ora smettila, è passato, quindi, argomento chiuso- dissi mentre sentivo i bollenti spiriti dentro di me infuocare ogni parte del mio corpo facendomi salire la rabbia.

-No, non è chiuso-

-Sì-

-No-

-Sì-

-No-

-No-

-Hai detto no! Visto?- disse soddisfatto.

-Ma cosa vuoi sapere? Che mi piaci ancora?! Sì, contento?! Ora lasciami in pace, basta!- Ammisi iniziando a singhiozzare mentre una lacrima scendeva lungo la mia guancia rovente.

-Rosef…- iniziò fissandomi, forse dispiaciuto.

-Sta zitto. Tappati quella bocca, non ho bisogno della tua compassione-

-Io non ti compatisco infatti- disse dolcemente prendendomi la mano. Cercai di toglierla, ma invano perché me la riprese con un movimento fulmineo.

-Rosef, guardami-

Spostai la testa di lato, per non guardarlo, ma si mise di fronte a me, prendendomi il meno tra due dita e facendo incontrare i miei occhi con i suoi. I miei azzurri, i suoi verdi, i miei di ghiaccio, i suoi del colore dell’erba in primavera, i miei esprimevano freddezza, i suoi calore. Ci guardammo per un lungo tempo, con lo sguardo incatenato.

-Rosef- mi chiamò.

-Dimmi-

-Ti amo- disse dandomi un lungo bacio, uno di quelli che ti fanno sentire in paradiso, sopra una soffice nuvola, sopra una stella che non si spegnerà mai e che diffonderà luce in eterno.

 

Nick e Rosef uscirono indenni dal terremoto grazie all’intervento dei pompieri, prendendosi una sgridata dalle professoresse, ma un riconoscimento per essere riusciti a mantenere la calma e ad essersi salvati, così come tutti gli altri alunni della scuola. 

Ma il premio più grande per i due fu un amore etereo, un amore che durerà per sempre, fino alla fine, un amore basato su lealtà e sincerità, un amore, che, come quella stella che immaginò Rosef, splenderà per sempre.

 

Angolo autrice:

Inizio col dire che questa OS è nata così, dal nulla, quindi se può sembrare insensata e stupida è perché è un’ idea partorita dalla mia mente bacata. Detto questo vi saluto e ringrazio tutti quelli che hanno letto. Grazie davvero. Cassie   

  
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