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Autore: Seele    22/03/2014    8 recensioni
Ma Louis lo aveva sfidato: “trovami un nome in francese”, aveva riso piano contro le sue labbra, “io ti dirò se è quello giusto”.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero che la storia vi piaccia, buona lettura ♥


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Mon Tout.




Harry si era sempre fermato ad osservare i suoi splendidi, bellissimi occhi. Sin da quando lo aveva visto, e aveva subito incontrato ed inseguito il suo sguardo azzurro; un cielo limpido, terso, privo di nuvole. Era fin troppo facile innamorarsi di Louis, dei suoi occhi.

Era stata come una corsa. Vederlo, invaghirsene, incontrarlo, sorridergli.

Come se avesse da sempre fatto parte del suo destino, Louis Tomlinson -quello Harry scoprì fosse il suo nome- finì per essere parte della band che Simon Cowell aveva formato per loro. E Harry non poteva crederci; poteva stargli vicino, sentire il suo odore, ascoltare la sua voce, e avere sempre per sé il mare tranquillo dei suoi occhi.

Non se ne innamorò, stavolta. Lo amò. Non come si ama durante l'adolescenza, ma come un adulto, mentre crescevano insieme tra le interviste, i concerti, i vestiti firmati, la fama che andava via via facendosi sempre maggiore.

Louis.” pronunciò una volta, in una notte fredda, nel tour bus che li avrebbe portati al loro terzo concerto dopo X-Factor. Era vicino a lui, nella sua cuccetta troppo piccola per due, il riscaldamento acceso ma che non funzionava bene, la mano di Louis tra i suoi ricci a disordinarli ancor di più. “È un nome strano” aggiunse, con una piccola risata.

Certo, perché la pronuncia è francese” suggerì Louis.

Lo so parlare, il francese” bisbigliò Harry, quasi tra sé e sé. Lo guardò in viso, sollevando il proprio; “mon ami” lo chiamò, con un sorriso. Però Louis scosse la testa, divertito.

Non va bene, curly” lo ammonì con un sorriso.

Perché no?” chiese l'altro, imbronciandosi. “Sei mio amico.”

Louis si avvicinò ancora un po', Harry si sentì male al pensiero che avrebbe potuto sporgersi solo di un centimetro per baciarlo. “Trovami un nome in francese” lo sfidò il ragazzo, ridendo piano contro le sue labbra, “io ti dirò se è quello giusto.”

E Harry era affogato in quegli occhi, un attimo prima di azzerare le distanze.






Zayn li scrutava da qualche minuto, e a dirla tutta li teneva d'occhio da qualche giorno. Sempre vicini, sempre sorridenti, sempre d'accordo; di recente li aveva notati anche troppo vicini, con i volti ad un soffio di distanza, gli occhi che avevano preso una particolare luce e le voci che si erano abbassate, addolcite.

In quel momento erano seduti assieme sul divano, un braccio di Louis intorno ai fianchi di Harry e qualcuno dei suoi ricci indomabili che gli sfiorava la tempia, la solita aria allegra e il prevedibile sorriso emozionato di Harry. Sembrava sempre tanto felice da stancarsi, quando stavano insieme.

Fra di voi c'è qualcosa che non so”, dedusse Zayn, un sorriso comprensivo sul volto mentre si rivolgeva a loro.

Forse” tagliò corto Louis, Harry ridacchiò piano.

Ci caccerete nei guai, vero?” domandò scherzosamente l'amico. “State insieme?”

Harry sgranò gli occhi, credendo ingenuamente che non fosse così ovvio. Al contrario, Louis scoppiò a ridere.

Ah, lo sapevo che ci avreste scoperto” alzò gli occhi al cielo. “Almeno tu; Payne ci guarda male ma non si esprime, Niall pensa sempre e solo a mangiare. Dubito che sappia perfino come ci chiamiamo!”

Beh, sì” rise Zayn. “Quindi, è vero? Voi due siete una coppia?”

In effetti non ne avevano mai parlato, ma Louis annuì convinto comunque, e Harry sentì il cuore balzargli in gola per la felicità.

Mon copain” gli sussurrò nell'orecchio, facendolo sorridere.






Le lenzuola erano morbide, profumavano di lavanda, ed erano accoglienti sotto al suo corpo ancora vestito e adolescenziale. Era nervoso e incerto, ma Louis sorrideva e lo rassicurava.

Ehi” bisbigliò, pur cosciente che nella stanza d'albergo ci fossero solo loro, mentre gli altri dormivano in una tripla. “Sei bellissimo.”

Harry arrossì a quel complimento, tanto sincero quanto inaspettato. La luce della lampada sul comodino illuminava le loro figure sul letto, creando particolari giochi d'ombra sul muro.

Non vuoi?” spezzò ancora Louis il silenzio. Harry scosse la testa.

Certo che voglio” sussurrò timidamente. Si sollevò di poco, mentre Louis che lo sovrastava gli lasciava un po' di spazio, e si levò la felpa con nervosa lentezza.

Tutte le preoccupazioni svanirono non appena Louis lo baciò, trasmettendogli tutto l'amore che riusciva a provare; il ragazzo rise intenerito, le mani sul suo petto, e il cuore di Harry che galoppava folle sotto al suo palmo. Ed Harry sentiva proprio come se Louis lo stesse toccando, il suo cuore, e lo stesse guidando nella parte più nascosta e delicata della cassa toracica, per renderlo più morbido, per renderlo più forte.

Mon coeur” sospirò infatti il più piccolo minuti dopo, il battito cardiaco impazzito, Louis dentro di lui.






Perché mi fissi così?”

Louis sorrideva, appena reduce da un'intervista che aveva come argomento principale i mesi trascorsi da quando la band si era formata. Tutti loro erano meno eccitati dalla novità, non per questo tranquilli, ma certamente avevano raggiunto una nuova consapevolezza del loro obbiettivo nella vita.

Pensavo a quando hai detto quella scemenza” rispose Harry, senza preamboli, ridendo. “Discendenza reale, Lou? Ma sul serio?” spiegò, ripetendo le sue parole.

Non mi ci vedi bene come principe di Inghilterra, Haz?” scherzò il ragazzo con lui. “Immaginatelo: starei benissimo in quei panni.”

Come no” replicò l'amico. “Invece no, non ci staresti bene affatto. Vorresti solo scappare.”

Louis lo guardò negli occhi, sorrise. “Con te” aggiunse.

Nemmeno mi conosceresti” protestò Harry, mentre le loro mani si intrecciavano quasi senza accorgersene, nella tranquillità dell'auto riservata solo a loro che li riportava dai manager.

Certo che ti conoscerei” Louis rise e anche Harry lo fece, come per riflesso. “Ti conoscerei sempre. In qualsiasi modo, ti conoscerei di sicuro.”

Harry non sapeva come ribattere, perciò sorrise e basta. “Mon prince” si limitò a chiamarlo, con una leggera aria di scherno.

Non indovini nemmeno stavolta” si finse deluso Louis, prima di scoppiare a ridere e di baciarlo di nascosto.






Harry non avrebbe saputo dire come, dopo già otto mesi che ci vivevano, la loro casa non fosse ancora stata distrutta; o incendiata, o caduta in pezzi. Specialmente dopo tutti i party che vi avevano dato al suo interno.

La questione del fuoco, però, era un po' più seria, perché era un pericolo quotidiano. Puntualmente Louis si adoperava ai fornelli, infastidito per quell'apparizione in televisione in cui lui e Harry avevano dovuto preparare del cibo e lui non era stato in grado di fare granché, e da allora si era ripromesso che avrebbe imparato a cucinare qualcosa di decente. Ma finiva sempre che Harry doveva correre in cucina, richiamato dalla puzza di fumo, e cercare di convincere Louis a lasciar perdere mentre spalancavano le finestre e toglieva con difficoltà un pasto non più commestibile dal forno.

In quel momento, comunque, non era Louis ad essere ai fornelli, anzi se ne stava tranquillo seduto al tavolo. Era Harry a star cucinando, preparava la cena; accanto al lavandino si trovava già quello che sarebbe stato il dolce, una torta che aveva regalato loro una pasticceria vicino casa.

A che punto sei, Haz?” chiese il maggiore, annoiato ed affamato, giocherellando pigramente con il proprio cellulare. Harry si voltò, trovandolo scocciato e imbronciato come un bambino, e rise addolcito; “quasi pronto, mon petite” si divertì a rispondergli, voltandosi poi nuovamente verso il piano cottura. Dal rumore della sedia spinta all'indietro sul pavimento intuì che Louis si stesse alzando, ma di certo non si aspettava di ritrovarselo improvvisamente accanto, e sopratutto di ricevere un pezzo di torta in faccia a tradimento non appena si voltò in sua direzione.

Quello sei tu!” rise forte il più grande, estremamente divertito dalla sua trovata e, più probabilmente, dalla sua espressione stupita.

Non ce la farai mai” aggiunse, stavolta teneramente, mentre con una carezza gli puliva una guancia dalla panna.






Da quant'è che era fermo lì? Harry non avrebbe davvero saputo dirlo.

Gli era stato impedito di stare con Louis. Nelle interviste, in pubblico, ai concerti...si sentiva svuotato.

Finalmente sentì la porta del bagno provare ad aprirsi, ma singhiozzò solo più forte.

Haz, apri.”

Era la voce di Louis, naturalmente. Però Harry non rispose.

Avanti, apri questa porta” lo richiamò il ragazzo. Harry strinse di più le gambe al petto, con la schiena contro la vasca da bagno, seduto sul pavimento.

Ti prego, love”, sospirò Louis così piano che, se non ci fosse stato assoluto silenzio in casa, Harry non l'avrebbe nemmeno sentito. Il più piccolo si tirò su, dovendosi reggere quasi al lavandino per un improvviso giramento di testa.

Okay” soffiò, sciacquandosi poi il viso e aprendo infine la porta. Louis nemmeno lo guardò, semplicemente lo strinse fra le sue braccia non appena poté entrare nel bagno.

Andrà tutto bene” lo rassicurò, abbracciandolo forte. Harry nascose il volto nell'incavo fra il suo collo e la sua spalla.

Ti amo” sussurrò, forse per la prima volta. Probabilmente non era il momento giusto, ma stavano insieme da un anno e sentiva la necessità di farglielo sapere. Per lui non era un gioco, non era semplicemente un stare insieme, una cotta adolescenziale; non lo era mai stato.

Anche io ti amo.”

Louis lo ammise in un soffio. Harry singhiozzò piano.

Non posso stare senza di te” mormorò, le labbra contro la sua pelle calda e che odorava di buono, di casa. “Sei la mia vita.”

Louis gli accarezzò la schiena. “Andrà tutto bene” ripeté, ma sottovoce, tradendo la sua stessa insicurezza.

Ma vie” bisbigliò solo Harry, conscio che non l'avrebbe nemmeno sentito.




Era già da un'ora che sfogliavano dépliant di agenzie di viaggi uno dopo l'altro, senza riuscire a decidersi su dove andare; Louis proponeva America, Harry replicava Giappone, Louis rispondeva Germania, Harry ribatteva Scozia. E già immagini di Paesi Bassi, Francia, Corea, Svezia giacevano sparse un po' ovunque sul tappeto morbido dove erano seduti; su cui erano finiti stesi poco dopo, a litigare per finta, baciandosi e giocando come cuccioli.

Io dico Australia!” insistette Harry tra le risate, mentre Louis gli riempiva il viso di baci.

No, Russia” protestò il ragazzo.

Spagna?” azzardò l'altro.

Meglio Nuova Zelanda!”

India!”

Svizzera, andiamo in Svizzera!”

Irlanda.”

Harry fermò i baci scherzosi che si davano fra una proposta e un'altra, lo guardò storto. “Stai scherzando?”

Sì!” Louis scoppiò a ridere, e ripresero a baciarsi.

Sai cosa?” li interruppe di nuovo Harry, poco dopo. Sorrise quando incontrò i suoi occhi. “Decidi tu, va bene anche se ci portiamo Niall dietro. Sei tu il mio posto.”

Louis sorrise a sua volta.

Ta place?” suggerì.

Esatto” annuì Harry, prima di riprendere a baciarlo. “Ma place.”




Vieni a vederla, avanti!”

Louis lo stava trascinando nel garage, entusiasta. Harry rideva, la mano stretta nella sua mentre scendevano con eccessiva fretta le scale del piano di sopra, rischiando quasi di inciampare e cadere.

Guardala!” Louis gli fece vedere la sua nuova automobile, commosso come un padre. “È bellissima” piagnucolò, abbracciando una portiera. Harry scoppiò a ridere.

La mia bambina, ammirala!” continuò Louis, convinto, appiccicando la faccia al vetro. “Il primo giro lo facciamo insieme.”

Ovviamente” conciliò il ragazzo, sorridendo. Louis lo prese di nuovo per mano. “Sali, coraggio!” lo incitò, aprendogli la portiera. “È un gioiellino, non voglio aspettare un secondo di più per provarla!”

Beh, Harry aveva tutto per sé qualcosa di molto più bello, di più prezioso, a cui aveva perfino l'onore di stringere la mano, seppur di nascosto. Rise, annuì, ma prima di entrare in auto gli avvicinò il viso al proprio con la mano libera e gli posò un bacio dolce sulle labbra.

Mon trésor” e Louis sembrò ancora più felice.




Louis si spingeva con delicatezza e attenzione nel corpo di Harry; sempre attento a non fargli male, sempre prudente nel dare i primi colpi di bacino, sempre concentrato nel captare le sue emozioni attraverso le espressioni del suo viso.

Harry amava quel ritmo lento che si trasformava in veloce, passionale, mentre le loro labbra si univano in baci umidi e scomposti, tant'erano travolti dalle sensazioni, e adorava il tocco delle sue mani sulla sua pelle, fra i suoi ricci, ovunque.

In quel momento Harry aveva le dita intrecciate ai suoi capelli, sabbia e avorio che si mischiavano e confondevano, mentre in un respiro esalava “mon amour”.

Louis sorrise contro le sue labbra, prima di baciarle ancora e ancora e ancora, e con una mano scesa tra le sue cosce lo trascinò via, con sé, verso il culmine.




Harry aveva sempre pianto ai matrimoni, ma quella volta fu diverso. Perché c'era Louis vicino a sé, il suo sorriso che gli era rivolto, la sua mano che ogni tanto stringeva la sua in una tacita promessa. Quella stessa promessa a cui Harry voleva, disperatamente, credere; sarebbe arrivata anche per loro quell'occasione, ne era certo, in cui con un “sì, lo voglio” sarebbero stati legati insieme per l'eternità.

Pensando questo, non poté fare a meno di incontrare gli occhi di Louis tante volte quanto gli era possibile. E di accarezzare il suo sguardo con il proprio, sorridere di un sorriso dolce, emozionato e quasi nostalgico, come se quell'avvenimento fosse già accaduto milioni e milioni di volte; ed era così, Harry aveva vissuto quel momento in miliardi di istanti all'interno della sua mente, in cui le loro anime venivano promesse l'una all'altra finché morte non vi separi.

Lo disse anche il prete, in quel momento, e Harry si sentì proprio come se quella frase fosse stata rivolta a lui e a Louis. Probabilmente il ragazzo lo intuì, perché si abbassò a dargli un delicato bacio proprio sulle labbra, di nascosto, come ad imitare i due sposi all'altare; Harry sorrise, e “mon mari” sussurrò pianissimo, mentre tutti applaudivano ignari.




Le lacrime si rincorrevano sul viso di Harry, facendo a gara a cadere per prime sul petto di Louis.

Voleva farsi del male, voleva soltanto farsi del male. Era sempre stato lui ad amare di più; lo sapeva fin troppo bene, sin da quando aveva visto gli occhi di Louis e quell'istante, quella luce nel suo guardo azzurro, era diventata la sua condanna e salvezza insieme.

Ti amo” mormorò, impalandosi in un colpo solo, mozzando il proprio respiro per la sorpresa. Non si aspettava facesse così male; ora capiva con quanta dedizione Louis entrava piano dentro di lui, dandogli il suo tempo, nonostante non si fosse mai accorto realmente di quelle attenzioni. Ma adesso non gliene importava, desiderava soltanto che quel tipo di dolore coprisse tutto il resto, perché andava bene soffrire per qualcosa di fisico e non mentale.

Non era giusto, che non fosse concesso loro di amarsi. Perché uscire con ragazze, baciarle pubblicamente, quando a casa poi si ritrovavano a fare l'amore disperatamente, cercando di ricomporre ognuno l'anima dell'altro, con l'unico risultato di dilaniarla ancora?

Harry si rifiutò di pensarci un secondo di più. Si calò di nuovo sulla sua erezione, incurante del modo in cui tutto il suo corpo protestava dolorosamente a quell'intrusione troppo inaspettata e violenta.

Ti amo così tanto” singhiozzò piano, “Mon amant.”

Le mani di Louis si posarono sui suoi fianchi, fermando i suoi movimenti troppo veloci, e fu lui a prendere il controllo del ritmo. Gli diede il tempo di abituarsi, facendolo singhiozzare più forte perché si sentiva piccolo e fragile, seduto sui suoi fianchi, la pelle nivea e macchiata di inchiostro nuda ed esposta al suo sguardo, tanto quanto quella più scura e dorata di Louis, il quale gli sorrideva con triste dolcezza.

Non piangere” soffiò, muovendosi con delicatezza nel suo corpo, con cauti e ogni volta più intensi colpi di reni. Harry si asciugò gli occhi con il dorso delle mani, prima di andare incontro ad ognuna delle sue spinte, e lasciare ancora una volta che i loro cuori si riparassero con unisoni battiti.




Lo sai che ti ho sognato?”

Harry sollevò la testa dalla spalla di Louis, poggiato alla quale stava sonnecchiando fino a qualche minuto prima.

Davvero?” sorrise Louis, come se non sapesse che Harry lo sognava sempre.

Davvero” assicurò Harry, mentre il tour bus continuava ad avanzare e Niall, Zayn e Liam facevano ancora chiasso sui divanetti, probabilmente giocando e litigando come idioti. “Avevamo una bambina” raccontò, accarezzando distrattamente il dorso della sua mano, stretta nella propria. “Era bellissima, l'avevamo adottata, ma aveva i tuoi occhi.”

Louis sorrise, quasi potesse vedere quel sogno diventare già realtà. “Lei correva dappertutto, cadeva sempre, e aveva i capelli così ricci che dovevamo provare ogni settimana un nuovo shampoo per cercare di domarli. Adorava i vestitini e indossava sempre il verde, dicendo che era il colore degli occhi di papà.”

Harry sentì la propria voce incrinarsi. “Era- era bellissimo. Il sogno migliore di sempre” e le sue iridi si fecero umide, le sue labbra si piegarono in un sorriso emozionato.

Mon rêve” bisbigliò come se fosse un segreto, le ciglia già bagnate di lacrime dolci, felici. “Mon désir”.

Notre” rise piano Louis in quel poco che conosceva di francese, correggendolo. “Il nostro, amore. Il nostro.”



Harry rimase a bocca aperta quando, tornando a casa, si ritrovò davanti Louis completamente sporco di pittura; proprio come la parete del loro salotto, prima bianca, adesso macchiata di tutti i colori possibili e di decine di disegni incomprensibili -di certo ce n'era anche qualcuno osceno, conoscendolo, ma preferiva non cercarlo.

Hai visto la mia opera d'arte?” sorrise innocentemente Louis, ignorando totalmente la sua aria incredula, agitando poi le bombolette che teneva in entrambe le mani. “Le ho rubate a Zayn!” spiegò entusiasta, facendogli l'occhiolino, l'entusiasmo nelle iridi azzurre e dallo sguardo adesso infantile, felice.

Lou- Louis, hai fatto un casino!” sbottò Harry, sperando che Louis si rendesse almeno conto di aver rovinato il loro bellissimo salotto con...ecco, aveva appena trovato disegni abbastanza espliciti. “Lou...” sospirò, rassegnato, portandosi le mani sugli occhi. Louis rise, divertito, come il peggiore dei monelli impuniti.

Ma è già asciutto? Cerchiamo di far andare via, ehm, questi” borbottò ancora il più piccolo, allungando una mano verso la parete, e sorpassando Louis. Ma questi gli afferrò prontamente i fianchi, trascinandoselo addosso, facendo aderire la sua schiena al proprio petto e sporcandogli i vestiti di pittura.

Louis!” scoppiò a ridere Harry, mentre il ragazzo gli faceva il solletico e rideva direttamente nel suo orecchio. “Lou, lasciami- dobbiamo sistemare questo casino!” provò a protestare il più giovane, ancora stretto nel suo abbraccio, e senza riuscire a frenare le risate.

Louis smise di fargli il solletico solo quando Harry rise così tanto da non avere più aria. Nascose il viso fra i suoi capelli ricci, inspirandone a fondo l'odore di mandorle, pensando che quello fosse di certo il profumo più buono del mondo.

Allora Harry gli rubò la bomboletta dalle mani, lo guardò negli occhi e scrisse a caratteri cubitali “mon tout” sulla parete, coprendo gli altri colori. Louis sorrise, felice, tanto emozionato per quella piccola cosa da sentirsi quasi vicino alle lacrime.

Ti amo.” fece serio, sorridendo ancora e posandogli un bacio sul retro del collo, in una parte che i ricci non raggiungevano. Harry rise, addolcito, spostando una mano ad accarezzare i suoi capelli e incontrare il suo viso, sporgendosi poi di poco all'indietro e voltando il proprio per baciarlo.

Non si è ancora asciugata del tutto, la pittura” suggerì dopo pochi istanti l'altro, malizioso, in un soffio sulle sue labbra. Sciolse l'abbraccio per un momento, arrivandogli davanti, spingendolo verso il muro e macchiando ancora di più i suoi vestiti con i colori.

Si spogliarono, fecero l'amore sporchi di pittura sulla pelle, sul cuore, negli occhi.

Nell'anima, per sempre.




Harry si sedette a terra, incurante della neve ai suoi piedi, sul tracciato pietroso bagnato di bianco, freddo come il suo cuore da quando la sua prima ed unica fonte di calore era scomparsa.

Ti amo.” sussurrò. “Ti amo come il primo giorno, come il secondo, come il decimo, come il trecentesimo, come il millesimo. Quanti giorni ci sono in quattro anni? Tanti, vero?”

Rise piano, con una risata stanca e nostalgica. “Ma non ce n'è stato uno in cui non ti abbia amato, Lou. Nemmeno mezzo.”

Si sforzò di sorridere, asciugandosi gli occhi con un gesto veloce. “Hai ragione quando dici che sono proprio un bambino” sussurrò, incapace di parlare al passato. I suoi occhi si fecero irrimediabilmente più lucidi, e si bloccò nel parlare. “Ma un bambino avremmo dovuto averlo noi” soffiò in un singhiozzo, sentendo una terribile fitta al cuore.

Anzi, una bambina, una femmina” rise, cercando di ritrovare il sorriso. “Ti ricordi, vero? Con gli occhi azzurri come i tuoi. Gli occhi dei quali mi sono innamorato, Lou” sorrise tra le lacrime, gli angoli della bocca che minacciavano sempre più di piegarsi verso il basso, “mi sono rimasti qui, nel cuore.”

E- e sono felice che non abbiamo fatto ripitturare il salotto” ridacchiò ingoiando un singulto. “Anche...anche i disegni osceni, davvero” mormorò, gli occhi pieni di lacrime e il sorriso sempre più debole.

Guido la tua auto” cambiò discorso, per non piangere. “Quella su cui abbiamo fatto il primo giro insieme. Ieri ho guidato fino all'hotel in cui abbiamo fatto l'amore per la prima volta, e...Dio, com'è stato bello quel giorno, vero? Eravamo piccoli ed io ero terrorizzato” ammise con una risata, lasciando andare i singhiozzi nostalgici. “Il cuore mi batteva a mille. Credevo di morire.”

Prese un respiro profondo, ricacciando indietro le lacrime che ancora non erano scese. “Sono tornato a casa, però. Non ce la facevo...a pensare che non potevo fare di nuovo l'amore con te su quel letto. Volevo cucinare qualcosa, ma non riuscivo a non ricordarmi di quando mi hai sporcato di panna, e al pensiero che non puoi più bruciare niente mi sono sentito...vuoto. Più vuoto di quando mi sono svegliato per la prima volta senza di te.”

Si coprì il viso con le mani. “Mi manca abbracciarti, baciarti, mi manca il tuo odore” singhiozzò, incapace di trattenersi, “mi mancano le tue mani, i tuoi baci, mi manca sentire che siamo un'unica cosa, fare l'amore con te, pensare che un giorno ci sposeremo e...” si interruppe, le spalle scosse dai singulti. “Ma io e te non ci sposeremo mai” concluse, alzando gli occhi in quelli di Louis, sulla fotografia nella sua lapide.

Quel pezzo di carta dietro il vetro non avrebbe mai reso giustizia ai suoi occhi, mai. Erano più azzurri, più grandi, più felici, più vivi. E Harry sapeva fin troppo bene che quell'espressione allegra che pur si notava dietro il vetro era frutto della sua presenza; l'ultima fotografia che avevano scattato insieme, una mattina davanti casa loro, abbracciati e vicini come i manager non avevano mai permesso loro di essere in pubblico.

Ti amo con tutto me stesso” soffiò, “ti amo più di quanto immagini. Voglio che tu lo sappia. Ti amo così tanto che mi sento come se fossi morto anche io. E vorrei solo che mi avessi portato via con te, perché almeno saremmo insieme.”

Si alzò in piedi, il freddo che sentì sulle gambe prima incrociate sulla neve gli ricordò di possedere ancora delle sensazioni, delle emozioni sensitive, per quanto credesse di non essere più in grado di provare nulla.

Mi manchi” mormorò. “Mi manchi tantissimo. Mi sento solo. E perso.”

Schioccò un delicato, silenzioso bacio all'aria, pregando che ovunque fosse Louis riuscisse lo stesso a raccoglierlo, a custodirlo, a ricambiarlo.

Je t'aime” sussurrò. “Mon ange.”

Stavolta era il nome giusto, quello vero.


  
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