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Autore: pandosea    22/03/2014    2 recensioni
“Oh, bazzecole!” Sbottò Hermione contrariata. “Tutti possono cambiare se viene offerta loro la possibilità di farlo!” E così dicendo si alzò dal tavolo al quale stava pranzando con i suoi amici e andò via sotto il loro sguardo incredulo e confuso. {Dramione, what else?}
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Some people change, some people love.

Writer: pandozeus.
Raiting: Yellow.
Note: Soulfoul/Angst(a little bit).
Inspiration: Fan art, tumblr and Draco and Hermione!
Hope you'll enjoy it! :)

 
Hermione Granger era la tipica studentessa perfetta. Diligente, studiosa, gentile e sorridente. Nonostante fosse in quella scuola da meno di due giorni aveva già conquistato i professori, il preside e alcuni alunni. Ovviamente, come in ogni scuola che si rispetti, c’erano i tipi che il concetto del ‘studiare non solo per i voti, ma per un minimo di cultura’ proprio non lo comprendevano, ergo, se la prendevano con quelli che invece cercavano di assicurarsi un futuro. Lei era stata presa di mira da uno di questi gruppetti, composto da una ragazza e due  ragazzi che dovevano chiamarsi: Pansy Parkinson, Blaise Zabini e Draco Malfoy, quest’ultimo doveva essere il capo, ma tutto sembrava tranne che un capo. Era alto, biondo, occhi grigi, un ragazzo davvero bello insomma, ma sembrava essere uno di quei ragazzi depressi e con complessi interiori da far invidia ad un poeta italiano di nome Petrarca. Sì, a Hermione piaceva la letteratura italiana, problemi? Mentre la ragazza e l’altro ragazzo la deridevano e la bersagliavano di continuo, lui non la degnava nemmeno di uno sguardo e ad Hermione venne il desiderio di sapere il perché.
Questo era un aspetto che avrebbe odiato della sua nuova scuola, ma non tutti i mali vengono per nuocere, no? Era il secondo giorno e aveva già fatto amicizia con due ragazzi di nome Harry e Ron e con la sorella di quest’ultimo che frequentava il quarto anno, Ginny. Come inizio non era male, no? In fondo poteva andarle peggio. Di solito il trasferimento in sé è abbastanza difficile, immaginate trasferirsi al quinto anno, non conosci nessuno, lasci i tuoi amici e non sai se ne avrai di nuovi. Quindi Hermione concluse il secondo giorno dicendo a sé stessa che poteva metterlo nei giorni vittoriosi della sua vita.
Il terzo giorno però non lo fu. Proprio per niente.
Sembrava che quei.. ‘bulli’ avessero scelto lei come passatempo per tutto il giorno. Al suo arrivo a scuola la circondarono intorno all’armadietto e la ragazza le rovesciò il caffè sui libri, così, senza motivo. Il biondo non fece niente. Al mensa Zabini le fece cadere il vassoio a terra e, nuovamente, il biondo rimase di lato ad osservare la scena in silenzio. Arrabbiata e a stomaco vuoto si andò a sedere al tavolo dei suoi amici. “Dov’è il tuo pranzo?” fece Harry. La ragazza si passò una mano tra i ricci castani per riavviarli. “A terra, nel bel mezzo della mensa.” Il rosso la guardò un po’ preoccupato. “Zabini?” domandò dopo qualche secondo. “Già.” Sospirò Hermione amareggiata. “Ma perché fanno così? Insomma, cosa ho fatto loro? Sono arrivata da tre giorni, non mi conoscono nemmeno!” Ginny mi guardò comprensiva. “Lo fanno anche con me.. ed è il terzo giorno del quarto anno qui..” sospirò rassegnata ad un luuungo quarto anno di liceo. “Sono fatti così, non possono cambiare.” Disse Ron prima di riprendere a mangiare. Ginny passò metà del suo dolce a Hermione che la ringraziò con un sorriso, poi tutti e quattro rimasero in silenzio per il resto del pranzo. Finito questo la nuova studentessa fu la prima di tutta la mensa ad uscire, o almeno era quello che pensava. Quando si ritrovò davanti quei tipi per la terza volta consecutiva si pentì di non aver aspettato i suoi amici, anche se, se lo sentiva, non sarebbe cambiato granché, anzi, magari sarebbe toccata anche a loro qualsiasi cosa volessero farle. Guardò Pansy che stava dietro agli altri due e sorseggiava da una cannuccia quella che sembrava essere una granita. “Dai fallo!” disse. Davanti a lei Blaise Zabini giocherellava con il suo bicchiere ormai vuoto mentre stava appoggiato ad una fila di armadietti. “Muoviti Draco!” Infine la ragazza appoggiò lo sguardo su colui che le stava davanti, il furetto emo. Era in quella scuola da meno di tre giorni e già aveva dato un soprannome a qualcuno, destino crudele voleva che quel qualcuno fosse il capo del gruppo che la prende in giro. L’interpellato guardò prima la ragazza di fronte a lui, poi la sua granita verde, probabilmente alla menta, poi di nuovo la ragazza. Fece per alzare la mano come per versargliela in testa e Hermione d’istinto chiuse gli occhi aspettandosi il liquido freddo infradiciarla, ma lui si bloccò e con un “Al diavolo” lasciò cadere il bicchiere a terra per poi girarsi e andarsene. “Oh mio dio! Come ti sei ridotto.. Sai Draco? Sei diventato proprio un..” Hermione stava tirando un sospiro di sollievo, l’aveva scampata, quando Zabini pronunciò quella stramaledetta parola. “...codardo.” Ecco, la quiete prima della tempesta. La camminata del biondo si arrestò. Pansy si porto una mano sulla bocca spalancata. Malfoy fece dietrofront e per un attimo la riccia temette che l’avrebbe picchiata di santa ragione per dimostrare all’amico che non era un codardo. Invece il ragazzo si avvicinò a lei mentre pronunciava “Primo.. Blaise.. se non faccio una cosa è semplicemente perché non mi va.” La sua voce era talmente calma che faceva paura. “Secondo.. e tienilo bene a mente da oggi in poi..” Prese la granita da terra e la sollevò. “..non chiamarmi.. MAI PIÙ.. - marcò quelle due parole con il timbro della voce - codardo.” L’ultima parola fu poco più di un sussurro. Poi fu tutto veloce. Malfoy si girò di scatto, tirò la granita in direzione di Zabini con quanta più forza aveva in corpo, la Parkinson lanciò un grido, la granita si schiantò contro qualcosa o contro qualcuno, il biondo si girò di nuovo su sé stesso e andò via, Pansy raggiunse l’amico salvo per un pelo e lo portò via, Hermione rimase lì e si rese conto che se Zabini non era stato colpito, la vittima era qualcun altro. Guardò verso la granita rovesciata a terra e vide qualcuno che si teneva una mano sulla testa. “Oh mio dio!” si precipitò verso il povero malcapitato. “Tutto bene?” Quello si lasciò fuoriuscire un lamento. “Ok, ora ti porto in infermeria.. se questa scuola ne ha una.. riesci almeno a dirmi come ti chiami?” Il ragazzo la guardò leggermente trasognato, doveva aver preso una bella botta. “Neville” Beh, almeno il suo nome lo ricordava, buon segno. “Ok Neville, io sono Hermione, ora cercherò di medicarti.”
 
Dopo circa mezz’ora Hermione capì che un’infermeria, in quella scuola, non c’era. O meglio, c’era, ma non funzionava dopo pranzo. Che razza di scuola era quella?! Aveva dovuto medicare Neville da sola, fortunatamente non era niente di grave. “Ti uscirà un bel bernoccolo.” Ammise sorridendo teneramente. “Resta qui, vado a cambiarti l’acqua, si sarà riscaldata.” L’altro annuì e le porse la borsa d’acqua che teneva sul punto dolente. Non c’era ghiaccio, quindi si erano dovuti adattare, acqua gelida proveniente dal bagno femminile del terzo piano. Uscì dall’infermeria e le sembrò di vagare per un deserto. In giro non c’era anima viva. Certo che molti ragazzi andavano via verso le due, ma non era poi tanto tardi. Si avviò verso il bagno e vide una porta d’emergenza aperta. Da fuori proveniva un forte vento perciò pensò di chiuderla, ma venne interrotta da due voci. “Oh dai Dray.. Blaise non l’ha fatto di certo apposta!” la voce era quella di Pansy Parkinson. Dray? Ma che razza di soprannome era? Mille volte meglio furetto emo! La risposta comunque non arrivò. “E dai Draco!” Nessuna risposta. “Ok, forse l’ha fatto apposta, ma non c’è bisogno di prendersela tanto!” Ness- “Sta’ zitta.” Oh, una risposta! Beh.. non esattamente, ma ci si accontenta. “Senti Draco.. lo so che è difficile.. capisco quanto possa essere difficile ricominciare.. dopo tutto quello che.. ti è successo..” - “NO! TU NON PUOI CAPIRE PROPRIO NIENTE! NON SEI AL MIO POSTO E MAI CI SARAI E NO, NON PUOI CAPIRE!” Con queste urla la conversazione cessò e dei passi iniziarono ad avvicinarsi alla porta, ciò fece tornare Hermione alla realtà e la fece tornare a fare quello che stava facendo.
 
Il quarto giorno non fu né migliore né peggiore del terzo. Fu soltanto.. un giorno. Con notizie sconvolgenti, ma con nulla di estremamente positivo o negativo. Almeno fino all’ora di pranzo. Dal nulla, o quasi, era piombato nel bel mezzo della conversazione l’argomento ‘gruppo di bulli’, ma fin qui, nulla strano. Il disastro iniziò quando Hermione chiese all’improvviso “Cosa c’è che non va con Draco Malfoy?” Harry quasi non si strozzò con il proprio budino e Ron impallidì. Ginny si limitò a guardare la ragazza. “Ehm..” iniziò il rosso “io non credo che..” ma la sorella lo interruppe “Credo che lei debba sapere, insomma, è nuova e rimarrà in questa scuola per un anno, tanto vale dirle la verità.” Harry annuì “Già, hai ragione.” Ron sospirò e “Ok.. allora.. vedi.. Draco Malfoy è il ragazzo più popolare in questa scuola, ma non per i voti a scuola o per la carriera sportiva, cioè anche.. ma non proprio per qualcosa di positivo.” Ginny roteò gli occhi “La stai facendo troppo lunga!” Ron sbuffò irritato “Sto cercando di spiegarle!” urlò a sua sorella, poi tornò a guardare Hermione “Ecco.. sì.. lui fa parte di una famiglia molto ricca, anzi, faceva.. insomma..” Non sapeva quali parole adottare. “In breve, lui e suo padre sono stati in carcere, arrestati con accusa di aver a che fare con la mafia e sua madre si è suicidata poco dopo l’arresto.” Harry riassunse il tutto brevemente e in maniera chiara e inequivocabile. Hermione spalancò la bocca sorpresa e confusa. “Ma se è stato arrestato.. Allora perché è qui?” Ginny arrivò a placare i suoi dubbi “Lui è stato scagionato, il padre invece condannato all’ergastolo.” Hermione non poteva crederci, davvero. Era allibita, no.. shockata, nemmeno.. forse era semplicemente stupita. Avrebbe dovuto avere paura, scappare, andare il più lontano possibile da quella scuola dove tenevano un ex carcerato. Invece se ne stava seduta al tavolo con i suoi amici. “C-Come ha f-fatto? A reinserirsi, i-intendo.” Riuscì a balbettare dopo tre buoni minuti di silenzio. “Non l’ha fatto” sbottò Ron. “I tipi come lui sono pericolosi, lo sono sempre stati. Sono fatti così e non cambieranno mai. Non possono reintegrarsi nella società perché non possono cambiare.” Concluse. “Oh, bazzecole!” Sbottò Hermione contrariata. “Tutti possono cambiare se viene offerta loro la possibilità di farlo!” E così dicendo si alzò dal tavolo al quale stava pranzando con i suoi amici e andò via sotto il loro sguardo incredulo e confuso.
Pensandoci, non aveva visto ancora il furetto emo per tutto il giorno. Strano. Prese un respiro e scacciò il pensiero dalla mente. Andò in biblioteca a prendere un libro e poi, non sapeva spiegare nemmeno lei il perché, si ritrovò a camminare verso il campo di football. Il sole stava tramontando e c’era un leggero venticello fresco ma piacevole. Decise di andarsi a sedere sugli spalti e dedicarsi alla lettura del romanzo che aveva scelto, ma una figura sdraiata su di essi a pancia in su con una sigaretta tra le dita le fece rivalutare i suoi piani. Si sedette a pochi centimetri di distanza e stette ferma e zitta per qualche minuto, non voleva disturbare. “Grazie.” Disse dopo un po’. Non era nemmeno sicura che lui si fosse accorto della sua presenza, ma poco importava. Non sentendo alcuna risposta Hermione pensò che stesse dormendo e continuò a far finta di leggere, non notando così due occhi grigi che la scrutavano da sotto il braccio del diretto interessato. “Di cosa?” La voce arrivò roca e profonda alle orecchie della ragazza che stava per alzarsi e andarsene. “Per non avermi rovesciato addosso la granita.” Cercava di non lasciar trapelare nessuna emozione, ma in realtà era abbastanza nervosa. Quel ragazzo la metteva a disagio, ma non in senso negativo. “Il bicchiere era vuoto..” sospirò quello e lei si lasciò scappare un sorriso sapendo che non era la verità. “Fallo di nuovo.” Un altro sussurro profondo. “Cosa?” La ragazza si girò verso il biondo con un’espressione confusa dipinta sul volto. “Sorridi di nuovo.” Hermione si sentì avvampare e girò la testa di scatto. Prese un respiro profondo e si voltò verso di lui, sorridendo. Non sapeva perché lo stava facendo, sapeva solo che si sentiva bene. Si sentiva leggera, felice e le andava di sorridere. “Un giorno potrei dirti una cosa.” Se ne uscì all’improvviso il furetto biondo emo. Per la seconda volta nell’arco di tre minuti Hermione si ritrovò a guardarlo con aria confusa, ma non chiese nulla. Nulla la spinse a farlo.
 
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Sono passati otto mesi da quel pomeriggio. Otto mesi di scuola durante i quali sono successe tante cose. Hermione, che pensava di passare un anno da emarginata, ora si trova ad essere una delle ragazze più popolari della scuola insieme ai suoi due amici, Harry e Ron, dato che durante un incendio hanno aiutato a salvare dei ragazzi dalla biblioteca in fiamme. Due dei ‘bulli’ che le davano fastidio sono stati sospesi il mese scorso e staranno a casa ancora per un bel mesetto. Si è iscritta ad una delle migliori università del paese, ha scoperto che Ron ha avuto una cotta per lei che gli è passata dopo qualche mese, Ginny e Harry si sono fidanzati e, notizia più importante di tutte, manca una settimana al ballo scolastico! Non che Hermione sia tipa da queste cose, in effetti preferirebbe starsene a casa a leggere un libro, magari invitando qualcuno per passare la serata insieme, invece la sua adorata, ormai, migliore amica Ginny l’ha costretta a partecipare. Un sacco di ragazzi le hanno chiesto di farle da accompagnatori, ma lei ha sempre educatamente declinato l’offerta e ora si ritrova nel bagno delle ragazze con la sua amica rossa che la scruta attentamente con le braccia incrociate sotto il seno. “Herm.. non è che stai evitando tutte le richieste degli accompagnatori solo per darmi buca all’ultimo secondo con la scusa che sei sola?” La riccia chiude il rubinetto e inizia ad asciugarsi le mani appena lavate. “No Ginny. Ti ho detto che ci sarò, giusto? Vuol dire che ci sarò!” dice prendendo la borsa da terra e indossandola su una spalla per poi dirigersi fuori dal bagno con l’altra alle calcagna. “Ma non puoi venire da sola!” Hermione si blocca e si gira verso l’amica. “Non verrò sola.” Conclude con un sorriso per poi lasciarla impalata nel bel mezzo del corridoio. Controlla l’orario sul cellulare, 12:45, salterà l’ora. Va in biblioteca, prende un libro, oggi Ken Follett, e si dirige fuori. Va verso il campo di football e si siede su uno degli spalti. Dopo un po’ sente due braccia abbracciarla da dietro e un sussurro arrivarle lento e roco all’orecchio. “Pensavo non venissi più.” Lei si stiracchia leggermente e chiude il libro. “Ginny mi ha rinchiusa in bagno a causa dell’argomento ballo-della-scuola.” Sospira e poi chiude gli occhi lasciandosi andare nell’abbraccio. “Quindi sono proprio costretto?” “Già.” “Ma sto male vestito elegante.” La riccia si gira verso il suo ragazzo, che non è niente popò di meno che Draco Malfoy, e lo bacia a fior di labbra. “Ho mai detto che devi vestirti elegante?”

 
  
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