Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: _Eagle    22/03/2014    0 recensioni
Amanda è una scrittrice alle prime armi di grande talento e aspettative. Accettata una proposta di lavoro deve abbandonare la sua - ormai vecchia - vita a New York. Amore, tradimenti, bugie e segreti entreranno nella vita delle nostra protagonista che si ritroverà costretta a prendere una scelta che condizionerà la sua vita e non solo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’abito era conservato dentro il suo involucro bianco, appeso nella parte più remota del suo armadio. Per Amanda l’indossare quel vestito sarebbe stato un rito di passaggio. Da neo-laureata, inesperta e impacciata, sarebbe passata a  rispettabile scrittrice di -sperava- almeno medio livello.
Ricoperta dal solo asciugamano e ancora con qualche goccia sulla schiena, si diresse in punta di piedi verso la cabina armadio del suo appartamento. Lasciò che l’unico panno che la ricopriva cadesse a terra e, ancora nuda e infreddolita, prese ciò che le occorreva.
Appese la gruccia sullo specchio e aprì la cerniera dell’involucro bianco, lasciando che le sue dita affusolate lisciassero l'abito di pizzo color avorio, splendido e accecante per la sua bellezza aristocratica. 
Agli occhi degli altri poteva sembrare un banalissimo capo griffato o molto ben confezionato, ma per lei era il prototipo dell’abito perfetto. Era riuscita a  comprarlo accumulando i soldi del suo primo lavoro come giornalista di una rivista adolescenziale, che era sicura nessuno avrebbe mai letto, ma sarebbe stata messa nella sala d'aspetto di qualche studio odontoiatrico ad ammuffire. Non ne faceva una colpa a nessuno. Anzi, lei era la prima persona a scartare una rivista dal nome cacofonico e una grafica scadente.
Ci aveva impiegato mesi e mesi, nei quali ogni giorno andava davanti alla vetrina di una delle boutique più importanti della Madison Avenue la proprietaria - una donna dai capelli color fuoco di nome Ellen- e si assicurava che nessun’altra cliente si fosse interessata al suo spasimato.
Ed ora eccolo davanti a lei. E c’era già da ben due giorni. Tuttavia, ancora non riusciva a crederci.
Era surreale. La situazione, in se, lo era..
Lei, newyorkese doc, mai uscita dal suo paese o forse nemmeno dalla sua città, con la fobia delle altezze, maniaca del controllo e dell’ordine, stava per imbarcarsi su un aereo nel quale sarebbe stata rinchiusa per più di sei ore, a 14.000 mila metri dal suo amatissimo suolo.
Mi sono ammattita tutta d’un botto, fu il primo pensiero mentre fece scivolare le sue dita lungo il foglio del check-in online.
New York, NY (Newark International Airport) 6.15
London, ENG (Heathrow) 7.45 (ora locale)
 Dave era stato così gentile da aiutarla non solo con i biglietti, la valigia, i documenti, ma soprattutto l’aveva sostenuta psicologicamente in quello che per lei sarebbe stato il battesimo della sua carriera extra-continentale.
Dopo aver trascorso la notte nel migliore dei modi e consumato il loro amore per l’ultima volta prima di partire, le aveva stretto le piccole mani di lei nelle sue enormi e forti, facendole poi alzare il viso fino a far scontare il colore opposto delle loro iridi.
Le aveva sussurrato tenere e dolci parole con le labbra appoggiate sul suo orecchio destro, che ancora bruciava.
La lontananza non potrà nulla con il nostro amore.
Continuava a ripeterselo solo per autoconvincersi che sei mesi senza di lui sarebbero passati in fretta.
Io starò qui ad aspettarti e quando tornerai passeremo una settimana solo tu ed io in una baita sul lago a Michigan. Come hai sempre desiderato.
 Lei e Dave non erano mai stati così lontani e per di più così tanto tempo. Aveva paura. Una paura di quelle per cui ti svegli la notte, con la fronte madida di sudore, gli occhi spalancati, il magone alla gola e il respiro affannato. Quella paura, che in se racchiudeva ansia, angoscia e l’ignoto, che la spingevano a prendere il telefono in mano e chiamare l’unica sua ancora di salvezza per poi al solo sentire della sua voce non riuscire a parlare per i singhiozzi. Quel tipo di paura che ti lasciava un vuoto dentro, come una voragine nel petto, nella quale si ha paura di cadere, di essere ingoiata. Che ti fa vedere intorno a te solo il nero e l’oscurità dell’incertezza e che fa crollare le barriere del controllo e del sicuro.
Quella paura che tormentava Amanda da un mese. 
 Io rimarrò qui, ti aspetterò.
 
 
Con gli occhi ancora grondanti di lacrime, gonfi e rossi, il trucco scolato e malridotto, Amanda si diresse verso il gate 37, col capo chino e il labbro inferiore stretto tra i denti per non scoppiare in un pianto disperato ancora una volta.
Quest'aeroporto è immenso.
Ad ogni passo in più verso l'aereo la tristezza veniva pian piano sostituita dall'ansia.
Si sporse dalla fila per osservare oltre la parete di vetro, che mostrava l'aereo in tutta la sua imponenza. Deglutì rumorosamente e spostò lo sguardo sul suo telefono.
Da: Dave
Sto già contando i minuti che passano per poterti rivedere. Mi manchi.
Si erano salutati solo pochi minuti fa, ma come poteva dargli torto? Al solo pensiero di non vederlo più la mattina mentre le preparava il caffè o di non potergli più baciare quelle labbra sottili e rosee prima di uscire di casa le apriva uno squarcio nel petto, che si affrettò a richiudere ricordando di quando bene suonassero le loro promesse della notte precedente.
Io ti amo, e non sarà l’Oceano Atlantico a dividerci.
  Impugnò meglio il telefono e digitò la sua risposta altrettanto dolce e smielata, per poi catturare col palmo della mano una lacrima che le era uscita.
Per un attimo si era come dimenticata dell'enorme ostacolo che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco.
Venne investita da un carico di angoscia mista a paura e, con una strana smorfia sulle labbra - il miglior sorriso che in quel momento potesse fare- riprese il biglietto e i documenti che l'hostess le stava porgendo gentilmente.
«Buon viaggio, signorina Dunne»
Si, come no.
Sbuffando nel realizzare che quel momento tanto temuto era arrivato e non poteva più tirarsi indietro, impugnò il suo trolley rosso avanzando  a piccoli passi. Giunta sulla soglia dell'aereo, tentennò un po', indecisa se continuare quella pazzia o correre a gambe levate verso l'uscita di sicurezza. Fu distolta dai suoi pensieri da un uomo grasso e puzzolente che da dietro, molto gentilmente, le gridò di "muovere il culo".
Che maniere.
Superò le prime file.
Quattordici, quindici, sedici… Eccolo qui! 16B. Almeno la fortuna di non stare al finestrino m'è capitata.
Lanciò uno sguardo intorno a lei e capì che la sua valigia doveva andare sopra i sedili. Non era molto pratica in fatto di viaggiare e si sentiva come un pesce fuor d’acqua. Impugnò il trolley e con uno scatto deciso lo fece volare sopra la sua testa per poi rimanere immobile constatando che non vi era abbastanza spazio nella cappelliera. Accidenti.
«Signorina, lasci. Faccio io» una donna con i capelli legati severamente in uno chignon le stava porgendo una mano con un sorriso sinistro troppo forzato per essere vero. Le prese il bagaglio dalle mani e lo posizionò qualche fila più dietro, sbuffando a lavoro compiuto.
«No… Io veramente…» non le piaceva non avere le sue cose a portata di mano. Fu travolta da un’ondata di ansia al solo guardare quanto spazio c’era tra lei e il suo trolley. Fece per avvicinarsi quando un’altra donna con la stessa divisa e aria da sotuttoio le posò una mano sulla spalla.
«E’ pregata di sedersi» comunicò stretta e decisa. Non sembrava tanto una preghiera, ma un ordine.
Amanda rivolse un ultimo e disperato sguardo dietro e lentamente si sedette al suo posto.  Sarebbe stato un lungo viaggio.
 
Quando finalmente era scesa da quella macchina infernale, degna di appartenere ad uno dei gironi, non si preoccupò di mantenere quell’aria professionale ed educata che aveva in ogni situazione. Si lanciò verso l’uscita dell’aeroporto e, con bagagli e controlli passati, si era diretta verso un taxi.
Ancor prima di visitare il suo nuovo appartamento aveva un appuntamento con quello che sarebbe stato il suo capo per ben sei lunghissimi mesi.
«3 Abbey Road, perfavore»




Ciaooo a tutteee!
Allora, se siete giunte fino a qui allora vi ho incuriosito un pochino ahahhahh
Comunque, sul capitoli niente da dire. Bhè, capirai era il prologo ahhaha
Vabbè posso solo anticiparvi che questa in questa storia Amanda, la protagonista è una molto perfettina che ho sempre avuto tutto programmato, ma arriverà qualcuno a rovinare i piani e a mettere in dubbio il suo amore per Dave. Chi sarà muahahha?
Bene, detto questo vi lascio. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che lasciate un piccolissima recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Xx
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Eagle