Sangue, dolore, distruzione. E il pensiero che tutto quello l'aveva causato lui, lo fece star male. La guerra si era spostata da tempo nelle sue terre, e ormai Sacro Romano Impero non contava più tutte le volte in cui i suoi ufficiali lo informavano che un'altra città era caduta e che gli uomini si erano dati agli stupri e alle razzie.
Non ne poteva più, ogni giorno stava sempre più male, e mai le sue condizioni di salute erano state così precarie. Di notte lo divoravano i sensi di colpa, che non lo facevano dormire, e di giorno faticava a rimanere in piedi e pensare lucidamente, cosa essenziale in guerra. Odiava dover guidare quella guerra, che durava da troppo, troppo tempo.
 Odiava sentirsi responsabile di azioni non sue, di piangere per morti che nemmeno conosceva. Era così stanco, e desiderava solo che tutto finisse, di tornare a casa da Lei, di riabbracciarla, di chiederle perdono, dirle che avrebbe dovuto ascoltare, che non avrebbe dovuto inseguire sogni di gloria troppi grandi per lui, lui che era solo un bambino.
Aveva vissuto per tanto tempo solo per la guerra, e solo ora comprendeva appieno il suo errore. Non avrebbe dovuto vivere per la guerra, avrebbe dovuto vivere per amare.
Amare e vivere con Lei.