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Autore: Ibhai    22/03/2014    2 recensioni
Il movimento del suo polso era lentissimo, quasi impercettibile; tra le sue dita il pomello girava senza produrre alcun rumore.
La porta, aperta non meno silenziosamente, venne socchiusa alle sue spalle.
«Bene. Sono dentro.»
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Vergil?… Stai bene?”
Aprì lentamente gli occhi. La sua vista era ancora annebbiata, ma riuscì comunque a riconoscere la sagoma di Dante davanti a sé. Iniziò a tirarsi su da terra, e avvertì il sostegno della mano del fratello sulla schiena. Almeno aveva avuto la decenza di aiutarlo; era il minimo, dopo tutto quello che aveva combinato.
“Sì, sì, sto bene. Grazie. Per quanto… Per quanto tempo sono rimasto privo di conoscenza?”
L’altro si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. “Due, tre minuti al massimo. Mi hai fatto preoccupare, sai?”
Vergil lo fissò stizzito. “Ah, io avrei fatto preoccupare te? Non mi risulta di essere stato io ad entrare in camera tua per prender--”
Si bloccò. Il suo sguardo lasciò Dante e vagò frenetico per la stanza.
“Yamato…” La trovò, ancora intatta, ancora lucida e pulita così come l’aveva sempre vista, appoggiata delicatamente sul suo letto. 
Alzò il viso mentre la prendeva in mano, rivolgendo al fratello una fronte aggrottata e un paio di occhi dubbiosi.
“Dante… Non capisco.” mormorò. “Mentre ero svenuto avresti potuto sottrarmela, perché non l’hai fatto? Perché non hai approfittato della situazione?”
Per qualche secondo Dante rimase in silenzio, poi si avvicinò e si sedette vicino a lui.
“Vedi, io…” deglutì. “…io ti ho mentito, Vergil.”
“Cosa?”
“Sì.” Torcendosi le mani, lasciava che le parole fluissero nella direzione in cui dovevano andare.
“Ti ho detto una bugia. Piuttosto cretina, devo ammettere…” si udì una risatina leggera.
Vergil era attento, con la schiena dritta; osserva il fratello senza proferire. Lentamente, si spostò e si appoggiò alla testiera del letto, senza smettere di guardare Dante. Sospettava che il suo racconto sarebbe stato piuttosto lungo.
“Il fatto è che” continuò l’altro “un’idea, sì, mi era venuta. Ma mi sembrava talmente stupida che prima di riuscire a proportela sono saltato fuori con il tentativo di furto, e poi con questa scusa. Davvero, era così… stupida.” Scosse la testa per qualche attimo, mostrando un sorriso forzato.
“Insomma” esordì all’improvviso Vergil, accennando un gesto rassicurante della mano “non poteva certo essere peggiore della storia che hai trovato per coprirla, no…?”
Dante lo guardò esitante, prima di ribattere: “Be’, no, non credo… Ma così non è che tu mi stia facendo sentire molto meglio, sai?”
Il fratello sbuffò. “Scusa, Guarda che era mia intenzione aiutarti.”
“Lo so, Vergil, ma… Lasciami spiegare, ok?”
Annuì. Dante prese un respiro profondo.
“Allora… La mia idea sarebbe stata… quella di provare, per così dire, a scambiarci le armi.”
Ignorando l’espressione semisconvolta di Vergil, proseguì: “Nel senso, io avrei provato ad usare la tua Yamato, e tu avresti potuto, non so, fare un tentativo con Rebellion, o con Ebony e Ivory. Tutto qua. Non dico nemmeno per un giorno intero, magari anche solo un quarto d’ora.”
Chiuse gli occhi e si riparò la faccia con le mani, aspettando l’esplosione in arrivo.
Ma quest’ultima non arrivò. Al contrario, udì la voce del fratello sussurrare qualcosa. 
Confidò in un azzardo e aprì gli occhi.
Vergil non pareva furioso, né tantomeno eccessivamente turbato. 
Stava solo mormorando qualcosa tra sé. Con fare piuttosto inquietante, dovette ammettere Dante, ma meglio così che una sgridata apocalittica, pensò.
“Quindi…” disse piano “che… che ne pensi, a proposito…?”
Il gemello si voltò di scatto con un sorriso, prendendolo alla sprovvista.
“Penso, fratello mio” annunciò, alzandosi “che il tuo si possa rivelare un esperimento estremamente interessante. Estremamente, estremamente interessante.”
“La tua approvazione mi rallegra, Vergil…” asserì  titubante l’altro “…la tua faccia un po’ meno, però. Fai paura.”
Si alzò a sua volta, e fece per raggiungerlo, ma frenò a metà strada. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire ad uno stimolo improvviso, nella specie di trance in cui versava. Dopotutto, stringeva ancora Yamato tra le mani; un’imprudenza sarebbe potuta costargli qualche arto.
Per cui, tratte le dovute precauzioni - che comprendevano una certa distanza di sicurezza e sensi all’erta al massimo del consentibile - si diresse verso la porta.
“Facciamo che ti aspetto in salotto, va bene? Ci… vediamo dopo, credo.”
Continuò a tenere d’occhio Vergil finché la porta non fu completamente chiusa.
Iniziò a scendere le scale, e scalino dopo scalino, un pensiero tanto martellante quanto terribile si fece strada a spintoni nella sua mente.


“Cosa diavolo ho fatto?”




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* Catapecchia dell’autore *

Eccomi! Mi dispiace enormemente per l’assenza degli ultimi tempi, scusatemi.
Cercherò di aggiornare senza troppo lunghe pause d’ora in poi, o almeno ci proverò, ecco. ^^;;
Grazie infinite per aver letto fino a qua! 
Alla prossima c:
  
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