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Autore: sognatrice99    23/03/2014    1 recensioni
Elena e Marco si dicono addio dopo la maturità. Hanno scelto strade diverse. Otto anni dopo si ri-incontrano in una situazione a dir poco imbarazzante:Elena si sta sposando con un altro uomo e Marco comincia a provare qualcosa di più nei confronti di Elena. Impedirà il matrimonio o si metterà da parte?Ed Elena sposerà l'uomo che ha scelto o seguirà il suo cuore?
Giulia, la sorella di Elena, è un'organizzatrice di matrimoni single e organizzerà anche il matrimonio di sua sorella. E' felice della sua vita, usa la sua laurea in Psicologia per capire i suoi clienti. Ma un incontro le farà rivalutare tutta la sua vita...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Penultimo capitolo.

-C'è qualcosa che non va in Elena ultimamente. -mi disse Andrea. Era venuto senza preavviso, ma immaginavo il motivo della sua visita.
-In che senso?
-E' distratta, distaccata...pensierosa. Ci parliamo poco. Vorrei credere che siano i preparativi ma credo ci sia dell'altro. E' troppo silenziosa. Ti ha raccontato qualcosa?
-No, niente. Credo che dovresti chiederle che ha.
-E se non volesse più sposarmi? Magari è per questo.
-Dovresti parlarne con lei.
Andrea se ne andò. Quella sera dovevo uscire con Davide. Quasi non ci facevo caso che uscivamo fin troppo ultimamente. Il problema era: lui era interessato a me? Io cercavo di essere disinvolta e di controllarmi ma c'erano momenti in cui lui era chiacchierone e volte in cui era pensieroso. Chissà che cosa gli stava succedendo. Sentii il citofono, era lui. Scesi e lo vidi un po' preoccupato, anche se tentò di sorridere quando mi vide. 
-Tutto bene?-chiesi, preoccupata.
-Sì, certo. -rispose, cercando di essere allegro. Raggiungemmo il ristorante a piedi, era poco lontano.
-Come va col matrimonio di tua sorella?-mi chiese.
-Un casino totale. Si vuole sposare anche se ama un altro. E' troppo generosa.
-Non vuole far soffrire l'uomo che sta per sposare. E' comprensibile.
-Ma così farà soffrire tutti e tre. Comunque, come mai avevi l'aria preoccupata prima?
-Io devo ritornare a Londra. La forchetta che tenevo in mano cadde sul tavolo.
-Perché?-chiesi, forse con troppo stupore.
-Devo sistemare delle faccende. -disse lui soltanto, dispiaciuto. -Tornerò. Non te ne accorgerai nemmeno. Sembri sconvolta. Sicura di stare bene?
-Sì, io... sono solo un po' sorpresa. -dissi, confusamente. -Quando parti?
-Domani. Già domani?, pensai, ma mi trattenni. Dovevo sembrare già fin troppo dispiaciuta. 
-Barbara lo sa già, credo.
-Sì, ma le ho detto di non dirti nulla.
-Sai quando tornerai?
-Presto.
Il resto della serata fu silenzioso. Quando tornai a casa, crollai. Mi ero davvero innamorata?


Il giorno dopo, decisa a saperne di più, andai da Barbara e le chiesi se sapesse il motivo per cui Davide era dovuto partire.
-So la vera ragione, Giulia, ma spero che non mi incolperai di averti omesso dei dettagli; fino a qualche giorno fa non ne ero a conoscenza nemmeno io. Davide è fidanzato ed è ritornato a Londra perché là abita la sua ragazza. E credo che si sposeranno. -disse Barbara, seria. Mi impietrii sentendo quelle parole.
-Giulia, stai bene?-mi chiese, vedendomi probabilmente sbiancata e sull'orlo delle lacrime.
-Non lo so, davvero. -dissi, tentando di ricompormi. -Barbara, le tue speranze si sono avverate parzialmente. Amo tuo fratello e lui sta per sposarsi con un'altra. Ti prego, non dire niente. E' un amore appena iniziato e finirà presto, aiutato dal pensiero che non potrà mai essere mio. Sto bene, sono solo un po' scossa. Mi passerà.
-Io...
-Sta tranquilla. Adesso iniziamo a lavorare. Quelle ultime tre settimane  mi buttai anima e corpo nel matrimonio di Elena pur di scordarmi di Davide. Qualche giorno dopo andammo nella chiesa predestinata e scegliemmo le decorazioni floreali e la musica. Come avevo previsto, aveva scelto delle azalee, fiori stupendi che aveva da sempre amato; in quanto alla musica, optò per qualcosa di tradizionale, non troppo notevole. A quel punto bisognava pensare al ricevimento. Scegliemmo una sala di un palazzo lì vicino, grande, ariosa e accogliente. 
-Ti ricordi quel giorno in cui nostra madre tirò fuori una boccetta di profumo e tu esclamasti "Festa stile impero"?-disse Elena, che era entrata per prima nella sala.
-Me lo ricordo bene. Da là è partita la mia passione per l'organizzazione delle feste.- dissi, sorridendo al ricordo.
-Quando sono entrata in questa sala, ho subito pensato a "Festa stile impero"!-continuò Elena. - Quelle tende lo suggeriscono. Sui vari tavoli tondi che già sono qua potremmo mettere dei vasi di vetro con dei fiori, magari rose rosa o rosse. Ci sono delle colonne in vari punti, potremmo metterci qualche nastro color pesca. Non sarà vuota questa sala, ma non apparirà troppo piena. Poi pensavo a una piccola orchestra e delle coppe per il brindisi. Ok, mi sto facendo prendere dall'entusiasmo. -disse, cercando di fermare l'improvvisa creatività.
-No, va avanti, è interessante. Basta che piaccia a te e ad Andrea.
-Ci piacerà. -replicò Elena, sorridendo. La osservai attentamente, per capire se stesse recitando o meno. Non sembrava del tutto sincera quando l'aveva detto, forse pensava a Marco mentre descriveva come doveva essere la sala.
-Ottimo, ne parlerò col direttore del palazzo. Ora parliamo di ciò che mangerete. Discutemmo a lungo sul menu e alla fine riuscimmo a compilarlo. Avrei detto anche questo al direttore.
-La sala dovrebbe essere pronta esattamente una settimana prima del matrimonio, perciò tra due settimane. -dissi ad Elena.
-Perfetto. Senti, devo parlarti di una cosa. L'altro giorno alla boutique è venuto Marco e mi ha detto delle cose che mi hanno fatto pensare e credo tu sappia di che sto parlando. E so che gli hai detto di venire e che l'hai fatto per il mio bene, quindi non me la prenderò con te. Secondo te sto facendo la cosa giusta sposando Andrea?
-Se non hai dubbi su ciò che provi per Andrea, fai benissimo. Ma è meglio non confondere l'amore con il senso di dovere. Se ami Marco, stai facendo un errore immenso. Hai ancora tre settimane, pensaci. Potresti perderli entrambi. Elena ascoltò con attenzione, poi non disse più nulla sull'argomento quel giorno.
-Come va con tentativo di fidanzarti di Barbara?
-Partito per Londra, si è scoperto che è fidanzato, forse si sposa e io sto cercando di non pensare a quei tempi in cui nutrivo qualche speranza su un possibile futuro insieme. Penso rimarrò zitella a vita, cercando di consolarmi leggendo Jane Austen e a guardare vecchie fotografie dei matrimoni che ho organizzato per ricordarmi che non sono una fallita.
-Che brutta prospettiva. - riuscì a commentare Elena, che comunque sapevo era dispiaciuta per me.
-Oh, in confronto alla prospettiva di prima non è cambiata di molto. Solo che prima non ero innamorata. -replicai.
-Ti conosco abbastanza da dire che lo sei davvero ora. So che non sei una donna così sentimentale, sei più razionale e tenti di far apparire ciò che provi meno serie di quel che è in realtà, Siamo entrambe condannate alla generosità: io facendo ciò che è giusto e tu non facendo preoccupare gli altri perché sai che significa essere preoccupati per qualcuno. Gli altri possono approfittarsene però.
-E noi due lo sappiamo bene. -dissi, ricordando come entrambe facevamo da "psicologhe" ai nostri compagni di classe o dando loro i compiti già fatti. Il risultato era che amavo poche persone al mondo intero e il resto lo disprezzavo. Regna l'incoerenza, il caos, la distruzione, la falsità, l'avidità. In fondo qualche speranza di un mondo migliore ce l'avevo, ma venivano sempre meno ogni volta che si presentava una delusione. Ecco, ero incoerente pure io: detestavo il mondo intero ma qualche speranza ce l'avevo. E non l'avrei mai avuta se non fosse per Elena, per Barbara e per pochi altri. Erano l'eccezione che mi faceva andare avanti e sperare. Anche Davide mi aveva deluso, non dicendomi che era già occupato. Non che alimentasse le mie speranze durante le nostre uscite, ma non le smorzava nemmeno. Non avrebbe dovuto fermarsi a chiacchierare con me e invitarmi ad uscire. Lo potevo giustificare se non aveva proprio idea che potessi innamorarmi di lui. In fondo era sempre quel bravo ragazzo che io stessa avevo descritto a Barbara. Stavo pensando a tutto questo quando sentii la suoneria del mio cellulare dalla borsa. Era Marco.
-Ciao, sono con una cliente. -dissi, rispondendo alla telefonata.
-Sei con Elena?-chiese lui.
-Sì.-dissi, gettando uno sguardo verso Elena, che stava sfogliando un catalogo dopo il mio lungo silenzio.
-Ho deciso di lasciarla andare. Insomma, non può essere così folle da sposarsi con un uomo che non ama.
-Oh, lo può essere, fidati. -replicai.
-Non a questo livello, Giulia. Se cambiasse idea, se si rendesse conto della cavolata che sta facendo, ci sarò. Non alimenterò le mie speranze, resteranno là, in un angolo del mio cuore. Se non mi ama, me ne farò una ragione. Ho deciso e non cambierò. Arrivederci, Giulia. -disse, chiudendo la telefonata. Io rimasi perplessa. Davvero aveva deciso di lasciar andare Elena? E un altro caso che confermava la mia idea sul fatto che ci condanniamo all'infelicità. Potevo solo sperare che tutti prendessero, anche all'ultimo, la scelta giusta.

  
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