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Autore: slytherin ele    23/03/2014    3 recensioni
Storia partecipante al contest a turni "The X- Factor of Masterwriter" indetto da HollyMaster e MelodyFoster. Storia classificata prima al primo turno del contest.
Dal testo: " [...] Sapeva perché la madre preferisse il fratellastro, perché James Daky altro non era il primo figlio della donna, che suo padre aveva deciso di adottare in un atto, che Jeremy avrebbe definito, di pura e melensa carità.
Il vero problema non erano sua madre, suo fratello o chiunque altro. Era lui.
Lui e la sua malattia: una nevrosi incontrollabile, quasi equiparabile alla pazzia di un serial killer[...]"
Avvertimento: insanity
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Goin’ mental

Jeremy Daky era una di quelle persone che rasentava la pazzia, avrebbe dovuto trovarsi internato in un ospedale psichiatrico, circondato da infermiere zelanti e dottori poco preparati e molto menefreghisti.

Strano a dirsi, ma non era così; nonostante avesse dato fuoco per due volte alla casa della madre, avesse fatto saltare in aria l’auto di suo fratello e poco ci era mancato che uccidesse il suo secondo compagno, era ancora a piede libero, più indipendente che mai e con un sacco di altre idee malsane per la mente.

Perché non era in prigione? O rinchiuso nel manicomio dove avrebbe dovuto essere? Semplice: la ricchezza del padre copriva qualunque crimine, insabbiava qualsivoglia accusa, distruggeva qualsiasi ipotesi; fortunatamente il vecchio genitore era trapassato se no, lo avrebbe incastrato in un istituto dal primo momento. Non si era mai sentito tanto felice per la morte di qualcuno, eppure suo padre era stato buono, con lui, anzi lo aveva cresciuto in modo esemplare, non gli era mai mancato nulla dal punto di vista del denaro o dell’affetto. Forse avere una madre che s’interessava anche un po’ di lui, invece di avere in mente solo ed esclusivamente James lo avrebbe aiutato, ma non poteva lamentarsi. Sapeva perché la madre preferisse il fratellastro, perché James Daky altro non era il primo figlio della donna, che suo padre aveva deciso di adottare in un atto, che Jeremy avrebbe definito, di pura e melensa carità.

Il vero problema non erano sua madre, suo fratello o chiunque altro. Era lui.

Lui e la sua malattia: una nevrosi incontrollabile, quasi equiparabile alla pazzia di un serial killer; sembrava comandarlo in alcuni momenti della giornata senza che potesse prevederla o combatterla e poi… spariva, lasciando i ricordi orribili e tangibili di quello che aveva fatto. Le prime volte era stato terrorizzato da se stesso, aveva pensato di chiamare la polizia e costituirsi o di farsi rinchiudere volontariamente in una clinica. Il suo amor proprio, il suo orgoglio, la sua voglia di libertà avevano avuto il sopravvento e si era limitato a chiamare le persone giuste, a pagare i diretti interessati, poi aveva cambiato città, aveva voltato pagina, sperando che non accadesse più.

 

La prima volta era accaduto a diciotto anni, suo padre era morto da un mese e quelle che erano sempre state delle leggere emicranie, che passavano con una pillola, avevano creato il caos nella sua mente; quando si era ripreso, si trovava in cortile, vicino al grande portone della sua villa: le fiamme divoravano la dimora sua e di sua madre. Aveva urlato, sperando che qualcuno lo aiutasse e, in fondo, che quell’orribile sensazione di colpevolezza sparisse.

Con il tempo, la sua malattia sembrava essersi affievolita, in meno di due anni era passato da impazzire tre volte al giorno fino ad arrivare a un’alternanza di due, tre volte al mese.

A venticinque anni si sentiva in grado di condurre una vita normale, pacifica, senza far troppi danni. Era riuscito a mandare avanti anche due relazioni con due splendidi uomini; aveva scoperto fin da adolescente che le donne non lo stuzzicavano neanche quindi non lo aveva stupito per nulla trovarsi a suo agio in una relazione con un altro uomo; era andato tutto a gonfie vele, non aveva dovuto dire la verità e gli attacchi nevrotici erano stati sempre meno e si era trasformati quasi in un semplice isterismo che non spaventava la gente più di quanto non lo facessero i cinque minuti di rabbia o gli attacchi di panico.

Poi era successo: un giorno era rientrato un’ora prima dal lavoro, aveva preso le redini dell’azienda paterna rendendosi presto conto che il lavoro del pubblicitario faceva per lui, e aveva trovato il suo compagno Sly con un altro; non era quello il problema vero e proprio e lo sapeva bene. Fosse stato un altro qualsiasi, avrebbe parlato con il compagno, forse lo avrebbe persino perdonato conscio dell’amore che provavano l’uno per l’altro, ma così non era stato. Trovarsi davanti il suo partner che faceva sesso orale con suo fratello maggiore, lo aveva destabilizzato.

Erano rincominciati in quel momento i problemi veri e propri, la sua psiche non aveva retto e aveva creato un puzzle indiscutibilmente falso in cui, non solo sua madre, ma anche suo padre preferivano James, in cui il mondo intero vedeva suo fratello come migliore, in cui nessuno avrebbe scelto lui, potendo avere il primogenito Daky.

A poco erano valse le parole del compagno o quelle ancora meno convincenti di James; lui sapeva che sarebbe impazzito e quando lo guardò negli occhi: Jeremy capì che desiderava solo quello.

Quel giorno, il 13 marzo 2014, Jeremy quasi uccise una persona; non ce la fece realmente, la mandò in coma. Sfortunatamente non si trattava del fratello, ma di Sly.

Lo andò a trovare in ospedale più volte nello stesso giorno, disperato per l’accaduto, sperando che si svegliasse. In effetti, così accade i medici riuscirono a salvarlo e qualche ora dopo, seppur indebolito e traumatizzato dall’accaduto, poteva considerarlo fuori pericolo.

Il giorno seguente all’incidente, Jeremy fece saltare la Spider nuova di zecca del fratello, era in sé quando decise di farlo, così come lo era quando piazzò il detonatore, nulla nella sua mente non quadrava quando spinse il pulsante. La sorte volle che non fosse James a trovarsi alla guida dell’automobile, quando prese fuoco. Aveva ucciso un povero parcheggiatore; non gli importava.

Si accorse quel giorno che non era da lui essere normale: lui era un pazzo omicida che la scampava sempre e la sua personale missione sarebbe stata uccidere James Daky; se mai vi era stato qualche legame diverso dal sangue fra loro, ormai non era che un granello di sabbia nel deserto, insignificante e ineccepibile all’occhio umano.

 

   
 
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