Capitolo terzo
Cersei
allontanò lentamente le labbra da quelle del fratello, che
avevano iniziato a
dischiudersi, e spalancò gli occhi verdi pronta a scoprire
l’espressione disgustata
di Jaime. Era pronta a spiegargli il motivo del suo gesto, prima che
lui si
facesse strane e inquietanti idee su quel bacio, ma ciò che
trovò sul suo volto
fu solo incredulità mista all’abbozzo di un
sorriso.
E
ciò le fece rivoltare lo stomaco dal dolore.
Si
alzò di scatto dal letto, dandogli le spalle, ma Jaime le
afferrò il polso e la
tirò a sé.
“Ti
prego, fa’ che voglia solo una spiegazione. Ti prego, ti prego.”
Avvertì
le dita del fratello scorrere lungo il suo braccio, raggiungere le
spalle,
accarezzare il suo collo e voltargli il viso; con ostinazione Cersei
guardò un
punto fisso del muro, cercando una calma che il suo cuore in tumulto
non voleva
concederle. Le sue guance erano un bollore e la mano di Jaime riusciva
incredibilmente
a rinfrescarla, ma non era quello che lei voleva, no, non lo voleva,
no, non
doveva succedere, no, no, no.
«La
cena è quasi pronta» ripeté, cercando
invano di divincolarsi da quella leggera
presa. Avrebbe potuto alzarsi di nuovo e dargli una leggera spinta
– Jaime poteva
utilizzare un solo braccio e ancora non era in grado di alzarsi dal
letto – ma
l’agitazione non le permetteva di compiere qualsiasi azione:
era costretta a
rimanere seduta lì, con le dita di suo fratello sullo zigomo
e la sua vicinanza
incredibilmente nauseante.
«Devo…
finire i compiti, Jaime.»
«Non
parlare come una ragazzina.» Del tono canzonatorio tipico del
fratello non
restava più niente, in quel momento. Parlò con un
sussurro, cercando un
contatto visivo, per niente preoccupato di un possibile e improvviso
arrivo dell’infermiera
di turno.
Cersei
non voleva guardarlo negli occhi, non voleva costringersi ad ammettere
ciò che
aveva appena realizzato: Jaime che da studente modello si era
trasformato in
adolescente ribelle, Jaime che fumava e beveva e non gli interessava
farlo di
nascosto al padre, Jaime che non portava mai a casa una ragazza, Jaime
che
riteneva Rhaegar e Robert degli imbecilli, Jaime che cercava di
rimanere il meno
possibile da solo con la sorella… E se quella sera, al
parcheggio del Flea
Bottom, il suo gemello non avesse rischiato la vita per difendere
Brienne
Tarth, ma perché voleva farsi del male?
Che
cosa aveva appena combinato lei?
«No,
aspetta. Ho
un’idea migliore.»
Cersei
e Walda rimasero
in silenzio, attendendo la sfida di Lysa. Lei, per tutta risposta, le
osservò
soddisfatta di se stessa per qualche secondo, prima di sorridere in
modo
sgradevole e dire: «Jaime Lannister.»
«Ma
è suo
fratello!» esclamò Walda, storcendo il naso
disgustata. «Era meglio Pycelle.»
«Lo
so, proprio
per questo ho proposto Jaime. Allora, Cersei, pensi di riuscirci? Di
poter –
com’è che avevi detto? – “fare
qualsiasi cosa e farla passare per amore”?»
«Sarebbe
difficile fargli credere che lo ama… È sua
sorella, no? Non ci crederebbe mai.»
«Un
bacio,
allora. Basta quello. Che ne pensi, Ce?»
Cersei
rifletté
in un attimo, guidata dall’orgoglio più che dalla
ragione, e infine rispose:
«Sì, lo farò.»
Si
alzò di nuovo dal letto, con più decisione, ma la
mano di Jaime aveva di nuovo
circondato il suo polso e lei non riusciva a strattonarsi da quella
presa.
«Cersei…»
Incontrò
i suoi occhi – che erano come i suoi, esattamente come i
suoi, verdi e
profondi, verdi e colmi di segreti, verdi e imploranti,
sebbene di desideri diversi – e provò
pietà per lui. E ancora nausea e
disgusto. Erano la stessa persona.
“Siamo venuti al mondo insieme e ce ne andremo
insieme” erano soliti ripetersi
da bambini, ma in che modo Jaime aveva interpretato quelle parole?
Si
scostò i capelli biondi dal volto e cercò di
darsi un contegno. «Mi sono presa
la ricompensa che mi ero aspettata per averti passato le
sigarette.»
«L’hai
fatto solo per quello?»
«Certo
che no, si trattava di una scommessa.»
Le
dita di Jaime si irrigidirono. Cersei capì che doveva
approfittarne, così si
staccò dalla sua presa e decise di distruggere tutte le
speranze che il suo
gemello si era creato nel minuscolo attimo di quel bacio.
«Lysa
e Walda mi avevano sfidata a baciarti, perché avevo detto di
poter fare qualsiasi
cosa e farla passare per amore. Beh, non potevo certo illuderti che
fosse
amore, no? Non ci saresti caduto neppure se fossi stato un idiota, chi
bacia il
proprio fratello per amore?»
“Tu”
pensò, guardando lo sguardo di Jaime riempirsi di rabbia e
vergogna. Portò il
suo sulla mano che lui aveva lasciato andare e che, per qualche motivo,
era
ancora immobile nell’aria, come in attesa di essere presa di
nuovo; cercando di
imprimere in quel gesto tutto il ribrezzo possibile, se la
passò sulla maglietta
per fingere di pulirla.
«Non
hai prove…»
«Cosa?»
Jaime
si morse le labbra, cercando evidentemente un motivo per continuare a
illudersi. «Quelle cretine sono nascoste da qualche parte?
Come fanno a sapere
che hai vinto la scommessa?»
Cersei
si strinse nelle spalle. «Forse si aspettano che tu lo vada a
raccontare in
giro.»
«Non
lo farò» sussurrò Jaime, fissando il
lenzuolo steso sopra le sue gambe.
Cersei
avrebbe voluto correre via dalla stanza, rimanere finalmente sola ed
evitare di
vederlo cadere in pezzi. Era Jaime, diamine, era
Jaime, non un qualsiasi fottuto ragazzo che stava rifiutando,
era solo fratello e lo amava come tale, non voleva fargli del male, non
voleva,
non…
Doveva
fingere che quel comportamento fosse normale. Che anche Jaime stesse
provando disgusto
per quel bacio e che, non appena lei se ne fosse andata, sarebbe
scoppiato a
ridere per quella situazione imbarazzante. Che tutto si sarebbe
concluso lì.
«Vado
a cena, dirò all’infermiera di portarti
giù.»
«Non
serve.» La voce di Jaime continuava a mantenersi bassa, i
suoi occhi puntati
sulle lenzuola rosse. «Mangerò…
mangerò qui.»
«D’accordo.
Buonanotte, Jaime.»
Suo
fratello non rispose mentre Cersei si richiudeva la porta alle spalle.
Inspirò
profondamente e attese che il suo cuore cessasse di battere
all’impazzata
contro la gabbia toracica, prima di presentarsi al cospetto del padre,
che
avrebbe indagato con lo sguardo, chiedendole cosa la stessa
preoccupando. Non
poteva rischiare di tradire il segreto di Jaime, non poteva nemmeno
rischiare
che suo padre ipotizzasse che qualcosa non andasse, no, no, non poteva.
Inspirò
ancora, si stirò la gonna e si diresse verso la propria
camera, decisa ad
attendere il ritorno di Tyrion prima di comparire nella sala da pranzo.
Avrebbe
informato Lysa e Walda della riuscita della scommessa dopo cena, con
tutta
calma. O avrebbe aspettato qualche giorno, fingendo di non essere
riuscita a
trovare Jaime da solo.
Abbassò
le palpebre e le sollevò di nuovo, più decisa di
prima.
*****
Il
caldo era sempre più pressante man mano che la stagione
estiva si avvicinava.
Brienne si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il
sudore, poi strinse
tra le braccia i libri che stava portando, preoccupata che le potessero
scivolare a terra. Erano le cinque del pomeriggio e finalmente lei era
riuscita
a liberarsi dagli impegni con il Consiglio Studentesco, impegni resi
ancora più
gravosi dall’avvicinarsi della fine dell’anno
scolastico e del prom; l’unica
cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era correre a casa e
riprendere a
ripassare per gli esami finali da dove si era interrotta quella
mattina, ma poi
un pensiero le aveva attraversato la testa: da quando aveva parlato con
Jon
Arryn, non aveva avuto molto tempo per passare a trovare Jaime
Lannister e
l’unica volta che ci aveva provato, circa una settimana
prima, la sua
bellissima e glaciale sorella le aveva detto che stava dormendo.
Nonostante
la somiglianza tra loro, Brienne stentava ancora a credere che Jaime,
indisciplinato e ribelle per definizione, e Cersei, la ragazza
più corteggiata
della scuola, fossero gemelli. Certo, i loro occhi erano dello stesso
colore –
così come i loro capelli – ma c’era
qualcosa che differenziava il verde di
Jaime da quello di Cersei… Speranza e invidia? Brienne
scosse la testa,
dicendosi di non pensare a cose tanto assurde. Jaime e Cersei
Lannister, come
tutti i gemelli eterozigoti, presentavano alcune differenze tra di
loro, esteriormente
e interiormente, sebbene quelle fisiche fossero più lievi;
non c’era motivo di
perdere tempo a rifletterci.
Quando
giunse di fronte all’imponente entrata di Casterly Rock,
Brienne si chiese se
avesse fatto bene a rinunciare allo studio. La risposta le giunse
immediatamente: “Ho bisogno di fare una pausa dalla scuola e
ho promesso a Jon
che sarei passata a trovare Lannister.”
Solo
che lei non glielo aveva mai promesso.
Suonò
comunque il campanello, attendendo che qualcuno le venisse ad aprire.
“Non
sua sorella” sperò. La vista di Cersei Lannister
la metteva sempre a disagio:
lei era bella, popolare, intelligente e ammirata da tutti i professori
e da
gran parte degli studenti, mentre Brienne era… Brienne.
“La Vergine Tarth.”
Ripensare a quell’appellativo rischiò di farle
rivoltare lo stomaco.
Udì
il suono di qualcosa che veniva strascicato lungo il pavimento, poi il
silenzio
e di nuovo quel rumore. Quando la porta si aprì, Brienne
notò una sedia e, in
piedi lì accanto, il piccolo Tyrion.
«I
miei non sono in casa e io sono minorenne» recitò
il bambino. «Divertente,
potrei usare questa scusa per tutta la vita.»
«Forse
non ti ricordi di me. Sono…»
«…Brienne,
l’amica di Jaime. Non sei un volto difficile da
dimenticare.»
“L’amica
di Jaime”: non era certo la definizione che Brienne si
sarebbe aspettata.
«Sei
solo?»
«C’è
la tata con me, ma stiamo giocando a nascondino e lei crede che la stia
cercando: non ha idea che io sappia già dove si è
nascosta – dove si nasconde ogni
maledettissima volta. Perciò stavo
leggendo un libro in santa pace.» Tyrion le mostrò
il volume che aveva in mano.
«Storia
dei draghi» lesse Brienne. «Tuo fratello
mi aveva detto che ti piacevano i draghi.»
«Già.
Sogno di poterne cavalcare uno un giorno, così da volare
sopra Casterly Rock e
dare fuoco alle chiappe di mio padre. O di mia sorella, ho solo
l’imbarazzo
della scelta.»
Non
aveva mai sentito nessuno parlare in tal modo della propria famiglia,
così si
ritrovò inaspettatamente ad arrossire. Forse Tyrion se ne
accorse, perché le
rivolse un fugace sguardo, ma cambiò argomento.
«Sei
venuta a vedere Jaime, immagino.»
«Sì,
volevo sapere come procedesse la sua guarigione.»
«Domani
gli toglieranno il gesso al braccio. Secondo i dottori, inoltre,
potrà riprendere
a camminare già fra un paio di giorni, anche se
dovrà aiutarsi con le
stampelle. Poco male, almeno potrà godere del suono degli
uccellini. Però» Tyrion
si interruppe mentre la scortava al piano superiore «in
quest’ultima settimana
è stato un po’ strano. Forse gli manchi»
ridacchiò divertito.
Brienne
arrossì prima che potesse rendersene conto.
«Strano in che senso?»
«Oh,
non aspettarti che abbia cominciato a studiare! Rimane in silenzio, non
fa
altro che guardare la televisione e fumare, e un paio di volte
l’ho beccato
mentre beveva una birra che non ho idea da dove abbia preso.
Probabilmente ha
corrotto una delle infermiere: sa essere seducente, se vuole. Siamo
arrivati.
Vi lascio soli, credo sia il momento di andare a cercare la mia
tata.»
«Grazie,
Tyrion.»
Brienne
lo osservò allontanarsi fischiettando, poi bussò
piano alla porta. Nessuna
risposta. Bussò più forte.
«Avanti.»
Quando
entrò fu avvolta dall’odore nauseante del fumo.
Lannister guardava la tv
sdraiato a letto, senza alcuna sigaretta in mano, ma Brienne
immaginò che
avesse passato l’intera giornata a fumare. La
degnò solo di una rapida
occhiata.
«Ah,
donzella, sei tu.»
«Disturbo?»
Il
sorriso mesto che Lannister le rivolse la sorprese.
«Accomodati pure.»
«Tyrion
mi ha detto che domani ti toglieranno il gesso al braccio»
disse Brienne,
prendendo posto sulla sedia accanto al letto.
«E
dopodomani potrò camminare di nuovo. Qualcosa che io non
so?»
Notò
che era infastidito, ma non sembrava che lo fosse dalla sua presenza.
Il
posacenere sul comodino era completamente pieno.
«Vuoi
che lo svuoti?»
Lannister
seguì il suo sguardo. «Non sei la mia
infermiera.»
«Credevo
volessi evitare che lo vedesse tuo padre.»
«Se
fosse stato così, non l’avrei messo in bella
mostra. E mio padre non sale mai a
trovarmi, per la cronaca.»
Brienne
aggrottò la fronte. «Come mai? Dovrebbe detrarre
del tempo dal suo lavoro per farti
visita.»
«Oh,
ma lui è spesso a casa! Rientra alle otto di sera ed esce di
casa esattamente
dodici ore dopo. Ma in quel lasso di tempo non ricorda di avere tre
figli.»
Lannister sbuffò, piegando le labbra verso l’alto.
«E pensare che già un tempo
sembrava averne due. Ora gli è rimasta
solo…» Non concluse la frase, ma si
voltò e cercò sotto le coperte fino a estrarre
una sigaretta. «Passami
l’accendino, Tarth.»
«Fumare
non ti fa bene.»
«E
invece ascoltare le tue prediche lo fa?»
Brienne
capì che non aveva senso discutere, non in quel momento e in
quel luogo: non
erano a scuola e Lannister era libero di fare ciò che
preferiva della sua
salute. Gli passò l’accendino che era sulla
scrivania e l’aiutò ad accendere la
sigaretta.
«Tyrion
mi ha detto che non hai aperto libro in quest’ultima
settimana.»
«Tyrion
deve smettere di fare la spia» replicò Lannister,
ma non sembrava molto
interessato a quella questione. «Dimmi qualcosa che io non
so. Notizie dal
mondo esterno?»
«Fra
pochi giorni ci sarà il prom, ho incaricato Petyr Baelish di
pensare alla sua organizzazione.»
«Oh,
il caro Ditocorto farà un ottimo lavoro. Mi
dispiacerà perdermelo.»
«Sarai
guarito per allora, potresti partecipare e…»
«Sarcasmo,
donzella. Non ho alcuna intenzione di andare al prom.»
«È
l’evento dell’anno.»
«E
io lo salterò: perfettamente in linea con il mio
personaggio. Tu che farai, ci
andrai con il tuo amato Renly?»
Brienne
non si aspettava di sentirlo nominare. Avvampò violentemente
e cercò di
nascondere il volto. Sì, sperava che Renly la invitasse al
ballo; sì, prima di
addormentarsi fantasticava sull’espressione del ragazzo
mentre attendeva che
salisse sulla limousine che aveva noleggiato; sì, sapeva di
non avere alcuna
speranza. Non per questo, tuttavia, parlarne con qualcuno – con Jaime Lannister –
l’avrebbe fatta
sentire meglio.
«Andrò
da sola» si limitò a rispondere. «Mio
padre mi ha preso un abito per la festa e
spera di vedermi indossarlo, non posso deluderlo. Mi
accompagnerà lui stesso.»
Da
come parlò, Lannister non parve avere udito la sua risposta:
«Faresti meglio a
togliertelo dalla testa, donzella» disse, fissando la parete
di fronte. «Non
hai possibilità con lui.»
Lei
arrossì di nuovo. «Non ho mai pensato di
avere…»
Lannister
si voltò per guardarla negli occhi. «Lui si fotte
Loras Tyrell, non è una
stupida diceria.»
Sentire
quelle parole uscire dalla sua bocca fece gelare il sangue a Brienne;
erano
numerose le voci che a scuola giravano su loro due e già in
passato Lannister
aveva dimostrato di crederci, ma ora Tyrion l’aveva definita
“l’amica di
Jaime”, e un amico non sarebbe
mai stato tanto diretto con lei. Non le avrebbe mentito in una maniera
così
crudele.
«Smettila.»
Lannister
scoppiò a ridere di fronte al suo dolore.
«Perché ti ostini a fingere di non
saperlo? Tutta la scuola ne è a conoscenza: quei due scopano
come ricci dalla
mattina alla sera, Renly si fa infilzare dalla spada di
Loras… Scegli tu la
versione che preferisci. Il succo è lo stesso. E se credi il
contrario, se
credi che un giorno Renly si accorga di te e mandi a fanculo il suo bel
capitano di pallanuoto per amor tuo… È arrivata
l’ora di aprire gli occhi,
donzella.»
Non
sapeva cosa dire: era andata da Lannister perché credeva di
fargli un favore,
portandogli gli appunti delle lezioni che stava perdendo, e
perché voleva
ripagare il suo debito con lui. “Ora basta” si
disse. Il debito era stato
pagato.
«Ci
vediamo a scuola.»
Si
alzò, lasciò sul comodino libri e appunti
– non notò che la foto dei due
gemelli Lannister era sparita – e si diresse a passo di
marcia fuori dalla
stanza, lasciandolo con le sue sigaretta, la sua birra e la sua
solitudine.
*****
I
preparativi fervevano all’interno della King’s
Landing High. A pochi giorni dal
prom, Ditocorto guidava il resto del Consiglio Studentesco nella scelta
delle
decorazioni, nella disposizione dei tavoli e
nell’organizzazione delle elezioni
del re e della reginetta del ballo; sovente delegava i compiti agli
altri
studenti, ma quando si trattava di accordi e pagamenti era il solo ad
avere in
mano la situazione.
Renly
estrasse da un scatola di cartone le luci con cui addobbare gli
esterni,
controllando attentamente che nessuna fosse rotta: l’anno
precedente Selyse
Florent era dovuta correre dall’altro lato della
città in cerca dell’unico
supermercato ancora aperto per potere acquistare una nuova confezione
di luci
colorate a poche ore dall’inizio del prom.
Quest’anno avrebbero utilizzato solo
quelle bianche ed era meglio accertarsi con largo anticipo che fossero
ancora
in ordine. Guardandosi in giro, Renly si disse di complimentarsi con
Ditocorto
non appena ce ne fosse stata l’occasione: aveva scelto un
tema davvero originale
per quel prom, nonostante di primo acchito fosse sembrato poco
appropriato.
Tuttavia, di fronte a tutto quel bianco, nessuno avrebbe potuto
obiettare che
“L’inverno sta arrivando” fosse una
cattiva scelta.
«Dove
posso metterlo?»
Renly
si voltò verso Catelyn Tully, che teneva in mano un grosso
cesto di stelle
alpine. «Portalo nella serra insieme alle altre,
così non rischieranno di
appassire.»
Catelyn
annuì e si allontanò, ma prima che Renly potesse
tornare a occuparsi delle luci
un’altra studentessa comparve a chiedergli aiuto.
«Mi dispiace disturbarti, ma
non trovo Baelish…»
«Non
mi disturbi affatto.» Renly rivolse un ampio sorriso al
donnone che gli si era
parato davanti. Nonostante la sua altezza, Brienne Tarth era timida e
per nulla
spaventosa, sebbene a primo impatto apparisse il contrario.
C’era qualcosa in
lei – forse l’indifferenza con cui reagiva alle
derisioni di alcuni studenti –
che suscitava in lui una profonda simpatia. «Di cosa hai
bisogno?»
«Ha
chiamato il catering, vorrebbe sapere a che ora potrà
venire.»
«Accidenti,
questo è un compito per Petyr!» esclamò
Renly prima di scoppiare a ridere. «Ho
provato a sostituirlo, ma ho fallito miseramente. Dev’essere
ancora dal
preside, si staranno facendo una bella chiacchierata… E noi
qui a sgobbare.»
Posò una mano sul braccio di Brienne, che si
irrigidì. La ritirò quasi
immediatamente. “Non ama il contatto umano”
pensò. «Vado a cercarlo, tu di’
pure all’addetto al catering che lo richiameremo noi entro
un’ora.»
Anche
Brienne annuì, ma mentre quell’espressione
concentrata donava a Catelyn una
bellezza riflessiva – o almeno così aveva sentito
chiamarla da Ned Stark – su
Brienne serviva solamente a renderla più grottesca. Era una
piacevole
compagnia, certo, e un’ottima studentesca, però il
suo aspetto giocava
eccessivamente a suo sfavore, dalla corporatura grossa e mascolina alle
lentiggini che le tempestavano il viso. Si chiese se avesse un
accompagnatore
per sabato.
“Verrà
da sola” realizzò. “Le chiederei di
accompagnarmi, se solo qualcuno non
fosse capace di ingelosirsi perfino vedendomi con
lei.”
Lasciò
le luci sopra uno dei tavoli ancora ammassati contro il muro e si mosse
in
direzione della presidenza; Ditocorto si era allontanato
mezz’ora prima per
discutere del volume della musica e delle ultime spese, ma non aveva
ancora
fatto ritorno e Renly immaginava bene perché: Petyr Baelish
era un mago
nell’ottenere ciò che voleva, per cui
probabilmente ora era comodamente seduto
di fronte alla scrivania del preside Tully, con le braccia conserte e
un
sorriso accattivante, muovendo spesso il busto in avanti per illudere
il suo
interlocutore che stessero parlando in confidenza.
Renly
sbuffò e scosse la testa divertito, finché il suo
sguardo non fu attirato da
uno dei numerosi volantini affissi alle pareti: Cersei Lannister
sorrideva
affabile, i lunghi capelli biondi legati in un’elegante
treccia che le arrivava
ai seni. Sembrava avere già in pugno la vittoria e di sicuro
le sue amiche
erano certe dell’inferiorità delle rivali,
perché alcuni volantini erano stati attaccati
sopra quelli di altre ragazze. Catelyn, rifletté Renly, era
veramente l’unica –
esclusa Lyanna Stark, che tuttavia non frequentava più
quella scuola – a poter
competere con lei in fatto di bellezza, ma si era rifiutata
categoricamente di
mettersi in mostra con una campagna per diventare reginetta della
scuola.
D’altro canto, i candidati re non avevano neppure perso tempo
a pubblicizzarsi:
suo fratello Robert e Loras Tyrell erano i favoriti della
King’s Landing High,
però Renly sapeva di avere anche lui un posto alto nella
classifica degli
studenti più popolari. Di certo non l’aveva mai
avuto Stannis, e forse era per
questo che se n’era andato; Selyse, l’unica a cui
fosse veramente importato di
lui, di tanto in tanto si chiudeva ancora in bagno a piangere.
Era
quasi giunto al corridoio della presidenza quando un’ombra
apparve dal nulla e
lo spinse contro gli armadietti.
«Che
cos…?»
Non
fece in tempo a terminare la domanda perché un paio di
labbra carnose coprirono
la sua bocca; realizzando dal profumo che gli arrivò alle
narici chi fosse la
persona che aveva di fronte, Renly la strinse a sé e
ricambiò il bacio.
«Sei
pazzo?» esclamò infine, allontanando il ragazzo e
sorridendogli. Si guardò
intorno. «Qualcuno avrebbe potuto vederci!»
«Mi
sei mancato» replicò Loras Tyrell, imbronciando le
labbra. Aveva ancora addosso
la divisa della sua squadra; Renly si soffermò sulle
goccioline d’acqua che
scendevano dalle punte dei suoi capelli castani.
«Avevi
così tanta fretta di rivedermi che non ti sei nemmeno
asciugato?» lo prese in
giro.
«Fa
caldo, ci penserà il sole. Usciamo in cortile?»
«Non
posso, mi sto occupando del prom. Ditocorto è sparito, devo
trovarlo per
parlargli del catering…»
«Chi
se ne importa, del catering» ribatté Loras,
avvicinandosi per baciarlo di
nuovo.
«Loras,
non qui.»
«D’accordo.»
Si
spostarono nel bagno degli uomini, sperando che nessun studente ne
avesse
bisogno. Di sicuro era molto più appartato del corridoio,
pensò Renly.
Loras
gli passò una mano sulla corta barba. «Ti
preferisco senza.»
«Se
adori i glabri, trovati un bimbetto.»
«È
te che voglio.»
Sapeva
come farlo sorridere, allo stesso modo in cui Renly sapeva che Loras amava vederlo sorridere.
Affondò le dita
nei suoi capelli e gli morse il labbro inferiore, solleticandogli il
collo con
le dita.
«Come
vanno i preparativi?» gli chiese Loras, piegando il capo
all’indietro per
permettergli di baciarlo sotto il mento.
«Alla
grande» rispose Renly in un sussurro.
«Si
sa già chi sarà eletta reginetta?»
«Te
la giochi con Cersei Lannister.»
Loras
lo scacciò ridendo. «Credevo di giocarmela contro
tuo fratello, ma devo dire
che la corona della reginetta mi donerebbe. Godrei anche solo nel
vedere la
faccia di Cersei diventare rossa dalla rabbia.»
«A
quel punto però dovresti ballare un lento con
Robert.»
«Sai
chi vedo come il re?»
Renly
si accorse dello sguardo accattivante che gli stava lanciando.
«Fa’ il serio!
Non potrei mai competere contro mio fratello, è molto
più popolare di me.»
«Gli
studenti ti adorano. Tu fai tutto quello che dev’essere
fatto, però non te ne
compiaci. Saresti meraviglioso come re…»
Loras
concluse la frase baciandolo di nuovo, ma con più trasporto
di prima; anche
Renly si lasciò andare, assaporando quel breve momento di
felicità che si
concedevano di tanto in tanto. Rimasero avvinghiati per diversi minuti,
respirando l’uno il profumo dell’altro, poi Renly
posò una mano sui capelli di
Loras.
«Devo
andare, mi verranno a cercare se non mi vedono
tornare…»
«Vengo
da te stasera.»
«No,
Robert ha invitato Ned e i suoi amici per fare baldoria…
Vediamoci sabato dopo
il ballo.»
«Avrai
casa libera?»
«Meglio:
avrò una limousine tutta per noi.»
Loras
sorrise e lo baciò di nuovo mentre tornavano nel corridoio.
Fu in quel momento
che udirono qualcosa cozzare contro gli armadietti; la testa di Renly
scattò
verso destra, proprio dove Brienne li stava fissando con il volto
completamente
rosso.
«Non
ti vedevo arrivare…» cercò di
giustificarti, tentennante. «Io… È
meglio se
torno in palestra…»
«Brienne!»
«Non
ho visto niente. Non… dirò
niente…»
Dopo
quelle parole si voltò e si diresse a passo svelto verso la
palestra, mentre
Renly e Loras si scambiavano uno sguardo preoccupato.
*****
«Passami
l’ombretto!»
«Dove
l’hai messo? Non lo trovo.»
«Vicino
allo specchio. Su, Walda, sbrigati!»
«Ragazze,
a che ora passerà Robert?»
«Doveva
stare qui dieci minuti fa.»
La
voce controllata di Cersei destò Jaime dal suo sonno. Il
ragazzo sollevò
leggermente le palpebre, scrutando nell’oscurità
della camera; da oltre la
parete alle sue spalle le arrivava il chiacchiericcio di sua sorella e
delle
sue amiche. Non sapeva che ore fossero, era crollato a dormire alle tre
e non
aveva alcuna intenzione di lasciare la sua stanza, nonostante ora le
gambe glielo
permettessero almeno in parte.
Era
la sera del prom e lui era consapevole che avrebbe fatto meglio a
continuare a
dormire – obiettivo facilmente raggiungibile, dal momento che
nelle ultime
notti si era dimostrato difficile per lui prendere sonno.
«Cavolo,
Cersei, quel vestito ti sta d’incanto!»
«Mh.»
«Eh,
Walda? Non lo pensi anche tu?»
«È
magnifico, Cersei!»
«Grazie.»
«Tuo
fratello verrà?»
«Non
credo.»
«Sta
ancora male?»
«È
guarito, riesce a muoversi con le stampelle.»
«E
allora perché non viene al prom? Uffa, Cersei, mi avevi
promesso che mi avrebbe
invitata!»
«Che
diavolo dici, Lysa? Non ho mai detto niente del genere.»
«A
proposito di lui, come…?»
«Hai
preso lo champagne, Walda?»
«Eh?
Dici a me? Sì, certo, l’ho messo in frigorifero,
così sarà fresco quando
usciremo.»
«Hai
intenzione di scolartelo nella limo, Ce?»
«Al
prom ci saranno solo punch e birre analcoliche, e noi dobbiamo
festeggiare a
modo nostro.»
«Ma
prima andremo a cena…»
«Saremo
pronte anche per quella, allora.»
Jaime
rovistò sul comodino in cerca dell’Ipod ed
esultò dentro di sé quando riuscì a
trovarlo; si infilò in fretta le cuffie per evitare di
sentire altro – cosa gli
dava fastidio, la voce di Cersei o la consapevolezza che sarebbe andata
al
ballo con Robert? O le stronzate che dicevano Lysa e Walda?
Impostò la
riproduzione casuale e le sue orecchie furono subito invase dalle note
di The Bear and the Maiden Fair.
Sospirò,
sotterrandosi di nuovo sotto le coperte nonostante il caldo.
Quando,
alcuni minuti dopo, il suo istinto lo spinse a sollevare nuovamente le
palpebre, Jaime notò un raggio di luce sul pavimento, in
prossimità della porta
che, capì, era stata socchiusa. Abbassò il volume
quel tanto che gli bastò per
udire Cersei fare il suo nome.
«Jaime?»
Non
rispose, ma attese ugualmente che le se ne fosse andata prima di
tornare ad
ascoltare la musica. Cullato dalle note si immerse di nuovo nei sogni,
sperando
di lasciarsi l’immagine di sua sorella alle spalle
– non l’aveva nemmeno distinta
nel buio, e allora perché ora poteva vederla chiaramente con
l’abito rosso che indossava,
con i capelli raccolti in uno chignon e i piedi nascosti da un paio di
scarpe
dorate? Nel sogno Cersei non era truccata, non aveva né
rossetto né cipria né
un filo di matita, non le serviva niente per renderla più
bella, perché Cersei
per Jaime era la perfezione. Tutti dicevano che loro due erano uguali,
e allora
perché l’aspetto di Cersei non era corrotto come
quello di Jaime? Forse perché
tutte le cattiverie di sua sorella non avrebbero mai potuto eguagliare
l’orrore
dell’attrazione perversa che Jaime provava per lei?
Cersei
era al prom, in mezzo a decine e decine di persone dalle facce
indistinte, e
ballava con Robert Baratheon, con Ned Stark, con Renly e anche con
Stannis, con
Loras Tyrell e altri numerosi ragazzi che Jaime non riconosceva. Poi,
d’un
tratto, la folla si divise. Al centro della pista apparve una donna
gigantesca
costretta a forza in un vestito rosa molto piccolo per lei; aveva un
fiocco in
testa e si muoveva goffamente sui tacchi, ma dopo qualche passo uno dei
tacchi
si spezzò e lei cadde a terra. La gente scoppiò
in una risata immensamente lunga…
E la ragazza non
poteva fare niente, perché quando cercava di tirarsi in
piedi qualcuno la
spingeva di nuovo sul pavimento, poi cominciarono gli insulti; Jaime
non li
distingueva, ma dall’espressione di lei capì che
dovevano essere terribili.
Di
colpo, infine, le parole si fecero largo nella sua testa:
«Brienne la Bella! La
Vergine Tarth! Brienne la Bella!»
Alcuni
studenti si avvicinarono a lei e le versarono il miele fra i capelli
già biondi
e non importava quando Tarth implorasse, non importava che anche la sua
vista
fosse impedita dal colare del miele, loro continuarono comunque; e,
quando
ebbero finito, acclamarono a gran voce: «L’orso!
L’orso!»
Dal
fondo della sala apparve un orso bruno ancora più grande di
Tarth, che rimase
improvvisamente sola. Tarth correva, sbatteva contro le pareti, cercava
qualcosa con cui difendersi, ma trovò solo una misera spada
di legno. La agitò
contro l’orso pur non vedendolo distintamente,
menò un fendente e poi un altro,
mancò il suo avversario entrambe le volte. L’orso
cercò di toglierle il miele dai
capelli e la sua zampa rimase incollata, così lui decise di
spalancare le
fauci…
Jaime
si svegliò di colpo, respirando affannosamente fino a quando
non si rese conto
che era stato solo un sogno. Tarth… Perché
sognava quella ragazza? Perché dal prom
la scena era passata al combattimento con un orso?
“Perché
il prom è un
combattimento con l’orso,
per Tarth. Perché per fare contento suo padre
indosserà un vestito rosa e si
darà in pasto agli studenti.”
Quell’idea
continuava ad apparirgli assurda, ma poi, d’un tratto
ricordò le parole che
Lysa aveva pronunciato quando lui era ancora nel dormiveglia:
«Lo scherzo per
Tarth funzionerà, non è vero? Mi hanno detto che
è tutto pronto per stasera… Non
vedo l’ora di assistere alla scena!»
Jaime
scostò malamente le coperte, accese la luce e
arrancò verso le stampelle.
Doveva fare in fretta.
Buona domenica primav- ehm, ok, qua fuori c'è un tempo da Nord. No, direi più da Isole di Ferro. Bella roba.
Come vi è sembrato il capitolo? *schiva i massi* Ok, d'accordo, Jaime starà soffrendo come un cane, ma... *schiva altri massi* Certo, anche Brienne starà malissimo, però... *schiva scoglio* "Soffriranno, ma dopo staranno meglio!" (cit. necessaria)
Per quanto riguarda le citazioni e i rimandi telefilmici, ne ho inseriti un paio: uno in bocca (o meglio "mente") di Cersei e alcune frasi nel dialogo Renly/Loras. Se siete dei veri fan(atici), riuscirete a scovarli u.u E, beh, neanche a dirlo, ma la scena finale dell'orso.
La prossima settimana pubblicherò l'epilogo, che vedrà unicamente i POV di Jaime e Brienne, ma sarà perfino più lungo degli altri capitoli, ehm.
Spero che la storia vi stia piacendo!
Medusa, a Lannister