Ormai non mi aspettavo più niente nuovo dopo quel girono. Marlina era andata via, io non ci potevo fare nulla. 
Penso che in questi settanta anni della mia vita niente sia stato più futile del tempo perso durante la giovinezza. D'altronde cosa potevo saperne di lei. Sapevo che era piccolina, con quei capelli corvini e gli occhi più blu della notte al polo nord; una rarità la chiamavano. Marlina. Poi andai in guerra a venticinque anni e non la vidi più. Il giorno del mio ritorno fu la prima persona con cui incrociai lo sguardo; speravo che si fosse sposata e che mi avesse dimenticato, ma tanto era ambita quanto cocciuta. E mi fa strano che da quel momento, senza chiedercelo, diventammo una cosa sola. Dopo trent' anni di matrimonio rimpiango di non aver deciso di rimanere con lei, di non aver fatto meno lo sbruffone, il codardo. Perché si, la gioia di una vita non si misura dalla sua duratura, ma dalla sua tenacità, dalla sua passione. Avessi passato dieci anni in più con lei, gli anni della giovinezza, forse i problemi sarebbero sembrati meno gravi di quelli che in realtà vennero alla luce dopo qualche anno di convivenza.
E adesso, di lei non mi rimane che un armadio pieno di vestiti, qualche rossetto, e due foto.
Io non so vivere. Ricordo che la sua bellezza più sfavillante era quella di rendere ogni attimo un segno nella propria vita, qualcosa di speciale. E io che la potevo solo guardare. Adesso a me manca tutto.
E si, arrivi a settant'anni dopo una vita piena di eventi poco significativi e ti rendi conto che la cosa più essenziale una mattina è rimasta addormentata di fianco a te. E ti rendi conto che per tutta la vita sei stato un uomo fallito.