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Autore: Lys3    23/03/2014    1 recensioni
Tutti a Capitol City amano gli Hunger Games. Tutti tranne Leo.
Lui è diverso, lo è sempre stato fin da piccolo, ma nessuno comprende le sue ragioni. E in un mondo così grande, così forte, lotterà nel suo piccolo per far valere le sue idee in una società travagliata da questi Giochi mortali.
Martia era una ragazza come tante altre. Questo prima di vincere gli Hunger Games. Ora lotta per non perdersi nei suoi incubi, per mantenere la sua famiglia che sta cadendo verso l'oblio e per dare a sé stessa una speranza di una vita migliore.
Dal testo:
“Siamo diversi. Apparteniamo a due mondi diversi. E questa cosa non cambierà mai. [...] Vuoi un ragazzo che ti salvi dagli Hunger Games, non uno il cui padre ha progettato la tua morte.” [...]
“Ti sbagli. Tu mi salvi dagli Hunger Games. Mi salvi dagli Hunger Games ogni volta che mi guardi, ogni volta che mi stringi la mano, ogni volta che mi sorridi. Ogni singola volta in cui tu sei con me, mi sento libera di nuovo, come se nulla fosse mai accaduto. [...]”
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovo personaggio, Strateghi, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24 - Un ospite inatteso

Chiunque chiedesse a Martia informazioni sulla sua vita privata, riceveva sempre la solita risposta: nulla di nuovo.
In realtà le novità erano molte e anche importanti, ma al di fuori dei suoi fratelli, di Mags e della sua migliore amica Issa, nessuno sapeva che lei si era innamorata di un giovane di Capitol City.
Anche se non tutti loro ne erano entusiasti, cercarono di accettare la cosa, di non fare domande o commenti. Non era molto difficile, inoltre, dato che lei non parlava di quel ragazzo quasi mai e lo telefonava solamente di sera dopo cena.
Erano passati diversi mesi da quando la ragazza era tornata da Capitol City dopo aver svolto il suo ruolo di mentore e, quel giorno, appariva piuttosto pensierosa mentre fissava il suo piatto di verdure.
"Tutto bene?" si affrettò a domandare Sam, che non la smetteva di preoccuparsi per lei per un solo istante.
"Sì, ma... Mi chiedevo una cosa..." iniziò lei. Rimase un po' in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto. Poi si ridestò e si rivolse al fratello: "Hai mai visto qualcuno di Capitol City qui al Distretto?"
Sam per poco non si affogò per la domanda. "Certo che no, che domande. Quelli qui non vengono, se non per intervistare i vincitori. Perché me lo chiedi?"
La ragazza tornò a fissare il suo piatto e aggiunse a bassa voce: "Leo dice che in relatà vengono spesso. E dice che ha trovato un modo per venire anche lui qui."
Inutile descrivere la reazione di Sam a quella notizia. Rimase imbambolato per un bel po' di tempo, osservando la sorella in cerca di tracce di un possibile umorismo. Capendo poi la serietà del discorso, disse: "Non credo sia possibile. Se gente con i capelli colorati, trucco a palate e vestiti strambi girasse per la città, credo che ce ne accorgeremmo."
Martia, dal canto suo, non poteva far altro che pensarla nello stesso modo. Ma Leo non le aveva dato altre spiegazioni, le aveva detto solo che era possibile per poi chiudere precipitosamente la telefonata. Erano circa due giorni che non rispondeva al telefono.

Nei mesi che seguirono la partenza di Martia, Leo s'impegnò a essere un bravo finto fidanzato e a sembrare il più normale possibile.
Si recò con assiduità dal dottor Minos, partecipò a varie iniziative con Verin e iniziò a lavorare con lei presso un centro di ricerca locale.
Insieme si occupavano della situazione nei vari Distretti, la studiavano attentamente cercando un modo per aumentare la produttività. Verin sosteneva che era anche compito loro risolvere vari problemi o indagi sul territorio stesso: ricercatori, infatti, venivano spesso inviati a studiare il territorio per individuare eventuali microrganismi dannosi nella frutta dell'11, eventuali batteri pericolosi nelle foreste del 7, probabili agenti inquinanti nelle acque del 4 e per controllare la situazione del bestiame del Distretto 10.
Inoltre vi erano quattro controlli all'anno obbligatori in tutti i Distretti, effettuati tramite un viaggio che prevedeva un'analisi delle condizioni generali del Distretto con conseguente verbale.
Leo poteva essere quasi felice: era finalmente apprezzato dai suoi coetani, sua sorella non lo tormentava più, sua madre era fiera di lui, suo padre non si lamentava più del suo comportamento, aveva Verin con cui passare il tempo e con cui confidarsi, aveva trovato un lavoro e finalmente anche un modo per andare da Martia.
L'unico problema era lei. Non la vedeva e ogni giorno le mancava terribilmente. In molti momenti si riscopriva intento a pensarla, a fantasticare su una loro ipotetica vita insieme, ma poi tutto svaniva di fronte la realtà.
Quando ricevette la notizia che lui, Verin e altri due ricercatori avrebbero compiuto un controllo completo dei Distretti a fine novembre, era al settimo cielo.
La gioia era tanta ma decise di dirlo solo all'ultimo momento a Martia, per sorprenderla, ma lei non sembrò credergli. Sua madre era ansiosa, spaventata dalla prospettiva che il figlio potesse allontanarsi fino a raggiungere le lontane miniere del Distretto 12.
Ma la partenza avvenne lo stesso, in perfetto orario, l'ultima settimana di novembre.
Leo non riusciva a credere che avrebbe finalmente lasciato Capitol City. Sarebbe andato oltre il confine della sua città per un viaggio che l'avrebbe portato anche da lei.
L'ordine in cui avrebbero visitato di Distretti era il seguente: Distretto 1, Distretto 2 e Distretto 4, in quanto tra i più vicini a Capitol City; poi il 3, il 5, il 6 e l'8; infine I Distretti restanti, ovvero il 7, il 9, il 10, l'11 e il 12.
Il tempo previsto per ogni Distretto era di due giorni, durante i quali avrebbero raccolto dati direttamente sul luogo e attraverso un incontro col sindaco.
Era il quinto giorno di viaggio, notte fonda e il treno correva sulle rotaie, diretto verso la costa. Leo se ne stava seduto nel vagone ristorante accanto al finestrino, incapace di dormire. D'un tratto entrò Verin: "Sapevo che ti avrei trovato qui." Ma Leo non le rispose. Non sapeva proprio cosa dirle. Del resto il loro rapporto non era altro che una semplice amicizia, anche se gli altri li credevano profondamente innamorati. Ora, che erano soli, lui non aveva bisogno di fingere. La sua impazienza era palese. "Ho stilato il programma dei nostri due giorni all'arrivo lì. Appena arrivati i nostri compagni andranno a parlare col sindaco mentre noi sceglieremo di quale zona occuparci. Il secondo giorno ci occuperemo del prelievo e delle analisi dei campioni mentre gli altri due ricercatori si occuperanno della registrazione dei dati raccolti nei precedenti Distretti e dal sindaco." La ragazza prese fiato, poi continuò: "In realtà ho già scelto il luogo dove effettuare i prelievi e il primo giorno mi recherò direttamente lì. Così tu potrai stare con... Martia. E poi il secondo giorno mi aiuterai solo nei casi più difficili, poi potrai stare con lei."
Leo ascoltò in silenzio. In realtà aveva voglia di urlare e di ridere in modo isterico, ma non gli sembrava il caso. "Perché fai questo per me? Potrò anche fare tutto il lavoro nei prossimi Distretti ma lo sai che questo scambio non sarà mai equo. Quindi perché lo fai?"
"Perché in passato ti ho ferito più del dovuto. Ed ora voglio far di tutto per rimediare, anche se questo significa farmi del male da sola." Verin lasciò il vagone senza dare al ragazzo la possibilità di replicare.
Avrebbe voluto dirle di non farlo, ma la realtà  era che era proprio ciò che lui desiderava più di ogni altra cosa: essere felice, anche a scapito degli altri.

Martia, dopo una mattinata di pesca molto fruttuosa e una bella doccia calda, se ne stava davanti al caminetto a leggere un libro stesa sul divano. Accanto a lei, sul tavolo, Erik e Monika facevano i compiti. Liz e Sam erano fuori in giardino, alla ricerca della talpa che aveva rovinato i fiori piantati dalla ragazzina.
"Siete dei pazzi a uscire con questo freddo" aveva detto Martia, ma sapeva che sua sorella, da perfetta donna di casa quale era, teneva moltissimo alla cucina, al giardino e all'ordine dell'abitazione.
Quando bussarono con vigore alla porta, la ragazza sobbalzò. Erano rare le visite inaspettate.
Posò il libro e andò ad aprire, ma un piccolo urlo le sfuggì dalla bocca quando si ritrovò dinanzi all'entrata quel fisico alto e slanciato, quei capelli neri, quegli occhi castani e quel sorriso che conosceva bene.
"Mi scusi, signorina. Ero passato per un controllo generale della situazione del Distretto, ma non potevo andare via senza aver prima controllato anche lei." Le sue parole dolci e il suo sorriso ampio fecero sorridere Martia a sua volta, anche se sentiva un certo tremore alle ginocchia. Di fronte alla sua reazione Leo rise, poi aggiunse con aria più seria: "Posso entrare?"
Martia non seppe rispondere. Le parole le morirono in gola così si limitò a farsi da parte per lasciarlo passare, chiudendo la porta alle sue spalle.
Avendo sentito il piccolo urlo della sorella, Erik e Monika erano accorsi all'ingresso. "Chi è lui?" chiese la piccolina squadrandolo con attenzione.
Ma Martia non sapeva cosa dire. Se ne stava imbambolata di fianco alla porta, prendendo grandi boccate d'aria.
Così Leo s'inchinò davanti alla bambina e con un gesto teatrale disse: "Sono un amico di vostra sorella. Non mi aveva detto che aveva una così bella principessa come sorellina."
La bambina diventò tutta rossa e iniziò a farfugliare qualcosa prima di scappare via ridendo. Anche il piccole Erik sembrò volesse dire qualcosa, ma poi si voltò a sua volta e scomparve di corsa.
Martia sentiva il cuore martellargli nel petto. Aveva così tante domande che non riusciva a farne nemmeno una, ancor meno ora che il ragazzo si era voltato a guardarla e le si stava avvicinando con un grande sorriso. "Ciao" disse cingendole la vita con un abbraccio.
A nessuno dei due sfuggì le tensione che regnava tra di loro. Mesi e mesi di assenza non avevano fatto altro che renderli come estranei. Sembrava difficile credere di aver trascorso molte notti nello stesso letto della persona che ora stavano fissando. Chi o cosa garantiva che quelle braccia non avessero circondato un altro corpo e che quelle labbra non si fossero appoggiate a quelle di altri?
Probabilmente farsi tutte quelle domande non avrebbe risolto niente. A Martia bastava la consapevolezza che quel ragazzo aveva oltrepassato i confini quasi invalicabili della sua città per raggiungerla. Così allacciò le braccia dietro il suo collo, si alzò sulle punte e lo baciò, ricordandosi finalmente quanto fosse bella quella sensazione.
Quel bacio, però, non durò molto. Martia si distaccò e, abbracciandolo ancora, lo guardava fisso negli occhi. Leo, dal canto suo, ricambiava lo sguardo e sorrideva con aria felice.
La ragazza non poteva far a meno di pensare mille cose al secondo. Avrebbe voluto dirgliele tutte, ma erano talmente tante. E poi furono presto interrotti.
"Cosa sta succedendo?" domandò Sam entrando dalla porta sul retro con dietro di lui Liz.
Martia, imbarazzata, diventò tutta rossa e si allontanò in fretta dal ragazzo, sistemandosi tempestivamente i capelli. Non stavano facendo nulla di male e lo sapeva, ma tra i tanti modi per presentare a suo fratello il suo ragazzo non c'era di certo quello di farsi trovare avvinghiata al lui nel momento più impensabile di tutti. Leo non avrebbe nemmeno dovuto essere lì.
"Sam... Be'... A quanto pare c'è una sorpresa per me... E anche per te" farfugliò lei cercando di trovare le parole giusto.
Ma il ragazzo non faceva altro che tenere lo sguardo puntato su di Leo. Quest'ultimo, in un disperato tentativo di salvare la situazione, cercando di mantenere il controllo e gli si avvicinò. "Tu devi essere Sam, o sbaglio?" fece tendendogli una mano.
Sam continuò a puntare i suoi occhi dritti in quelli di Leo. "Non sbagli. E tu? Che ci fai qui e cosa vuoi?"
Leo sorrise, nervoso, e ritirò la mano. "Mi chiamo Leo Hampfit. Sono qui per tua sorella. Solo una visita, nulla di più."
"Be' non credo sia il modo più adatto piombare qui in casa mia e avvinghiarsi a mia sorella all'istante."
"Sam!" strillò Martia ritrovando improvvisamente il coraggio. "Modera i modi. C'è stato un grosso equivoco e adesso non mi sembra il caso di fare discussioni."
Sam stava per replicare, ma Leo lo precedette. "No, Martia. Ha ragione." Ci fu qualche istante di silenzio, poi Leo parlò di nuovo. "Mi dispiace di esseremi presentato in questo modo... Sgradevole. Sono qui con le migliori intenzioni e spero tu possa capire. So la tua storia, so quella di tua sorella e di tutta la famiglia e so quanto per te sia importante ciò che ti è rimasto. Forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato, ma credo che se mi darai un'occasione riuscirò a rimediare."
Il silenzio regnava sovrano tra quelle quattro mura. I presenti si scambiavano occhiate colme di tensione, fin quando Sam non disse: "Ne parliamo dopo cena. Sempre se vuoi trattenerti qui fino a  stasera."




Salve! So di essere in ritardo, so che probabilmente ci saranno degli errori, ma fino a quando non riavrò il mio computer non posso promettervi di meglio. Ho scritto questo capitolo di getto, in maniera molto veloce e spero che il risultato sia vagamente decente. Mi dispiace ma adesso devo scappare. Al prossimo capitolo ^^
  
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