Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: adrienne riordan    23/03/2014    6 recensioni
Una violenta crisi economica mette la Regina di Arendelle davanti alla prospettiva di un matrimonio di convenienza. Il suo senso del dovere la induce ad accettare e non si tirerà indietro nemmeno quando scoprirà che l'unico pretendente disposto a prenderla in moglie è nientemeno che... il Principe Hans delle Isole del Sud!
Genere: Angst, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Buonasera cari lettori e care lettrici, vi prego di scusarmi per il lieve ritardo sulla tabella di marcia. Comunque, spero che la lunghezza del capitolo vi soddisfi e vi induca a perdonarmi per il ritardo. Ho una comunicazione abbastanza importante da farvi: questo capitolo è in doppia versione, una “innocente” (che è quella che vi apprestate a leggere) e una a rating rosso, che è pubblicata in un capitolo extra in contemporanea a questo (il titolo sarà lo stesso, Redenzione?, con il punto di domanda obbligatorio visto che Hans, qui, ha toppato clamorosamente …). Come ben sapete, il regolamento di EFP è chiaro a proposito di scene di sesso descritte esplicitamente, e così devo adeguarmi. Sì gente, sesso esplicito: siamo alla prima notte di nozze (qualcuno aveva chiesto dei colpi di scena?)

MA…! Dubito fortemente che un minorenne sia così innocente, soprattutto dopo aver visto certe robette in altri fandom o certe role su Facebook. Pertanto, chi è curiosa di leggere la parte p0rn e ha raggiunto almeno 13/14 anni (vabbè che non chiedo la carta di identità ma non voglio nemmeno corrompere ragazzine con una sola cifra nella loro età quindi siate oneste!) mi mandi un mp e invierò senza problemi un link esterno a EFP che porterà liberamente al capitolo a rating rosso. Non credo che questo annuncio sia contrario al regolamento di EFP, se così prego l’amministratore eventualmente interpellato di avvisarmi e suggerirmi la via da intraprendere.

Beh, buona lettura! ^^’

Adrienne

 

CAPITOLO 4 – Rating innocente

 

Non c’era possibilità di far durare un ricevimento per sempre, ed Elsa si sentì sollevata e inquieta allo stesso tempo quando le danze si chiusero definitivamente e la regina dovette fare i suoi saluti mentre gli invitati porgevano gli ultimi omaggi alla coppia reale. In mezzo alle altre persone era stato facile non avere a che fare con il verme al di là delle finzioni di cortesia che il protocollo aveva richiesto, ma ormai era giunto inesorabile il momento in cui avrebbe dovuto trovarsi faccia a faccia con lui, da soli, per mettere in chiaro un altro paio di cosette.

  avrebbe preferito congelarlo all’istante piuttosto che rivolgergli ancora la parola ma pazienza.

Anna e Kristoff si erano congedati anzitempo, mentre erano ancora fuori nelle stalle: Anna era inconsolabile, come Elsa aveva previsto, e tutti avevano preferito salutarsi lontano da occhi indiscreti che avrebbero finalmente colto, senza ombra di dubbio, tutto il dramma celato dietro all’atmosfera di gioia che aveva caratterizzato la giornata di tutti gli abitanti di Arendelle.

Anche Olaf era partecipe della situazione pesante, ma era altrettanto preso dal nuovo amico, il pupazzo smemorato che sembrava turbato dal non ricordare il proprio nome. Anna, una volta, aveva raccontato ad Elsa del suo primo incontro con Olaf mentre stava cercando la sorella sulla Montagna del Nord, e il pupazzo non l’aveva riconosciuta, né sembrava ricordare il giorno in cui era stato costruito dalle sorelle bambine. Probabilmente la stessa amnesia era presente nel nuovo pupazzo. Eppure Olaf aveva ricordato il proprio nome e la propria caratteristica principale, amare i caldi abbracci, mentre l’altro pupazzo ricordava soltanto quella strana filastrocca … per non parlare della sua cecità. Era strano che il nuovo pupazzo sembrasse turbato solo dalla sua amnesia e non dalla sua menomazione agli occhi. Che fosse sempre stato cieco? Certo questo avrebbe spiegato il suo comportamento, e certo avrebbe placato il timore della sovrana di aver in qualche modo provocato lei quella menomazione …

Tempo di abbandonarsi a quei pensieri, e appena Elsa tornò al presente, si accorse che il salone era ormai deserto, fatta eccezione per la sgradevole presenza al suo fianco, che la scrutava con divertita indifferenza.

“Siete così stanca che vi addormentate in piedi, moglie?” mormorò Hans accennando un sorrisetto beffardo.

No, decisamente non voleva iniziare alcuna conversazione col verme. Girò i tacchi e si diresse a passo sostenuto verso l’ala privata del castello.

Il verme la stava seguendo, senza fretta apparente ma sostenendo il passo allo stesso modo. Non intendeva raggiungerla, né fermarla, semplicemente la seguiva. Era irritante.

Giunti davanti alla porta della camera da letto, Elsa ritrovò la sicurezza che, lungo i corridoi, sembrava essere stata sul punto di abbandonare. Non dormiva più nella stanza in cui aveva vissuto da bambina. Era l’area della nursery, dopotutto, e ora lei era la regina, senza contare poi il fatto che proprio non aveva alcun desiderio di dormire tra le mura dove era stata tanto infelice.

No, adesso la sua stanza da letto era una stanza regale, da donna adulta, con al centro, appoggiato al muro, il talamo nuziale. Ma nonostante il grande cambiamento, Elsa era decisa a ripristinare una sua vecchia tradizione, stavolta senza alcun dispiacere: chiudere a oltranza la porta in faccia a qualcuno di indesiderato.

Sfortunatamente per lei, la mano saldamente appoggiata alla porta, che le impediva di chiuderla dietro di sé, fece ben comprendere ad Elsa che l’impresa non sarebbe stata così semplice come lo era stata anni addietro con Anna.

“Buonanotte, principe Hans” disse a denti stretti la regina, facendo forza con le mani per chiudere la porta.

“Non potete tenermi fuori dalla porta, Elsa” ribatté il verme, e per sicurezza pose il piede tra la porta e intercapedine per evitare che la ragazza raggiungesse il suo scopo.

“Oh sì che posso. Il castello non manca di stanze da letto. Trovatene un’altra”.

“Se non vi spiace, vorrei dormire con mia moglie”.

“In effetti sì, mi dispiace”.

“Non vorrete suscitare i pettegolezzi dei domestici?”

“I nostri domestici sanno essere molto discreti. Come credete che abbia fatto a tenere nascosto il mio potere per oltre dieci anni?”.

“Ci siete riuscita per perché voi volevate tenere nascosto il vostro potere. Cosa vi fa credere che io voglia tenere nascosta la vostra reticenza?”.

“Principe Hans …” sospirò con lieve esasperazione Elsa.

“Se desiderate, potete chiamarmi soltanto Hans. Siamo sposati ora”.

“… Principe Hans, appunto, siamo sposati. Avete il titolo che avevate tanto ambito. Il vostro scopo è stato raggiunto” .

“Dunque è questo che pensate” mormorò il giovane, più a se stesso che alla donna davanti a lui.

“Elsa, ascoltatemi. Non vi toccherò nemmeno con un dito ma è indispensabile che chiariamo alcuni punti il prima possibile, e possibilmente, non separati dalla porta. Fatemi entrare e sarò un galantuomo”. All’espressione scettica di Elsa, si vide costretto ad aggiungere con un sospiro “Non ci tengo a dare spettacolo ai domestici che potrebbero accorrere alle vostre grida”.

“Non avrei bisogno di chiamare alcun aiuto, fareste bene a ricordare che posso difendermi da sola” a conferma delle sue parole, una leggerissima brina ghiacciata fece la sua apparizione sullo stipite.

“Non mi riferivo a grida di paura o di aiuto” prima che Elsa potesse cogliere allusioni poco lusinghiere, si affrettò ad aggiungere “Proprio per via del vostro potere, potete sentirvi al sicuro dalle mie eventuali cattive intenzioni. Lasciatemi entrare. Per favore”. Aggiunse lo stesso sguardo che le aveva rivolto nella cella delle segrete quattro anni prima, mentre la supplicava di far tornare l’estate.

Che essere falso. Ma aveva ragione, non poteva farle nulla di male. Elsa lasciò la porta aperta e si allontanò da essa senza mai dare le spalle. Lasciò entrare il giovane che richiuse la porta mentre lei indietreggiava fino al camino che i domestici avevano provveduto ad accendere prima del loro arrivo.

“Ebbene, ditemi quello che avete da dire e poi uscite da qui!” esordì la regina senza tanti preamboli.

Hans si avvicinò al fuoco. Un po’ di calore gli avrebbe dato la forza per resistere a quelle parole di ghiaccio come colei che le aveva pronunciate.

“Pensate davvero che abbia ottenuto tutto ciò che desidero stasera? Siete mia moglie e siete una bellissima donna. Niente mi renderebbe più felice che toccare la vostra pelle e sentire se è liscia come il ghiaccio che sapete evocare”.

“Non pensate di poter lusingarmi con belle parole come avete fatto con mia sorella! Anzi, farmi ricordare ciò che le avete fatto rende ancor più controproducente tutto quello che avete appena detto!”.

 “Oh, ma io sono sincero questa volta. Elsa, voi sapete chi sono, sapete cosa ho fatto, sapete cosa ho sempre voluto. Perché dovrei nascondere la mia indole se già l’avete scoperta?”.

“Quindi siate esplicito anche questa volta: cosa volete ancora da me?”

“Voglio voi, Elsa. Stringervi tra le mie braccia e farvi mia stanotte, la notte successiva e quella successiva ancora, finché morte non ci separi”.

Elsa rimase letteralmente a bocca aperta davanti a quella … oltraggiosa pretesa. Ma la sorpresa durò pochi istanti, mentre una gelida rabbia si impossessava di lei. Come osava anche solo pensare di fare con lei quelle … cose!

Si costrinse a mantenere la grazia che la contraddistingueva anche in quella situazione così scomoda.

“Non ci tengo minimamente a farmi sfiorare da una persona viscida come voi, principe Hans. Non vi farei toccare nemmeno le mie scarpe, se dipendesse da me. Invece è già troppo aver dovuto baciarvi in chiesa. Fatevelo bastare per il resto della vostra subdola esistenza!”.

“No” rispose Hans senza scomporsi.

“No?” ripeté Elsa innervosita oltre misura.

“Quel bacio è stato piacevole, malgrado la scarsa collaborazione da parte vostra, e non desidero proprio rinunciarvi d’ora in avanti”.

“Lo farete invece. Avete detto voi stesso che non avreste alzato un dito su di me senza il mio consenso.”

“Lo avrò”.

“Vaneggiate”

“No, sono realista.”

“Siete così sicuro che io possa desiderare … qualunque cosa con voi?!”

“Approfondiamo quel qualunque cosa” disse il principe accennando un sorrisino malizioso.

Elsa ignorò l’imbarazzante allusione. “Siete davvero pieno di voi se credete che io possa condividere i vostri desideri”.

“Non dovete per forza condividerli.”

“Cosa state dicendo?”

“Il contratto, Elsa” la voce di Hans divenne improvvisamente gelida come quello che aveva tenuto Elsa ... fino a quel momento

 “Cosa c’entra il contratto adesso?” chiese Elsa, inquieta come mai era stata in tutta la giornata – il calore del fuoco nel camino iniziava a perdere la sua battaglia contro il freddo che stava aumentando nella stanza.

“Voi stessa avete accettato i termini del contratto nuziale che abbiamo stipulato. Arendelle avrebbe goduto dei vantaggi economici stipulati col mio Paese, e io avrei goduto dei privilegi di principe consorte”.

“Questo è esatto” convenne Elsa, non capendo dove volesse andare a parare ma allo stesso tempo timorosa di scoprirlo.

“Sono vostro marito, Elsa. Non credete forse che condividere il talamo nuziale con la regina sia un diritto del principe consorte?”.

“Ciò che dovrebbe accadere nell’intimità del talamo nuziale non ha a che fare con la politica. Il matrimonio è un contratto politico, il matrimonio è stato celebrato, il resto è solo un fatto privato!”

Elsa era profondamente convinta di quello che aveva detto, sulla base di questa convinzione aveva ingoiato il rospo e acconsentito ad unire la sua vita con quella del verme che la guardava così intensamente da farle distogliere lo sguardo, ora fisso imperterrito verso il camino, da cui le fiamme uscivano sempre più deboli.

Il tono di voce del principe tradiva la risatina repressa dalla sua risposta: “Un matrimonio non è valido se non è consumato. Potreste richiederne l’annullamento in qualsiasi momento.”

Quelle parole ebbero un effetto potente su Elsa. Le fiamme del camino si spensero all’istante, sconfitte dal clima gelido che si impose prepotente nella stanza. La maggior parte della luce era data dal fuoco del camino, le sporadiche candele accese nei candelabri non potevano emanare una chiara illuminazione. Le finestre erano ancora aperte; era molto tardi ma il cielo “era sveglio”. Il bagliore dell’aurora boreale contribuiva a dare alla stanza una tenue ma inquietante illuminazione spettrale che ben si conciliava con l’animo della regina.

La donna non aveva mai pensato che un matrimonio, per essere valido, necessitava di essere consumato! Lo sapeva dai suoi studi di politica, eppure era genuinamente convinta di non interessare al verme da quel punto di vista, lui voleva il trono, era stato esplicito su questo! Ma possibile che nessun ministro un po’ più navigato di lei avesse pensato di metterle la pulce nell’orecchio? … Come avrebbero potuto immaginare di doverlo fare, lei non aveva mai espresso esplicitamente il suo desiderio di conservare la propria verginità, non era certo argomento da esternare a cuor leggero!

“Non chiederò mai l’annullamento, principe Hans” tentò di temporeggiare Elsa “voi non volete me, volete Arendelle. Ora l’avete. In condivisione con me, però l’avete. Non datevi pena nel dover adempiere ai doveri coniugali, non siete obbligato a farlo”.

“Forse allora non sono stato abbastanza chiaro” Hans si avvicinò alla donna e si mise di fronte a lei, in modo da guardarla negli occhi e dare così forza alle sue parole. “Voglio tutti i privilegi che, in quanto principe di Arendelle, mi spettano. Tra questi privilegi, vi sono anche i diritti coniugali, Elsa. Voglio Arendelle e voglio la sua regina”.

Il gelo si fece più intenso, Hans iniziò a tremare ma mantenne imperterrito il suo contegno, deciso a imporsi. La voce di Elsa si fece, suo malgrado, più sottile e tesa.

“Non voglio farlo. Avete detto che non mi avreste forzata”.

“È vero. Non vi prenderò con la forza. Che ci crediate o meno, non sono quel tipo d’uomo. Ma in questo caso” aggiunse con una pausa significativa “sarò io a chiedere l’annullamento, e tutti gli accordi prematrimoniali andranno in fumo. Tornerò al mio Paese, e voi vedrete sprofondare nella miseria il vostro!”.

Hans tremava ancora, ma a quelle parole anche Elsa iniziò a rabbrividire, sebbene per una ragione diversa. Scattò lontano dal principe, dandogli le spalle, per ragionare sulle sue parole.

Una via di fuga, doveva esserci una scappatoia a quel pasticcio! Ma non lo trovava. Era un ricatto bello e buono, ma era perfettamente legittimo. Aveva accettato gli accordi, avrebbe dovuto pensarci prima. Era in trappola. E a malincuore, si vide costretta a cedere al ricatto del verme. Non aveva speso notti insonni ad aspettare quel matrimonio per poi permettere al principe di mandare tutto all’aria. Aveva bisogno del sostegno del Regno delle Isole del Sud e l’avrebbe ottenuto. Doveva solo … estraniarsi dall’atto che doveva compiere. Tutto sarebbe finito presto.

“Solo per stanotte. Con- consumeremo il matrimonio, e che sia finita”.

“Ti avrò ogniqualvolta lo desideri” continuò imperterrito il principe.

“Questo non è giusto!” sbottò Elsa e il vento iniziò a sibilare nella stanza portando con sé piccoli cristalli di neve.

“Questo è il matrimonio!” sbottò a sua volta Hans, iniziando a stufarsi della situazione (e del freddo, tanto per essere onesti). “Se la cosa ti può tranquillizzare, non ci tengo a stare con una donna che non desidera divertirsi assieme a me. Accadrà una volta ogni tanto, non sempre. Sono un uomo, non un monaco. Te lo dico ora, giusto per confermarti quanto detto all’inizio: non sento il bisogno di nasconderti niente”.

 “Almeno su una cosa siamo d’accordo” un sottile strato di neve iniziò a posarsi su tutte le superfici e i mobili della stanza “non ci divertiremo. Né tu né io. Né stanotte né in tutte le notti che seguiranno”.

Non si voltò, non si mosse, non sentì il bisogno di fare altro che mantenere bassa la temperatura. Aveva finito di protestare.

Sentiva i passi del verme farsi più vicini e il rumore di qualcosa di leggero che toccava terra.

“Così sia” mormorò il principe dietro il suo orecchio.

 

***

 

… Finalmente, per la gioia di entrambi, tutto finì. Hans si liberò in Elsa con un sospiro travagliato mentre la donna gemeva per lo schifo. Aveva gradito il non essere stata imbrattata dal sangue di quel maledetto, ma a poco valeva quel gesto quando si rese conto di esser stata sporcata con altro.

Una volta libera dallo scomodo abbraccio, si scostò da lui con la stessa rapidità che avrebbe avuto a contatto col fuoco, e si rifugiò oltre la porta comunicante che dava alla stanza da bagno attigua alla camera da letto.

Hans poteva percepire il freddo farsi via via meno intenso ma la cosa non lo rincuorava. Si alzò dal letto, ignorando il suo sangue ma con lo sguardo fisso su altro sangue, in posizione distante rispetto a quello perso dalla spalla, poche macchie scarlatte di piccole dimensioni. Non ci voleva un genio per capire che quel sangue non era suo, ma di Elsa. Dunque lui era stato il suo primo uomo. Lo aveva immaginato, eppure non si sentiva per nulla compiaciuto.

Si riallacciò i pantaloni e si diresse verso il camino, dove alimentò il fuoco per riscaldare la stanza. Non fece nulla per rimuovere la stalattite che Elsa gli aveva conficcato a sorpresa nella spalla, il fuoco l’avrebbe sciolta e allora avrebbe curato la ferita. Non era arrabbiato per l’uso che Elsa aveva fatto dei suoi poteri. Non l’aveva ucciso, come avrebbe potuto fare facilmente, né lo aveva ferito in modo serio. Lui aveva ferito lei e lei aveva ferito lui. Sentiva piuttosto di essersi rimesso in pari con lei, sebbene non ne fosse così sicuro.

Tuttavia non poteva farci niente. C’era un piano da rispettare, un piano a cui avrebbe volentieri fatto a meno di partecipare, ma ormai c’era dentro e non poteva più fermarsi.

 

FINE

 

 

  
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