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Autore: Non ti scordar di me    23/03/2014    2 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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NB. VI CONSIGLIO DI LEGGERE IL CAPITOLO CON IL SOTTOFONDO MUSICALE ‘CONTROVENTO’ DI ARISA, PERCHE’ IL CAPITOLO E’ STATO SCRITTO SULLA BASE DI QUELLA CANZONE.

Love me, I just love you

Capitolo 9: Piangere
Bonnie’s Pov

 
Ignorare le persone era qualcosa che mi riusciva bene. Non amavo sparlare da dietro e odiavo chi sparlava me e le mie amiche da dietro. Perciò ogni cosa che la gente mi diceva, cercavo di ignorarla.

Cercavo di ignorare le persone così, ma non soltanto. Odiavo tanti tipi di persone. Nella mia scuola detestavo la maggior parte delle persone, ma senza dubbio le persone che odiavo con tutto il mio cuore erano i bugiardi.

Mentire era qualcosa che non sopportavo, non rientrava nel mio modo di essere. Cercavo sempre di essere sincera con le persone, ma in queste poche settimane ero riuscita a mentire meglio di quanto potessi immaginare.

Non mentivo mai, ma quelle poche volte che capitava era sempre per una buona ragione. Da quando avevo saputo la verità su Damon cercavo di evitarlo in tutti i modi possibili e accampavo anche scuse stupide.

Non riuscivo più a guardarlo e a non immaginare il volto sorridente di Katherine. Lei era sempre solare, non era simile ad Elena. Non aveva i capelli biondi né tantomeno lisci, li aveva ugualmente lunghi, castani e gli ricadevano in morbidi onde.

Non aveva gli occhi color lapislazzulo, ma dei bellissimi occhi caramello. Le due avevano in comune poche cose, tra cui il loro magnifico sorriso.
Le Gilbert erano due sorelle molto unite, mai viste di così unite.
Sia Elena che io avevamo sofferto molto la sua morte.

E pensare che fino a poco tempo fa, pensavo che la sua morte fosse per merito del destino. In quel caso, il destino era stato forzato. Troppo forzato, l’aveva uccisa.
Lui l’aveva ammesso. Gli chiesi a suo tempo spiegazioni, ma lui disse semplicemente ‘io non volevo ucciderla…’ ciò significava che lui l’aveva uccisa, che l’aveva fatto apposta o no poco importa.

Le due settimane più brutte di tutta la mia vita.

Non riuscivo più a connettere cervello e bocca. Non riuscivo a studiare, non riuscivo a parlare con Elena che in lei vedevo sua sorella. Anche, Elena era turbata ma non lo dava a notare.

Non riuscivo neanche a dormire. La notte ero perseguitata da orribili incubi, uno peggio degli altri. Sognavo Katherine, sognavo Damon…Lo sognavo tutte le notti. Mi perseguitava nei miei peggiori incubi. Era diventato il mio peggior incubo, me lo ritrovavo ovunque.

A lezione, sotto casa, a pallavolo…Ovunque! Cercavo di evitare il contatto con i suoi occhi, quegli occhi mettevano soggezione e avrei ceduta. Ne ero certa.
Solo il tempo sa, come finirà questa storia. Speravo che finisse al più presto. Spesso mi piaceva stare chiusa in camera, magari a vedere vecchi album fotografici.
Non volevo più vedere neanche le mie amiche. Cercavano di consolarmi, ma non ce la facevano. Mi piaceva stare, piuttosto, con Stefan. Lui sì che capiva cosa significava perdere la persona che amavi…Ovvio, riferimento alla mia amicizia con Kat.

Sicura che ti riferisci all’amore tra sorelle che c’era tra te e Kat?, mi suggerì la mia coscienza. Mi dava il tormento in questi tempi e per giunta sempre con la stessa storia.

Come se aver deciso di non incontrare più Damon, mi potesse nuocere. Io stavo magnificamente senza di lui.
Ti stai auto convincendo? Mi chiese, ancora, la mia coscienza. Non mi stavo auto convincendo! Io lo odiavo. Forse non stavo bene, ma mi sarei abituata col tempo.

Sospirai e fissai la lapide che avevo di fronte a me.
Katherine Gilbert 3 Novembre 1993 – 31 Ottobre 2011.

La fissavo con le lacrime agli occhi. Era morta pochi giorni prima del suo compleanno. Domani era il suo anniversario di morte, ma ero sicura di non avere domani il coraggio di assistere alla sua Messa perciò avevo pensato di venire a fere una capatina il giorno prima.

Avevamo preparato tutto. La sua festa doveva essere perfetta.
Noi quattro eravamo inseparabili. Io, Ele e Mere le avevamo organizzato una festa a sorpresa. Forse Meredith, però, non era legata a lei quanto me o Elena. Comunque sta il fatto che Meredith non lasciava trasparire nessuna emozione, ma si vedeva che in questo periodo nessuno aveva un buon umore.

« Non sai quanto mi manchi…» dissi poggiando sulla tomba dei tulipani, i suoi fiori preferiti. Osservai la foto che le avevano messo sopra la tomba. Gliel’avevo scattata io.
 
*Flashback*
 
Aveva un enorme sorriso in volto. Era bellissima. Doveva uscire con un ragazzo che la stava facendo cambiare in questi tempi, ma se lei era felice lo eravamo anche noi.

Aveva in volto un sorriso enorme a trentadue denti. Indossava un vestito acquamarina più corto avanti e più lungo dietro. Con alcuni accessori prestatole da me e Meredith.

« Bon, smettila di fotografarmi! Ele, non farmi le solite raccomandazioni! Meredith fa’ tu qualcosa! » si lagnò Katherine scherzando. A me ed Elena piaceva infastidirla, di solito era questo che facevano le sorelle? Io non ero sua sorella, ma forse scocciavo anche più di Elena quando volevo estorcerle informazioni.

« No, Kat! Veditela tu con queste maniache! » scherzò lei ridendo. Katherine le fece la linguaccia. Elena era felice all’idea di conoscere il fidanzato di sua sorella, non ce l’aveva mai presentato.

« Sorridi Kat! » Le dissi io. Lei mi fece un sorriso enorme e scattai la foto.
Clik. Clik.

« Siete insopportabili! » disse con aria scocciata. Io e le mie amiche ci scambiammo uno sguardo preoccupato, forse stavamo infastidendo. « Ma non so cosa farei senza di voi! » continuò ridendo.

Ci abbracciamo e in quel momento capii che la nostra amicizia era indissolubile.
 
*Fine Flashback*
 
Mi lasciai cadere gradualmente ai suoi ricordi così piacevoli. Fino ad arrivare ai ricordi più strazianti…
 
*Flashback*
 
Ero a casa a zappare i canali. Aspettavo le mie amiche a momenti. Katherine doveva dirci cos’era successo l’ultima volta con suo ragazzo-misterioso.
In questi tempi era piuttosto strana. A volte era scorbutica, altre volte troppo sdolcinata e a volte era la vecchia Katherine.

Ding. Dong.
Mi precipitai ad aprire con un sorriso enorme. Ma quando aprii la porta vidi tutto tranne che dei visi contenti. Erano cupi. Elena piangeva come ché e Meredith non spiccicava parola.

La bionda si buttò tra le mie braccia, iniziando a singhiozzare frasi sconnesse.
« Katherine…ha….avuto…u-un…inci-dente…» balbettò Meredith, iniziando anche lei a piangere.

A quelle parole, non sentii più la terra sotto i piedi. Mi ero sentita crollare. La mia amica aveva avuto un incidente? Sentii il mio cuore, perdere un pezzo. E iniziai a piangere sulla spalla di Elena. Katherine era forte, ce l’avrebbe fatta.

Peccato che le probabilità erano basse.
 
*Fine Flashback*

« Cosa ci fai qui? » chiese una voce risvegliandomi dai ricordi. Scossi leggermente la testa e mi girai per focalizzare chi era la persona.
Era un ragazzo. Non era Damon, troppo altro. Aveva dei capelli neri con un po’ di barbetta. Klaus. Mi bloccai sul posto e indietreggiai spaventata.

Lui mi fissò incerto e si avvicinò a me. Non mi fece niente. Si sedette accanto a me e fissava la tomba di Katherine, aveva in mano, anche lui, dei tulipani.
« Non ti faccio niente. » continuò con voce neutra. Nei suoi occhi si scorgeva un’infinita tristezza.

« La amavi? » chiesi di getto. Chiusi di scatto gli occhi, aspettandomi una reazione arrabbiata da parte sua. Invece, era calmo.
Aveva gli occhi chiusi e inspirava ed espirava.

« La amo. Lei era il mio tutto. L’unica ragione per migliorare. » disse con amarezza. Provai così tanta pena per lui. Ero così egoista da pensare che la morte di Katherine facesse soffrire solo me e le mie amiche, ma probabilmente lui stava peggio di me.

Aveva mantenuto il segreto del suo omicidio per tanto tempo, covando il risentimento nei confronti di Damon finché non aveva trovato il giusto strumento per distruggerlo: IO.

Perché io?
« Cosa le ha fatto Damon? » chiesi con voce tremante. Lui si girò finalmente verso di me e incontrai i suoi occhi.

« Vorrei un momento con lei. Da solo. » disse tagliente. Avevo recepito il messaggio, voleva che lo lasciassi solo con lei e dopotutto ne aveva il diritto.
Presi la borsa, mi alzai e mi asciugai una lacrima. Gli feci un cenno a mo’ di saluto e mi allontanai dalla tomba di Katherine.

Camminando, notai una chioma nera. Non. Poteva. Essere. Lui.
Cosa ci faceva al cimitero? Ma che domanda stupida…Era venuto a trovare un defunto! Ma chi? Non mi aveva mai accennato alla morte di un suo caro. Mi nascosi dietro un albero e a volte lo spiavo.

Scorsi la foto del defunto. Una signora con i capelli neri e degli occhi verdi smeraldo. Quegli occhi. Dove li avevo già visti? Erano un color smeraldo particolare. Nell’osservare la foto di quella donna, non mi resi conto di aver pestato un rametto dell’albero.

Damon si girò. Si girò intorno, fino a incontrare il mio sguardo. Si alzò immediatamente e non lasciava il mio sguardo.
Il mio respiro accelerò. Non incontravo quegli occhi neri da due settimane e non ricordavo quanto potessero essere inquietanti.

Indietreggiai leggermente e iniziai a correre. Corsi avanti a me, finché non trovai un bivio. Presi il primo a destra e corsi verso l’uscita del cimitero.
Perché correvo? Non avevo alcun motivo per scappare. Non feci in tempo a riprendere fiato che vidi Damon di fronte a me.

Mi prese per le spalle e mi bloccò tra il suo corpo e il tronco dell’albero. Il mio cuore batteva all’impazzata. Le mani mi sudavano. Cosa mi succedeva?
« Ora mi dovrai ascoltare. » sibilò minaccioso. Abbassai lo sguardo. Evitare il contatto con i suoi occhi. Evitare il contatto con il suo sorriso malinconico. Evitare il contatto con una qualsiasi parte del suo corpo.

« Damon…Per favore…» singhiozzai triste. Non ero in vena di parlare, tantomeno con lui. Non era un buon periodo. Non ero mai di buon umore.
« Ascoltami un secondo. » Lo fissai con sguardo stanco e annuii leggermente. Se serve a non vederlo più, lo avrei ascoltato.

« Hai infranto una promessa. » lo guardai stranita. E quando mai, io gli avevo promesso qualcosa?
« Mi avevi promesso di non perdere mai il sorriso. Guardati ora. Cupa. Occhi tristi. Spenta. Cosa ti è successo? » continuò imperterrito.

Cosa mi era successo? Di tutto. Mi era crollato il mondo addosso. E con quelle sue parole scoppiai come una bomba ad orologeria.
« Cosa mi è successo? Tutto. Pensavo che tra noi potesse nascere qualcosa, mi sbagliavo. Pensavo che la morte di Katherine fosse un incidente, mi sbagliavo. Pensavo così tante cose! Mi sono sbagliata. SU TUTTO! » sbottai arrabbiata, con le lacrime agli occhi. Sospirai affannata.

Mi scrutò un momento con i suoi occhi. La presa sulle mie spalle divenne più forte e il suo viso era a pochi centimetri dal mio.
« NO. Cazzo! NO! Non sai niente di me. » imprecò a denti stretti.

« Non me ne hai mai parlato. » gli ricordai io. Avevo provato a sapere qualcosa in più di lui, ma liquidava ogni mia domanda.
« Su una cosa ti sbagli. Tra noi può, ancora, nascere qualcosa. » mi disse cambiando tono di voce. Damon era un tipo molto lunatico, alternava momenti di rabbia a dei momenti più dolci.

« No, Damon. Forse prima, ora non più. » dissi io, deglutendo. Inspirò il mio profumo e mi accarezzò i capelli.
« Non più? Sicura? Il tuo corpo dice tutt’altro. Sudata, battito del cuore accelerato…» ghignò con il suo solito modo di fare.

« Mi detesti? » chiese con tono atono. Domanda che mi spiazzò completamente. Lo detestavo? Io non detestavo nessuno. Era difficile detestare qualcuno. Nel mio vocabolario non esisteva la parola ‘detestare’.

Tu lo detesti? Ma se pendi dalle sue labbra. Disse quella vocina insopportabile. Non avevo mai provato odio verso una persona, ma in lui non riuscivo a vedere niente di buono.

Si drogava. Trafficava. Uccideva senza rimorso. Cosa c’era di buono in lui? Niente. Assolutamente niente.
« Io…Non vedo nient’altro che male in te…» gli risposi tremante. Lui mi fissò negli occhi.

« Aiutami tu, a tirare fuori la parte migliore di me. » Aveva avuto una reazione troppo calma. Molto più di quanto immaginassi.
Io non aiutavo a migliorare nessuno. Nessuno doveva migliorare per qualcuno. Lui non doveva migliorare per nessuno, tantomeno per una come me.

« Se vuoi migliorare devi farlo per te stesso. Perché sei ritornato qui? Perché hai deciso di rovinarmi la vita? » chiesi sinceramente. Perché era ritornato? Perché non rimaneva a New York? Stava tanto bene lì. Senza di me.

E io stavo bene, prima che lui arrivasse qui.
« Io non ti ho rovinato la vita. » affermò deciso. Perché era così cieco? Perché non capiva che questa sua vicinanza mi faceva male? Perché non capiva che mi faceva male stare faccia a faccia con l’assassino della mia amica?

« Da quando sei arrivato, sono cambiata. Sto male. La notte non riesco a dormire. Sono perseguitata dai ricordi. » sbuffai sistemando i capelli.
« Pensi che la tua vita sarebbe migliore senza di me? » mi chiese con sguardo furente. Assolutamente si! Starei meglio di sicuro.

« Sei smagrita. Non parli più con le tue amiche. Stai perdendo le tue abitudini. Hai gli occhi gonfi. Ti sento piangere ogni giorno e il tuo pianto mi fa sentire un emerito coglione, perché so che se tu stai così è solo colpa MIA! » continuò più serio, le vene sul suo collo pulsavano in maniera incredibile.

Come faceva a sapere cosa faceva? Lui mi sentiva piangere. Come faceva? Lo guardai interrogativa. Damon sbuffò leggermente.
« Passo notti interi sotto il portico di casa tua, a sentire il tuo pianto. E’ uno strazio. » mi spiegò con occhi tristi. Lui passava le notti sotto casa mia?

« Perché continui a sentirmi piangere,se è uno strazio? » chiesi a testa bassa. Stavo cedendo, quindi evitare contatto con i suoi occhi.
« Perché non riesco a starti lontano. » mi confessò. Il mondo stava girando vorticosamente e non riuscivo più a mantenere la calma. Perché mi capitava questo?
« Una possibilità… Solo una…Pettirosso…» sussurrò con voce roca. Mi aveva chiamato Pettirosso. Quel sopranome mi era mancato.

Ti è mancato il sopranome o la persona che ti chiama con quel sopranome? Stupida coscienza! Se ne andasse a quel paese. Non volevo starla a sentire.

A me non mancava quello stupido sopranome.
Non mi mancavano le sue attenzioni.
Mi mancava Damon!

L’hai ammesso! Mi disse la vocina. Cosa stavo pensando? A me non mancava Damon! Non mi mancava! Lo odiavo! SI!
Bonnie McCollough aveva finalmente capito cosa significava odiare!

Odiare o amare? Dio santo! Non volevo Damon! Non ne ero innamorata. Come una persona poteva amare un delinquente? Come aveva fatto Katherine?
« Damon…nessuna…possibilità. » dissi cercando di respingerlo. Damon scoppiò a ridere. Cosa c’era di divertente?

« Pettirosso sei di una debolezza incredibile. » ghignò. « I tuoi genitori non dicono niente di questa situazione? » Sapessi cosa dicono i miei genitori.
« Fasi di crescita. » spiegai in breve. Lui mi squadrò un attimo. Prese il mio mento e con due dita mi sollevò il volto per incontrare il suo.

« Non parlando a nessuno e rinchiudendoti in te stessa, non ti sentirai meglio. Prima o poi esploderai e arriverai in un momento in cui sarai così demotivata da pensare che l’unico modo per sentirti meglio è quella di farla finita. » disse alzando il tono di voce e afferrandomi i polsi.
Stava esagerando.

« Tu che ne sai? » chiesi usando un tono di voce più sicuro di me. Lui non sapeva niente di me e io non sapevo niente di lui.
« Lo so, perché so cosa significa sentirsi non capiti. Fatti aiutare da me. » mi implorò. Era sincero. Stavo provando ad essere sincero. Peccato che non gli credevo.
« Non…voglio…essere…aiutata… » sussurrai leggermente. Mi girava leggermente la testa, ma probabilmente era solo un mal di testa passeggero.

« Non voglio avere la tua morte sul mio cuore. » La mia morte?
« Andando avanti così, la morte ti inghiottirà e tu non te ne accorgerai. » continuò serio. Ero stufa di quella conversazione. Stava prendendo una piaga troppo pesante ed esagerata per me.

« Damon…Lasciami…Fammi…Passare… » sibilai con voce bassa. Dovevo stendermi. La testa pesava e gli occhi imploravano di chiudersi.
Lui mi fissò un attimo. E si sostò leggermente. Strano, molto strano che mi aveva ascoltato. Feci qualche passo e mi avviai verso l’uscita del cimitero.

Camminavo a piccoli passi e con un equilibro instabile.
« Pettirosso…barcolli…» mi fece notare Damon.  Mi girai velocemente verso di lui. Forse troppo velocemente.

Tutto intorno a me girava. Non mi sentivo affatto bene. Caddi sulle ginocchia a terra. Vidi Damon venire verso di me e sedersi accanto a me.
« Pettirosso…tutto a posto? » chiese già con voce allarmata.

« Si…s-to benone…» dissi rassicurandolo. Non ero convincente. Non riuscivo a convincere me stessa, figuriamoci se riuscivo a convincere Damon.
« Menti molto male. » fece Damon. La vista si stava annebbiando e l’aria attorno a me la sentivo più pressante.

Barcollai un po’. Dopo poco vidi solo buio. E caddi nelle braccia di Morfeo.
 
***
 
Ero in una stanza buia. Tutto era buio. E non vedevo niente. Tenevo gli occhi aperti, ma non vedevo niente.
Solo il buio, in tutta la sua inquietudine. Il buio racchiudeva mistero, paura e noia. Non potevi vedere e non distinguevi i colori.
Mi alzai da terra e iniziai a camminare. Dove stavo andando? Non vedevo niente.

Camminai nel buio, per non so quanto tempo. Camminando sentivo tutto farsi più stretto, fino a trovarmi in un piccolo vicolo.
Mi sentivo oppressa, eppure non avevo mai sofferto di claustrofobia. Camminai per molto finché non sbattei contro un muro.
Mi girai intorno.

Ero braccata da quattro muri. Cosa ci facevo lì? Ero rinchiusa in quella specie di bara e mi sentivo sempre più oppressa.

Tastando il muro di fronte a me, avvertii una maniglia. Era una porta! Aprii la porta e mi ritrovai in un altro posto, completamente diverso da quello precedente.

Era spazioso e luminoso. Al centro di questo posto sconosciuto c’era lei. Era Katherine.Corsi verso di lei.
Arrivata a pochi passi da lei, il terreno iniziò a tremare. Dal suolo si sollevarono alcune sbarre, che circondarono Kat.

Mi avvicinai alle sbarre. Il viso di Katherine era sfigurato. Indietreggiai spaventata e iniziai a correre, finché non sentii due forti mani prendermi per i piedi.

Mi girai e vidi il volto di Damon.
Ma non era il suo volto. Quel Damon aveva uno sguardo cattivo, non era il suo sguardo ammaliatore…Non era lui.

Al centro della stanza si aprì una grande crepa. Iniziai a piangere scalpitando, ma le mani di Damon mi trascinarono giù.
« Verrai a picco con noi…» dissero loro due in coro.

NO! Mi dovevo svegliare. Era solo uno stupido sogno…Un incubo.
Dovevo svegliarmi. Volevo svegliarmi.
 
« Pettirosso! E’ solo un incubo! » disse una voce, scuotendomi leggermente. Mi alzai di scatto e iniziai a respirare faticosamente.
Avevo gli occhi gonfi e il mio viso era bagnato dalle lacrime. Era solo un semplice e realistico incubo. Il mio petto si alzava e abbassava in modo irregolare, mentre una persona mi racchiuse in un abbraccio protettivo.

« Damon…Dove sono? » chiesi. Avevo il viso nel suo incavo del collo e lui mi teneva stretta a sé. Lui mi accarezzò i capelli e lo sentii sospirare.
« Ti ho portato a casa tua. » mi rispose. Cos’era successo? « Hai avuto un calo di pressione. Niente di preoccupante. » mi rassicurò.

Sciolto l’abbraccio, mi resi conto di essere nel salotto di casa mia. I miei genitori erano a lavoro e Mary all’università. Avevo deciso di non andare a scuola, con la scusa di un leggero mal di testa.

« Puoi andare…» dissi indicandogli l’uscita. Mi stavo comportando da stronza. Lo sapevo e ne ero consapevole.

Volevo stare lontana da lui. Prima o poi avrei ceduto ai suoi modi e me ne sarei pentita a vita. Meglio prevenire, che curare in seguito le ferite. Questo era il mio ragionamento.

« Non finisce qui. » mi avvertì alzandosi. Quanto era paranoico quel ragazzo! Troppo paranoico! Lo osservai andare via.
Sbatté la porta.

Sospirai ed ispirai. Dovevo rimanere calma. Dovevo tarpare i miei sentimenti. Smettere di pensare a lui. In questo tempo i miei pensieri vagavano da Damon fino ad arrivare a Katherine. E mi davano il tormento.

Decisi di andare in camera. Salendo le scale venni catturata da una foto. Una foto che non poteva essere ignorata. Io, Elena, Meredith, Katherine, Stefan, Matt e Zander. Eravamo così felici. Stavamo tanto bene.

Tutta colpa di quell’incidente. Da quell’incidente tutto era cambiato. Proprio ora che ci stavamo riprendendo da quel terribile lutto, arrivava uno sconosciuto che ritirava tutto fuori. Con una calma impressionante. Distruggendomi la vita.

Non riuscivo più a trattenere le lacrime. Iniziai a piangere e presi in mano la fotografia. Enormi gocce di lacrime cadevano sulla foto e mi bagnavano il volto.
Ogni minuto peggiorava la situazione. Sentivo un vuoto profondo, un vuoto così profondo che peggiorava e anche se cercavo di seppellirlo e di non ricordarlo, veniva sempre a galla.

I nodi ritornano sempre al pettine.
Driiin. Driiin. Driiiin.

La suoneria del mio cellulare mi riscosse dai miei pensieri. Risposi alla chiamata senza pensarci e asciugandomi le lacrime.

- Ti sento piangere. Posso aiutarti. – mi disse una voce. Vidi chi era al cellulare. Era il numero di Damon. Come faceva a sapere che stavo piangendo?
- Come sai che sto piangendo? – chiesi dando vita ai miei pensieri.
- Ti sento. Passo intere giornate a sentirti piangere. Sono fuori casa tua. Aprimi – ripeté convinto. NO, volevo rimanere da sola.
- Ritorna a casa, Damon. – dissi, chiudendo la chiamata. Possibile che fosse così insistente? SI. Era possibile.
 

Passarono i minuti. Passarono le ore. Ero in camera mia affacciata alla finestra. Pioveva a dirotto da più di due ore.
Damon non si era mosso da sotto casa. Persino quando erano arrivati i miei genitori, non si era mosso. Era lì sotto. Perfetto come al solito, bagnato fradicio e fissava in direzione della mia finestra.
Io guardavo verso di lui. Lui guardava verso di me.
Sarei rimasta così a lungo, era l’unico modo per non piangere.
 
“Amarti in silenzio è stato il mio primo errore.
Amarti e vederti soffrire è stato il mio secondo errore.
Amarti e lasciarti andare è stato l’errore più grande.”
 
 
 

Angolo della pazza: Sono ritornata. Ho sgarrato di un giorno, mi spiace. Ma di Sabato sta diventando più complicato non perché non riesca a gestire i miei impegni piuttosto perché mi è difficile descrivere i sentimenti di Bonnie e scrivere capitoli decenti e non ripetitivi.
Ora, passiamo al capitolo. Qui vediamo tante scene BAMON! *-**-* Voglio una statua per quanto sono stata gentile. Sono passate due settimane d’inferno per la nostra Bonnie e fa una capatina al cimitero, dove incontra due persone: Damon e Klaus.
Che dire…Sono entrambi perfetti! *-*-*-*-* Non so, ma questo capitolo mi piace moltissimo.
Damon era andato a trovare una donna al cimitero. Chi sarà? E quegli occhi verdi? Cosa significano? Sono curiosa di sapere le vostre ipotesi. Spero che abbiate letto il capitolo con il sottofondo musicale da me consigliato, mi piacerebbe sapere se vi è piaciuta come idea o se è meglio che non consigli più musica a nessuno :) :)
Dedico il capitolo a Puffetta2001 e Pagy94. Noto che le recensioni sono paurosamente scese. Se riuscite ad arrivare a 3 recensioni siete grandi! <3
Alla prossima. Baci :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa.
 
 
  
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