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Autore: fossyross    23/03/2014    0 recensioni
L'inverno era sempre piaciuto poco ad entrambe, non vedevano l'ora di scappare da quella città, triste e fredda nel suo pallore invernale, e rifugiarsi in quella terra, calda e vivace: l'Australia.
Questa è la storia di due cugine che decidono di approffittare delle vacanze natalizie per andare a vivere nella casa dei nonni. Mentre Rossella si godrà ogni raggio di sole sulla spiaggia di Adelaide, Elena lavoreràin un acquario del paese. In quel luogo meraviglioso verranno travolte da un turbine di emozioni, tra tramonti mozzafiato e incontri casuali, si renderano conto che le loro vite sono cambiate.
è possibile trovare l'amore dall'altra parte del mondo?
La storia è scritta da due ragazze, io e Elena.. Speriamo vi piaccia!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ROSS
Aprii gli occhi. La stanza era ancora buia, ma una fioca luce entrava dallo spiraglio tra i due tendoni. Mi alzai e aprii le tende: fuori c'era un'altra splendida giornata; l'ennesima. Mi piaceva il sole, ma mi sarebbe piaciuto anche un giorno di pioggia, ero curiosa di vedere l'oceano australiano con quel clima. Mi girai e stiracchiandomi mi ricordai che dal caldo, la sera prima ero andata a letto solamente con l'intimo addosso; era davvero comodo quindi pensai che l'avrei presa come un abitudine. Infilai un paio di shorts e una canottiera e scesi a fare colazione. Sul frigo in acciaio, c'era il consueto post-it di Elena "Siamo all'acquario, c'e del succo in frigo e vai a fare la spesa; la lista è sul bancone" girai lo sguardo e vidi l'altro biglietto. Feci colazione e uscii. Come avevo immaginato la giornata era calda, mi raccolsi i capelli e mi avviai verso il supermercato. Non era molto distante da casa nostra, avevo quindi scelto di andare a piedi, anche se la tentazione di andare in moto era davvero forte. Comprai il necessario e tornai verso casa. Stavo camminando, quando una macchina sportiva nera si fermò qualche metro più avanti di me: scese un ragazzo alto, con le spalle larghe e i muscoli ben sviluppati messi in evidenza da una maglietta azzurra, forse troppo piccola per la struttura imponente del ragazzo; lo riconobbi subito. Kevin. I ricordi della sera precedente balenarono nella mia mente: aveva lanciato un sassolino sulla mia finestra, cosa che aveva fatto praticamente tutte le sere da quando ero arrivata, non che mi dispiacesse. Eravamo stati insieme per due ore circa: chiacchierando, scherzando, parlando. Era stata una serata davvero bella e stare con lui mi piaceva: mi capiva al volo, era sempre sorridente e gentile e poi, era tremendamente bello. Iniziava a piacermi sul serio, sembrava impossibile visto che lo conoscevo solamente da qualche giorno, ma era così. Era come se fossimo fatti l'uno per l'altra; se il colpo di fulmine esisteva davvero, allora il lampo mi aveva centrata in pieno. La cosa che mi bloccava era una sola: non capivo le sue emozioni. Era dolce con me, premuroso e gentile, ma come Jenn mi aveva anticipato e come io avevo intuito, erano le sue caratteristiche e si comportava in tal modo con tutti; inoltre ero una ragazza timida e sicuramente non sarei stata io a fare la prima mossa, avrei aspettato la sua, sempre se sarebbe arrivata.
-Kevin!- lui si girò in tutto il suo splendore e non appena mi vide sorrise. Adoravo il suo sorriso, era genuino, mai forzato e sempre smagliante.
-Ciao Ross- disse lui con la sua voce calda. Mi diede un bacio sulla guancia, abbassandosi un po': era qualche centimetro più alto di me.
-Che ci fai da queste parti?- chiesi. Lui tacque per alcuni secondi e disse cambiando argomento:
- Niente di che. Poi io e Josh, quando torna, andiamo in spiaggia.. Ci raggiungi?-
-Non lo so, avevo promesso a Jenn che sarei andata via con lei- dissi sinceramente dispiaciuta e amareggiata: mi sarei persa Kevin fra le onde, con i capelli scombinati, le gocce d'acqua sul corpo; era davvero sexy. Scossi leggermente la testa per ritornare alla realtà e smettere di fantasticare sulla persona che avevo davanti. Ma che mi prendeva?
-Peccato- disse lui rattristandosi.
-Già.. Ora devo proprio scappare, devo mettere via la spesa prima che torni Elena!- dissi usando la prima scusa che mi passò per la mente.
-Uh, ok, ci si vede allora!- disse, poi mi face segno di passare, come se fosse un vigile. Ridendo passai vicino a lui e gli sussurrai all'orecchio, non seppi con quale coraggio:
-Mi dispiace non vederti in spiaggia, sei un vero spettacolo- e gli diedi un bacio sulla guancia, indugiando un secondo più del dovuto con le mie labbra. Mi girai e proseguii verso casa, senza voltarmi.
Presto fui a casa e in poco tempo misi via la spesa. Confusa mi appoggiai al bancone. Come aveva reagito Kevin? Che stupida avrei dovuto guardarlo invece di scappare via. Ero troppo in imbarazzo però: era uno di quei momenti in cui la mia mente vagava per i fatti suoi, non curandosi di cosa effettivamente pensasse; purtroppo quella volta erano capitati pensieri sconci e il protagonista era pure davanti ai miei occhi. Bussarono alla porta; andai verso di essa, impaurita e allo stesso tempo vogliosa che fosse Kevin, ma non fu così.
-Ehi bellissima!- disse Phil alzando un angolo della bocca, facendo un sorrisetto che voleva dire più di quello che mostrava.
-Ciao Phil- dissi poco entusiasta, ma mi sforzai comunque di sorridere. -Che fai qui?- chiesi.
-Devo dare un'aggiustata al giardino sul retro. Posso?- chiese facendomi segno che voleva entrare. Io annuii e mi scostai aprendo la porta per farlo passare. Prima di chiudere la porta, notai l'auto nera di Kevin che passava davanti a casa; sperai con tutto il cuore che venisse a farmi visita, non mi piaceva stare con Phil da sola. Phil era un bel ragazzo, certo: alto anche più di Kevin, con gli occhi di un blu intenso, i capelli castani chiari, le spalle robuste e le braccia forti. Nonostante ciò era un ragazzo che non mi ispirava fiducia: spesso faceva discorsi ambigui, aveva sempre quel sorrisetto stampato in faccia e la cosa mi irritava davvero parecchio. Non potevo fare a meno, inoltre, di paragonarlo a Kevin e più lo facevo, più mi rendevo che ragazzo fantastico fosse quest'ultimo. Phil andò nel giardino che guardava la spiaggia, prese un paio di attrezzi dalla casetta che era situata in un angolo del giardino e iniziò a lavorare. Lo guardai per un paio di secondi e feci per andarmene, quando si levò la maglietta per lavorare con più libertà oppure per farsi notare, il che era molto probabile. Rimasi ammaliata dal suo petto e dalla sua schiena: sembravano essere stati scolpiti con precisione maniacale da uno scultore; questo glielo concessi, era un punto a suo favore rispetto a Kevin. Lui aveva i muscoli meno pompati, ma comunque delineati perfettamente. Non sapendo cosa fare, rientrai e misi dell'acqua a bollire, per preparare così una pasta; non ero particolarmente dotata nella cucina, ma fortunatamente lo era Elena. Io ero portata per gli sport: mi piaceva praticarli e soprattutto mi piaceva fare sport di squadra; mi dava il modo di conoscere il vero carattere di una persona; la sua determinazione, la grinta, la voglia di fare, aspetti secondo me fondamentali per essere una persona forte. Mi chiesi se Kevin praticasse qualche tipo di sport oltre al surf; mi ripromisi mentalmente che gliel'avrei chiesto la prima volta che lo avessi visto. Passai il tempo semplicemente seduta sul divano, aspettando che l'acqua bollisse; alle due avevo appuntamento con Jenn per andare a fare un giro, ma non avevo ben capito dove. Buttai la pasta nell'acqua bollente.
-Io vado Ross- sussurrò Phil da dietro le mie spalle. Sussultai, non mi aspettavo che fosse così vicino.
-C-ciao- dissi io. Mi scostò i capelli che avevo sciolto dalla spalla e mi diede un bacio sulla guancia.
-È sempre un piacere vederti- disse prima di andarsene dalla porta principale. Phil non mi piaceva, ma dovevo ammettere che era davvero bravo a far capire quello che voleva. La pasta era pronta, quindi mangiai, ma prima misi un della musica; Counting Stars degli One Republic partì subito, infondendo tutto il suo ritmo nel mio corpo. Mangiai canticchiando, dopodiché andai in camera per mettere qualcosa di leggermente più sofisticato di una canotta bianca. Scelsi tra i vestiti, che ancora dovevo togliere dalle valigie, un semplice abito verde chiaro, con un taglio a vita alta che cadeva morbido fino alla metà della mia coscia. Decisi di non rifare il trucco e di lasciare i capelli sciolti, in fondo dovevo solo uscire con mia cugina. Qualcuno suonò il campanello mentre mi infilavo i pendenti alle orecchie; guardai l'ora, era davvero presto, mancava ancora mezz'ora all'arrivo di Jenn, chi poteva essere? Scesi le scale di corsa e aprii la porta. Un postino mi porgeva con aria stanca una piccola busta. Firmai e lo ringraziai. Aprii la busta, non riconoscendo la scrittura del mittente, sembrava essere un invito. Stavo per leggere quando mi vibrò il telefono:
"Ross, scusa ma non riesco oggi pomeriggio, mi hanno chiesto di organizzare la parte floreale di un matrimonio e devo assolutamente iniziare. Scusa davvero!!!" Era Jenn.
"Non ti preoccupare! Sarà per un altro giorno!" Risposi. Avevo ancora la porta di casa aperta, stavo per chiuderla e leggere finalmente quella lettera, ma una mano bloccò la mia azione.
-È un invito- disse Kevin. Io sorrisi, contenta di rivederlo; quando stavo con lui, mi sentivo davvero bene, ma avevo le farfalle nello stomaco, che svolazzavano all'impazzata.
-Non potevi dirmelo di persona?- Chiesi appoggiando la lettera sul tavolino in vetro e facendo qualche passo in dentro per permettergli di entrare in sala. Lui si chiuse la porta alle spalle e entrò.
-Così è più romantico non trovi?- disse ammiccando. Io arrossii leggermente.
-Invito per cosa?- chiesi guardandolo negli occhi che erano meravigliosi come al solito.
-Leggilo- si limitò a dire. -Che farai con Jenn oggi pomeriggio?- chiese.
-Alla fine niente, ha da svolgere un paio di cose al lavoro- dissi io, andando in cucina. Lui mi seguì osservandosi intorno.
-Quindi.. Posso rubarti? Anche adesso?- chiese lui con un sorriso meraviglioso.
-Certo!-risposi veramente contenta. -Che vuoi fare?-
-Sbaglio o ti dovrei dare delle lezioni di surf?- disse facendo riferimento ai discorsi della sera precedente. Io annuii, incapace di parlare all'immagine di lui mezzo nudo tra le onde.
-Andiamo, quindi?- sorrise inclinando leggermente la testa.
-Aspetta, devo andare a mettermi il costume! Ci metterò poco, curiosa pure se ti va- Corsi su dalle scale, presi il primo costume che mi capitò tra le mani; mi spogliai in bagno di tutta fretta; mi rivestii velocemente. Scesi al piano di sotto e vidi che Kevin aveva trovato la biblioteca.
-Prima o poi li leggeremo tutti, io e Elena.- dissi.
-Non ne dubito. Sono tutti in inglese?-
-No, non tutti ce ne sono una decina in tedesco e spagnolo e una cinquantina in italiano.- lui spalancò gli occhi alla notizia.
-Wow, tuo nonno dev'essere un grande studioso e lettore!-
-Già, lo è. Sai è lui che ci ha fatto da maestro alle scuole elementari, insegnando sia a me che a mia cugina un inglese quasi ottimo e un tedesco molto buono.-
-Hai studiato lingue, alle superiori?- chiese.
-Sì, ma poi la passione per il giornalismo è emersa e quindi le ho abbandonate.- dissi e dopo una breve pausa di silenzio disse:
-Peccato, anche io studiavo lingue. Möchten wir gehen?- mi chiese. Io sorrisi perchè era tanto che non sentivo parlare in tedesco.
-Ja, danke Herr- risposi.
Lui rise e ci incamminammo verso la spiaggia, come avevamo precedentemente annunciato in tedesco. La prima cosa che fece fu quella di recuperare la sua tavola, l'aveva lasciata al bar non distante da casa mia. Tornò in pochi minuti con la sua tavola sotto braccio e un'altra leggermente più piccola, sotto l'alto.
-Pronta?- chiese.
-Ovvio!-risposi io con voce calma e ferma, nonostante l'agitazione. Lui si levò la maglietta con un gesto fluido; indossava già il costume, lo usava come dei pantaloni. Mi sorrise e si avviò verso la spiaggia. Mi tolsi il vestito, togliendo una spallina alla volta e lasciandolo cadere per terra: indossavo un costume completamente bianco; la parte superiore era a coppa e la parte inferiore era a brasiliana. Mi sentii in imbarazzo,  non mi piaceva particolarmente il mio fisico: ero alta, e questo era un vantaggio, ma purtroppo per costituzione avevo il sedere un po' abbondante. Dovevo però ringraziare gli anni passati a giocare a pallavolo: avevano reso la mia pancia perfettamente piatta, le spalle abbastanza larghe e le gambe affusolate. Misi da parte l'imbarazzo e seguii Kevin in acqua; era la prima volta che facevo davvero il bagno in Australia. In poco tempo lo raggiunsi, era ancora più bello della volta in cui l'avevo visto con Josh. Non ebbi però il tempo di osservarlo bene, perchè notai che anche lui mi stava fissando; ringraziai mentalmente l'oceano, perchè ero ad un punto tale che l'acqua mi arrivasse alla fine della schiena, lasciando scoperto solo il busto e coprendo (a mio avviso) la parte peggiore del mio corpo.
-Allora, insegnante, che devo fare?- chiesi sorridendo. Lui mi guardava con lo stesso sguardo che aveva quando ero scesa dalla moto qualche giorno prima.
-S-sì. Allora, intanto devi stenderti a pancia all'ingiù sulla tavola e remare con le braccia per andare più verso l'acqua alta- disse tutto di un fiato e senza staccare gli occhi dal mio corpo. Feci quello che mi disse, mi sdraiai sulla tavola e poco dopo anche lui vi era sopra. Nuotammo in silenzio verso l'acqua più alta; quando fummo a una distanza opportuna, Kevin si fermò.
-Allora- disse sfoggiando l'ennesimo sorriso che mi fece quasi cadere dalla tavola da quanto era bello.
-Ora la parte più difficile e nella quale devi avere più pazienza: primo dobbiamo aspettare un'onda abbastanza alta, secondo dobbiamo riuscire a cavalcarla. Credi di riuscire a stare in equilibrio?-
-Ehm.. L'equilibrio non è proprio il mio punto di forza, ma posso provare- risposi ridendo, lui sghignazzò e mi diede altri consigli. Dopo vari tentativi, tutti falliti, mi arresi e tornammo verso la riva, facendoci trasportare dalle onde.
-Allora, credi che riuscirai a fare surf prima o poi?- mi chiese Kevin dopo un lungo silenzio.
-Prima o poi ce la farò, con molta pazienza! Magari è stata colpa del maestro, che non sa insegnare come si deve- dissi io scherzando.
Lui mi schizzò dell'acqua.
-O magari è l'alunna che non è portata- rispose lui a tono. Facendo la finta offesa, rovesciai la sua tavola; lui era steso a pancia in alto e aveva le braccia incrociate dietro alla testa: non aveva la possibilità di rimanere in equilibrio e quindi cadde in acqua. Io scoppiai in una risata fragorosa, quando riemerse e scosse la testa come avrebbe fatto Effie. Mi guardò con aria di sfida e si immerse in acqua. Io mi alzai sulla tavola e mi sedetti sui talloni, in modo da avere una visuale migliore dell'acqua sotto di me. Eravamo quasi arrivati a riva, quindi l'acqua era poco più alta di un metro. Vidi che stava nuotando verso di me; i suoi capelli scuri fluttuavano nell'acqua come una medusa. Riemerse con il volto, i cappelli si appiattirono sulla sua fronte, ma lui li levò velocemente con un colpo di mano. Aprì gli occhi, che erano sempre più belli più li guardavo, e mi guardò. Li socchiuse mentre si avvicinava a me lentamente, come se fosse uno squalo che cautamente si prepara per attaccare una preda. Di colpo le sue possenti braccia uscirono dall'acqua e mi presero il bacino, trascinandomi nell'oceano. Caddi in acqua con un sonoro "splash" e riemersi ridendo.
-Ti sei vendicato?- chiesi strizzandomi e scostandomi i capelli dal viso.
-Certo! Non credevi davvero che te l'avrei lasciato fare altrimenti, no?- chiese ammiccando. Non capii il senso di quella frase, ma intuii il significato quando fece un passo verso di me e cinse i miei fianchi con le sue mani, spingendomi verso di lui. Quando fui più vicina, appoggiò la fronte sulla mia e sussurrò:
-La mia vendetta non è ancora finita, tu mi hai preso alla sprovvista, lo devo fare pure io no?-. Io ero, ancora una volta, incapace di parlare in sua presenza. Iniziavo a essere stufa di me stessa, della mia timidezza. Però c’era da dire che le sue mani mantenevano una leggera pressione sulla parte bassa della mia schiena, spingendomi sempre più vicino a lui e quindi mi rendeva ancora più arduo il compito di resistergli; la sua fronte era sulla mia e il suo respiro caldo soffiava sulla mia pelle bagnata, facendovi percorrere un brivido; non riuscivo a vedere i suoi occhi, a causa della nostra vicinanza, ma potevo immaginare fossero chiusi. Era arrivato il momento da me tanto atteso: voleva baciarmi. Presi un bel respiro, mi preparai mentalmente a recepire e a incanalare quell'emozione. La pressione delle sue mani diventava sempre più forte. Dovetti fare un passo avanti: i nostri corpi seminudi erano in completo contatto. Il mio respiro accelerò di colpo, sentii che anche lui aveva avuto la stessa reazione. Il rumore delle onde sovrastava tutto, esse si infrangevano sulle nostre gambe e piccole goccioline arrivarono sui nostri fianchi. Staccò leggermente la sua fronte dalla mia, indugiò per pochi istanti, che mi parvero minuti, prima di abbassare il suo viso su di me. Le sue labbra sfiorarono le mie, riuscivo a percepire il suo calore su di me.
-Ross! Dove sei?- urlò Elena. Tremendamente amareggiata, mi staccai da Kevin che a sua volta fece un passo indietro. Lo guardai con un’espressione triste e lui la ricambiò.
-Sono qui!- risposi allontanandomi ulteriormente da lui.
-Scusa, ma devo andare- dissi; dopodiché gli diedi un bacio sulla guancia, mettendogli una mano tra i capelli dall’altra parte del viso. Mi staccai da lui, Kevin mi prese la mano e tirandomi, mi fece appoggiare sul suo petto. Sentivo il suo cuore battere velocemente nel suo petto e sorrisi all’idea di fargli quell’effetto.
-Non preoccuparti, prima o poi mi riprendo la vendetta- mi sussurrò prima di ricambiare l’innocente bacio di qualche secondo prima gli avevo dato; gli sorrisi e mi allontanai. Arrivai a riva, consapevole che Kevin mi stesse osservando: cercavo di fare più veloce possibile, odiavo il mio fondoschiena e volevo che lui lo vedesse il meno possibile.
-Ross! Santo cielo! Ho preso una paura che non t’immagini! Jenn mi ha detto che non sareste uscite, così quando sono arrivata a casa e non ti ho vista, mi sono preoccupata- si scusò lei mentre io mi rivestivo. –Ross.. Ho interrotto qualcosa?- chiese lei sfoggiando un sorriso malizioso. Io risi.
-Andiamo a casa che ti spiego- dissi mentre delicatamente la spingevo verso l’abitazione. Prima di chiudere la portafinestra, mi girai e vidi Kevin, che ancora doveva rimettersi la maglietta, che mi fece un gesto di saluto con la mano; io sorrisi e ricambiai. Lo fissai ancora per qualche secondo, ma poi una mano mi tirò in cucina, sottraendomi a quella bellissima vista.
-Racconta TUTTO!- mi impose Elena. Io le raccontai l’accaduto, senza mai guardarla negli occhi, mi imbarazzava parlare di cose così intime, nonostante io e mia cugina fossimo così unite. Una volta finito il racconto la sua espressione era un misto tra sorpresa, orgoglio e credevo anche un pizzico si invidia.
-Che c’è?- le chiesi.
-N-niente, è solo che- balbettò.
-Cosa Elena? Perché mi stai giudicando?-
-I-io.. Sono veramente felice nei tuoi confornti, però da te non me lo aspettavo!- disse abbracciandomi. Io non ricambiai, ero sorpresa, non mi spettavo quella risposta; non sapevo cosa aspettarmi sinceramente, ero sorpresa almeno quanto lei. Conoscevo Kevin da quattro giorni, ma mi sembrava di conoscerlo da sempre, era stato un fulmine a ciel sereno, non avevo intenzione di avere una relazione, sempre che questa si sarebbe trasformata in tale; non potevo fare a meno di pensare a Kevin, era sempre nei miei pensieri, ogni cosa me lo ricordava, era sempre lì, pronto a riaffiorare nelle mie memorie. Volevo davvero che mi baciasse quel pomeriggio, lo speravo con tutto il cuore; una piccola scintilla di rabbia si accese nel mio cuore verso Elena, ma si spense subito: le volevo troppo bene per provare odio, inoltre lei non aveva colpa, evidentemente non era ancora il momento, ma ero sicura che sarebbe arrivato prima o poi. I miei pensieri si interruppero al battito di mani di qualcuno; il rumore proveniva dalla sala. Dylan entrò nella luminosa cucina.
-Brava la nostra Rossella! Sai cosa direi io? Donna-Pubblica!- mi disse ridendo. Io risi a mia volta, sorvolando sul fatto che mi avesse chiamato con il mio nome per intero, e gli diedi un piccolo schiaffetto sulla spalla destra.
-Andiamo Dylan! Lo so che sei solamente invidioso!- scherzai; tutti e tre scoppiammo a ridere. Chiacchierammo per ore, in poco tempo arrivò il momento della cena, Elena si mise ai fornelli, Dylan si fiondò sul divano e io decisi di farmi una doccia; il mio bagno era grande, proporzionato alla stanza. Si poteva vedere come ai nonni, che avevano progettato e realizzato l’intera casa, piacesse la luce: una grande finestra proiettava i raggi del sole nella stanza, illuminando il piccolo lavandino sormontato da uno specchio; affianco ad esso c'era una grande vasca, messa nell'angolo; di fronte alla porta c'era un tappeto blu, sopra al quale stava una poltrona bianca, sembrava soffice; la doccia era nell'angolo opposto alla vasca e a tutto il resto, ma era grande, non era chiusa, i confini erano semplicemente piastrellati. Aprii l'acqua mentre mi spogliavo; la vista del mio costume riportò alla mia mente il ricordo del pomeriggio trascorso con Kevin; un sorriso affiorò sulle mia labbra mentre l'acqua scorreva nei punti in cui lui mi aveva stretta, ricordavo con estrema precisione ogni sensazione, ogni profumo, ogni colore e tutto il calore che avevo provato quel pomeriggio con lui. Scossi la testa: che mi prendeva? Dovevo smetterla di farmi del male da sola, non potevo innamorarmi di un ragazzo, non dopo quello che era successo, dopo tutto il vuoto e il dolore che avevo provato nella storia precedente. No. Non me lo potevo permettere, dovevo essere forte e non cedere. Uscii dalla doccia, in pochi minuti fummo tutti già a tavola in altrettanto poco tempo avevamo già sparecchiato. Con una scusa banale uscii in giardino, avevo bisogno di stare da sola con i miei pensieri. Stetti fuori per un bel po' di tempo, tale che l'aria marina era diventata improvvisamente fredda. Diedi un'ultima occhiata alla spiaggia, consapevole che di lì a poco Kevin sarebbe arrivato per l'ormai consueta chiacchierata notturna. La triste realtà era che non volevo parlare con lui: ero scossa e indecisa, nel profondo avevo rinunciato al suo amore, prima ancora che nascesse. Mi appoggiai al muro della casa, incantata dalle stelle: erano davvero meravigliose, imprigionarono il mio sguardo con la loro lucentezza.
-Mi hai anticipato questa sera.- Il mio stomaco si serrò di colpo: la voce di Kevin riempì il silenzio di quella meravigliosa serata; che stupida ero stata. Ora cosa dovevo fare? Mi imposi mentalmente di non cedergli, ma la promessa sfumò non appena vidi i suoi meravigliosi occhi, che si incatenarono ai miei.
-Non stavo aspettando te- dissi, forse troppo fredda. Lui fece un piccolo scatto laterale con la testa e corrugò le sopracciglia folte.
-Scusa... sono pensierosa e stanca, non volevo risponderti male- dissi dispiaciuta.
-Saranno state le lezioni di surf!- scherzò lui. -Stavi rientrando?- chiese leggermente amareggiato.
-S-sì..-
-Peccato, speravo di proseguire da dove eravamo stati interrotti- si avvicinava lentamente, io non avevo alternative se non aspettare una sua mossa: ero appoggiata al muro, il gioco era in mano sua. Era a pochi centimetri da me, con una mano mi cinse il fianco, l'altra accarezzava il mio viso con le dita; con un tocco leggero, passava dalla guancia allo zigomo, scendeva sulla parte alta del  collo e risaliva, giocherellando con i miei capelli.
-Perchè non dici niente quando sono vicino a te?- mi chiese lui, disse la frase tutta d'un fiato, quasi avesse raccolto tutto il suo coraggio per pronunciarla.
-Forse perchè mi togli il respiro- risposi. Lui sorrise dolcemente e si avvicinò con il suo viso al mio; sfiorò il suo naso contro il mio, giocando con la voglia reciproca che avevamo di assaggiare le labbra dell'altro. Era a qualche centimetro da me, i nostri respiri divennero uno solo; dischiusi leggermente le labbra, per facilitargli il compito. Un fremito di frustrazione mi attraversò quando evitò le mie labbra, per baciare la mia guancia. Perchè lo aveva fatto? Eravamo in quella situazione perfetta, degna di un film romantico e lui mi baciava sulla guancia. Stavo per protestare quando lui mise entrambe le mani tra i miei capelli, cosa che face abbastanza impazzire le mie voglie, e sussurrò:
-Non sarebbe stato giusto- fece una pausa per baciare la mia guancia un'altra volta. Io ero un po' confusa.
-Sai, non hai vie di scampo- disse alludendo al muro dietro di me -magari non ti andava- lasciò un altro bacio sulla mia guancia, questa volta più vicino alla bocca.
-Ti sembra che io non voglia?- chiesi quasi senza voce dall'emozione. Prima di rispondere baciò ancora la mia pelle, ormai era a pochi centimetri dalla bocca; sembrava voler baciare ogni centimetro della mia guancia. Ridacchiò.
-Mh, forse. Comunque, non ti ha mai detto nessuno che l'attesa migliora il piacere?- ormai era arrivato alle labbra. Si spostò di qualche centimetro e si appoggiò contro di me con tutto il peso del suo corpo, mise le mani sopra di noi, alzando le braccia. Le sue labbra sfiorarono le mie, ma io rimasi immobile e non cedetti alla tentazione di fare quel piccolo movimento che mi avrebbe permesso di baciarlo; anche lui non si mosse, si limitò a muoversi di lato, facendo sfiorare tutte le sue labbra sulle mie, facendomi impazzire. Sentii freddo. Si era staccato da me e sentivo la mancanza del suo calore. Mi guardò con gli occhi brillanti e pieni di voglie.
-Buonanotte Ross- disse facendomi l'occhiolino. Io balbettai qualcosa di simile, lui se ne andò e io rimasi a fissarlo, ancora sconvolta.
  
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