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Autore: Queila    23/03/2014    1 recensioni
Serie di storie incentrate su Tommaso e altri personaggi (?).
Nasce come raccolta per un contest, ma il personaggio mi piace e potrei scrivere ancora su di lui, sempre che piaccia anche a voi ;). Buona lettura.
La raccolta partecipa al contest "The X-Factor of Masterwriter" indetto da HollyMaster e MelodyFoster
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NICK:  S.Elric­_ (sul forum) / Queila (su EFP)
PERSONAGGIO:  Foto numero 4
TURNO:  Primo
TITOLO: Il male di vivere
PACCHETTO: Foto numero 4
GENERE: Generale, Slice of life, Introspettivo, Sentimentale
RATING: Giallo
AVVERTIMENTI;----------
NOTE: Il personaggio si chiama Tommaso e beh diciamo che è un po’ un asociale… mi è quasi venuto il dubbio atroce che sia un’incompiuta,  ma penso proprio di no, diciamo che finisce col punto interrogativo… è un episodio di vita e non è tutta introspettiva.
 
Il male di vivere
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.(*)

Certi giorni non ho voglia di alzarmi, ma poi arriva mia madre e mi ricorda che ho vent’anni, che devo andare all’università e che fuori dal mio letto c’è qualcosa che mi aspetta.
Il problema è che non ho ancora incontrato quel qualcosa e credo che mai lo incontrerò, perché sono pigro, perché sono disilluso, perché sono stanco, stanco e basta.
Cammino per strada osservando le persone che m’ignorano, in realtà anch’io ignoro loro: è un tacito accordo di questa società, fai parte di tutto e di niente, la gente è interessata solo al suo mondo e non si cura di quello degli altri.
Ogni tanto mi chiedo com’era prima, prima della storia, o durante essa, le persone erano diverse o dicevano e facevano le stesse cose? Insomma il veleno dell’indifferenza e della non curanza affligge solo noi o affliggeva anche loro… ?
Percorro il viale che mi conduce alla fermata dell’autobus che mi porterà all’università con lo sguardo fisso a terra. È una tiepida mattinata d’inizio novembre, l’autunno mi è sempre piaciuto, senza un motivo in particolare, sarà che la città si riempie dei colori chi piacciono di più…
Schiaccio le foglie insecchite, fanno rumore sotto i miei passi, e mi ricordano la condizione dell’uomo, oltre che la poesia di Ungaretti.
“Si sta // come d’autunno // sugli alberi // le foglie”. (**)
Ti calpestano come niente fosse, un giorno sei verde e florido e il giorno dopo, senza accorgertene sei caduto, sei perso smarrito, solo, completamente solo.
Mia madre pensa che io sia depresso, in realtà sono solo giovane. Sono solo un vent’enne e non so cosa micapiterà domani, ma so per certo che  quello che mi capita oggi, semplicemente non mi piace, non mi soddisfa, è sbagliato?
Esco con gli amici, studio, leggo e vado al cinema, bevo: faccio tutto quello che fanno i miei coetanei, ma non me lo godo, e non so perché…
Che sia questo il male di vivere?
Ogni tanto sorrido pensando al cielo primaverile o alle battute in TV, forse sono svogliato, pigro, o forse sono strano e basta, ma non m’importa continuo a camminare senza godendomi il viaggio.
Una cosa che mi piace però c’è: esprimere me stesso con disegni e poesie; è una cosa che faccio fin da piccolo e la mia camera è tappezzata di scarabocchi dell’asilo e di disegni recenti fatti negli ultimi anni; le poesie, invece, le tendo gelosamente raccolte in un quaderno che porto sempre con me.
Arrivo al semaforo e mi fermo perché è rosso per i pedoni, vedo l’autobus in lontananza arrivare alla fermata, lo sto per perdere, ma poi scatta il verde e scatto anch’io, ma qualcosa non va, perché invece di trovarmi dall’altra parte del marciapiede mi trovo sull’asfalto, a terra.
“Oddio, tutto bene?” una ragazza mi si avvicina togliendosi il casco.
La guardo sbigottito, come fa ad andare tutto bene quando mi ha appena preso col motorino?
“Più o meno…” le rispondo a mezza bocca, infastidito.
La gente intanto comincia ad avvicinarsi ed io odio essere sotto l’attenzione di tutti,  lo odio.
Cerco il mio zaino, mi alzo e mi allontano, non mi sono fatto nulla per fortuna, ho solo la spalla leggermente dolorante, ma basta non sforzarla.
Sono già abbastanza lontano dal luogo dell’incidente e comincio a calmarmi: troppe persone intorno mi mettono agitazione, quando una mano mi afferra per cappuccio della felpa.
“Oh! Ma che fai scappi senza dire nulla?”
È la ragazza di prima, ma cosa vuole da me questa?
Quando vede che non le do retta mi guarda con aria interrogativa.
“Ti sei fatto male?” insiste.
“No, non ti preoccupare, non mi sono fatto niente, adesso puoi anche andare…” le rispondo calmo, in fondo voglio solo evitare problemi e non la sto incolpando di nulla, ma non è convinta dalle mie parole e mi guarda con aria attonita e spaventata.
“No, beh, mica me ne posso andare così, senti come ti chiami? Lasciami il numero, oppure andiamo al pronto soccorso… insomma, dobbiamo fare qualcosa!”
Si sta agitando per una cosa insignificante, e trovo la scena quasi divertente.
“Tranquilla, davvero non ho nulla e sto facendo tardi all’università”.
“Cosa?  Lezione la puoi anche saltare: hai appena subito un tamponamento, ti offro un caffè per scusarmi… sono Margherita, piacere di conoscerti” dice porgendomi la mano.
Ma è matta, o cosa? Le ho appena detto che sto facendo tardi e lei mi offre il caffè.
Le volto le spalle senza neanche risponderle, ignorando lei e la sua mano.
“Non sei un tipo socievole, eh?” mi si mette a fianco e cammina con me.
“No, da cosa l’hai capito?”
Ridacchia alla battuta.
“Almeno dimmi il tuo nome, dai”.
“Tommaso, contenta?”
“Abbastanza…” dice divertita.
Poi si blocca in mezzo alla strada e tira fuori un quaderno da dentro la sua borsa: è il mio quaderno.
“Quando lo hai preso?” chiedo senza parole mentre cerco nello zaino per essere certo che si tratti del mio quaderno di cui nessuno conosce l’esistenza.
“Ti è caduto dallo zaino prima, lo rivuoi?”
“Certo che lo rivoglio…” le rispondo avvicinandomi con il braccio destro teso in avanti per prenderlo.
“Ci sono dei disegni molto belli dentro, li hai fatti tu?”
“Sì”. Cavoli, dovevo sbrigarmi a riprendere il blocco e filare via da quella lì.
“E scrivi anche, complimenti… sei un’artista e un poeta, anche bravo da quel poco che ho visto!” dice entusiasta.
“Insomma che vuoi?” quel giochetto mi sta infastidendo.
“Nulla, volevo solo essere gentile… ecco e scusarmi per l’incidente” sembra profondamente rammaricata per la cosa e mi fa quasi tenerezza.
“Scuse accettate, ora potrei riavere il quaderno?” taglio corto.
“Certo!” e me lo porge, io lo prendo e lo rimetto al sicuro nel mio zaino.
Prima di allontanarsi, però, mi stampa un bacio sulla guancia.
“C’è il mio numero di telefono sull’ultima pagina, chiamami!” e se ne va sorridendomi.
Perché sto sorridendo anch’io?
Apro il blocco e leggo il numero di telefono, chissà quando lo avrà scritto… la mamma sarebbe felice di sapere che ho fatto colpo su una ragazza, ma di certo non glielo dirò,  invece magari la chiamo, chissà.
(*): “Il male di vivere” componimento di Eugenio Montale
(**): “Soldati” componimento di Giuseppe Ungaretti. Lo so che la poesia ha un altro significato, ma qui diciamo che l’ho trasportata ai nostri giorni e beh, in chiave moderna, siamo tutti un po’ soldati.
 
 
  
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