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Autore: Reiko87    24/03/2014    2 recensioni
Pre - season 6
(dal primo capitolo)
"-Tu la ami?-
Non si sarebbe mai aspettato una domanda così diretta. Il suo corpo s’irrigidì improvvisamente. Come le saltava in mente di chiedergli una cosa del genere?"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!! Eccomi di nuovo qui, e finalmente posto il secondo capitolo di questa long...
Lisbon avrà perdonato quel combina guai di Jane? o qualcosa è irrimediabilmente cambiato tra loro?
Spero che questo capitolo non deluda le aspettative... 
Enjoy ;) ...E come al solito vi chiedo solo pochi secondi per dirmi cosa ne pensate... Per cui recensite se potete!
A presto col prossimo capitolo :)









Le tendine dell’ufficio di Lisbon erano abbassate e la porta chiusa. Jane si fermò un attimo per riflettere su come affrontarla, sperando che stesse facendo la cosa migliore. Optò per un approccio semplice e sincero. Come al solito non bussò alla porta e la dischiuse lasciando intravedere solo la testa riccioluta. Lisbon era seduta alla sua scrivania intenta a firmare delle carte sicuramente noiose, data la sua espressione.

-Avevo detto che non volevo essere disturbata- disse all’improvviso senza neanche alzare lo sguardo dai fogli.

Quando non sentì arrivare nessuna risposta, alzò gli occhi in direzione della porta e vide che non era nessuno dei suoi sottoposti. Tutti si aspettava ma non il suo consulente con un sorriso ampio che la guardava fisso; il viso della bella agente mora confermò i pensieri del biondo mentalista.
Incoraggiato da quella reazione Patrick si decise a parlare.

-Scusa Lisbon, non volevo disturbarti… Ero sceso per prepararmi una tazza di tè e mi chiedevo se volessi un caffè…- disse con l’espressione più dolce che gli riuscì.

-No Jane, non ne ho voglia- la frase le uscì più dura di quello che voleva, ma Patrick non sembrò preoccuparsene.

-Ma dai Lisbon, hai bisogno di una pausa.- disse sorridendo ancora.

Quel sorriso fu infranto dalla risposta acida di quella che doveva essere la sua migliore amica.

-Ma ti è proprio difficile capire quando una persona dice no? Non ho voglia di un caffè, e non ho bisogno di prendermi una pausa. Voglio solo che tu esca da qui e mi lasci lavorare in santa pace.-

A quelle parole Jane restò un po’ disorientato, poi decise di entrare del tutto nell’ufficio e chiudere la porta. Si posizionò di fronte alla scrivania, dove Lisbon era tornata a focalizzare l’attenzione sui fascicoli degli ultimi casi. La sentì sbuffare leggermente… era davvero infastidita.

-Senti Lisbon, noi dobbiamo parlare…- non riuscì neanche a terminare la frase che la donna lo interruppe.

-Io non ho nulla da dirti-

Non lo degnava neanche di uno sguardo.

-Allora parlerò io… ma puoi almeno guardarmi negli occhi?-

Teresa alzò seccata lo sguardo verso Patrick, posò la stilo affianco ai file su cui stava lavorando e appoggiò la schiena alla sedia arrendendosi… non avrebbe potuto comunque combinare nulla fino a quando il suo consulente non l’avesse lasciata da sola.

-Sono tutta orecchie- disse allargando le braccia con un’aria di sfida.

-Bene… volevo chiederti scusa per come mi sono comportato ma…-

-Sì, lo so… ma ti comporti da perfetto imbecille perché vuoi proteggere me e la squadra… Era questo che volevi dire?-

-Beh, non proprio in questi termini ma il succo del discorso è questo- concluse con un altro sorriso leggero.

-È quello che ripeti ogni volta, ora che lo hai fatto puoi lasciarmi al mio lavoro…-

Patrick rimase ancora allibito da quel comportamento.

-Allora è tutto qui quello che hai da dirmi?

-Jane, io non ho proprio nulla da dirti, sei venuto tu qui.-

-Sì, volevo sistemare le cose tra noi-

-Sistemare le cose? Non c’è nulla da sistemare. Ti dovrei perdonare? E per cosa? Tu sei fatto così, non cambierai mai… ora l’ho capito. Continuerai sempre a mentirmi e ad ingannarmi, continuerai a manipolare le persone per il tuo tornaconto personale, ed io sono stanca di farti da balia. Comportati come meglio credi, non m’importa fino a quando non metterai me e la mia squadra in pericolo… ma ti avverto: se un tuo comportamento dovesse mettere noi in difficoltà, non avrò remore nel mettere te al patibolo per salvare noi e le nostre carriere. Sono stufa di pagare per le tue cazzate- Sbuffò ancora, in maniera più evidente –Ora, se non hai altro da aggiungere puoi andare-

Jane era rimasto per la prima volta senza parole. La fissò insistentemente, occhi negli occhi, e decise che per ora era meglio lasciarle sbollire la rabbia. Aprendo la porta per uscire, si fermò.

-Quindi è questo che pensi?-

Lei lo guardò ancora indifferente.

-Va bene, ora vado via, se vorrai parlarmi sai dove trovarmi ma… Teresa- pronunciò il suo nome per ridestare la sua attenzione, sapeva che le faceva sempre un certo effetto –Te l’ho già detto una volta, io proverò sempre a salvarti… tengo troppo a te per non provarci almeno… e comunque questo discorso non finisce qui- disse con aria seria, senza sorriderle, per farle capire che non scherzava.
Varcò la soglia dell’ufficio chiudendosi la porta alle spalle.



Lisbon rimase immobile per qualche istante senza riuscire a pensare a nulla. Le aveva davvero detto di tenere troppo a lei? Sorrise involontariamente al pensiero delle parole pronunciate dal suo consulente. Era quello che più si avvicinava ad una dichiarazione da quando si conoscevano. “Che idiota” pensò allargando di più il sorriso; dopo giorni era il primo vero sorriso che le toccava le labbra e come solito non le piacque affatto il motivo per cui lo stava facendo, soprattutto per chi.



Patrick restò un attimo davanti alla porta chiusa alle sue spalle e guardò in direzione del bullpen. I ragazzi erano a lavoro, concentrati su delle scartoffie tanto noiose quanto inutili, pensò. Non sarebbe mai riuscito a capire a cosa serviva compilare pile e pile di documenti su casi di cui importava solo fermare il cattivo di turno. Grace lo guardò per capire come fosse andato il confronto col suo capo ma non fece nessun cenno, né disse nulla. Patrick si mosse in direzione del cucinino per prepararsi un tè. Alle sue spalle arrivò proprio l’agente dai lunghi capelli rossi.

-La tua espressione mi dice che non è andata esattamente come ti aspettavi-

-Hai imparato anche tu a leggere le espressioni?- rispose con un mezzo sorriso.

-Di solito tu sei difficile da capire ma questa volta sei rimasto davvero spiazzato dal comportamento di Lisbon, e il tuo viso non riesce a trattenere il rammarico per averla spinta fino a questo punto.-

Jane rimase in silenzio, non aveva nulla da ribattere. Pensava di essere più bravo nel nascondere i propri sentimenti. Van Pelt si avvicinò al frigo aprendolo per estrarne una bottiglietta d’acqua. Dopo averne bevuto un sorso lo guardò ancora, prima di tornare alla sua postazione.

-Avevo pensato di organizzare una cena da me, abbiamo bisogno un po’ tutti di una pausa, e magari potrebbe servire a ristabilire gli equilibri… tu vuoi venire?-

-Grazie Grace, ma non credo di essere di compagnia-

-Come vuoi, pensavo potesse farti piacere passare una serata tra amici… Cho e Rigsby ci saranno, e verrà anche Lisbon- poi si incamminò in direzione del bullpen –Ah dimenticavo, Walter Mashburn è tornato dal suo viaggio in Europa e ha chiesto se poteva unirsi a noi… Credo che accompagnerà Lisbon- e così dicendo scomparve dalla vista del consulente.

Mashburn è tornato? E verrà con Lisbon? …Beh, buon per loro, non è una cosa che deve interessarmi...
Il fischio della teiera gli annunciò che la sua bevanda era pronta.


(POV Lisbon)

Cho era appena uscito dall’ufficio dopo averla aggiornata sulle novità del caso. Posò la penna sulla scrivania e si rilassò allo schienale.
“Finalmente ho finito di compilare tutti i moduli”  pensò.
Il suo sguardo iniziò a vagare in giro per il bullpen e involontariamente si posò sulla testa bionda che sorseggiava il solito tè comodamente seduto sul divano. Non era sua intenzione, ma rimase a fissare il bel consulente più del dovuto. I suoi occhi color dell’oceano avevano incantato i suoi, e non riuscì a non pensare quanto avesse desiderato che brillassero per lei.

-Sono pupille dilatate quelle che vedo?-

Una voce maschile interruppe i suoi pensieri, e controvoglia distolse lo sguardo dall’oggetto dei suo desideri per voltarlo in direzione della porta dell’ufficio.
Walter era in piedi sulla soglia e aveva seguito la direzione degli occhi di Teresa fino a capirne la destinazione. Quando si accorse che la donna ora stava guardando lui tornò a parlare.

-Credo che tu e Patrick dobbiate risolvere questa cosa tra voi una volta per tutte- disse nel più semplice dei modi.

-Tra me e Jane non c’è nulla da risolvere, Walter… Piuttosto perché sei ancora qui? Avevamo deciso che saresti passato a prendermi stasera-

-Per ora lascio correre sullo sguardo che stavi lanciando al tuo consulente- disse con un sorriso sulle labbra –Comunque… stavo andando via quando ho pensato che non avevamo deciso a che ora sarei passato a prenderti. Per le 8 va bene per te?-

-Sarebbe perfetto, grazie- rispose col sorriso più sincero che riuscì a fare. In realtà era un po’ infastidita dalle allusioni dell’uomo.

-Allora ci vediamo stasera. Ciao Teresa-

-A stasera Walter-

Dopo che Mashburn fu uscito, Lisbon tornò a lavoro accendendo il computer sulla sua scrivania, cercando di tenere occupata la mente per evitare che vagasse su pensieri pericolosi.
  
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